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Autore: baby80    11/03/2010    11 recensioni
Ho provato a immaginare il primo giorno di André a palazzo Jarjayes, e il suo incontro con Oscar... Anche questa storia è stata iniziata tempo fa, e modificata di recente, ed anche in questo caso la "mia" Oscar è a conoscenza d'essere una bambina. Sono indecisa se concludere la storia in questo modo, come una one shot, o se continuare a raccontare di André... ci penserò. Si accettano consigli.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ieri ho compiuto 13 anni, ho festeggiato con la nonna e il resto della servitù di casa Jarjayes.
Oscar non c'era, è il primo compleanno che festeggio senza di lei, è stata via quasi tutta l'estate, il generale l'ha portata a visitare i luoghi che un giorno frequenterà, se studierà sodo per divenire un bravo soldato... La Reggia di Versailles, le caserme, i salotti più in vista di Francia... e successivamente l'ha condotta in Normandia dove un insegnante l'ha seguita giorno dopo giorno, impartendole nozioni militari.
L'estate sta giungendo al termine e mi rattrista pensare che non abbiamo potuto passare del tempo insieme, Oscar ed io, è la prima volta che stiamo lontani per un tempo così lungo.
Durante l'assenza di Oscar ho avuto modo di frequentare di più il resto della servitù, in particolar modo i ragazzi della mia età.
Sono stati loro ad avvicinarsi a me, con qualche timore, mi han confessato poi, intimiditi dalla mia posizione privilegiata a palazzo, ma più liberi non sentendo addosso la presenza costante di Oscar.
Che strano, non ho mai pensato ad Oscar come ad una pesante presenza nella mia vita, eppure a quanto pare mi è sempre stata così  vicina da impedire ad altri di entrare nel nostro spazio, non mi ero mai fermato a pensare a tutto questo.
I ragazzi della servitù sono simpatici, quattro maschi; Pierre, Louis, Claude, Gaspard, e tre femmine; Colette, Felicienne, Nicole.
Prestano servizio a palazzo Jarjayes per i motivi più differenti, chi per necessità, avendo un genitore malato o addirittura morto e dovendo quindi sfamare il resto della famiglia, chi per destino essendo nato a palazzo dall'unione di domestici che già lavoravano per il generale.
Storie e vite diverse ma pur sempre uguali, in piccole sfumature, tutta gente del popolo, umile, semplice, povera.
Come anch'io sono, più per nascita che per il mio vissuto, essendo cresciuto in un “mondo” privilegiato rispetto agli altri ragazzi del palazzo.
Da qualche tempo sono diventato troppo riflessivo, troppo “serioso”, così mi ha definito Oscar prima di partire per la Normandia, credo abbia ragione, non so a cosa sia dovuto questo mio mutamento, forse alle letture che spesso accompagnano le mie notti, o semplicemente è una conseguenza al cambiamento che sento crescere, prepotentemente, dentro e fuori il mio corpo.
Non lo so, ma certamente ne avrò risposta quanto prima.
Ieri ho festeggiato il mio compleanno, la nonna ha cucinato la mia torta preferita, al cioccolato, abbiamo parlato tanto durante la cena, abbiamo riso, lei ha pianto, come sempre, dicendo che ormai sto diventando un ometto, e quanto, ogni giorno di più, io gli ricordi mia madre.
Mia madre, mi domando che bambino sarei stato, e che ragazzo sarei ora, se lei fosse stata in vita, non so se sarebbe orgogliosa di me. Lo spero.
Mi manca tanto, così come mi manca mio padre, mi manca il suo affetto, e la presenza di una figura maschile a cui attingere, con cui confrontarmi, la sola figura maschile qui è quella del generale Jarjayes, e se devo essere onesto non è il tipo di uomo a cui vorrei somigliare.
Dopo aver festeggiato con la nonna, i ragazzi mi hanno trascinato al boschetto dietro palazzo Jarjayes, dove si riuniscono ogni sera, e dove anch'io vi sono stato quasi per l'intera estate.
Le ragazze hanno portato dei biscotti, rubati sarebbe il termine più adatto, mentre i ragazzi hanno sottratto una bottiglia di vino.
Abbiamo mangiato e bevuto vino, abbiamo riso e preso in giro gli altri domestici, le figlie del generale, il generale stesso e Madame Jarjayes, ma nessuno ha osato nominare o burlarsi di Oscar.
Credo abbiano timore, o addirittura paura di Oscar... ed hanno ragione, quando si arrabbia diventa una furia.
Pierre è il ragazzo con cui mi trovo meglio, è molto simile a me, è più grande di due anni e sta con Felicienne, stanno insieme da parecchio tempo, vorrebbero sposarsi un giorno e mettere su famiglia, se ne avranno la possibilità, lontano da qui.
Non ho mai pensato all'amore, non ho mai provato dei sentimenti per una ragazza, per una femmina che non fosse Oscar... fino a ieri.
Durante la serata mi si è seduta accanto Colette, abbiamo iniziato a parlare, Colette ha 13 anni come me, è una ragazza vivace e diretta, al limite della sfrontatezza, sembra molto più grande della sua età, ha i capelli rossi e il viso tempestato di lentiggini, gli occhi blu e la carnagione chiarissima e... il suo corpo non è il corpo di una ragazzina, è il corpo di una donna, formoso, pieno, morbido... credo.
Soffermarmi ad osservare il corpo di Colette mi ha sorpreso, non avevo, fino a ieri, dato importanza a certi particolari, a certe differenze che esistono tra maschi e femmine, e fino a ieri il mio corpo non aveva mai dato segni di turbamento guardando il corpo di una ragazza.
Fino a ieri, appunto.
Ieri guardavo l'ombra del fuoco riflessa sul petto di Colette ed una scossa mi ha colpito alla schiena, estendendosi poi al resto del corpo, e finendo la propria corsa al basso ventre, scatenando una reazione inaspettata e imbarazzante, ma tremendamente piacevole, devo ammettere.
Fortunatamente Colette non si è accorta di nulla, non ha notato quella reazione così scandalosa e spudorata che ho cercato di nascondere con le mani... lei ha continuato a parlarmi, mi ha raccontato della sua famiglia, della tristezza che a volte la coglie e dei desideri per un futuro migliore, abbiamo riso tanto e anch'io le ho parlato di me.
È stato piacevole.
È stato piacevole conversare con qualcuno che non fosse Oscar.
Il resto dei ragazzi ha lasciato il boschetto poco dopo la mezzanotte, io e Colette siamo rimasti, dicendo che volevamo chiacchierare ancora un po', e a questa affermazione vi sono state risate e commenti imbarazzanti.
Poi Colette mi si è avvicinata senza che potessi impedirlo, mi ha guardato negli occhi e ha sorriso, senza proferir parola, per poi dire, con una naturalezza disarmante...

“Mi piaci André... hai dei bellissimi occhi verdi, lo sai?”
“Ehm... si... ehm... grazie Colette.” ho farfugliato.
“André...”
“Si, Colette...”

La risposta di Colette non è giunta con le parole.
La risposta di Colette è arrivata con un bacio.
Il mio primo bacio.
Uno scatto improvviso ed il calore delle sue labbra sulle mie.
Un istante di imbarazzo e la sua bocca si è schiusa inondandomi del suo respiro bollente.
A mia volta ho dischiuso le labbra ed ho accolto la lingua di Colette nella mia bocca, l'ho carezzata, goffamente, con la mia.
Le nostre lingue hanno danzato tra onde di piacere liquido.
Non credo di aver mai assaggiato nulla di più buono della bocca di Colette.
Credevo mi avrebbe disgustato il contatto con la saliva di un'altra persona, invece me ne sono dissetato e vorrei dissetarmene anche ora.
Ci siamo baciati così tante volte che non ricordo quando tempo abbiamo trascorso nel boschetto.
Ci siamo salutati sulla soglia di palazzo Jarjayes, scambiandoci ancora un lieve bacio.
Ho trascorso l'intera notte lottando contro quel turbamento che è come fuoco nel mio ventre, sono crollato qualche ora più tardi sperando di sognare Colette.
Il mio primo bacio. Non credo lo racconterò ad Oscar, non credo capirebbe. È la prima volta che tengo qualcosa per me e non lo condivido con lei, la mia piccoletta.
Ritorno con la mente a due anni fa, il giorno del matrimonio di Josephine, ricordo il disgusto che provammo io ed Oscar vedendo gli sposi scambiarsi il bacio a fine cerimonia, ricordo con il sorriso sulle labbra la nostra promessa solenne “niente baci, non baceremo mai nessuno”.
Ho infranto la  promessa.
Chissà se anche Oscar ha cambiato idea sui baci, chissà se anche in lei, come in me, c'è una guerra che le brucia le viscere, chissà se lei, come me, sta mutando in qualcosa di diverso.
Sono seduto sui gradini dell'ingresso di palazzo Jarjayes, guardo Colette lavorare con le altre domestiche, desidero ancora i suoi baci, ma non adesso.
Ora aspetto lei, aspetto con ansia il ritorno di Oscar.
Ecco la carrozza, è arrivata!

“André!”
“Oscar!”
Eccola! Ho così tante cose da raccontarle, e così tante da farmi raccontare.
Non esiste più nulla, dimentico ogni cosa, a parte il bacio si intende, ma anche quello è offuscato.
Mi sei mancata Oscar, mi sei mancata tremendamente.
Glielo dico.

“Mi sei mancata piccoletta...”
“Non sono una piccoletta!” sferra un pugno contro il mio braccio, è sempre la stessa.
“Ahia...”
“Mi sei mancato anche tu.” mi sussurra guardandomi con gli occhioni azzurri.
Camminiamo verso le scuderie, chiacchierando, e siamo di nuovo persi nel nostro piccolo mondo.
  
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