Capitolo 1
{We were raised to see life
as fun}
'Cause we
were raised,
To see life as fun and take it if we can.
My mother, my mother,
She hold me, she hold me, when I was out there.
My father, my father,
He liked me, oh, he liked me.
{ Ode to my Family - Cranberries }
Settembre 1971.
"James. Per favore. Dimentica tutto quello che ti ha detto tuo cugino David. Non
è per niente vero che ad Hogwarts ottieni la -gloria
eterna ed il rispetto nei secoli-
se porti un gabinetto in Sala Comune".
"Va bene, mamma".
"E non è vero neanche che entro il primo anno devi riempire di fango la
Biblioteca ed urlare in Sala Grande che la bibliotecaria è un mostro delle
paludi".
"Va bene, mamma".
"Mi raccomando. Comportati bene. Mangia, mastica a bocca chiusa e ricorda di
lavarti i denti dopo ogni pasto".
"Va bene, mamma".
"E James, soprattutto...fa la doccia. E cambiati la mutandina ogni sera".
"Va bene, ma-...mamma!!".
Un ragazzino di undici anni fissava la madre, una donna elegante e sorridente,
con aria indignata. Possibile che lei continuasse a considerarlo un poppante?
Lui era grande, ormai. Stava per iniziare il suo primo anno ad Hogwarts.
Roba d'alto conto, insomma.
A questi pensieri, James Potter mise su un'espessione fiera, passandosi
distrattamente una mano tra il groviglio di capelli corvini. La signora Potter
fece una smorfia contrariata, fissando con disappunto la testa del figlio.
"Merlino santissimo, Jim! Ti avevo detto di pettinarli! Che figura farai?".
Con un gesto fulmineo, si tirò il ragazzo al petto, prendendo ad appiattirgli i
capelli con colpi secchi.
"Ahi, mamma! Piantala, mi fai male, su!".
Dopo una buona decina di minuti, la madre si vide costretta a gettare la spugna.
"Non vengono giù" sospirò, scuotendo la testa.
James alzò le spalle con aria innocente.
"Lo sai che sono così. Non si appiattiscono mica, loro".
La signora Potter scosse la testa ancora una vota, mentre il ragazzino si
distraeva guardandosi intorno. Il binario 9 3/4 era proprio come David gli aveva
descritto: caotico, pieno di gente che trascinava bauli carichi, sovrastati da
gabbie contenenti gufi o civette. E poi, c'era lui.
L'Espresso per Hogwarts. Non vedeva davvero l'ora di salire a bordo!
"James, mi stai ascoltando?".
"No" fu la risposta sincera del ragazzo. "Ma tanto lo so cosa stavi dicendo"
aggiunse subito.
La signora Potter inarcò un sopracciglio con aria scettica.
"Ah si? E dimmi allora, cosa stavo dicendo?".
James sospirò, rassegnato.
"Quello che mi stai ripetendo da due giorni a questa parte. -Fai
il bravo, statti tranquillo, non fare arrabbiare i professori, lascia in pace il
custode, non metterti nei casini...-".
Non ebbe neanche il tempo di continuare la frase che si ritrovò stretto tra le
braccia della madre.
"Quello te l'ho ripetuto abbastanza. Ti dicevo solo che mi mancherai, Jamie".
In quel momento, James perse tutta la sua spavalderia. Dopotutto, la mamma è
sempre la mamma.
"Sta tranquilla, mamma. E salutami papà".
Lo sguardo di Susan Potter si rabbuiò appena.
"James, lo sai che papà non avrebbe voluto perdersi questo momento per nulla al
mondo. Ma è stato chiamato in ufficio a causa di quell'esplosione nel Surrey...".
James abbozzò un sorrisetto. "Non preoccuparti mamma, lo so".
Un'ultima carezza affettuosa, gli occhi un po' più lucidi.
"Sali, adesso. Almeno troverai un posto".
Il ragazzo annuì, salendo rapidamente sul treno. "Mamma" la chiamò, appena prima
di imboccare il corridoio. " Non piangere, eh!".
La Signora Potter alzò gli occhi al cielo.
"Ciao, Jamie".
James scoppiò a ridere e le fece un ultimo cenno con la mano, prima di mettersi
alla ricerca di un posto decente. La maggior parte degli scompartimenti, però,
era già occupata da gruppetti di due o tre studenti per parte.
Lungi dall'ideale di
scompartimento-tutto-suo
che si era creato.
Stava quasi per rinunciare ed accodarsi ad una qualsiasi comitiva quando vide
che, in uno degli scompartimenti in fondo al treno, era seduto solamente un
ragazzo dai capelli scuri. Avrà avuto più o meno la sua età, sicuramente. James
aprì la porta, rispondendo con un sorriso ai due occhi di ghiaccio che si trovò
puntati addosso.
"Ciao! Posso sedermi?".
"...si. Direi di si".
Non poteva crederci.
No, davvero. Non riusciva a crederci.
Lei, Lily Evans, era appena passata attraverso un
muro.
Un muro, capite? Una barriera di cemento, un divisorio tra i binari 9 e 10.
Eppure, non sarebbe dovuta essere tanto sorpresa. Severus gliel'aveva raccontato
mille e mille volte durante gli afosi pomeriggi passati lungo la riva del lago a
Spinner's End.
Però quel passaggio, quella semplice corsa contro un muro -oh si, proprio un
muro- aveva reso reale quello che una lettera di una scuola sconosciuta non
avrebbe mai potuto attestare.
Lei era una strega.
Una strega vera, non una di quelle vecchiaccie brutte e col naso aquilino che si
vedono sui libri di favole per bambini.
Lei era magica.
"Hai visto, tesoro? Guarda che bello!"
Lei sorrise nel vedere che anche i suoi genitori erano rimasti piacevolmente
sorpresi trovandosi di fronte quella locomotiva lucida ed imponente. Solo sua
sorella, Petunia, se ne stava in un angolo, imbronciata e con lo sguardo basso.
Lily le si avvicinò, sistemandosi meglio sulle spalle la sua borsa nuova di
zecca.
"Mi mancherai, Tuny" mormorò, non appena la raggiunse.
Lei emise un grugnito in risposta, senza guardarla in viso. Le labbra di Lily si
abbassarono lentamente, spegnendosi man mano del loro sorriso.
"Tuny. Ce l'hai ancora con me?".
La sorella non accennò a voler dire qualcosa.
"Lo sai che non è colpa mia. Ma te l'ho detto, magari quando sarò lì potrò
parlare con il professor Silente e ...".
"Per la milionesima volta, Lily, non devi parlare proprio con nessuno! Sai
quanto mi interessa della tua stupida scuola per fenomeni da baraccone?? Niente!
Il mio posto è qui, tra la gente per bene, non tra i mostri come te!".
Quelle parole colpirono Lily come uno schiaffo.
"Non dici sul serio...".
Petunia le lanciò un'occhiata sprezzante, indietreggiando come a volersi
distanziare ancora di più da quella sorella una volta così simile a lei.
"Si che dico sulserio. Quindi, Lily cara, lascia perdere questo tuo patetico
tentativo di buonismo. Non mi interessa, e fai anche una figura migliore".
Lily restò a guardarla, dischiudendo leggermente le labbra come se volesse dire
quelcosa. Peccato che le parole le si fossero attanagliate in gola e non
riuscissero proprio a raggiungere la bocca.
"Lily, tesoro. E' ora di salire, su".
Un ultimo sguardo alla sorella.
La speranza di un sorriso, di un semplice saluto, magari di un abbraccio che, in
cuor suo, lei sapeva non sarebbe mai arrivato.
Petunia si voltò, incamminandosi verso la barriera.
"Mamma, papà, vi aspetto all'auto".
Lily si sentì cingere le spalle da suo padre, mentre una lacrima impavida si
avventurava lungo la sua guancia.
"Tesoro..." iniziò lui.
Lei si affrettò ad asciugare quell'unica lacrima, tirando su con il naso.
"Sono pronta".
Vide i suoi genitori scambiarsi uno sguardo preoccupato. Sua madre si avvicinò,
sistemandole i capelli rossi sulle spalle e accarezzandole una guancia.
"Devi darle solo un po' di tempo, piccola. E' la novità a spaventarla"-
Lily annuì, senza esserne troppo convinta.
Era evidente, sua sorella la odiava e credeva fosse un mostro.
Il tempo avrebbe mai potuto cambiare questo?
Il signor Evans lanciò un'occhiata all'orologio. "Su, sali. Non vorrai perdere
il treno".
Lei abbozzò un sorriso, tuffandosi tra le braccia del padre.
"Mi mancherai, papino".
"Anche tu, scricciolo".
Un bacio affettuoso sulla guancia, un abbraccio alla madre, la promessa di
scrivere presto.
"Ehi, Lily! Datti una mossa!".
Severus la stava aspettando pazientemente affacciato dal finestrino di uno
scompartimento.
"Ho i posti!".
"Arrivo!".
"Mi raccomando, tesoro. Rendici fieri di te".
Un gran sorriso illuminò il viso della ragazza.
"Lo farò! Sarò la migliore strega mai esistita!".
Con questa promessa in testa e il sapore di una sfida più grande di lei tra le
labbra, Lily si voltò, affrettandosi a saltare in quel mondo totalmente nuovo e
sconosciuto.
"Direi che il viaggio non è andato troppo male".
"Decisamente, Remus. E ci siamo anche moltiplicati per la strada. Da che eravamo
2, siamo diventati 4".
"Per la precisione, all'inizio ce n'era solo uno. Il più bello e attraente. Io".
"Sirius, ma sta zitto. Non ce lo scordiamo mica che sei un probabile Serpeverde".
"Suvvia ragazzi. Non è mica male, per essere una Serpe".
"Peter, tu mi sembravi un tipo apposto. Ma adesso che inizi a difendere la
feccia...".
"Feccia a me? Cerchi rogne, Potter?".
"E' il mio stile di vita, Black!".
"Fatti sotto, allora. Abbiamo tempo prima di salire sulla barca".
"Se vi faceste sotto un po' più la sarebbe preferibile, grazie".
I quattro ragazzi si voltarono, seguendo la fonte della voce che si era
intromessa nella loro discussione estremamente amichevole e pacata.
James inarcò un sopracciglio, osservando il ragazzo che si ritrovò avanti. Era
del primo anno anche lui, sicuramente. Indossava già la divisa e sulle spalle
gli ricadeva una massa di oleosi capelli color pece.
"Tu sei?".
"Non penso ti interessi".
"Io dico di si, dato che ti sei infilato tu nei nostri affari".
Sirius arricciò il naso.
"E' cattiva educazione intrufolarsi come una sanguisuga e non avere neanche la
decenza di presentarsi, non te l'ha detto la mamma?".
Il ragazzo aggrottò la fronte, aprendo la bocca per rispondere.
"Lascia perdere, Sev".
Solo allora il gruppo notò la ragazza rossa rimasta in disparte.
James si lasciò scappare un fischio.
"Bello mio, sei rovinato. Ti lasci dire cosa fare da una ragazza?".
"La ragazza in questione ti prende a calci se non ti sposti. Quindi, se vuoi
scusarmi...".
Prese il ragazzo oleoso per una manica e passò in mezzo ai 4, urtandoli
volontariamente.
Sirius scoccò un'occhiata allibita a James.
"Una tosta quella. Decisamente non Tassorosso. Magari me la ritrovo tra le
Serpi".
Gli altri 3 gli diedero uno spintone, alzando gli occhi al cielo.
"Ma smettila!".
Sala Grande, ore 21.30 circa.
"Black, Sirius Orion"
"Grifondoro!"
"L'avevo detto che era un tipo troppo apposto per essere una schifosa Serpe!"
"Sssh! Zitto!".
"Evans, Elizabeth Ann".
"Grifondoro!".
"Guarda, la rossa!".
"James...".
"Lupin, Remus John".
"Grifondoro!".
"VAI REM!".
"James, non mi sembra il caso...".
"Peter, non c'è Remus che rompe ora. Ti spiacerebbe darmi corda?".
"Ok".
"Minus, Peter Theodore".
"Grifondoro!".
...e ora con chi commento?
"Piton, Severus".
"Serpeverde!".
Toh. Non me l'aspettavo. Surprise!
"Potter, James William".
"Grifondoro!".
No, ma ditemi... avevate forse dubbi?
«
Angolo dell'Autrice
»
Oh, andiamo.
Davvero credevate di esservi libertati di me? *-* sono ancora qui, gente! E vi
presento questa nuova fic un po' particolare =)
I protagonisti sono sempre loro, i nostri Lily e James. La fiction, però,
consiste in un capitolo per anno, ognuno contenente un episodio particolare, un
frammento di memoria, una spiegazione al rapporto amore-odio tra i due tipetti.
Dal settimo capitolo, poi, inizierà la storia vera e propria u.u e le cose si
faranno moooolto interessanti!
Passiamo a specificare un po' di cose ._. i nomi completi dei personaggi sono
stati inventati dalla sottoscritta XD a parte ovviamente Remus e Sirius :) per
quanto riguarda Lily, ho sempre adorato il fatto che si chiamasse Elizabeth *-*
anche se sappiamo tutti che non è così ç_ç ma pazienza, sono dettagli °-°
Per il resto... credo d'aver detto tutto.
Spero solo che questo primo capitolo vi piaccia *-* e che possa interessarvi
anche il seguito!
{Bah, io non le so fare proprio le introduzioni ai capitoli ç___ç faccio pena}.
Però... però... me lo lasciate un commentino? *O* sono secoli che sponsorizzo
quell'adorabile e tenerissimo pulsantino blu lì sotto, che si sbraccia e urla
"Lascia una recensione a questa povera bestia! Lascia una recensione a questa
povera bestia!".
...gli diamo ascolto, si? *O*
Un bacio, e grazie in anticipo a chi legge e, soprattutto, chi va a fare
compagnia al Pulsantino Blu!
Vì