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Autore: Mannu    16/03/2010    0 recensioni
Voglia di cambiare, di viaggiare, di essere indipendente. È questo che spinge Miki lontano dalle braccia del suo uomo oppure è consumata dalla fiamma della gelosia?
Genere: Generale, Romantico, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ferraglia spaziale'
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La miniera nel cielo: Prologo
3.

Impossibile ignorarlo. Duecentotrentanove centimetri d'altezza: era evidente come un dito in un occhio lì, nella zona dello spazioporto. Indossava la sua solita tuta speciale bianca che lo aiutava a sopportare la gravità artificiale di Apollo, che pure era poco meno di nove decimi di quella terrestre. Ma si ricordò subito che gli spaziali come lui si trovavano bene solo da sei decimi in giù. In piedi ritto come un palo e altrettanto immobile, non fu certo che l'avesse vista fino a quando non chinò la testa verso di lei.
- Ciao, Miki.
- Adso, ciao... che ci fai qui? - al contrario, lei doveva gettare la testa all'indietro per guardarlo in viso.
- Ti stavo aspettando – l'albino aveva un modo di parlare lento e ponderato, come se le parole avessero un costo e lui pochi soldi in tasca.
- Me? E perché? - si meravigliò lei. Pensò subito che un certo ufficiale secondo in comando non avesse il coraggio di dirle qualcosa di persona, ma scacciò il molesto pensiero.
- Verresti con me? - scandì lui. Miki intuì che avesse difficoltà respiratorie e suppose che fosse per via della gravità.
- Certo – rispose lei sicura. Si fidava dell'albino: aveva imparato che era una persona corretta fino al masochismo. Si ricordò di quando si era messo a rapporto dal Comandante del Raja trascinando anche lei e tutto il resto dell'equipaggio. Doveva ancora finire di scontare la punizione, ora che ci pensava.
Camminare a fianco di uno spaziale era uno dei modi migliori per essere notati, anche lì nella zona del porto dove di gente stramba se ne vedeva parecchia. Adso procedeva lentamente per darle modo di stargli al fianco, ma ogni passo dei suoi equivaleva a due o tre di quelli di Miki e ciò era imbarazzante per entrambi. Nonostante gli spaziali col loro fisico sottile e la loro altezza a volte esagerata non fossero una novità da molto ormai, vederne uno era sempre motivo d'interesse, oltre che una cosa piuttosto rara. Cercò di fare conversazione come se niente fosse, anche se non era affatto facile: le veniva il fiato corto in fretta.
- Hai visto il Secondo oggi, per caso? - chiese fingendo di passare da un argomento all'altro in modo del tutto casuale.
- Certo. È salito a bordo a metà mattina circa.
Quindi non è andato da “ciao bella”... non subito, rimuginò lei. Come portare Adso sull'argomento senza insospettirlo? Forse sapeva se Spyro aveva un'altra donna, così come aveva saputo della relazione tra lei e Spyro senza che nessuno dei due lo avesse informato. Cercò di carpirgli qualche indizio senza smascherare il proprio gioco.
- Mi sembra un po' affaticato ultimamente, non vorrei che non stesse bene. Non mi dice mai niente!
- Il Secondo gode di ottima salute, che io sappia – sentenziò lapidario lo spaziale.
Sarà dura cavare fuori qualcosa da Adso, pensò guardandosi le scarpette. Cambiò ancora discorso.
- Mi dici dove stiamo andando? Ti affaticherai camminando così tanto.
- Laggiù – lui stese un braccio smisuratamente lungo e indicò un locale notturno chiuso. A Miki sembrò che, nonostante la distanza dall'ingresso fosse di qualche decina di metri, l'albino potesse arrivare a bussare alla porta da lì.
Raggiunse il posto che in effetti non era chiuso. Sembrava un locale notturno come altri, lì nella zona del porto. Avrebbe preferito non trovarsi a passare da quelle parti da sola, ma per il momento non si vedevano in giro facce preoccupanti.
Ma ugualmente non fu molto contenta di entrare nel locale: era avvolto nella penombra. Tutto era spento, buio e silenzioso. Apparentemente non c'era nessuno. Il cuore che aveva cominciato ad accelerare ancora prima di spingere la maniglia ed entrare dalla porta trasparente, ora le batteva furiosamente.
   
 
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