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Autore: Strega_Mogana    04/03/2010    2 recensioni
Elena e Alessandro (Querthe) Hanno unito I loro cervelli per Creare una nuova fic! Un regno di pace scosso da un amore non corrisposto e una guerra Che stravolgerà tutto. Buona lettura!
Genere: Romantico, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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strega_mogana e Querthe si scusano per il ritardo mostruoso... ma ci sono stati problemi e una vaga carenza di ispirazione per questa storia particolare.
Ora siamo tornati!
E' giusto dire che per questo capitolo tutti i meriti vanno a Querthe.


***


- E tu chi sei? – chiese Luna, risistemandosi impercettibilmente le lame gemelle ancora sulle sue mani, pronta al combattimento. – Come fai a sapere i nostri nomi?
- Calmati. Credo che anche in momenti come questi si debba essere gentili e seguire l’etichetta. Lei conosce in nostri nomi e le nostre professioni, se così possiamo chiamarle, e sarebbe cosa gradita che noi si potesse sapere con chi stiamo parlando, e che cosa dobbiamo aspettarci in questi tempi così strani.
- Ottime parole, principessa del Regno della Luna. Non potevo aspettarmi di meno da una nobile del tuo lignaggio. – sembrò sorridere la figura, che si presentava alta e snella, avvolta in un pesante mantello verde scuro che la copriva totalmente, se non per una zona che lasciava intravedere gli occhi. – Io sono conosciuta con molti nomi, alcuni dei quali così vecchi o poco usati da essere dimenticati da chiunque, me compresa. Dalla vostra gente, in questi ultimi secoli, sono conosciuta come Setsuna, la Meiou.
- Interessante. Dovrei essere molto sorpresa di trovarmi faccia a faccia con Setsuna la Guardiana dei Flussi, la Chiave della Sfera Granata.
- Un altro dei miei nomi, anche se molto poco usato, maga Mizuno. E’ da tempo che non lo sentivo. Conosci almeno superficialmente me e i miei poteri quindi.
- Abbastanza da sapere che potreste essere un grande aiuto o un nemico terribile. La domanda che mi pongo è su quale dei due sentieri ha scelto di incamminarsi.
- La risposta è semplice. Nessuno dei due.
- Intende dire che non si schiererà con noi o contro di noi? – chiese Usagi.
- Esattamente, principessa.
- Ma è da folli! Rei…
La guerriera armata di bastone lo impugnò saldamente, puntandolo verso la bionda dai lunghi codini, con chiari intenti bellicosi.
- Offendila o anche solo parlale senza il rispetto che merita per ancora una volta, e sarà l'ultimo respiro che la tua bocca potrà emettere, stolta nobile. Tuo è solo il diritto di inchinarti davanti alla nostra maestra.
In un secondo si sentì il rumore delle lame estratte dai foderi, mentre le due maghe sembrarono fissarsi negli occhi.
- Calmati, Haruka. – disse la sua compagna, appoggiandole la mano sinistra sul braccio, l'altra a reggere lo specchio in cui lei era tornata a riflettersi apparentemente interessata. – Non serve a nulla scaldarsi. E poi perderesti sicuramente con loro. Conserva le tue forze per le battaglie che verranno.
Setsuna la osservò per un istante, mentre la guerriera si poneva in una posizione di attesa con il bastone, pronta comunque a passare all'attacco o difendersi.
- Cosa hai visto?
- Nulla di certo, mia maestra. Eppure lo specchio offuscato, e un vago timore scuote le mie membra, come di una stanchezza di una battaglia contro qualcosa di enorme e malvagio.
- Rei. – disse Minako.
- Non lo credo.
- Perché ne siete così certa, Chiave della Sfera Granata?
- Se loro combatteranno, sarà solo una battaglia interna. Né io né le mie discepole ci faremo coinvolgere in questo sguazzare di pesci ciechi in un fangoso acquitrino.
- Ciò che chiamate in questo modo è la realtà distorta voluta da una donna pazza, il cui cervello non è meglio di ciò che ha immaginato e creato.
- Ma quella sua pazzia è dovuta all'amore, Mizuno. Tu potresti dirmi con certezza assoluta essa sia nel torto? Non è forse pazzia anche che una principessa abbia deciso di abbandonare il suo regno e di combattere come i più rudi e crudeli guerrieri per lo stesso motivo per cui una Hino ha deciso di non essere più sola? E se così dovevano essere le Vie del Tempo? Nulla è immutabile. Forse il Regno della Luna deve scomparire, e i suoi abitanti con esso.
Minako fremeva di rabbia, ma vide che sia Artemis che Luna osservavano immobili la scena. Decise di aspettare una loro mossa. Sapeva inoltre che non poteva usare i suoi poteri, o Rei avrebbe potuto trovarle prima del necessario. Inoltre non sapeva quanto del suo potere le era rimasto prima che venisse scoperta dalle altre.
- Anche voi ne fate parte. Vorreste morire quindi? Credete forse che Rei vi lascerà libera di fare e agire come adesso. Dovrete schierarvi, o morirete.
- Principessa, io non mi annovero, e ti prego di avere la gentilezza di non farlo nemmeno tu, tra i tuoi sudditi, o in quelli della Hino. Io comunque sopravvivrò.
- E come? Nascondendovi in qualche vicina caverna, mia signora? – chiese Luna. Non vi era emozione nella sua voce, solo una semplice domanda disinteressata, apparentemente. – Attendendo che tutto sia passato per poter continuare a trascrivere ciò che avviene, come è suo compito, Guardiana dei Flussi?
- Nascondersi non è il termine giusto, ma direi che sei andata molto vicina alla realtà. Attenderò che tutto sia passato, come ho sempre fatto.
- Ma se Rei vi trovasse, se vi scoprisse? Ha detto che non vi nasconderete, ma alla fine è ciò che farete, voi e le vostre allieve.
- Sta scendendo la sera. Venite, credo che potrò rimediare alcuni letti di paglia e delle lenzuola non certo perfette, ma sicuramente meglio della dura terra per dormire una sera. Domani potrete ripartire riposate. – disse sorridendo Setsuna, voltandosi e iniziando ad incamminarsi, dando loro le spalle.
Michiru la imitò, mentre la sua compagna osservò per un istante ognuno dei presenti.
- Allora, non avete sentito la mia maestra? Seguiteci. – grugnì, decisamente alterata dal dover dividere il loro rifugio con altre persone.
- Usagi?
- Facciamo come ci ha detto, Luna. Non sembra pericolosa, e se anche lo fosse, direi che siamo abbastanza per vincere contro di lei.
- Non crederlo, principessa. – disse nelle loro menti Ami. – Non è ciò che sembra. E non è ciò Luna ha detto. Lei non trascrive.
- Ovvero? – chiese Artemis, sempre tramite il pensiero.
- Non è educato bisbigliare alle spalle, anche se con il pensiero. – disse allegra Setsuna, senza voltarsi, rivolta al gruppo.
L'uomo sbiancò, e nessuno disse più nulla.

***

L'abitazione di Setsuna e delle sue due allieve risultò essere un tempio direttamente scavato nella pietra di una piccola collina poco lontana dalla strada, nascosto da un fitto bosco.
- Sembra antico.
- Più di quanto immagini, Guerriera-Ombra. Il tempio è stato creato dalla nostra signora, quando decise di essere.
- Scusa?
- Haruka! – le disse quasi in tono di rimprovero la compagna, aprendo il portone per Setsuna e facendola entrare con un inchino appena accennato.
Una volta che tutti furono entrati, il portone si richiuse pesante, con un rumore sordo, e allo stesso tempo decine di torce si acceso, illuminando l'interno, realizzato scavando e lisciando la pietra della collina al pari del resto dell'edificio.
- Mettetevi comodi, ve ne prego, mentre Haruka preparerà la cena. Michiru, saresti così gentile da allietare me e i nostri ospiti con della musica?
- Come desiderate, maestra. - rispose la maga con un inchino, prendendo quello che sembrava uno strano violino e iniziando a riempire l'enorme stanza con le note dolci e lente di una musica quasi impossibile da descrivere, che velocemente divenne sottofondo, mentre con un gesto Setsuna fece emergere dal pavimento sedie, poltrone e tavoli a sufficienza per tutti. Sebbene in pietrae sabbia, erano in qualche modo comodi.
Si tolse il mantello, rivelando una massa di capelli verdi, lunghi e lisci, pettinati a coda di cavallo. Indossava una lunga tunica senza maniche color violetto, plissettata, con passamaneria dorata alle spalle e al collo. Gli occhi erano profondi, come persi, ma vuoti, freddi e quasi aridi come quelli dei non-morti, cosa che fece fremere di timore Usagi, la cui mano si mosse da sola a tastare le sue armi.
- Sedetevi, vi prego. Non posso offrirvi gli agi del palazzo a cui sarete abituati, ma vogliate scusarmi. – sembrò prenderli in giro. – Slacciate pure le vostre armi dal corpo, nessuno qui vi farà del male. O la principessa ha avuto paura di aver perso le scimitarre?
Usagi abbassò lo sguardo mostrando vergogna, e pose le lame ai piedi della sedia su cui si era seduta, alla sua destra.
Anche le altre fecero lo stesso.
- Vi siamo già debitori e debitrici per averci accolto nella vostra abitazione. Emi scuso per la mia non voluta mancanza di rispetto, ma sono tempi strani questi. Le chiedo inoltre di perdonare la mia impudenza e la mia irruenza più adatta ad un rude mercenario che alla figura che dovrei rappresentare, ma desidererei parlare ancora un attimo relativamente al discorso che avevamo iniziato sulla strada. – sorrise Usagi, gli occhi fissi sulla donna, che dopo essersi seduta materializzò quella che sembrava un bastone dalla forma di enorme chiave in ottone lucidato, posandoselo in parte sulla spalla, in parte sulle ginocchia. In cima allo stesso, racchiuso in quella che sembrava l'impugnatura della chiave, vi era una sfera granata che roteava velocemente e che sembrava a volte emettere strani e sinistri bagliori.
- Ah, già. Ma prima che tu faccia domande, credo che sia meglio che Ami vi spieghi un po' meglio chi sono io.
- La vostra maga servitrice era in disaccordo quando la guerriera ha iniziato a parlare di voi e del tempio in cui siamo.
Setsuna rise, sebbene non vi fosse sentimento nel suono che uscì dalle sue labbra.
- Michiru a volte è troppo protettiva nei miei confronti, così come Haruka è impulsiva, tendendo a volte a farsi trasportare. Ma ti prometto, Ami, che potrai dire tutto ciò che vuoi.
- Si può sapere che cosa state dicendovi?
- Abbi pazienza un attimo, Minako, e ti spiegherò tutto, o meglio, tutto ciò che so. – disse la maga nelle loro teste. – Fin dai tempi più antichi, quando ancora non esistevano regni e probabilmente la razza umana e le altre razze non erano ancora nate, esisteva comunque una entità che controllava il flusso del Tempo. Tale entità è conosciuta con molti nomi diversi, tra cui quello di Chiave della Sfera Granata, in quanto il tempo è una sorta di sfera dove noi ci muoviamo sulla superficie, costretti da un certo tipo di flusso, come barche alla deriva. Esso non è l'unico, ve ne sono moltissimi, che spesso si intrecciano per un istante, a volte invece non si toccano mai. Un po' come se noi fossimo costretti su un filo solo della trama di un tappeto molto grosso che si chiude su se stesso.
- Perché su se stesso? – chiese Usagi.
- Principessa, i dejà vu, le sensazioni di aver avuto altre vite, aver vissuto altre storie, sono dovute al flusso del tempo che si piega su se stesso, andando a toccare un altro punto di sé più avanti o più indietro rispetto al suo concetto di presente. – spiegò Setsuna.
- Una sorta di visione di vite passate o future?
- Esattamente, assassino. I grandi amori, i grandi odi, quelle cose che senti che sei nato per fare, sono come nodi costanti nel flusso del tempo. Fatto la prima volta, lo ritroverai sempre.
- Eppure esiste qualcosa che, esente dal Tempo, non ne è condizionata, essendo essa al di fuori della sfera.
- Setsuna?
- Esatto. – disse la maga a Minako.
- Non proprio. Io sono una rappresentazione minima di ciò che è davvero la Chiave della Sfera Granata. Essa non è al di fuori del tempo, essa è parte di esso. Sono in questo momento qui a parlare con voi, ma allo stesso momento sto osservando me stessa contemporaneamente prima e dopo che lo sto facendo, e anche quando non vi ho mai incontrato, o quando Rei ha conquistatola Luna, e quando è morta nell'incendio che ha dato vita a questa realtà. Una Setsuna sta giocando con una piccola Hotaru in un mondo in cui lei è solo una neonata e voi, compresa Rei, siete solo studentesse, mentre un'altra sta mostrando ad una trista mietitrice i percorsi principali del Tempo per permettere ad un'altra Ami e ad un altro Mamoru di tornare in vita in un mondo simile a questo.
- Ho perso il filo del discorso…
- Non sei l'unica. – bisbigliò Usagi a Minako. – Ma non dirlo a nessuno.
- Io sono detta Chiave della Sfera Granata perché posseggo il potere di aprire il tempo e di essere ovunque, in ogni momento, e per questo non esistere, poiché sono ovunque. Ho deciso di mia spontanea volontà di esistere, e credo che ciò abbia creato quello che voi chiamate Tempo. Forse io sono il Tempo.
- Questo però non spiega perché voi non potete aiutarci. Siete qui, ora, in questo momento, anche se solo una piccola parte di voi. E da quello che ho capito,anche una sola piccola parte di voi è estremamente potente.
Setsuna sorrise a Luna, ma non rispose, attendendo che Haruka tornasse con dei piatti contenenti della carne stufata e del pane un po' duro, ma ancora commestibile. Sebbene la guerriera avesse posto una porzione davanti alla sua maestra e ad Ami, nessuna delle due la toccò.
- Luna, io non voglio partecipare, in quanto il mio compito che mi sono imposta è quello di osservare, al più di riparare gli eventuali danni al Tempo, a me stessa. Ammetto che l'incantesimo che Rei ha formulato ha creato un'onda che sta avendo ripercussioni più o meno pesanti in tutto il Tempo, ma credo che la cosa si esaurirà da qui a breve, nel giro di qualche millennio. Ma mi ha stuzzicato un sentimento nuovo questo fatto, una sorta di curiosità, e così ho deciso di creare delle discepole, delle serve, che siano i miei occhi e le mie orecchie in questo flusso, almeno finché questo gioco non mi stuferà.
- Eppure voi siete ovunque. – mormorò la bionda dai lunghi codini, addentando il pane. – Non capisco il perché di loro due?
- Vedere tutto sempre tende a renderti un po'… superficiale a volte, mentre loro possono darmi una visuale molto particolare, interna della vicenda. Ma dovranno restarne fuori, per non alterare i fatti. Ho concesso loro una piccola frazione del mio potere, per potermi servire al meglio.
- A proposito di potere, come mai voi non li nascondete a Rei? I mostri contro cui abbiamo combattuto cercavano voi, immagino.
- Ormai sono giornalmente presenti nella zona dove ho deciso ristabilire la mia momentanea residenza. Un altro motivo di avere due serve, ovvero quello di agire il minimo indispensabile per non darmi noie. E attacchi verso la mia persona sono quello che intendo come noie. Io non voglio intromettermi con il flusso locale, e combattere contro quei demoni è solo uno spreco di potere. Non che la ma riserva abbia fine, ma comunque mi da fastidio usarlo per nulla.
- E allora perché continuare ad accendere l'equivalente di un faro nella notte?
- Ciò che la maga ha sentito è la frazione minima dei miei poteri. Li sto frenando quanto posso. E comunque se arrivassero abbastanza vicini a me, dopo aver ucciso le mie due schiave, potrei semplicemente immetterli in una corrente di tempo in cui loro non esistono, e svanirebbero.
Le donne, ad eccezione di Ami, si guardarono negli occhi incredule, con la chiara faccia di chi non ha capito nulla.
Setsuna rise nuovamente, e si alzò. La sedia svanì, come pietra erosa da milioni di anni di intemperie, non più utilizzata. Mosse pochi passi verso Ami, che alzò quella che sarebbe dovuta essere la sua faccia come per guardarla.
- Ti manca?
- Non capisco la domanda.
Setsuna toccò la fronte di Ami, chiudendo gli occhi. Fu come vedere le due figure in una giornata assolata, quando l'aria trema e deforma tutto ciò che si vede.
- Ora capisci?
Ami tossì, la sua bocca si aprì mentre calde lacrime scendevano dai suoi occhi spalancati. I suoi polmoni faticavano a ricordarsi come pompare aria nel suo corpo, e le sue dita sfiorarono con le loro lunghe e curate unghie le fattezze di un viso che era il suo, sebbene lo sentiva estraneo.
- Cosa? – gracchiò, la gola secca, la lingua impastata. Il tumulto di sensazioni che si stavano accavallando nella mente la stavano portando a piangere ininterrottamente, mentre voleva ridere e singhiozzare allo stesso tempo.
- Stammi vicino, e potrò darti una nuova vita. Questa sei tu, in un altro tempo, in un altro luogo. La vuoi? Stai con me, come hanno fatto Michiru e Haruka, e lo avrai. Ho bisogno di te, una mente come la tua mi farebbe comodo in questo flusso. Tu mi basteresti, e loro potrebbero svanire, ormai inutili. Avresti poteri immensi, nessuno ti sarebbe superiore, tranne me, la tua padrona, ma dovrai essere solo una spettatrice. Attaccare solo se attaccata, indolente verso tutti e tutto. La vita altrui ti sarà indifferente, ma potrai viverne un numero infinito, nell'immortalità.
- Ami… - mormorò Usagi.
- Principessa, io…
- Avrai secoli per studiare tutto ciò che vuoi, potrai essere la prima in qualsiasi campo tra gli esseri viventi.
- Chiave della Sfera Granata, io…
- Basta che tu dica una sola parola. Loro non saranno più, e saremo solo io e te e il Tempo.
Michiru aveva smesso di suonare, attenta a ciò che stava accadendo.
Ami, chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
- No.
Setsuna si ritrasse come se fosse stata insultata, e il volto di Ami tornò ciò che era stato negli ultimi anni.
- Come puoi aver… aver rifiutato?
- Avere tutto, conoscere tutto, ma non poter far nulla non mi interessa. Il sapere, la conoscenza devono essere utilizzate nel mondo, non lasciate nella mente per puro piacere personale. Io vi ringrazio immensamente della vostra offerta, ma comprendete le mie ragioni, ve ne prego.
La donna osservò con il collo leggermente piegato la maga, quindi sorrise appena e si rimise seduta, avendo ricreato la sedia.
- Bene, la tua decisione è presa. Rimarrete per la notte, ma domani mattina all'alba ve ne andrete, o verrete considerate da me come nemiche, e vi lascerò nelle capaci mani delle mie due serve, delle mie allieve fidate.

***

Haruka si girò per l'ennesima volta nel suo letto di paglia coperto da un lenzuolo che aveva visto giorni migliori, ma alla fine si decise e si alzò, avvicinandosi lentamente e silenziosamente a dove Minako stava dormendo. Un istante prima che lei le toccasse la spalla con la mano, la lama di un sottile pugnale le sfiorò la gola, appoggiandosi ad essa.
- Cosa vuoi? – chiese, sussurrando, l'assassina.
- Parlare.
- Non puoi aspettare domani mattina?
- Siamo sveglie entrambe, no? – sorrise Haruka.
- Vero.
- L'entrata.
Silenziose si avviarono ai portoni del tempio, che vennero aperti e poi richiusi senza nessun rumore, in modo da non disturbare le altre che dormivano.
- Allora?
- Perché vi date tanto da fare per una lotta che è persa in partenza?
- E chi lo ha detto?
- Le forze della sacerdotessa sono centinaia di volte, se non migliaia di volte più potenti delle vostre, nemmeno tutto l'esercito del Regno della Luna potrebbe sconfiggerle, eppure voi perseverate nel voler vincere, e addirittura andate con uno sparuto gruppetto contro di loro. E' un suicidio.
Minako rise.
- Verissimo, se la nostra intenzione fosse quella di affrontarli in uno scontro frontale. Probabilmente ne uccideremmo tanti quanto un intero esercito, visti i nostri poteri, e se Setsuna si fosse unita a noi, forse avremmo potuto sconfiggerli tutti, ma non era comunque il nostro piano.
La bionda dai capelli corti la guardò senza capire.
- E' comunque un suicidio.
- Probabile, ma vedi, almeno nel mio caso, sarebbe solo un passo avanti. E nel caso delle altre, beh, una morte da libere è meglio che un'immortalità da schiave. Come la tua o quella della tua compagna.
- Come osi dire che…
- Haruka, per favore. L'hai sentita anche tu, anche se non hai voluto intendere. Vi ha chiamate schiave, ma anche se vi avesse chiamate sorelle sarebbe stata la stessa cosa. Voi siete i suoi animali da compagnia. Se Ami avesse accettato di rimanere con voi, cosa credi che sarebbe successo a voi due? Vi avrebbe fatte sparire, o nel caso più fortunato, vi avrebbe messo in un angolo, come una bambola di pezza vecchia quando ne arriva una nuova di porcellana.
- Non puoi parlare così della nostra maestra.
- Lo ha appena fatto, Haruka.
- Michiru, come mai sveglia anche tu?
- Credi di essere l'unica ad avere dubbi e ansie? Loro sono solo l'ultimo tassello di un quadro che da mesi si stava formando nella mia mente e che vedevo nel mio specchio. Ora mi è chiaro che la scelta che abbiamo fatto è stata sbagliata. O meglio è errato perseverare in ciò che stiamo facendo.
- Cosa stai dicendo?
- Non dovevamo toglierci dalla vita, dovevamo viverla per capirla, non osservarla come si guarda una palla di cristallo piena di neve che cade.
- Vorresti abbandonarla? Abbandonarci?
Michiru sorrise, ponendo una mano sulla guancia di Haruka.
- Amore mio, non ti abbandonerei mai. Non capisci che se sono qui con lei è per te? Ovunque vai tu io ci sarò, sempre.
- Michiru… - chiuse gli occhi l'altra, sfiorando con la sua mano quella della compagna, avvertendone il profumo e il calore.
- Visite.
Immediatamente le due donne si voltarono verso la direzione in cui stava guardando Minako, che aveva parlato. Due figure massicce e nere si stavano avvicinando velocemente al tempio.
- Chi diavolo…
- Deimos e Phobos. – rispose nelle loro menti Ami.- I Mercenari dell'Inferno. Setsuna si è già accorta di loro. Sono venuti per lei, non per noi.
- Dobbiamo proteggerla!
- Non è necessario. E' scomparsa. Loro sono come lei, esistono senza essere stati creati. Non può sconfiggerli, e ha scelto la fuga.
Haruka sgranò gli occhi, mentre Michiru si concesse un sorriso triste.
- Ora che cosa facciamo, Michiru?
- Viviamo. – rispose lei. – Forse per la prima volta in vari anni. Prepariamo loro un benvenuto che non si potranno dimenticare.
   
 
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