1.
Fu il freddo a svegliarla. Si rannicchiò rabbrividendo dentro la cuccetta all'improvviso
troppo vuota e si accoccolò su se stessa alla ricerca del calore del proprio corpo nudo,
allacciando le gambe su se stesse e stringendosi le braccia al seno. Dove sono i maschi
quando servono, sospirò cercando di tornare nel torpore del sonno. Ma l'odore che le arrivò
a sbuffi dalla sua stessa pelle, odore di sesso e sudore, sommato alle sensazioni
appiccicaticce che le arrivavano dal bassoventre la misero a disagio e le tolsero ogni
romantico desiderio di rimanere a crogiolarsi a letto.
Aveva anche un po' di cose da fare oltre a una bella doccia: quello era l'ultimo giorno che
Spyro poteva dedicare a darle una mano con la sua corvetta, il suo affezionato
Coyote. L'indomani il Raja, terminata una lunga e inevitabile revisione
vista l'ultima disavventura, sarebbe ripartito. Strinse le labbra al pensiero: ieri, mentre
lei scriveva programmi per i droidi di manutenzione di bordo, Ping e Pong, lui le era scivolato
dietro la schiena, le aveva posato le sue grandi mani sulle spalle e aveva cominciato una sorta
di massaggio. Spyro non sapeva massaggiare, ma aveva ottenuto ugualmente un piacevole risultato. Poi,
quando lei si era completamente distratta dalla programmazione per lasciarsi andare ai piaceri di
quei palmi caldi premuti sui muscoli delle spalle e ai brividi dei polpastrelli pesanti e un po'
ruvidi che le percorrevano le vertebre cervicali, lui aveva avvicinato le labbra al suo orecchio
e le aveva sussurrato la fatidica frase: “vieni con me”.
Ne avevano già discusso a lungo nei giorni precedenti e non aveva cambiato idea. Per rendere più
dolce la risposta negativa se lo era stretto forte al seno e lo aveva baciato pizzicandogli le labbra
tra le sue. Ci era rimasto male: probabilmente sperava di farle cambiare idea all'ultimo momento, come
l'altra volta. Ma lei non poteva ogni volta cambiare un “no” in un “sì” dopo un po' di sesso e di
moine. Scema, non è solo per quello, si rimproverò. Però si sentiva colpevole lo stesso per aver
opposto un rifiuto a Spyro. Mentre cercava un ingaggio per sé, per guadagnare qualche soldo e soprattutto
per volare con la sua corvetta, la sensazione di separazione, allontanamento dall'uomo che l'adorava,
l'aveva tormentata. Ma non poteva essere diversamente, se ne rendeva conto. Cambiare vita e correre a
stare tra le braccia di Spyro (“che bel destino!” le gridò il cuore) avrebbe significato rinunciare al
Coyote, a volare, a stare seduta sulla poltrona del comandante. Non era per quello che aveva tagliato
i ponti dietro di sé. Sentì un peso addensarsi al centro del petto: quello che portava a Spyro era un ponte
che proprio non voleva tagliare.
Aveva ormai deciso di accendere la luce e affrontare l'ostile climatizzazione della sua cabina quando la
voce di Spyro la immobilizzò.
- Pronto?
Poteva sentirlo bene: era sul ponte di comando, a pochi metri dalla sua cuccetta, e nessuna porta era chiusa.
- Ciao bella... bene, e tu?
Aveva una conversazione in cuffia: non poteva capire con chi. “Ciao bella”? La fiamma della gelosia si
accese contro la sua volontà, ma riuscì a domarla subito.
- Ma io ti penso sempre... - una breve pausa e poi la sua morbida e sommessa risata. Quella che lei adorava
sentirgli fare mentre lei gli teneva la testa sul petto. Fu tentata di sgattaiolare furtiva sul ponte di
comando per sbirciare sui monitor l'identità dell'interlocutrice, ma date le ridotte dimensioni del locale
non aveva speranza di passare inosservata.
- Ma no, ho chiamato per sentire la tua bella voce! - si trattenne a stento dal catapultarsi fuori dalla
cuccetta e piombare sul ponte di comando per fargli una scenata coi fiocchi, nuda e sporca così com'era. Cominciò
a pruderle la radice dei capelli, segno che il sangue le stava arrossando di rabbia la pelle. Non si grattò
per il timore che il suo movimento facesse accendere la luce. Che mi creda addormentata: voglio proprio vedere
fin dove arriva! Strinse i denti e attese, sopportando il prurito e tendendo le orecchie.
- Ah, sei un vero amore! Grazie, tesoro!
Questa me la paga, pensò risoluta a vendicarsi in qualche modo. Attese col fiato sospeso e il cuore che le
sbatteva contro il torace che la pausa avesse fine per sentire il resto della conversazione.
- D'accordo, sarò da te in giornata.
E così abbiamo il piede in due scarpe, eh? Strinse fortemente le braccia al petto, le mani serrate a
pugno. Seguì la fase finale della conversazione: i soliti banali saluti. A darle profondamente fastidio
era il tono della sua voce, così caldo e morbido, affettuoso. Un tono che pensava fosse riservato a
lei. Invece no.
Passi: pesanti, calmi. Era lui. Chiuse gli occhi e distese più che poté i lineamenti del viso, fingendo di
essere ancora addormentata. I passi giunsero fino davanti alla sua cabina e la luce si accese sfarfallando,
violenta e fredda.
- Sveglia, pigrona!
Accidenti a te, pensò strizzando gli occhi e mugolando simulando d'essere assonnata. Si voltò per vedere se
era entrato nella sua cabina, ma quella era vuota. Lo chiamò “tesoro” mormorando, rendendosi conto che non lo
aveva mai chiamato così. Stava già usando a mo' di arma ciò che aveva sentito durante la misteriosa conversazione
e si morse un labbro. La vendetta deve essere consumata fredda, si promise con fermezza d'intenti. Sentì i passi
tornare indietro.
- Che c'è? - lo vide affacciarsi sulla soglia della cabina e sentì una colpevole stretta al petto. Con lui
a bordo, il Coyote rimpiccioliva. Indossava già la sua uniforme kaki da secondo ufficiale del
Raja: i pantaloni con la riga affilatissima e la camicia un poco tesa sul petto dai poderosi pettorali
e dalle muscolose spalle. Indossava anche la giacca, segno che aveva freddo o che stava per sbarcare.
- Non è così che si sveglia il comandante, sai?
Il largo viso di lui accennò un sorriso mentre le si avvicinava. Si chinò a baciarla e lei estrasse un braccio
dalla cuccetta e lo avvinghiò intorno al collo dell'uomo, impedendogli di ritirarsi mentre gli mordeva il labbro
inferiore. Non tanto forte, ma abbastanza da fargli sentire i denti.
- Mmh... vuoi che ti porto qualcosa da mangiare? - le chiese vincendo dolcemente la forza del suo braccio. Lei
si aggrappò con più forza e gli leccò il mento sbarbato di fresco. Gli sorrise.
- Cosa preferisci? - le chiese dopo averla baciata rapidamente.
Vorrei darti un pugno nei coglioni, pensò. Ma gli sorrise e lo spinse via.
- Niente... mi arrangio io. Devo andare in bagno.
Spyro tornò sull'angusto ponte di comando elencando a voce alta le cose a cui aveva lavorato e che lei avrebbe
dovuto controllare. Era stato impegnato dalla riconfigurazione energetica e dall'aggiornamento di qualche sistema
che lei non aveva mai avuto il tempo di controllare.
- … e poi ho ottimizzato il ciclo di funzionamento di entrambe le camere di equilibrio. Dovresti provarle con
la tuta da vuoto per vedere se i nuovi parametri ti stanno bene.
Se scopro che mi tradisci li faccio provare a te i nuovi parametri, ma senza tuta, pensò strofinandosi le
braccia per cercare un po' di calore. Una volta sgusciata fuori dalla cuccetta il freddo le aveva fatto
accapponare la pelle e rizzare dolorosamente i capezzoli. Perfino il pavimento di gomma le sembrava freddo
sotto i piedi scalzi. Era stato lui ad abbassare il riscaldamento, dicendo che faceva troppo caldo a bordo.
- Miki? Mi stai ascoltando?
- Seee, see... - rispose malvolentieri cercando qualcosa con cui coprirsi. Non voleva vestirsi, sporca com'era,
per poi spogliarsi nuovamente mezzo minuto dopo. Quindi dichiarò ad alta voce la sua intenzione di andare in
bagno a farsi una doccia calda e con una corsetta lungo lo spinale gelido, difesa solo dalle sue ciabatte di
gomma colorata, raggiunse il bagno e si chiuse dentro.