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Autore: baby80    10/03/2010    10 recensioni
Ho provato a immaginare il primo giorno di André a palazzo Jarjayes, e il suo incontro con Oscar... Anche questa storia è stata iniziata tempo fa, e modificata di recente, ed anche in questo caso la "mia" Oscar è a conoscenza d'essere una bambina. Sono indecisa se concludere la storia in questo modo, come una one shot, o se continuare a raccontare di André... ci penserò. Si accettano consigli.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono emozionato, domani prenderò parte ad un matrimonio.
La sorella più grande di Oscar diventerà Madame Lemoine.
Josephine sposerà Jerome Lemoine, un conte molto più grande di lei.
Oscar dice che è vecchio, io non so quanti anni abbia ma sicuramente ne ha molti di più di Josephine.
Non sono mai stato ad un matrimonio.
La nonna mi ha spiegato che ci sarà una funzione in chiesa e poi un grande ricevimento.
Si mangerà, si berrà e tutti danzeranno... si prospetta una giornata divertente.
Io e Oscar domani, e solo per quel giorno, avremo il permesso di rimanere alzati fin dopo la mezza.
“Ormai siete cresciutelli.” ha detto la nonna dandoci la bella notizia.
E' vero, siamo cresciuti, io ho 11 anni e Oscar 10.
Sono molto più alto dell'estate passata, anche Oscar è cresciuta in altezza, mi arriva alla spalla, è grande per la sua età, ma per me rimane sempre una “piccoletta”.
Questo pomeriggio ho avuto il mio primo abito da cerimonia, il mio primo abito importante!
Un sarto lo ha confezionato su misura per me, credo proprio d'essere un bambino fortunato, è quello che mi ripete sempre la nonna.
Ho un bellissimo abito celeste, di una stoffa che si chiama “velluto”, e un nastro dello stesso colore con cui mi legherò i capelli, diventati ormai troppo lunghi da lasciar sciolti.
Sono un bambino fortunato ed è tutto merito di Oscar, è grazie a lei se domani sarò tra gli invitati del matrimonio di Josephine.

“Se non può venire André non verrò neppure io!” ha gridato Oscar a Madame Jarjayes e al generale, ed ovviamente l'ha avuta vinta lei, come sempre.

E' il grande giorno, il matrimonio si farà tra poche ore e Oscar è comparsa in camera mia prestissimo.
Ho una camera tutta mia ora, il generale, qualche mese fa, me ne ha concessa una dicendo che ormai ero troppo grande per dormire ancora con la nonna.
Il generale ha ragione, sono grande ormai, così grande da meritarmi una stanza tutta mia!

“André, André, svegliati!”
“Uhm... Oscar... è presto!”
“André, svegliati, pigrone! È tardissimo, ci stiamo perdendo il meglio...”
“Il meglio? Che vuol dire Oscar?”
“Vuol dire che stanno trasformando Josephine in un'enorme torta!”
“Una torta?”

Non ho idea di cosa significa trasformare una persona in una torta, ma sono curioso.
Io e Oscar stiamo fuori dalla stanza della sposa, sento la voce della nonna e di Madame Jarjayes, le sento ridere e piangere quasi nello stesso momento, non capisco, le donne sono davvero strane!
Oscar mi tira la manica della camicia, mi sussurra di guardare dentro la stanza.
Josephine è avvolta da una nuvola di stoffa bianca, dalla testa ai piedi, rido capendo finalmente il significato delle parole di Oscar.
Sembra davvero una torta enorme!
Josephine non è come Oscar e le altre sorelle, magre, alte, no Josephine è cicciottella.
Povera Josephine, costretta ad indossare un abito che la fa sembrare ancora più grossa, mi spiace tanto ma non riesco a smettere di ridere e Oscar mi segue a ruota.

“Ah Ah Ah... Oscar andiamo via, ci metteremo nei guai!”
“Sei un fifone André.”
“Non sono un fifone Oscar!”
“Si che lo sei, hai sempre paura di tutto... di tua nonna, di mio padre... Fifone!”
“La nonna mi picchia con il mestolo di legno, avresti paura anche tu Oscar!”
“Fifone, fifone, fifone!”
“Smettila Oscar!”
“Fifooooooooone!”
“Smettila Oscar altrimenti...”
“Altrimenti? Chiami la tua nonnina a difenderti?”
“Oscar!”

Odio quando Oscar si comporta così, cerco di stare calmo ma lei continua a provocarmi, mi punzecchia fino a farmi arrabbiare.
Sono arrabbiato.
Le salto addosso e la faccio cadere a terra, cadiamo tutti e due, metto una mano sulla bocca per farla smettere di parlare.
Mi morde!
Oscar ha il brutto vizio di mordere, sempre, ho i segni dei suoi denti ovunque.

“Ahia! Oscar, basta mordere!” le dico, ma non ascolta e tenta di mordermi le braccia.
Medito vendetta.
Sto per vendicarmi.
Guardo la piccoletta bionda e sorrido.

“Oscar... hai svegliato il mostro del...”
“No, no, no, André ti prego...”
“Troppo tardi Oscar...”
“No, André ti prego... scusa, scusa... non sei un fifone!”
“Troppo tardi...”

La mia vendetta è compiuta.
Oscar sta ridendo fino alle lacrime.
Il mostro del solletico funziona sempre.

“André... ah ah ah ah... basta... ti  prego... ah ah ah...”
“Chiedi scusa Oscar...”
“Scus... ah ah ah... scusa André... ah ah ah.”
“No, no devi dire... Perdonatemi signor André, non siete un fifone!”
“Non lo dirò mai... ah ah ah... André...”

Il mostro del solletico sta per colpire il punto debole della sua vittima... i fianchi!

“Oscar...”
“aaaaaaaaah... ah ah ah ah... Perdonatemi signore, non siete un fifone... ah ah ah... basta André ti prego... ah ah ah”
“Brava, piccoletta!” le dico mentre mi alzo e le porgo la mano per aiutarla a mettersi in piedi.
Come immaginavo rifiuta il mio aiuto, mi fa la linguaccia ed entra nella stanza della sorella.


Non ho più visto Oscar, dopo la litigata di stamattina.
La cerimonia in chiesa sta per iniziare.
La vedo entrare, dietro alle sorelle, delle dame vestite di rosa e bianco e lei, la piccoletta bionda, un soldatino con un abito uguale al mio, un abito di velluto celeste.
Si siede accanto a me, sorride, non è arrabbiata.
Seguiamo la funzione con poco interesse, ci annoiamo, stiamo seduti in modo scomposto sulla panca di legno, bisbigliamo tra di noi.

“André...”
“Si, Oscar...”
“Secondo te chi sta  piangendo di più, tua nonna o mia madre?”
“Mia nonna, Oscar...”
“André...”
“Si...”
“Il conte Lemoine ha le orecchie più grandi della testa, non ti sembra?”
“Uhm... forse non sono le orecchie ad essere grandi, forse è la testa che è troppo piccola...”
“Siiiiii... hai ragione André.”
“Il conte è davvero bruttissimo...”
“Si, André, è brutto e vecchio... avrà almeno 30 anni!”
“Uuuuh vecchissimo!” diciamo insieme facendo una smorfia.

Veniamo richiamati all'ordine dalla nonna.
Ci rimettiamo seduti composti.
Silenzio.
La cerimonia è quasi finita, i due sposi si sono scambiati gli anelli.
“Ora  può baciare la sposa.” dice il prete rivolgendosi al conte Lemoine.

Oscar ed io ci guardiamo con lo stupore negli occhi.
Josephine e il conte Lemoine si baciano, le loro bocche unite.

“Bleah, che schifo!” ancora una volta io ed Oscar pronunciamo la stessa frase, nello stesso istante, con il medesimo disgusto sul viso.
“Non bacerò mai nessuno in quel modo!” dico
“Io non bacerò mai nessuno, in nessun modo!” continua Oscar.

Applausi, sorrisi, pianti.
La cerimonia è terminata.
Josephine è diventata una moglie.
Mi sorprendo a immaginare il matrimonio dei miei genitori, e immaginare il loro bacio non mi disgusta.


Il ricevimento è iniziato da molte ore, è quasi mezzanotte, c'è un gran trambusto.
Oscar ed io abbiamo mangiato tantissimo, dolci più che altro.
Ho sporcato il mio bel vestito, ad Oscar è caduta una fetta di torta ed è finita sulle mie gambe.
Mi ha chiesto scusa, non mi sono arrabbiato, se devo dire la verità preferisco i miei soliti abiti, quelli che porto tutti i giorni, sono molto più comodi.
Siamo seduti vicino alla fontana, in giardino.
Abbiamo rubato una bottiglia di vino.
L'idea è stata di Oscar, il piccolo demonio biondo mi ha sfidato.
“Vediamo se hai il coraggio di rubare una bottiglia di vino... se non lo fai sei davvero un fifone!” mi ha detto.
Non potevo rifiutare.
L'ho rubata. Ho vinto.
Abbiamo bevuto tanto, troppo, mi gira la testa e ho la nausea.
Oscar non smette di ridere e di dire frasi senza senso.

“André...”
“Cosa...”
“Anch'io dovrò sposarmi come la torta?”
“La torta?”
“Si la torta, mia sorella!”
Oscar ha bevuto molto più di me.
“Josephine...”
“Si, Josephine... è quello che ho detto io André.”
“Non lo so Oscar...”
“Tu ti sposerai André.”
“Non lo so...”
“Non sai mai niente André!”
“Lo so...”
“André...”
“Piccoletta...”
“Io non voglio sposare uno come il conte Lemoine...”
“Nemmeno io voglio sposarlo...”
Credo di aver bevuto tanto anch'io.
“André...”
“Che c'è...”
“Tu mi sposeresti?”
“Uhm... si...”
“E' deciso, se mi dovrò sposare lo farò con te, André! Ci stai?”
“Ci sto!”
“André...”
“Piccoletta...”
“Non chiamarmi piccoletta...”
“Va bene... che c'è Oscar.”
“Niente baci però!”
“Niente baci Oscar!”
“Bleahhhh...” lo diciamo insieme.

Sto male, mi viene da vomitare, Oscar è poggiata contro la mia spalla, si lamenta.
Sta arrivando qualcuno.
La nonna... oh oh... se solo riuscissi ad alzarmi correrei via.
Sta gridando, ahia, mi fa male la testa!
Nonna non urlare!
Ci trascina verso il palazzo, ma dobbiamo fermarci.
Sto dando di stomaco.
Continuiamo verso il palazzo. Ci fermiamo, ora è Oscar a dare di stomaco.
Domani verremo  puniti, la nonna ci minaccia puntandoci contro l'indice.
Voglio dormire e dimenticare questa brutta giornata, la giornata delle prime volte.
Il mio primo matrimonio, il mio primo abito elegante, la mia prima ubriacatura.
Un incubo.
Non mi piacciono i matrimoni.
Cerco di dormire, chiudo gli occhi e immagino l'unico matrimonio che non potrei mai disprezzare, quello dei miei genitori.
  
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