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Autore: Mannu    16/03/2010    0 recensioni
Voglia di cambiare, di viaggiare, di essere indipendente. È questo che spinge Miki lontano dalle braccia del suo uomo oppure è consumata dalla fiamma della gelosia?
Genere: Generale, Romantico, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ferraglia spaziale'
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La miniera nel cielo: Prologo
1.

Fu il freddo a svegliarla. Si rannicchiò rabbrividendo dentro la cuccetta all'improvviso troppo vuota e si accoccolò su se stessa alla ricerca del calore del proprio corpo nudo, allacciando le gambe su se stesse e stringendosi le braccia al seno. Dove sono i maschi quando servono, sospirò cercando di tornare nel torpore del sonno. Ma l'odore che le arrivò a sbuffi dalla sua stessa pelle, odore di sesso e sudore, sommato alle sensazioni appiccicaticce che le arrivavano dal bassoventre la misero a disagio e le tolsero ogni romantico desiderio di rimanere a crogiolarsi a letto.
Aveva anche un po' di cose da fare oltre a una bella doccia: quello era l'ultimo giorno che Spyro poteva dedicare a darle una mano con la sua corvetta, il suo affezionato Coyote. L'indomani il Raja, terminata una lunga e inevitabile revisione vista l'ultima disavventura, sarebbe ripartito. Strinse le labbra al pensiero: ieri, mentre lei scriveva programmi per i droidi di manutenzione di bordo, Ping e Pong, lui le era scivolato dietro la schiena, le aveva posato le sue grandi mani sulle spalle e aveva cominciato una sorta di massaggio. Spyro non sapeva massaggiare, ma aveva ottenuto ugualmente un piacevole risultato. Poi, quando lei si era completamente distratta dalla programmazione per lasciarsi andare ai piaceri di quei palmi caldi premuti sui muscoli delle spalle e ai brividi dei polpastrelli pesanti e un po' ruvidi che le percorrevano le vertebre cervicali, lui aveva avvicinato le labbra al suo orecchio e le aveva sussurrato la fatidica frase: “vieni con me”.
Ne avevano già discusso a lungo nei giorni precedenti e non aveva cambiato idea. Per rendere più dolce la risposta negativa se lo era stretto forte al seno e lo aveva baciato pizzicandogli le labbra tra le sue. Ci era rimasto male: probabilmente sperava di farle cambiare idea all'ultimo momento, come l'altra volta. Ma lei non poteva ogni volta cambiare un “no” in un “sì” dopo un po' di sesso e di moine. Scema, non è solo per quello, si rimproverò. Però si sentiva colpevole lo stesso per aver opposto un rifiuto a Spyro. Mentre cercava un ingaggio per sé, per guadagnare qualche soldo e soprattutto per volare con la sua corvetta, la sensazione di separazione, allontanamento dall'uomo che l'adorava, l'aveva tormentata. Ma non poteva essere diversamente, se ne rendeva conto. Cambiare vita e correre a stare tra le braccia di Spyro (“che bel destino!” le gridò il cuore) avrebbe significato rinunciare al Coyote, a volare, a stare seduta sulla poltrona del comandante. Non era per quello che aveva tagliato i ponti dietro di sé. Sentì un peso addensarsi al centro del petto: quello che portava a Spyro era un ponte che proprio non voleva tagliare.
Aveva ormai deciso di accendere la luce e affrontare l'ostile climatizzazione della sua cabina quando la voce di Spyro la immobilizzò.
- Pronto?
Poteva sentirlo bene: era sul ponte di comando, a pochi metri dalla sua cuccetta, e nessuna porta era chiusa.
- Ciao bella... bene, e tu?
Aveva una conversazione in cuffia: non poteva capire con chi. “Ciao bella”? La fiamma della gelosia si accese contro la sua volontà, ma riuscì a domarla subito.
- Ma io ti penso sempre... - una breve pausa e poi la sua morbida e sommessa risata. Quella che lei adorava sentirgli fare mentre lei gli teneva la testa sul petto. Fu tentata di sgattaiolare furtiva sul ponte di comando per sbirciare sui monitor l'identità dell'interlocutrice, ma date le ridotte dimensioni del locale non aveva speranza di passare inosservata.
- Ma no, ho chiamato per sentire la tua bella voce! - si trattenne a stento dal catapultarsi fuori dalla cuccetta e piombare sul ponte di comando per fargli una scenata coi fiocchi, nuda e sporca così com'era. Cominciò a pruderle la radice dei capelli, segno che il sangue le stava arrossando di rabbia la pelle. Non si grattò per il timore che il suo movimento facesse accendere la luce. Che mi creda addormentata: voglio proprio vedere fin dove arriva! Strinse i denti e attese, sopportando il prurito e tendendo le orecchie.
- Ah, sei un vero amore! Grazie, tesoro!
Questa me la paga, pensò risoluta a vendicarsi in qualche modo. Attese col fiato sospeso e il cuore che le sbatteva contro il torace che la pausa avesse fine per sentire il resto della conversazione.
- D'accordo, sarò da te in giornata.
E così abbiamo il piede in due scarpe, eh? Strinse fortemente le braccia al petto, le mani serrate a pugno. Seguì la fase finale della conversazione: i soliti banali saluti. A darle profondamente fastidio era il tono della sua voce, così caldo e morbido, affettuoso. Un tono che pensava fosse riservato a lei. Invece no.
Passi: pesanti, calmi. Era lui. Chiuse gli occhi e distese più che poté i lineamenti del viso, fingendo di essere ancora addormentata. I passi giunsero fino davanti alla sua cabina e la luce si accese sfarfallando, violenta e fredda.
- Sveglia, pigrona!
Accidenti a te, pensò strizzando gli occhi e mugolando simulando d'essere assonnata. Si voltò per vedere se era entrato nella sua cabina, ma quella era vuota. Lo chiamò “tesoro” mormorando, rendendosi conto che non lo aveva mai chiamato così. Stava già usando a mo' di arma ciò che aveva sentito durante la misteriosa conversazione e si morse un labbro. La vendetta deve essere consumata fredda, si promise con fermezza d'intenti. Sentì i passi tornare indietro.
- Che c'è? - lo vide affacciarsi sulla soglia della cabina e sentì una colpevole stretta al petto. Con lui a bordo, il Coyote rimpiccioliva. Indossava già la sua uniforme kaki da secondo ufficiale del Raja: i pantaloni con la riga affilatissima e la camicia un poco tesa sul petto dai poderosi pettorali e dalle muscolose spalle. Indossava anche la giacca, segno che aveva freddo o che stava per sbarcare.
- Non è così che si sveglia il comandante, sai?
Il largo viso di lui accennò un sorriso mentre le si avvicinava. Si chinò a baciarla e lei estrasse un braccio dalla cuccetta e lo avvinghiò intorno al collo dell'uomo, impedendogli di ritirarsi mentre gli mordeva il labbro inferiore. Non tanto forte, ma abbastanza da fargli sentire i denti.
- Mmh... vuoi che ti porto qualcosa da mangiare? - le chiese vincendo dolcemente la forza del suo braccio. Lei si aggrappò con più forza e gli leccò il mento sbarbato di fresco. Gli sorrise.
- Cosa preferisci? - le chiese dopo averla baciata rapidamente.
Vorrei darti un pugno nei coglioni, pensò. Ma gli sorrise e lo spinse via.
- Niente... mi arrangio io. Devo andare in bagno.
Spyro tornò sull'angusto ponte di comando elencando a voce alta le cose a cui aveva lavorato e che lei avrebbe dovuto controllare. Era stato impegnato dalla riconfigurazione energetica e dall'aggiornamento di qualche sistema che lei non aveva mai avuto il tempo di controllare.
- … e poi ho ottimizzato il ciclo di funzionamento di entrambe le camere di equilibrio. Dovresti provarle con la tuta da vuoto per vedere se i nuovi parametri ti stanno bene.
Se scopro che mi tradisci li faccio provare a te i nuovi parametri, ma senza tuta, pensò strofinandosi le braccia per cercare un po' di calore. Una volta sgusciata fuori dalla cuccetta il freddo le aveva fatto accapponare la pelle e rizzare dolorosamente i capezzoli. Perfino il pavimento di gomma le sembrava freddo sotto i piedi scalzi. Era stato lui ad abbassare il riscaldamento, dicendo che faceva troppo caldo a bordo.
- Miki? Mi stai ascoltando?
- Seee, see... - rispose malvolentieri cercando qualcosa con cui coprirsi. Non voleva vestirsi, sporca com'era, per poi spogliarsi nuovamente mezzo minuto dopo. Quindi dichiarò ad alta voce la sua intenzione di andare in bagno a farsi una doccia calda e con una corsetta lungo lo spinale gelido, difesa solo dalle sue ciabatte di gomma colorata, raggiunse il bagno e si chiuse dentro.
   
 
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