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Autore: baby80    12/03/2010    11 recensioni
Ho provato a immaginare il primo giorno di André a palazzo Jarjayes, e il suo incontro con Oscar... Anche questa storia è stata iniziata tempo fa, e modificata di recente, ed anche in questo caso la "mia" Oscar è a conoscenza d'essere una bambina. Sono indecisa se concludere la storia in questo modo, come una one shot, o se continuare a raccontare di André... ci penserò. Si accettano consigli.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono trascorsi 6 mesi dalla fine dell'estate, è un marzo insolito questo, un marzo con la neve.
Sono successe tante cose in questi lunghissimi 6 mesi, così tante da sentirmi travolto e schiacciato da tutto questo.
Agli inizi di settembre, poco dopo il ritorno di Oscar dalla Normandia, abbiamo recuperato il tempo perduto, passando ogni minuto libero insieme, nessuno si è sorpreso di questo nostro vivere simbiotico, tutti comprendono quando si tratta di noi due.
Tutti capiscono, i ragazzi della servitù compresi.
Hanno smesso di invitarmi al boschetto, ma non sento in loro risentimento, hanno semplicemente capito che la parentesi estiva è stata, appunto, solo una parentesi.
Ci incrociamo per i corridoi di palazzo Jarjayes, alle volte pranziamo o ceniamo allo stesso tavolo, conversiamo, ma tutto finisce li, tra del cibo e del buon vino.
La “padroncina” è tornata e loro non osano oltrepassare il nostro mondo, peccato, se provassero a conoscere Oscar credo che cambierebbero idea su di lei.
Qualcuno ha sofferto il ritorno di Oscar, una bellissima ragazza dai capelli rossi e dalle labbra bollenti.
La gelosia di Colette è stata così forte da ferirmi, la sentivo arrivare ai miei occhi come spilli ardenti, e nulla ho potuto fare per placarla, nemmeno i baci che ci siamo scambiati, ancora, dopo quel primo bacio rubato il giorno del mio compleanno.
Mi piaceva, mi piace, Colette, ma mi è inconcepibile non condividere la vita con Oscar, siamo cresciuti insieme, nella stessa casa, nella stessa anima ferita, e vivere ogni istante con lei mi è naturale come respirare. Ora più che mai.
Oscar è mia sorella, la mia migliore amica.
Oscar è la mia famiglia.
Ho parlato a Colette spiegandole cosa rappresentasse per me Oscar, quale ruolo avesse nella mia vita, ho tentato di spiegarle che nella mia esistenza vi è spazio anche per altre persone che non siano lei, ma che nessuno avrà mai il potere di allontanarmi da Oscar. Mai.
La sua reazione ha deluso le mie aspettative, non ha capito, anzi, la gelosia si è unita alla furia scatenando il suo animo selvaggio.
Colette mi ha rivolto parole amare, nate appositamente per ferirmi e farmi male, ma non ce l'ho con lei.
Dopo una scenata scaturita più dall'amore che dall'odio, l'ho vista piangere.
Povera dolce Colette, mi si è stretto il cuore. L'ho abbracciata sussurrandole all'orecchio che per lei ci sarei sempre stato, per qualsiasi cosa.

“Grazie André, sei un bravo ragazzo, credo che verrò a cercarti di tanto in tanto, per conversare e... per rubarti qualche bacio.” ha sussurrato lei al mio di orecchio.
Sono passati 6 mesi da quel giorno e di tanto in tanto Colette ed io ci ritroviamo nel boschetto dietro palazzo Jarjayes, di tanto in tanto per conversare, di tanto in tanto per rubare baci proibiti.
La fine dell'estate ha segnato la fine di alcune consuetudini tra me ed Oscar, vi sono stati parecchi cambiamenti dopo il suo ritorno.
Una settimana qualunque di settembre, il clima mite, ancora piacevolmente caldo, l'ennesima giornata trascorsa con la  piccoletta.

“André, andiamo a nuotare?”
“Certo Oscar, non ho nuotato nemmeno una volta durante l'estate.”
“Immagino... il nuoto non è il tuo forte André.”
“Oscar... fai la brava.”
“André! Come ti permetti! Io sono brava! sono bravissima!”
“Certo Oscar, certo... allora, da brava, monta sul cavallo e andiamo a nuotare.”
Oscar monta a cavallo e voltandosi verso di me fa la linguaccia, non cambierà mai, mi dico, nemmeno ora che ha 12 anni e dovrebbe essere più seria.
Raggiungiamo il fiume e il  piccolo demonio biondo mi sfida, come sempre, per lei ogni occasione è buona per confrontarsi, per mettere in scena una sorta di combattimento, che sia mentale o fisico per lei non ha importanza.
Oscar si toglie le scarpe e si getta nel fiume, vestita.

“André...” urla.
“Cosa c'è?” urlo a mia volta.
“Vieni in acqua... o sei il fifone di sempre?”

Sto per rispondere che si sbaglia ma un istante dopo mi sorprendo a non aver voglia di parlare, lascio la “serietà” e la ragione dei miei 13 anni sull'erba, accanto alle mie scarpe e alla mia camicia e raggiungo Oscar, come facevo da bambino.
Inizia una battaglia con armi di fortuna, mani e piedi che sollevano l'acqua e colpiscono sotto forma di schizzi, mani e piedi che trascinano i nostri giovani corpi sott'acqua.
Questa la sola guerra che nessuno vorrebbe vincere, questa l'unica guerra che nessuno vorrebbe smettere.
Siamo stremati, felici ma stremati, non proviamo neppure a smettere di ridere, non ci riusciremmo e non abbiamo intenzione di farlo... ci adagiamo mollemente nell'acqua, immersi fino al collo ci lasciamo cullare dal un leggero movimento del fiume.

“André...”
“Oscar...”
“Mi è mancato nuotare nel fiume, è stato strano...”
“...stare lontani così tanto tempo.” sono io a finire la frase di Oscar.
“Si, André, è stato strano... temevo che non sarebbe mai più stato come prima.”
“L'ho temuto anch'io Oscar... ma a quanto pare non è cambiato nulla... piccoletta!”
“André!”

Non è davvero cambiato nulla tra di noi, in lei, in me. Ne sono felice. Oscar si solleva dall'acqua con un'espressione contrariata sul viso, un'espressione che muore immediatamente uccisa da un bellissimo sorriso e da una risata cristallina. Rido a mia volta, di noi, di noi di nuovo insieme e di nuovo un po' bambini.
Non trovo la forza per smettere di ridere, sento lacrime calde posarmisi sulle guance, guardo Oscar cercando, anche in lei, la mia stessa ilarità, ma non c'è alcun sorriso sul suo volto.
Gli occhioni azzurri sgranati e la bocca lievemente dischiusa.

“Oscar... cosa ti prende?” le chiedo, ma non ho nessuna risposta.
“Oscar?” riprovo, ma il risultato è il medesimo, silenzio.
“Oscar, cosa succede? Non capisco cosa...” non posso concludere la frase.
Capisco.
La camicia bagnata di Oscar è divenuta trasparente, come la mia, come sempre accadeva quando avevamo la brillante idea di buttarci in acqua vestiti... Ma quella stessa camicia che fino a qualche mese fa mostrava un corpo simile al mio, ora, rivela quelle differenze che fanno di me un maschio e Oscar una femmina.
Non posso non guardare la stoffa liscia e trasparente, che sembra una seconda pelle, accentuare le rotondità di un corpo che non riconosco come quello di Oscar.
Oscar non può avere quel corpo, mi dico, stupidamente.
Oscar è una ragazza, esattamente come Colette, e come Colette ha forme femminili, cerco di convincermi ma è un'ardua impresa accettare questo cambiamento, avvenuto così repentinamente, nella mia “piccoletta”.
Una lieve scossa lungo la schiena mi colpisce, esattamente come la sera del bacio.
Credo di essere arrossito.
Distolgo lo sguardo dal corpo di Oscar e cerco, provo, tento, con tutto me stesso di non far pesare ad Oscar questo momento già abbastanza imbarazzante per lei.

“Voglio vedere fino a dove riesco a nuotare, vuoi provarci anche tu?” le dico fingendo di non aver notato la “nuova” Oscar.
“Ehm... no, André... credo che tornerò a palazzo, ma tu rimani  pure quanto vuoi. Ci vediamo più tardi. Ciao.”
Non l'ho guardata raggiungere la riva, non l'ho guardata salire sul suo cavallo e galoppare verso palazzo Jarjayes.
Non l'ho guardata, non avrei potuto guardarla una seconda volta, non avrei potuto sopportare, ancora, un turbamento così simile a quello provato per Colette.

Sono passati 6 mesi da quel pomeriggio al fiume.
Oscar non ha più voluto nuotare da allora, ho il presentimento che non nuoteremo più insieme.
E' un mese bizzarro, questo appena cominciato, è raro veder cadere la neve a marzo, anche la nonna non ricorda, nel passato, un inverno così lungo.
Ho sempre amato l'inverno, è preferibile, per il mio corpo, trascorrere ore nella morsa del gelo piuttosto che avvolto dalla calura estiva.
La pioggia, così come i temporali, suscitano nel mio animo sentimenti di tranquillità e pace, trovo che ci sia della poesia in un cielo grigio o tra le foglie morte ai piedi degli alberi, quella stessa poesia che trovo nei miei amati libri.
Ho sempre amato l'inverno, ma questo ha portato con sé troppi cambiamenti, ripongo la mia fiducia nella calura che ho sempre disprezzato, la desidero, ora, sperando abbia il potere di sciogliere la coltre di ghiaccio che è cresciuta tra me ed Oscar.
Mi manca Oscar, è con me, ogni giorno, ma non è più la stessa, raramente ritrovo la “piccoletta” di un tempo.
Qualcosa sta mutando in lei, non solo nel corpo, ne sono certo, perchè sono i medesimi mutamenti che io stesso percepisco in me.
Da un paio di settimane la stranezza di Oscar è diventata più evidente, l'intero palazzo lo ha notato, perfino il generale Jarjayes che solitamente non nota il benché minimo cambiamento della figlia, ma in questo caso, anche lui, lo ha percepito chiaramente e ne ha chiesto spiegazione a me, ma io stesso ignaro del problema sono stato immediatamente messo da parte, e sostituito dalla nonna.

“Tua nonna saprà certamente cosa sta turbando Oscar.” ha tuonato il generale Jarjayes.

La nonna sapeva più di me, più di tutti noi, la nonna sa sempre tutto, non si direbbe, vedendola, che una donnina così piccola e dolce abbia il carattere e la forza di mandare avanti un intero palazzo e tener testa al generale Jarjayes.
La nonna è l'unica in grado di zittire il generale.
La nonna conosce il motivo del turbamento di Oscar e tra qualche istante anche per me non sarà più un segreto. Un gentiluomo non dovrebbe origliare, ma devo sapere se vi è rimedio allo stato di Oscar, devo sapere se esiste qualcosa che potrà riportare indietro la vecchia Oscar.

“Cosa sta accadendo ad Oscar? Non è più lei, e nemmeno André ne conosce il motivo!”
“Generale Jarjayes mi stupisce questa vostra domanda.”
“Cosa vuoi dire? Ti stupisce che mi stia preoccupando per il comportamento insolito di Oscar?”
“Generale mi stupisce che voi, dopo 4 figlie, non siete ancora in grado di comprendere quando una di loro diviene donna.”
“Donna?”
“Per l'amor di dio, Generale Jarjayes! Oscar è diventata una donna!” e così dicendo scorgo mia nonna agguantare un lenzuolo e mostrarlo al generale... un lenzuolo macchiato di sangue.
La reazione del generale è sorella gemella della mia, colti improvvisamente da una mancanza di ossigeno.
Silenzio.
Oscar è una donna.
Il sangue l'ha trasformata in donna, un sacrificio per divenire irreversibilmente un essere superiore a noi uomini, una creatura in grado di creare e donare la vita.
Oscar una donna a dispetto dell'educazione ricevuta e degli abiti maschili che indossa, tutti questi orpelli maschili beffati da un rivolo di sangue. Mi stupisco del suo potere.
Sono turbato, negli ultimi mesi non sono altro che questo, un continuo turbamento.
Ho bisogno di pace, quella tranquillità che solo il mio “rifugio” sa darmi.
Siedo sul pavimento della biblioteca e mi perdo in un libro assaporando il profumo, così famigliare, delle pagine.

“André...”
“Oscar... non ti ho sentita entrare.”
“Scusami, non volevo spaventarti, posso sedermi?”
“Certo.” vorrei dirle di sedersi accanto a me, come un tempo, ma ho timore della sua reazione, ho paura perfino di sfiorarla.
“André... scusa se ti ho evitato, non ce l'ho con te, volevo che lo sapessi.”
“Non ho mai pensato che ce l'avessi con me. Non ti preoccupare Oscar.”
“André...”
“Oscar...”
“Mi vedi diversa?”
“Sei sempre tu, Oscar, forse solo un po' più cresciuta.” mento.
“André...”
“Si, Oscar...”
“Possiamo leggere insieme, come facevamo da piccoli?”
“Si, leggiamo... abbiamo una promessa da mantenere...”
“Leggere tutti i libri della biblioteca...” lo diciamo all'unisono.
Oscar si siede accanto a me, vicina, e stupendomi più che mai poggia la testa sulla mia spalla.
Mi è mancata così tanto.
“André...”
“Cosa, Oscar...”
“Perchè non lo fai più?”
“Non faccio più cosa?”
“Perché non mi chiami più piccoletta?”
“Perché lo hai sempre detestato... Oscar.”
La sento scuotere la testa.
“Mi piace invece.”
Si, mi è mancata da impazzire.
Poggio il viso sulla sua testa in una insolita carezza.
“Allora iniziamo a leggere?”
“Si, André, cominciamo.”
“La prima frase tocca a te... Piccoletta.”
Non posso vedere le sue labbra, ma so che sta sorridendo, so che è di nuovo qui, la mia vecchia Oscar.
  
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