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Autore: Florence    02/03/2010    15 recensioni
"Io, Carlisle Cullen, non avevo mai capito cosa significasse davvero cogliere un frutto proibito. Non fino a quando l'avevo incontrata di nuovo, dieci anni dopo e la dolcezza di quella mela mi aveva rapito. Quello che mi accadrà, sarà solo colpa mia, colpa dell'uomo che è sopravvissuto dentro al vampiro e di lei che, inaspettatamente, ha scaldato il mio cuore spezzato. Edward... perdonami..." E se a Volterra i Volturi si fossero comportati diversamente? Cosa è accaduto in dieci anni a Isabella Swan? E quale ruolo ha Carlisle in tutto questo? (What if... che prende l'avvio dalla fine di "New Moon" di S. Meyer)
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Proibito' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Proibito-90

ATTENZIONE:
dopo aver avuto segnalazioni che molti capitoli di Proibito non erano accessibili da ragazze minorenni, perché a rating rosso, ho indagato e sono arrivata a definire la seguente situazione:

Proibito resta a rating ARANCIONE, ma, poiché alcuni capitoli sono ritenuti non adatti a lettori under 18, ho tagliato le scene forti da questi capitoli e ho creato una ff a parte:
PROIBITO RED SCENES
dove è possibile leggere la versione integrale dei capitoli.
I capitoli 'censurati' sono segnalati nella nuova ff e in Proibito.

***

Ecco a voi un'altra immagine del nostro Dottor Maxwell!

Carl @ Proibito




Eccolo qua: scusate per il ritardo... è stata una settimana molto dura...


Quello che c'è di buono è che sto pubblicando... e che torna CARL e che... C'E' UNA SORPRESA PER VOI IN QUESTO CAPITOLO!!!


Vi ricordo come sempre l'indirizzo del mio BLOG: aggiornerò al più presto alcune delle immagini presenti, che sono state fatte in epoca AP (Ante-Photoshop) e quindi fanno schifo!!!!




E adesso... buona lettura!

PROIBITO

116 - Tris d'assi - Carl



 

-Oh… capisco… ma la mia risposta rimane no-, fece una pausa, per alzarsi e avvicinarsi a me, fino ad arrivare a una spanna dal mio viso. I suoi occhi rossi mi fissavano dal basso, cercando una falla nel mio scudo, un appiglio valido per farmi cedere, -No, no, no. E se non avessi compreso bene, la risposta è ancora una volta NO!-, concluse urlando e schizzando sul mio viso delle goccioline di veleno.

Rimasi impassibile, pietrificato dalla gravità delle sue parole. Lo scudo era diventato un involucro impenetrabile, fatto per non permettermi di sfogare la mia disperazione. Non davanti a lui.

Altrimenti avrebbe potuto capire…

 

-No!-, ripeté una volta ancora, con il suo orribile ghigno piegato verso l’alto, schernendomi, -Non libererò Isabella, né Edward, né Alice in cambio della tua presenza qua. Semplicemente: no. Non so che farmene di te… Se vuoi, accetta la mia proposta e dammi spontaneamente quello che ti chiedo Se non vuoi… vattene e torna da dove sei venuto!-

Inspirai una zaffata del suo mieloso odore stantio, ricordando i tempi in cui lui era stato quasi un esempio per me, inesperto nei primi passi nella vita che mi ero costruito tassello dopo tassello: adesso il suo carisma, la sua autorità, tutto di lui mi appariva inutilmente crudele e vano. Non mi avrebbe lasciato tornare a Parigi, voleva solo una cosa da me e non l’avrebbe avuta.

Non adesso…

-E va bene-, esordii uscendo dal mio mutismo e ricambiando lo sguardo d’odio, -Va bene, Aro: non vuoi liberare nessuno di loro? Non ti interessa che io resti qua, assieme a te, in cambio? Perfetto. Allora seguirò il tuo consiglio-, mi voltai e feci un paio di passi verso l’uscita del salone. Le guardie si avvicinarono minacciose a me, ma si ritrassero ad un segnale da parte del loro padrone.

-Sei come tuo figlio: pronto a sacrificarti e rimanere a Volterra, pur di lasciare libere le persone che ami. Lo sai cosa ci ha guadagnato Edward, con la sua decisione?-, domandò, insinuante e viscido.

 

Cosa ha guadagnato Eddie rimanendo a Volterra?

Dieci anni di bugie e falsità?

Dieci anni in cui è stato lontano dalle realtà e si è inventato una vita inesistente che lo ha corroso per i rimorsi?

Dieci anni di speranze e di sogni su di lei?

 

Cosa ha guadagnato Edward a lasciare andare Bella?

 

Chiusi gli occhi ed inspirai lentamente, perché quelle domande meritavano una risposta onesta da parte mia. Edward avrebbe potuto meritare il mio aiuto, di essere liberato da Aro e i suoi Volturi a qualunque costo. Avrebbe meritato di tornare subito a casa, di ritrovare Bella, di essere lui ad aiutarla a riconquistare il passato perduto.

 

Invece lo avevo fatto io.

In fondo, tra i due, chi aveva guadagnato qualcosa, a fronte delle gravi perdite subite, ero stato solo io e quindi dovevo pagare la mia quota e aiutare Eddie e gli altri.

 

Ma rimanere a Volterra… già: cosa ci avrei guadagnato? Un passaggio di testimone e dieci anni nei panni che erano stati di mio figlio? Dieci anni di sofferenze per aver perso la mia ragione di vita e tutta la mia famiglia? Dieci anni a leccare i piedi di Aro, sapendo di essere solo un burattino nelle sue mani avide di potere?

In fondo, nell’oceano di scempiaggini che ogni giorno Aro pronunciava, quella volta aveva detto una cosa giusta.

E l’aveva detta proprio a me… Inizi a perdere colpi, vecchio mio? Così mi servi la decisione sul piatto di argento… Sai che non ti aiuterò mai nei tuoi piani, sai che non rinuncerò a lei così facilmente: grazie per avermelo ricordato…

Tornai sui miei passi e lo guardai: le sue parole avevano acceso l’allarme e tagliato il sigillo che teneva intrappolata la mia coscienza nei panni di Carlisle Cullen: l’uomo che agiva con pacata diplomazia e patteggiava.

Io non ero più Carlisle Cullen. Non avrei potuto più esserlo.

Io non avrei patteggiato.

Ormai ero definitivamente un altro uomo e avrei combattuto.

 

-Con le sue scelte, Edward ha perso Isabella. Hai fatto bene a ricordarmelo, Aro, perché io non intendo ripercorrere i suoi errori. E circa la richiesta che mi hai fatto… capisco… ma la mia risposta rimane no-, dopo quella parole, tornai a guardare la porta e uscii.

Aro mi lasciò andare via, accompagnando i miei passi lungo i corridoi del Palazzo con una diabolica risata.

Sicuramente ogni vampiro che non fosse stato dei Rossi, ogni guardia di Aro, perfino gli umani al suo servizio avevano il compito di tenermi d’occhio e segnalare i miei spostamenti, fino a quando non fosse arrivato l’ordine di catturarmi e prendere con la violenza quello che io non avrei mai concesso loro.

Non sarei andato lontano, lo sapevo bene. Non avrei mai raggiunto Edward o ritrovato Isabella: Alice aveva detto la verità, quando mi aveva cercato a Parigi.

Ero a Volterra per morire.

Ormai ne ero consapevole, sarebbe stata solo questione di ore.

-Ma se proprio devo morire, lo farò cercando di riprendermela…-, sibilai e imboccai l’ultima sala del palazzo.

 

Oltrepassai il grande portale aperto che dava sulla piazza principale della cittadina e mi guardai intorno: era tutto così cambiato dall’ultima volta che ero stato lì. C’erano negozi dalle insegne a neon, una gelateria, sull’angolo, un’edicola che vendeva videogames. Sui tetti più bassi e sui balconi si intravedevano le antenne paraboliche e ovunque, ovunque, si sentiva fremere l’atmosfera della festa imminente, annunciata da cartelloni e volantini pubblicitari sparsi in gran copia.

Una festa in maschera, una festa danzante in maschera, come aveva detto mia figlia.

 

Quando le maschere danzeranno nella neve…

 

Ormai non aveva più senso rivangare il passato, le opportunità non colte e quello che avevo messo in gioco, lasciando Bella da sola. Avevo sbagliato e avrei pagato con la mia stessa vita, pur di salvare la sua… la loro

Da quando avevo ascoltato il suo messaggio nella mia segreteria e avevo avuto la conferma da Marie, non avevo altri pensieri in testa: Isabella aspettava un figlio, mio figlio… e aveva sofferto per giorni, certa che non avrei creduto alle sue parole, perché quello che era accaduto era davvero un miracolo. Logicamente non poteva essere vero, lo sapevo bene, lo sapeva anche Eleazar, l’unico con cui avessi condiviso tutte le informazioni sul mio potere e che mi aveva confermato ogni parola. Lo sapeva la mia natura e lo sapevano anche i Volturi, probabilmente, eppure il miracolo era avvenuto, perché non avrei mai potuto dubitare della buona fede della mia Isabella. Ripensai agli ultimi giorni passati insieme, quando starle vicino era ancora più difficile e meraviglioso, perché il suo profumo era così speciale e penetrante, che riusciva a stordirmi. Dovevo capire che avesse qualcosa di diverso, ma forse non avevo voluto crederlo, perché giorno dopo giorno o lei assorbiva sempre di più il mio, di odore, dal momento che stavamo sempre insieme.

Eppure, quando era fidanzata con Edward, questo non era successo.

Mi pentii di non aver chiesto a Marie da quanto tempo Bella fosse a conoscenza della verità, perché in quei giorni io ero stato più ottuso che mai e avrei dovuto soffrire per punizione almeno il doppio di quello che aveva fatto lei.

Scalpitavo per rivederla, stringerla tra le mie braccia, leggere nel suo sguardo la novità e condividere ogni istante della sua avventura, ma avevo anche paura di affrontarla, dal momento che io stesso l’avevo messa nei guai: non sapevo come fosse stato possibile un concepimento, quindi non ero in grado di affrontare con la dovuta accortezza ciò che l’avrebbe attesa durante la gravidanza. E se fosse stato come me? Se le avesse fatto del male? Non potevo permettere una simile eventualità e, sebbene la Paulaine mi avesse rassicurato sulla natura e la salute del piccolo, il dubbio tornava ad assalirmi e a condurmi sulla strada dell’incertezza.

Avrei davvero messo a repentaglio la vita di Isabella per questo figlio?

 

Mi sovvenne il ricordo dei mesi trascorsi nell’ombra, anni prima, osservandola da lontano irraggiare felicità per la scoperta di aspettare un bambino, il suo volto luminoso e l’espressione felice perché presto sarebbe diventata madre.

E poi la disperazione in cui era caduta, quando aveva appreso di averlo perso.

Due volte l’avevo vista incendiarsi per la felicità e due volte cadere nel buio. Non ci sarebbe stata una terza occasione di spezzarle il cuore.

L’avrei aiutata e sostenuta, fino alla fine, permettendole in ogni modo di portare a termine la gravidanza e realizzare il suo sogno.

 

Fermai la mia corsa e mi nascosi fuori le mura della città, accorgendomi solo in quel momento di essere ansimante per l’ansia causata dalla situazione in cui mi trovavo, sostenendomi alle pareti di uno stretto vicolo per non cedere allo sconforto. La parte umana di me, che Isabella aveva risvegliato da un torpore lungo secoli, lottava per venire a galla e lasciarmi inerme, sconfitto dal destino sadico che giocava con le nostre vite. Dovevo reagire, farmi forza per andare avanti. Per lei.

Lasciai che il mio respiro si calmasse, permettendo ai ricordi dei momenti passati insieme di colare come balsamo sulle ferite che la paura scavava dentro di me.

Il volto di Bella, da ragazzina, scalciò prepotente per salire a galla tra i miei pensieri: il suo sorriso dolce, l’aria sbarazzina e quello sguardo, capace di sciogliere i cuori più duri. Com’era stato possibile tutto quello che era avvenuto da quando lei era entrata nelle nostre vite? Gli anni trascorrevano lenti, animati solo da rari sprazzi di diversità: un nuovo matrimonio in famiglia, un caso complicato a lavoro, un trasloco verso luoghi in cui fossimo sconosciuti. Per ricominciare, come stavo facendo con Bella.

Giurai a me stesso che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei stravolto la mia vita e se non fosse stato possibile viverla con lei, allora non avrebbe avuto senso tutto il lungo cammino che mi aveva portato fino al coronamento del nostro amore.

 

Un figlio…

Sarebbe stato un bel maschietto o una femminuccia uguale alla sua mamma? Ci avrebbe fatti impazzire con le sue bizze, oppure sarebbe stato un placido fagottino da coccolare?

Avrebbe avuto qualcosa di speciale, qualcosa che lo avrebbe reso diverso dagli altri bambini e simile a me?

Forse l’ipotesi che aveva avanzato una volta Bella, quando mi ero risvegliato accanto a lei in veste umana era davvero plausibile: forse il potere dei licantropi aveva vinto la mia natura ed io, con lei, potevo tornare ad essere semplicemente un uomo, capace di concepire un figlio e dargli una vita tranquilla e normale.

Un semplice padre, accanto alla donna che amava.

 

-Amore mio…-, strinsi i pugni e presi un profondo respiro: non mi importava quale fosse la verità sulla mia e sulla sua natura, io mi fidavo di lei e credevo nel miracolo che era avvenuto.

Mi rialzai e guardai lo spicchio di cielo lasciato scoperto tra i tetti sopra di me.

Dietro le nubi, la luna mi fissava placida: -Tu sai già tutto, non è vero? Tu, Luna, sai se stanotte io morrò o se riuscirò ad essere felice. Mi affido a te-, sussurrai e cercai di attingere alle mie forze e andare incontro al mio destino.

Le pareti del vicolo mi sostennero finché non mi sentii in grado di affrontare una nuova fuga verso la fine di quella tragica avventura. Uscii furtivamente e decisi di far perdere le mie tracce tra le case degli umani.

Avrei fatto qualsiasi cosa per trovare Bella e metterla in salvo: dovevo vederla almeno un’ultima volta, per leggere nei suoi occhi la verità, per sentirmi dire dalla sua bocca quello che custodiva gelosamente e per ritrovare nel suo sorriso quello della donna che una volta mi aveva spezzato il cuore.

Per sentirla parlare del nostro bambino…

-Dopo potrò anche morire-, non mi ero reso conto di aver parlato ad alta voce, ma qualcun altro, qualcuno che fece il suo ingresso da una piccola porta di una casetta a schiera, mi udì e mi fermò.

 

La longa manus  di Aro mi aveva già riacciuffato… che tempismo!

 

Una vampira dagli occhi di fuoco e la determinazione di un generale si avvicinò a me, fissò i suoi occhi scarlatti nei miei e posò la mano sulla mia spalla, per guidarmi dentro la stessa porta dalla quale era uscita. Non avevo modo di scegliere altrimenti.

Non mi lasciò modo di parlare ed io non parlai. La seguii dentro la piccola abitazione, finché non si fece da parte ed io scorsi qualcuno che non avrei mai immaginato di trovare là.

-Tu non morirai, perché adesso hai una bella gatta da pelare: pannolini pieni di cacca, pappette maleodoranti e girate in passeggino. Quindi, adesso, non fiaterai, non urlerai e non farai parola con nessuno di quello che sto per dirti. Hai capito, Carlisle Cullen?-, la voce che risuonò nella stanza era perentoria, nonostante la venatura scanzonata.

Seppi di aver piegato la bocca in un ghigno obliquo solo perché uno specchio davanti a me, incastonato in una credenza di gusto antico, rifletté la mia immagine: indossavo ancora la giacca pesante che avevo in Alaska, per confondermi tra la gente all’aeroporto e dal maglione polo spuntava il colletto della camicia. Ero ordinato, come sempre, ma nella testa avevo un caos di priorità e idee, che andavano in conflitto con le emozioni e i ricordi che ruggivano nel mio cuore muto.

Mi voltai e replicai il sorriso: -Io non sono Carlisle Cullen. Non più. Ricordi? Sono Carl Maxwell e intendo uscire vivo da questo enorme casino. Mi aiuterai?-

Un grande sorriso mi riscaldò il cuore: non volevo sapere adesso cosa significasse tutto ciò e come fosse legato col fatto che ormai era evidente che Isabella era a Volterra e Aro la stesse cercando per trasformarla.

 

 

-D’accordo, Carl. Diamoci da fare-

 

 

 

Era difficile stabilire quali fossero le mie priorità, ma tra tutte spiccava ritrovare Isabella: Alice, Edward e gli altri miei figli si sarebbero potuti difendere da soli, almeno per il tempo necessario a riprendermi la mia amata.

Inoltre avevo appreso che il gruppo dei Rossi, composto solo da pochi dissidenti, all’epoca in cui fu fondato, contava adesso circa una ventina di membri attivi e diversi simpatizzanti tra gli abitanti di natura oscura dei dintorni di Volterra. Incredibilmente, nel mezzo al crogiuolo di fedelissimi ad Aro, mi avevano trovato proprio alcuni ‘dissidenti’, intenzionati ad aiutarmi, nonostante fossero a conoscenza di molte cose sul mio passato e sulle mie colpe. Avevano subito messo in chiaro le loro posizioni e mi stavano studiando, per capire da che parte stessi… eppure era così semplice!

 

-Mi piace Edward, non so se vorrò aiutarti: con le tue scelte l’hai fatto soffrire-, proruppe la vampira dagli occhi di fuoco, guardandomi con sospetto; eppure notai nella sua voce, una vibrazione strana, fin troppo umana, come se fosse titubante per le sue stesse parole.

La guardai sommessamente, riuscendo a sostenere il suo sguardo solo per pochi istanti. In fondo aveva ragione… chi ero io per arrivare in casa d’altri e pretendere un aiuto gratuito?

-Se Edward ha sofferto, è solo colpa sua: io ero presente quando avvennero i fatti che hanno dato il via a tutto questo e so bene quanto sia stato bischero quel rossastro!-, fu la difesa a mio favore, che mi lasciò di stucco. Non sapevo che altri sapessero… Non riuscii a replicare, interrotto di nuovo da quelle parole.

-Ma so quanto questo disperato ha passato da quando finalmente è arrivato a Parigi e ha ritrovato la donna che ama. So che sarebbe pronto a scalare montagne e ardere su una pira, pur di perderla e non la lascerebbe mai ‘per la sua presunta felicità’. Non è colpa sua se si è innamorato di lei… in fondo, chi non si innamorerebbe di lei?-, un cuscino volò dall’altra parte della stanza, così veloce che neanche io lo vidi arrivare e colpire il suo bersaglio, che optò per non continuare la sua arringa in mio favore.

-Scusa…-, la vampira si rivolse di nuovo a me, porgendomi la sua mano. Aveva la pelle liscia come la seta e morbida, l’odore del sangue che emanava era forte, così come la sua stretta: ero nell’occhio del ciclone di una battaglia che si prospettava come la più epica del mondo vampiresco, dovevo assolutamente ritrovare la mia donna e salvare i miei figli e intanto ero in un salotto a stringere la mano ad una vampira neonata, che mi guardava con occhi famelici e mi annusava leccandosi i baffi, dal momento che avevo addosso un miscuglio di tutti gli odori raccolti nel mio lungo viaggio.

Sospirai e mi lasciai cadere su una sedia, affondando le mani nei capelli, sforzandomi di ricordare ogni singola parola della predizione fatta da Alice su quella notte infame. Avrebbero dovuto esserci i Denali, ma io non ero riuscito a portarli là: ci sarebbero davvero stati anche gli altri miei figli e… Esme?

Guardai i miei interlocutori, attonito e loro guardarono me, attendendo rassegnati altre catastrofiche notizie.

-Esme è qui?-, domandai senza troppi preamboli.

-Chi è Esme?-, si informò la vampira dagli occhi rossi, camminando alle mie spalle, inspirando gli odori che avevo addosso.

-Mia… la mia… ex-moglie-, spiegai, non senza un sottile filo di vergogna, che parve passare inosservata.

All’ennesima occhiata famelica della vampira, con un gesto esasperato, mi sfilai d’un colpo solo giacca e maglione, rimanendo solo con la camicia stropicciata, che avevo sotto.

-Pronto per il Crazy Horse?-, fu la domanda che mi fece ghignare, ma avevo cose più importanti per la testa.

-Allora, Esme Cullen è qui?-, ripetei, prendendo il polso della vampira e strattonandola. Gli occhi scarlatti mi fissarono senza tradire alcuna emozione.

-Ho sentito parlare di lei, in passato, da Alice e Jane, ma non so dove sia: sai, ho passato gli ultimi tre giorni in agonia, dopo che quel bastardo di Aro mi ha morsa…-, accompagnò la stoccata liberandosi con un gesto secco dalla mia presa e andò a sedersi davanti a me. Cercai di fare ordine nei miei piani, includendo anche l’ipotesi che Esme fosse a Volterra, ma il tentennare continuo e nervoso del piede della neonata sul pavimento in cotto della casa mi impediva di concentrami. Quando alzai lo sguardo su di lei, vidi che aveva gli occhi neri e si torturava le mani, cercando di resistere alla sete. Occorreva risolvere quel problema, perché l’ultima cosa di cui avevo bisogno era un’assassina a piede libero. Mi rivolsi a lei, cercando di essere il più possibile persuasivo.

-Hai bisogno di cibarti: il tuo aiuto è fondamentale, ma così sei troppo…-, non mi fece finire di parlare, che mi trovai schiacciato contro il muro alle mie spalle, mentre il braccio della mora mi teneva stretto al collo.

-… forte?-, terminò la frase per me. –So controllarmi, tranquillo dottorino-, sussurrò piano ed in quell’attimo mi ricordò tanto Edward, quando lo lasciai solo con Bella, dopo che l’avevo medicata, in seguito all’incidente con Jasper e l’odore invitante del suo sangue la seguiva come una bolla. Anche Edward era certo che non le avrebbe fatto nulla di male, ma poi l’aveva abbandonata al suo dolore.

Non sapevo cosa pensare di quella vampira: era così aggressiva… eppure i suoi occhi guizzavano intelligenti e la resistenza che stava dimostrando in quel momento era degna di un vampiro adulto. Ma avrebbe sopportato me, se le piaceva Edward? Indugiai sul suo viso, cercando di scovare dei segnali che mi indicassero la sua reale intenzione, ma non ve ne trovai. Non ero mai stato bravo come Edward a leggere la gente, tantomeno la sua mente.

-Carlisle, scusami se sono troppo impulsiva… Ancora non so controllare le potenzialità di questa nuova natura e gli istinti che prendono il sopravvento… E poi tu mi stai facendo impazzire! È che… c’è una cosa che non capisco: Alice è venuta a Parigi per parlare con te, ha rischiato la sua vita per portarti un messaggio, ha accettato che quel… quel meschino di Alec se la prendesse, pur di avere quel briciolo di libertà per smarcarsi e raggiungere te-, abbassò lo sguardo, guardando furtivamente oltre le mie spalle, -Perché, allora, tu sei qui?-, domandò e non ebbe risposta.

-Alice è stata chiara circa la sua premonizione, l’ha confidata a tutti i Rossi… tu morirai! Cosa sei venuto a fare qui!?-, ribadì, colpendomi con il dorso della mano una spalla.

-Perché io l’amo-, risposi lasciando che la verità di quelle parole penetrasse in ogni cellula del mio corpo e divenisse la forza in grado di sostenere la mia battaglia. -E perché voglio aiutare tutti i miei figli, soprattutto Edward-, conclusi.

L’uomo alle mie spalle sbuffò, indicando ad entrambi l’ora segnata dalla pendola appesa al muro, mentre una nuova espressione si dipinse sul volto della vampira, che si avvicinò a me e mi abbracciò.

-D’accordo, mi hai convinta. Anche io combatterò per salvare chi amo, al tuo fianco. Ma ho bisogno di sapere che lui stia lontano dal campo di battaglia… aiutami-, disse, facendo un cenno con la testa verso l’altro Rosso.

-Quando la smetterete di bisbigliare a volume vampiresco e mi metterete al corrente di quello che accade, vi farò notare che sono quasi le sette e tra poco meno di due ore inizierà la festa, cioè la battaglia-

La donna si allontanò da me e puntò la sua preda, seduto su una poltrona dietro di noi, sorridendo sorniona.

-Ti dà noia, adesso, bocconcino mio, che i vampiri parlino così?-, sospirò abbracciandolo con foga e strusciando il viso sul suo collo pulsante e fragile, leccandogli la gola, dimentica che ci fossi anche io nella stanza…

Lui sorrise, appena imbarazzato e le disse una cosa che mi colpì: -Solo poche gocce, Gianna, o mi prosciugherai!-, e così vidi la vampira neonata affondare i canini appuntiti nel collo di Bernard Grandier e succhiare avidamente solo poche gocce del suo sangue.

 

-E’ proprio una fortuna che non gli accada niente di brutto se me lo bevo un po’!-, sentenziò pimpante e chiaramente in forma smagliante la vampira.

-Già…-, rispose dolorante Bernard e portò una mano al collo, per fermare l’emorragia.

-Quando mi sono risvegliata in questo corpo, finalmente vampira, come avevo sempre desiderato, ho capito subito che non sarebbe stato facile resistere a quella devastante sete che grattava nella gola e mi faceva desiderare di ammazzare qualunque cosa si muovesse. Avrei pagato oro pur di avere a disposizione una vittima, ma allo stesso tempo avrei voluto morire per non compiere mai un gesto così orribile. Poco dopo è arrivato lui: morbido, profumato, fragile, appetitoso umano. Ma io lo amo… l’ho sempre amato e non avrei potuto torcergli un capello. E’ stato Bernard, vedendomi schiacciata dalla fame, che si è offerto ai miei denti, tentandomi e facendo sì che perdessi il controllo: è stato allora che ho scoperto che invece di uno, due umani, del suo sangue mi bastavano solo poche gocce: buffo,no?-, la neonata si rivolse a me e mise ancora una volta la mano sulla mia spalla, premendo verso il basso e facendo piegare le mie gambe.

Li guardai sinceramente grato al destino di averli messi sulla mia strada.

Anche se quello sciagurato del mio infermiere mi doveva alcune spiegazioni sul perché lui fosse a Volterra e soprattutto perché anche la mia Isabella fosse lì…

-Seduti-, ordinò Gianna, -Adesso vi spiego come organizzeremo questa cosa…-

-Lei è un’ottima organizzatrice-, spiegò Bernard, con una punta di orgoglio, alzandosi per cercare qualcosa da mangiare.

-Facevo la segretaria, è ovvio che sappia organizzare il tempo degli altri… e da stasera… anche il mio!-

Bernard trovò una carota e iniziò a sgranocchiarla, borbottando: la sua donna… o vampira… aveva spiegato che tutte le sue scorte alimentari erano state portate via dalla casa, cosa strana e alquanto curiosa e che l’unico cibo che restava era quel grosso mazzo di carote un po’ appassite.

 

Gianna domandò ancora una volta come avesse fatto Caius a trovarmi e ancora una volta spiegai che era avvenuto per caso, quando ero atterrato con il volo charter all’aeroporto di Firenze.

 

Mentre io mi stavo buttando consapevolmente nella battaglia, il volturo stava fuggendo, assieme alla moglie.

Era stato lui a trovarmi, prima che io mi accorgessi del loro odore nell’aria: stavo dirigendomi verso il parcheggio, per prendere un’auto qualunque e correre da Bella, quando ero stato colpito dalle sue parole.

-Un altro passo e considerati un vampiro morto-, aveva tuonato la sua voce, poi mi aveva raggiunto e, senza lasciarmi tempo di voltarmi, mi aveva messo a terra, nella polvere del parcheggio.

Se avessi programmato l’incontro con il mio vecchio amico Caius, non sarei mia riuscito a trovarlo al primo tentativo, invece il caso aveva deciso per noi e il sorriso diabolico che aveva guarnito il viso lungo del Signore di Volterra aveva sancito una via di fuga, per lui, e la strada per la fine, per me.

Così, mentre Athenodora continuava a singhiozzare senza lacrime, perdurando in una nenia infinita, ripetendo di aver perso l’ultima delle sue amiche, la sola che l’avesse aiutata a guarire dalle ferite causate dalla morte di Dydime, Caius mi aveva minacciato con le sue zanne affilate e mi aveva messo alla guida di un’auto di grossa cilindrata, diretti verso Volterra.

Avevo guidato come un pazzo, infrangendo anche i divieti al codice che dovevano ancora essere inventati, sentendo rimbombare nelle orecchie i lamenti della vampira e il ringhio sommesso del mio carceriere e finalmente ero entrato in paese.

-Ora basta!-, aveva urlato Caius a sua moglie, prima di scendere dall’auto, -Torna in te e mostra che sei ancora una vera Regina! Ti affido questo vampiro: fallo fuggire e automaticamente sarai morta-, ringhiò, mostrando tutta la paura che lo portava a reazioni esagerate, anche nei confronti di chi amava.

Athenodora aveva annuito in silenzio e mi aveva stretto per le braccia, tenendole bloccate dietro la mia schiena, senza uscire dall’auto, ferma in una strada piuttosto buia e silenziosa, ai piedi della rocca dove sorgeva il Palazzo. Ricordavo chiaramente tutte le vie di accesso alla fortezza e come, ogni volta che tornavo là dentro, durante il mio soggiorno a Volterra, decidevo di sperimentarne una diversa: c’era la porta Est, che conduceva diretta alla Via Fiorentina, la porta Sud, con i suoi leoni di pietra e la discesa, la trionfale porta Nord, che portava diretta nella piazza principale della città e la viuzza che portava all’accesso segreto direttamente dalle carceri del Palazzo. Era stato proprio lì che Caius era sparito, dileguandosi nella fitta boscaglia.

Il Volturo ci aveva messo poco a tornare: mi aveva fatto rimettere subito in marcia verso il castello di Aro e stretto a sé la moglie, soddisfatto.

-Ho incontrato Marcus… il nostro vecchio amico è passato dalla parte dei traditori, ma ha comunque lasciato detto che ti salutassi. Se lo vedessi, non lo riconosceresti: è diventato un altro uomo… incredibile! Secondo me c’è una donna sotto…-, aveva detto, e Athenodora aveva scosso la testa, dubitando del fatto che Marcus potesse cancellare la memoria della moglie morta sostituendola con un’altra. –L’amava troppo-, aveva sussurrato soltanto.

 

-Benvenuti-, ci aveva accolto una guardia ed eravamo entrati nel palazzo.

 

Aro mi attendeva.

 

Caius gli stava portando un regalo che sapeva lo avrebbe riempito di gioia e così era stato: un abbraccio caloroso, una stretta di mano salda e sincera, un’indagine non autorizzata nella mia mente.

-Così è vero…-, aveva detto semplicemente, eclissando il finto entusiasmo con una espressione tetra e minacciosa, -Isabella è la tua cantante e compagna-, aveva detto, senza pormi la domanda.

Non ci aveva creduto, evidentemente, quando, qualcuno lo aveva già informato della nostra relazione. Lo avevo guardato sedersi sul trono istoriato, fissando a terra davanti a sé, cogitabondo, ricordandomi i secoli passati in cui tante volte lo avevo visto inscenare quel teatrino, prima di condannare a morte un poveraccio ed eseguire la condanna davanti ai miei occhi.

Per questo avevo capito subito che sarei stato il suo prossimo condannato.

-Ho bisogno del tuo veleno-, aveva detto senza troppi preamboli, -Perché a Volterra c’è Bella Swan e non appena la troverò, intendo trasformarla. Se vorrai, dopo sarai libero di andare via-

 

Dritto al punto, conciso e spietato.

 

-Il mio veleno non serve a nulla-, avevo obiettato, sperando che mi credesse, ma la rivelazione che ero stato spiato per tutto quel tempo da un suo subalterno, che la conversazione avuta con Bernard era stata riportata alle sue orecchie e che la conclusione che lui ne aveva tratto era di ‘provarci lo stesso’, mi avevano pietrificato.

-In fondo, Carlisle, non mi servi tu. Sei un bravo vampiro, sempre obbediente alle nostre leggi… quasi sempre… ma non hai poteri speciali, se non quel tuo insulso rimedio curativo che avvelena il nostro cibo. Della tua conoscenza medica non saprei cosa farne: noi non salviamo li umani, li uccidiamo. Quindi sarai libero di andare dove ti pare e di tentare di diventare un vampiro a tutti gli effetti… In voglio solo Isabella Swan-, aveva sentenziato.

 

Era stato il mio sguardo, la sottile frenesia che mi aveva colto in quel momento che avevano fatto della sua piccola vittoria un trionfo: aveva calibrato alla perfezione le successive parole, al solo scopo di uccidere ogni tentativo di ribellione dentro di me.

 

-Ho atteso Isabella Swan per dieci anni, anni in cui tu, invece, l’hai condotta nuovamente a ricordare quello che è proibito agli umani, disubbidendo alle nostre leggi. Ma Bella Swan non deve pagare per ciò che sa… in fondo non è sua la colpa. Lei custodisce un grande potere e tu lo sai: quando sarà vampira, potremo beneficiare tutti del suo aiuto, lei in primis, che non dovrà più temere per la sua preziosa vita. Trasformarla sarà un dono che la libererà dalle angosce del tempo e della precaria instabilità della natura umana. Quando Isabella sarà una vampira, riceverà tutti gli onori che le spettano, vivrà a Volterra come una regina e sarà amata da tutti-, dopo mi aveva dato il colpo di grazia, in grado di far vacillare la mia forza, -Quando Isabella Swan sarà una vampira, la aiuterò a capire cosa significhi nel nostro mondo essere amati: lei sarà la mia compagna e scoprirà assieme a me le gioie della sua nuova natura; le insegnerò a lasciarsi andare ai suoi istinti più ancestrali e sarò per lei quello che adesso sei tu, Cullen. Vuoi forse negare alla donna che dici di amare un’eternità da regina?-

Non avevo reagito alle sue parole spietate, perché scoprire quali erano le vere mire di quel disgraziato mi aveva pietrificato, impedendomi di rispondergli, se non con una violenza che non mi apparteneva e che non avrei usato. Non ancora…

 

Era una cosa alla quale non ero preparato: Aro voleva Bella, così come l’aveva voluta Edward e la volevo io.

In fondo, chi non si innamorerebbe di lei? Aveva detto così, Bernard, no?

Nel passato avevo più volte contemplato l’ipotesi di donarle l’immortalità e rendere eterni i suoi dolci sorrisi, permettendole di recuperare il tempo perso nel dolore della sua giovinezza strappata. Più volte mi ero immaginato al suo fianco, in una casa bianca e tranquilla, a godere del nostro amore.

Ma adesso c’era qualcosa di più in gioco, qualcosa che non sarebbe stato possibile, se lei fosse stata trasformata. Adesso Bella aveva il diritto di vivere la sua umanità e il dovere di lottare per essa, per la sua salute, per quella del suo bambino…

Del mio bambino.

 

 

-Tutto ok, Carl?-, domandò Bernard, aggrottando le sopracciglia. Lo guardai sconsolato, riemergendo dal torpore che i pensieri e le preoccupazioni stavano tessendo sulla mia mente non più lucida come in passato.

-No, non è affatto ok, Grandier… Non se Isabella è realmente a Volterra e Aro la vuole trasformare-, lo vidi rabbuiarsi per un attimo e un piccolo tarlo forò la mia mente.

-Tu non c’entri niente col fatto che Bella sia qui, non è vero?-, gli chiesi, soppesando le mie possibili reazioni alla domanda posta e mi accorsi che la carota nella sua mano si spezzò a causa della sua stretta. Bernard abbassò gli occhi e il suo cuore iniziò a battere forsennatamente.

-Bernard Grandier… che cos’hai combinato?-, in un istante fui su di lui e lo afferrai per il bavero della sua camicia , sollevandolo di peso dalla sedia dove sedeva. Gianna mi prese alle spalle, stringendo la mia gola con un braccio e sibilando al mio orecchio minacce di morte.

-Lascialo-, ordinò tremante l’umano alla sua vampira e lei, riluttante, mi lasciò. Ma io non mollai Bernard e ringhiai sul suo viso.

-Ho fatto in modo che Bella trovasse una mappa della zona con un cerchio attorno alla scritta ‘Volterra’. Ho usato la tua stilografica…-, confessò, chiudendo gli occhi.

Non si aspettò che lo lasciassi andare, nessuno dei due si aspettò la mia reazione, quando iniziai a ridere, dapprima piano, poi scompostamente, battendo una mano sulla spalla di Bernard.

-Mi hai fregato! Hai fregato me e anche Aro!-, ripetevo come impazzito, ripensando, senza un motivo, a come Bella era venuta a conoscenza della verità sulla mia famiglia, da parte di Jacob Black, più di un decennio prima. Giri di parole per condurla inconsapevolmente sulla strada verso il pericolo.

Gianna provò a farmi tornare in me, senza successo, ma, quando la mano fragile dell’umano si schiantò sulla mia guancia, animata da un coraggio che non gli avrei mai attribuito e subito si ritirò, dolorante, smisi di ridere e guardai Bernard negli occhi.

-Quello che mi fa incazzare, Maxwell è che la tua Bella ci è cascata subito. Mi aspettavo che cercasse conferma, che si ponesse almeno qualche dubbio. Invece non l’ha fatto e sai perché? Perché lei era convinta già da prima che tu fossi qua, ci sarebbe venuta anche senza la mia piccola spinta. Io ho provato a fermarla, te lo giuro e sai che ha fatto, la tua geniale Bella? Mi ha drogato col valium per scappare. Ha eluso la mia stretta sorveglianza, ha convinto Marie ed è partita, lasciandomi addormentato sul vostro divano. Io ho commesso i miei errori per salvare Gianna e sono pronto a pagarne le conseguenze, infatti sono qua perché ho seguito la tua donna, per aiutarla, anche se mi sono fatto catturare come un pollo in una gabbia… ma tu, tu, che le hai fatto per renderla così sicura che ti fossi dato in pasto ad Aro?-, mi chiese, lasciandosi andare un attimo dopo ad una serie ininterrotta di parolacce ed improperi, per il dolore alla mano.

Gianna la strinse delicatamente tra le sue, per raffreddarlo.

-Lascia-, le dissi e controllai personalmente il danno che quel diavolo di un ex-vampiro si era procurato: -Sei stato più fortunato di Bella, sai? Non ti sei rotto nulla: una volta lei prese a pugni uno di noi che la stava trasportando come un sacco di patate e si ruppe un metacarpo-, scossi la testa, ricordando il periodo felice in cui eravamo ancora una famiglia e Bella… era come una figlia, per me.

 

-Bene, quando avrete finito con questo cameratismo, vi prego di ascoltare il mio piano. Vi ricordo che Bella serve anche a me: mi deve almeno qualche goccia del suo sangue, perché, anche se è decisamente fichissimo essere una vampira, non vedo l’ora di tornare la Gianna di sempre e di chiudere con queste storie dell’orrore!-, esclamò la donna, richiamandoci al lavoro, tenendo ancora la mano del suo amato protetta tra le sue fredde dita, poi si rivolse direttamente a me.

-Prima hai detto una cosa… mentre raccontavi di come sei giunto qua… I miei ricordi umani stanno via via scomparendo, ma una cosa ancora la ricordo e forse potrà esserti utile: negli ultimi giorni ho sentito più volte Alice e Marcus confabulare circa un letto, delle poltrone, delle tende e dei vestiti che dovevano essere nascosti in una delle celle del Palazzo. Non so perché, non so per chi, ma so che anche Heidi ha contribuito, devolvendo i suoi maglioni invernali alla causa. Credo che stiano nascondendo qualcuno… potrebbe essere Isabella, oppure la tua…-

-Esme-, conclusi al suo posto, mentre il tassello di ciò che Caius mi aveva detto circa il suo incontro con Marcus tornava al suo posto: era passato proprio da lì per raggiungere Aro, evidentemente c’era davvero qualcosa nelle vecchie segrete…

-Devo andare-, esplosi schizzando in piedi, spaventando Bernard e battendo le mani sul tavolo di legno massello della casetta di Gianna. Ci riunimmo per pochi attimi, giusto per decidere la strategia d’attacco che avremmo tenuto.

Decidemmo che la vampira si sarebbe riunita ai suoi compagni Rossi, Bernard, un po’ troppo ‘morbido e appetitoso’ per partecipare attivamente alla battaglia, ci avrebbe fornito le vie di fuga. Occorse tutta la mia persuasione per convincerlo a separarsi da Gianna e correre verso un luogo sicuro, in cui avrebbe custodito auto o altri mezzi con cui, se fosse stato necessario, saremmo scappati.

 

-Quindi… ciao?-, chiese l’umano, guardando tutti e due perplesso e io annuii, stringendo la sua mano e augurandogli buona fortuna.

Quando fu il mio turno si salutare Gianna, però, la strinsi a me in un abbraccio che fece storcere il naso a Bernard: -Promettimi una cosa-, le chiesi a bassa voce, perché sentisse solo lei, -Se io dovessi… morire… dai fuoco immediatamente al mio corpo, in modo che nessuno rubi il mio veleno: Aro non deve riuscire nel suo scopo…-, la mora annuì e, prima che si staccasse da me, le consegnai un messaggio: -Dì a Edward che gli voglio bene. Gli ho sempre voluto bene e tutto quello che è successo con Bella… non ha diminuito l’affetto che provo per lui, perché lui è e resterà sempre mio figlio. Nonostante tutto sia destinato a cambiare…-

 

-Nevica…-, annunciò Bernard, infastidito dalla nostra breve intimità e anche noi ci volgemmo verso la finestra del salotto.

 

Quando le maschere danzeranno nella neve…

 

-Andiamo, è l’ora-, li esortai e tutti e tre uscimmo nella notte gelida. Allontanandomi, scorsi Gianna e Bernard baciarsi e li invidiai.

 

A me non rimaneva che andare a recuperare la mia donna e metterla in salvo, a costo di dover ammazzare con le mie mani Aro, a costo di lasciarci la vita: se fosse occorso mi sarei sacrificato senza pensarci.

Avrei continuato a vivere dentro di lei e negli occhi del bambino che sarebbe venuto al mondo.

Mio figlio…

 

 

Animato da quei pensieri corsi rapido fino alle pendici della collina su cui stava arroccato il Palazzo e individuai lo stretto viottolo che si dipanava dalla stradina laterale, infestato dalla macchia mediterranea. Sapevo che mi avrebbe condotto alle celle e affrettai il passo, per raggiungere chi era nascosto là dentro.

Trovai il portone aperto e un subdolo presentimento si insediò in me, mentre percorsi gli ultimi metri di corridoio: c’erano quattro porte in quelle segrete, di esse, solo una era aperta. Mentre l’ansia alimentava i miei timori, entrai nella cella e immediatamente fui sopraffatto dai profumi che vi riconobbi.

 

Isabella era stata lì, a lungo: la mia Isabella era stata lì e adesso non c’era più.

Ma misto al suo profumo, intimamente mischiato in un’alchimia capace di stordirmi, riconobbi anche quello di Esme e ne rimasi scioccato.

Isabella ed Esme, insieme, chiuse in una cella a Volterra.

 

La donna che amavo e quella che avevo lasciato andare via.

 

Perché non erano più lì? Che cos’era successo? Nella stanza aleggiavano ancora altri due profumi, meno intensi di quelli delle uniche due donne che mi avevano fatto battere il cuore. Uno dei due… mi ricordava qualcosa, qualcuno, ma non avrei saputo dire con esattezza a chi appartenesse… non a Caius o Aro, forse era di Marcus… L’ultimo, fresco come la menta mista alle foglie di citronella, non lo avevo mai sentito: pregai che chi aveva quell’odore non avesse fatto del male a Isabella ed Esme, perché se fosse stato torto loro anche solo un capello, io…

 

-Maledizione!-, tuonai battendo i pugni contro le pareti di pietra e mi lasciai travolgere dalla disperazione, voltandomi e scivolando con la schiena lungo il muro, finché non fui a terra.

-Maledizione…-, sussurrai ancora, vinto dallo sconforto, incantato dal profumo nell’aria, chiudendo gli occhi e attendendo.

Non sapevo dove cercare Bella, non avevo idea di chi le avesse prese. Non sapevo come aiutarle e tutto ciò era… semplicemente un incubo che ghermisce quando sei a un passo dalla felicità.

 

 

Non so quanto rimasi inerme nella cella, se minuti, o forse ore. Fui risvegliato dallo stato catatonico in cui stavo sprofondando sempre più da una voce stridente e ostile. Alzai gli occhi e davanti a me vidi un ragazzo poco più giovane di Edward, con i capelli biondi e il ghigno perfido.

-Tu devi essere Cullen, finalmente ti ho trovato! Aro ti cerca: ha un paio di sorprese per te e non vede l’ora che ti aggreghi alla festa che sta organizzando… Manchi solo tu…-



 

***

 ... to be continued...

 
***

Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.

***

Twilight, New Moon, Bella Swan, i Cullen, i Volturi, Stefan e Vlad, il Clan di Denali, il Wolf Pack dei Quileute sono copyright di Stephenie Meyer. © Tutti i diritti riservati.

La storia narrata di 'Proibito', le circostanze e quanto non appartiene a Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su questo sito. Prima di scaricare i files che la compongono, ricordate che non è consentito né il loro uso pubblico, né pubblicarli altrove, né la modifica integrale o di parti di essi, specialmente senza permesso! Ogni violazione sarà segnalata al sito che ospita il plagio e verrà fatta rimuovere.
© 'Proibito' Tutti i diritti riservati.
 

 

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Per tutte coloro che avevano davvero creduto che avrei potuto ammazzare Bernard:
non l'ho MAI pensato!!!
Avevo lasciato il capitolo aperto, pensando che sorgesse il dubbio!!!

Spero che la sorpresa vi sia piaciuta!

Baciii!!!



***
Tantissimi ringraziamenti a tutte coloro che hanno lasciato un commento allo scorso capitolo!



 Lucya [Contatta]
Cara Lucya, grazie per aver lasciato una recensione! Sono felicissima che la mia storia ti stia piacendo e spero vivamente di non deluderti con i pochi capitoli che ancora ci separano dalla fine! Congiuntivi e condizionali? eheh... è una lotta, la mia, contro chi li usa come fossero chupa chups, da infilare qua e là senza logica! Che c'entrano i chupa chups...? Obiettivamente niente, ma a volte la gente ha in bocca una grammatica che vale meno di un lecca lecca, quindi... Grazie  mille per la tua recensione: mi fa piacere che tu apprezzi lo stile, ma anche che tu dica che è sviluppata bene... ci sono stata attenta e spero di non aver lasciato falle aperte nello scafo di questo barcone in cui si è trasformata la fogliolina che avevo abbandonato nel mare delle ff su Twilight, più di un anno fa! A presto risentirci e grazie ancora!
 Marthita [Contatta]
Una ventina di giorni!?!? WOWOW!! Ma grazie cara nuova lettrice! Che piacere che mi fai, davvero! Torna a trovarmi e dimmi che ne pensi del seguito... in questo capitolo torna Carletto: felice? Un abbraccio e grazie ancora!!!
 Hale Lover [Contatta]
Grazie carissima! Che gioia leggere i tuoi complimenti! Fanno bene al mio ego ammaccato in questi giorni! Mi dispiace però che Bella ti stia un po' antipatica... ma in fondo adesso è la vittima scarificale a Volterra! E' come pretendere che un gamberetto si senta a suo agio in mezzo ai gabbiani!!! ahaha!!! MIO! MIO! MIO!!! (nemo docet)
Ecco quello che succede a Carl e ricorda... è specie protetta!!! :-P Grazie e un bacio!
 00Stella00 [Contatta]
Eheh, sì, sto disponendo le pedine in campo per la resa dei conti! Grazie e a presto!
 Serena Van Der Woodsen [Contatta]
Figuardi, non c'è problema per le foto... però io ti so aiutare solo per programmi di html, con word non so esattamente come funzioni, ma penso come ti ho scritot in mail! Grazie per la recensione e... torna a trovarmi! Un bacio!!!
 Crosty [Contatta]
Eheh, allora dovrai restare in ansia ancora per un po'! Sono oberata dal lavoro e vado a rilento! Un bacio e grazie!
 Angie Cow [Contatta]
Pensavo che volessi litigare con Bella per la cioccolata e allora la chiamassi con così tanto fervore! ahahah!!! Grazie come ogni volta per le tue lusinghiere parole e grazie per apprezzare tanto Esme, mi fa davvero piacere! Un bacione grosso grosso!
 kandy_angel [Contatta]
Alla fine manca poco, tranquilla! Ma il mio poco è relativo... :-P Ciao e grazie.
 Rain e Ren [Contatta]
Carissima Rain, innanzitutto non sai quanto piacere mi abbia fatto ritrovare una tua recensione!!! Vedrò di rispondere a quante più domande posso...

Mi chiedi se hai letto una EdxJane tra le righe... diciamo che è una sensazione diffusa, ma al momento quello che c'è tra i due è una nuova amicizia riscoperta tra le pieghe di vecchi rancori che si sono svelati inconsistenti. I due (in Proibito) sono molto simili caratterialmente, in più aggiungiamo che Jane ha a tutti gli effetti perso (rinunciato?) ad un fratello, che sarebbe perfettamente rappresentato da Ed...
Sul futuro di Alice e Jazz posso dirti che lei non ha avuto visioni contrastanti con quella del capitolo 'Fumo'... e io non nego in questa sede che ciò avvenga! Se avrò visioni più delucidative lo scoprirai! :-P
Hai notato che Bella si pone la fatidica domanda riguardo a Edward... questo perché io sono una 'possibilista': credo fermamente che finché una persona non si trova davanti ad una certa situazione, non possa sapere a priori quale sarà la sua reazione. Quella è una paura che Bella confessa, perché è sostanzialmente una fragile umana, ma più umana, che fragile: trova in sé il dubbio e la forza con cui lo affronta, per me è importante. Potrebbe scuotere la testa e dire 'non farò MAI questa cosa'... ma potrebbe davvero sapere come si sentirebbe di fronte ad una simile eventualità? Preferisce, più onestamente, ammettere che ha paura, perché non sa quello che le potrebbe realmente accadere e come potrebbe reagirvi. In fondo edward è stato il suo grande amore, il loro rapporto si è interrotto senza neanche una parola di spiegazione e lei adesso è maturata e sa che prima di erigere un muro servono le dovute spiegazioni. Questo, almeno, è il mio pensiero. Per dire... Esme non considera neanche l'ipotesi di poter tradire, anche solo con la mente, il ricordo di Carlisle e venti righe dopo si squaglia tra le braccia di Marcus, desiderando ancora baci, ancora affetto, ancora amore! Sul fatto che Bella abbia amato contemporaneamente Ed & Jake, confermo quanto da te detto: è la visione della Meyer e la mia storia non ha mai contemplato l'esistenza di Eclipse!!! ^__^
Su Caius.. beh, se hai letto il capitolo, ti risponderai da sola!
Alice e Bella: l'ho scritto quello che penso, da qualche parte nello scorso capitolo. Io credo che Alice non veda quello che non conosce... e non parlo di una persona che non ha mai visto, ma di qualcosa che non 'è previsto dalle sue conoscenze sul mondo': nella fattispecie non contempla l'idea di iun figlio di vampiro+umana e quindi non vede Bella per quello (se ricordi, lei non vede Oksana, ma vede solo Esme e Rosalie che si battono per 'una ragazzina'). Che poi, come dice Marie 'il bambino è perfettamente normale': non è normale chi siano i genitore, che Alice conosce e non concepisce che possano generare. E poi c'è sicuramente il fatto della licantropia... cioè, mi spiego: Bella è diversa da Helejna, perché lei ha in sé qualcosa di Jacob--> dei licantropi, che peraltro 'fa male' a Carl. E' grazie a quello che Carl torna umano --> bambino normale.
Carlsile e il suo masochismo: non sottovalutarlo... lui non è Edward, nonv uole rinunciare più a Bella. Una volta disse che se lei avesse accettato di amarlo non l'avrebbe più lasciata, neanche contro Edward... non gliela cederebbe, ora che sa che Bella lo ama.
Sto scrivendo la battaglia, in questi giorni, e non credo che nessuno finirà in convento... semmai al manicomio!!! :-P

Un bacio grosso grosso e grazie davvero per il tuo bellissimo e interessantissimo commento! Ti aspetto!
 Rebecca Lupin [Contatta]
Grazie per la segnalazione dei capitoli ROSSI: ho risolto come indicato ad inizio capitolo... anche il prossimo avrà delle censure, temo... Un bacio e grazie!!!
 KatyCullen [Contatta]
Grazie come sempre Katina!!! Non sai a chi darò Ed? Lo vuoi tu? Fammi sapere!!! Baci!
 isabbellina [Contatta]
Edward e Bella si vedranno, era ovvio ed è stato promesso... quando avverrà, non lo so. Immagino entro 3 capitoli, spero... Grazie mille e a presto!!!




   
 
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