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Autore: war    28/02/2010    2 recensioni
Fra gli esorcisiti, per combattere il Conte del Millennio e i Noah, viene inviato dal Vaticano un aiuto, giunto direttamente da quel Dio che a volte ci si dimentica di amare... La strada da percorrere è una sola: ed essa è sempre stata perfettamente delineata davanti ai nostri piedi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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O Signore fa' di me uno strumento
fa' di me uno strumento della tua pace
dov'è odio che io porti l'amore
dov'è offesa che io porti il perdono
dov'è dubbio che io porti la fede
dov'è discordia che io porti l'unione
dov'è errore che io porti verità


- Canto di San Francesco –



Muoversi era stato doloroso e tutto sommato poteva anche essere stato un gesto sconsiderato, ma restare per altri cinque minuti chiusa in quella stanza mi avrebbe fatta impazzire; ne ero quasi certa. L’aria era ancora fredda e l’abbraccio delle tenebre pareva voler perdurare, rubare attimi preziosi alla luce che il sole nascente stava portando sul mondo. Sulla mia parte di mondo, a voler essere pignoli.
Chiusi gli occhi, lasciando che il vento soffiasse sul mio volto e giocasse con le ciocche dei miei capelli. Ero stata inviata alla Sede della Dark Relugious per indagare, per portare un po’ di conforto e speranza negli esorcisti che vivevano la loro vita in costante binomio con la morte e l’orrore di una guerra e invece… Mi ero trovata coinvolta in prima persona in una serie di intrighi e giochi di potere che mi facevano sentire come se stesso costantemente camminando su un campo minato. Poi ci si erano messi anche i sentimenti a complicare una missione che era già di per se un casino assoluto…



- Siamo angeli…Creature di un’altra levatura, Azael. Solo a noi è permesso fare l’amore senza provare amore. – mi aveva detto Lord Lucifero mente pettinavo i suoi magnifici capelli.
- Non comprendo… Cosa significa fare l’amore? – avevo chiesto confusa.
- Per gli umani è fondere due corpi, in modo che per un fugace attimo essi diventino uno e loro possano trovare l’oblio per quel vuoto che pervade le loro anime… - mi aveva risposto lui chiudendo gli occhi.
- E perché noi dovremmo aver bisogno di una cosa simile? Voglio dire… Noi non conosciamo il loro tormento a che pro fare qualcosa che fanno loro senza poterne comunque comprendere il senso? – avevo chiesto perplessa.
Oh, avevo visto diversi angeli andare nella stanza di Lord Lucifero e avevo sentito anche i rumori che provenivano da essa. Sospiri, gemiti, sussurri… Persino altri suoni provocati da oggetti… Tipo un martellare ritmico contro il muro o il cigolio delle molle del materasso… Avevo anche curiosato dal buco della serratura una notte, ma non avevo capito ciò che avevo visto. Non ero stata in grado di dare un significato a quelle immagini e a quei gesti che potevo solo intuire stessero avvenendo nel buio della stanza… E anche se attendevo con il cuore gonfio di preoccupazione e un altro sentimento che non sapevo nominare che tutti finisse, mi ero resa conto che quelle cose non erano dolorose ne per il Lord e nemmeno per coloro che andavano da lui, quindi non potevano essere sbagliate o peccaminose.
- Sei così pura Azael… Così pura e innocente… - aveva sospirato il Lord prima di aprire gli occhi e voltarsi verso di me.
I suoi capelli mi erano sfuggiti dalle dita e la treccia che stavo componendo si era sfatta.
- Oh… - avevo sussurrato abbassando il capo per non permettere al Lord di vedere che ero arrossita miseramente. – Mi dispiace… - mormorai allungando le mani verso quei capelli neri che trovavo magnifici.
- Azael… - aveva sussurrato Lucifero ed io avevo visto nei suoi occhi dorati un quesito inespresso. Una richiesta che non seppi decifrare, ma che mi fece male al cuore.
Le mie braccia si mossero da sole ed io mi ritrovai a premere il mio corpo contro il suo.
Ero più piccola di lui, creatura asessuata che quindi non poteva comprendere quel bisogno che il Lord stava manifestando… Perché lo scoprii solo in seguito... Più ci si mischiava con gli umani più si assorbivano i loro bisogni, anche quelli fisici e il Lord era uno che camminava spesso fra le genti, portando loro tutto l’aiuto che poteva donare.
Allora non mi aveva turbata sentire la sua mano fra i miei capelli, non mi aveva fatto alcun effetto sentire il suo respiro sul mio collo e nemmeno la morbidezza delle sue labbra che ridisegnavano il contorno del mio volto…
Dovettero passare secoli prima che io potessi solo vagamente capire come si doveva essere sentito Lucifero in quel momento e quanto gli dovesse essere costato mandarmi via. Lasciarmi andare.
A cosa era servito tutto quello?
Alla fine, non mi ero sporcata anch’io?
Non avevo strappato le mie ali?
Non mi ero rotolata nello sozzume?
Non avevo forse scelto di abbandonare la lice dei Cieli per vegliare sugli umani?
Allora perché…
Perché non ho mai potuto avere quel bacio da Lord Lucifero?
E adesso?
Adesso che forse lui è nel Quattordicesimo… Perché i miei occhi sono voltati sulla figura di Kanda?



Il vento cambiò.
Un profumo mi raggiunse.
Lui era lì.
Non sapevo da quanto, ma Yu era su quella terrazza con me.
Ebbi la certezza che lui fosse consapevole che lo avevo sentito ma che non volessi fare nulla. Non riconoscerlo, non parargli non… considerarlo.
Lui si sedette vicino a me, in silenzio.
Anche ad occhi chiusi sapevo che il suo sguardo era perso sull’orizzonte. Avrebbe fissato il soregere del sole fino a che i suoi occhi fossero stati in grado di sostenere la luce, poi avrebbe distolto lo sguardo, magari sentendosi sconfitto…
- Sai cos’è un apostolo? – chiese inaspettatamente lui.
- Nel senso canonico del termine è una delle persone che scelse di seguire Gesù nel suo pellegrinaggio per far conoscere il Regno Dei Cieli. Furono coloro che ne raccolsero l’eredità e la diffusero nel mondo come inviati del figlio di Dio. Se, invece, stai parlando degli apostoli che la Dark Religious ha creato… Anche in quel caso, so cosa significa. – ammisi.
- Io sono un apostolo. Io e…Alma. – ammise Yu con una calma che pareva inquietante.
- Non è necessario che tu mi dica qualcosa. So che lo stai facendo contro voglia. So che vorresti seppellire questa storia, anzi forse detesti anche me che mio malgrado mi sono trovata a conoscerla… Io… Ho fatto cose…. Di cui non vado per niente fiera. Ho commesso errori… Con voi tutti… Ma davvero non l’ho fatto con cattiveria… Se vi ho fatto del male… No, so di avervi fatto male ma non era mia intenzione farvene… La sola cosa che posso dire a mia discolpa è che… Lavoro con strumenti limitati e il mio meglio non basta quasi mai. –
- Io non conosco il significato della parola amore. Io sono sempre stato e mi sono sempre considerato solo un’arma anti Akuma… Però… Questo mio corpo, a volte pare non essere d’accordo con la mia mente. Ci sono anche in me, ricordi di un passato lontano… Ricordi simili a sogni o a visioni… Che riemergono e mi turbano. E’ strano perché in realtà io non provo nulla. Io non sono umano. – disse lui corrugando la fronte pensieroso.
Aprii gli occhi e mi avvicinai a lui.
Attesi qualche attimo, come quella volta, sulla nave, per dargli il tempo di allontanarsi o di respingermi ma lui rimase immobile.
I suoi occhi blu erano immersi nei miei e a me parve di essere scaraventata nel gelo siderale del Cielo.
Per un attimo percepii la sua attenzione focalizzarsi sul marchio. Quel marchio che Lord Lucifero aveva impresso nel mio occhio, sulla mia iride.
- In verità ti dico che… Basta possedere un cuore per amare. Puoi anche considerarlo solo un muscolo involontario che costituisce la tua carnalità. Puoi metterlo a tacere. Puoi ignorarlo. Lui svolge comunque la sua funzione, slegato dalla tua volontà. –
La consapevolezza di quello che significavano le mie parole cadde su Kanda in un solo istante e lui si ritrovò a prendere un respiro a bocca aperta.
- Questo corpo ricorda…Odore di sangue e morte… Di un cielo azzurro irraggiungibile… Di un campo di fiori… Fili d’erba verde e spighe dorate… Nuvole bianche e alberi… E una donna… Una donna che parlava di fiori di loto, che crescevano dalla terra verso il cielo e che facevano di questo mondo… Un posto profumato… Ricorda l’illusione di un amore che non voleva abbandonare… Che desiderava rivedere… -
Cos’era? Una confessione?
No… Era di nuovo qualcosa che gli avevo estorto contro la sua volontà.
- Scusami… - mormorai
Lui mi fissò, di nuovo presente a se stesso e si rese conto aver detto qualcosa che non avrebbe mai voluto dire e che forse non aveva davvero mai detto ad anima viva. Era qualcosa che lui stesso non era ancora in grado di accettare.
- Ti odio. Se tu non fossi schierata dalla mia parte del campo… Verrei a cercarti per ucciderti. Qualsiasi cosa tu sia, mostro – mi sibilò in volto.
La sua mano stringeva convulsamente Mugen.
La mia mano lo schiaffeggiò, colpendolo sul volto.
Prima ancora che entrambe ci rendessimo conto dell’accaduto, Mugen mi trapassava da parte a parte.
- Ti senti meglio ora? Adesso che hai qualcuno a cui dare la colpa, qualcuno con cui prendertela… Qualcuno da far sanguinare… Ti fa sentire meglio, Kanda? – chiesi osservando la lama che restava confitta nelle mie carni. Un abbraccio gelido ma non ancora doloroso.
Il gelo che soffocava il mio petto si sciolse con il calore del mio sangue, del mio corpo che dissetava la lama di Mugen.
Gli occhi di Kanda si riempirono di orrore.
Fece un passo indietro.
- Non essere vigliacco e non fuggire – gli dissi bloccandolo sul posto.
Sapevo che erano quelle le parole da usare, come sapevo che con quello schiaffo avrei messo la parola fine a tutto. Ma mettere la parola fine non significava distruggere ogni cosa, significava solo darle la possibilità di rinascere.



°Ed in me, ogni cosa, rinascerà come nuova°

Le parole di Nostro Signore, nel momento di dolore e sofferenza, mentre portava la sua croce, lungo il suo calvario… Le parole ancora così piene di speranza e di amore che egli rivolse a sua madre e che lasciò in eredità a tutti coloro che credono il lui e che a lui si abbandonano fiduciosi.



La spada scivolò fuori dal mio corpo, ma non la lasciai cadere a terra, la tenni tesa davanti a me. I miei abiti erano sporchi del mio stesso sangue. Potevo sentirlo, caldo e denso uscire dal mio corpo e scivolare sulla mia pelle, cadendo in gocce simili a petali di rose rosse ai miei piedi.
Faceva male, un male del diavolo a dire il vero però… L’angelo che era in me non permetteva al mio corpo di arrendersi e morire.
Kanda aveva colpito, ma non era stato un deliberato intento omicida, perché uno spadaccino del suo calibro… Da quella distanza, non avrebbe mai e poi mai mancato accidentalmente il cuore o qualsiasi altro punto vitale del mio corpo.
Registrai de Kanda era pietrificato sul posto e che dai suoi occhi sgorgavano cristalline lacrime che i raggi del sole facevano brillare come se fossero diamanti.
- Adesso lo sai. Le lacrime ci sono state date per rendere più sopportabile il dolore. – gli dissi crollando in ginocchio.
Usai Mugen per non finire stesa a terra, infilandola nel pavimento e appoggiandomi ad essa.
- Idiota! – la voce di Yu mi arrivò distorta all’orecchio ma poco dopo sentii le sue mani prendere le mie spalle e adagiarmi contro il suo torace.
- Non morire… - mi sussurrò.
- Non preoccuparti… L’Innocence non può uccidere l’Innocence… - gli dissi sentendo che il mio corpo si stava rigenerando completamente, chiusi gli occhi per concentrarmi meglio e velocizzare quella pratica.
La mano di Kanda continuava ad accarezzarmi i capelli, i suo corpo sosteneva il mio… Il sangue era stato versato e aveva adempiuto al suo dovere.



Quando riaprii gli occhi vidi quelli incredibilmente blu di Kanda fissarmi. Il suo volto parve distendersi un po’, come se si fosse rilassato a seguito di una grande preoccupazione e poi… Poi…
- Questo corpo continua a cercare un fantasma del passato. Forse lo cercherà per tutta la durata della sua esistenza, anche se non ha nessuna certezza di poterlo ritrovare… Ma non smetterà mai di cercare quella donna… Lo capisci? –
- Ti parrà insensato ma, si. Io capisco. – ammisi. Perché era stato così anche per me. Perché continuava ad essere così anche per me. Non importava quanto tempo sarebbe dovuto trascorrere, quanta morte, quanta distruzione avessi dovuto vedere. Quanto dolore sopportare. Quante battaglie combattere. Quanto sangue versare. Il ricordo di Lord Lucifero non avrebbe mai abbandonato il mio cuore e una parte di me l’avrebbe continuato a cercare… Per sempre.
- Spero tu capisca anche questo… Meglio di quanto sono in grado di fare io stesso… - soffiò lui sfiorandomi le labbra con le proprie per poi abbandonarsi ad un bacio che… Faceva male.



-Ma dove eravate finiti?! All’infermiera sono diventati tutti i capelli bianchi quando non ti ha trovata nella tua stanza! – ci disse Lavi che si precipitò di corsa nella nostra direzione quando ci vide dal fondo del corridoio.
- Lavi? Sembri più una mummia… - gli dissi indicando le sue fasciature.
- Io? Ma ti sei vista? Cos’è Quel sangue sui vestiti? – chiese preoccupato.
- Nulla. Sto bene! – gli dissi.
- Certo tu diresti di stare bene anche con le vene a secco! –
- Bhe, in quel caso mi sarebbe un po’ difficile… - riconobbi.
- Stai davvero bene? So quello che hai fatto per me… E lo scontro con Tiki Mykk… Perdonami per non averti protetta… - disse il rosso diventando improvvisamente serio e cupo.
- Perdonami tu. Nemmeno io sono stata in grado di impedire quello che ti è successo. – ammisi.
- Non dire sciocchezze! Come avresti potuto impedirlo? Rischiare la vita ed essere feriti sul campo di battaglia è la conseguenza che si assumono le persone quando decidono di combattere. Anche morire è una possibilità che non può essere elusa. – disse Lavi.
- Se la pensi così… allora non infliggermi un umiliazione che non mi merito. Anch’io ho scelto di combattere, proprio come te. Non pensare a me come quella che deve essere sempre e solo protetta, non è stata questa la mia scelta e il mio volere. – gli dissi.
- Stupida! Proteggiamo quello che ci è caro, quello a cui siamo affezionati! Non sminuire questi miei, questi nostri sentimenti! Perché anche Allen e Lenalee la pensano in questo modo! –
- Lo so. Ma se tu hai dato il massimo, hai fatto del tuo meglio, non ha senso colpevolizzarti per qualcosa che era inevitabile succedesse. Siamo vivi, null’altro conta. Ok? – gli dissi sorridendo. Lavi sospirò e strinse i pugni. Non gli piaceva quella situazione ma capì che al momento era la sola che potessimo avere.
- Andiamo, non è appropriato che tu gironzoli in camicia da notte per la sede. E non avevi qualcosa di più decoroso da metterti addosso? – chiese Kanda spingendo di lato Lavi e portandomi avanti con la mano, che aperta poggiava sulla mia schiena e mi guidava con sicurezza.
Sentii Lavi ridacchiare mentre Kanda lo trucidò con uno sguardo dei suoi e borbottò qualcosa circa degli idioti, Mugen e affettare…


  
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