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Autore: baby80    18/03/2010    14 recensioni
Ho provato a immaginare il primo giorno di André a palazzo Jarjayes, e il suo incontro con Oscar... Anche questa storia è stata iniziata tempo fa, e modificata di recente, ed anche in questo caso la "mia" Oscar è a conoscenza d'essere una bambina. Sono indecisa se concludere la storia in questo modo, come una one shot, o se continuare a raccontare di André... ci penserò. Si accettano consigli.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono i primi giorni di gennaio, ed una nevicata così intensa non si vedeva da tempo.
Il nuovo anno è appena cominciato e le aspettative, che ognuno di noi vi ripone, sono già incontenibili, e forse, per qualcuno, irrealizzabili.
Ho riposto le mie aspettative da parecchio tempo, in una piccola soffitta decorata da ragnatele, accanto alla speranza e al desiderio.
Che senso avrebbe avuto continuare a illudersi, quando, puntualmente, ogni desiderio, supplica o speranza, viene prontamente disillusa.
Da anni ho un solo desiderio, una sola ed unica speranza.
La speranza che lei...
E' stupido perfino pensarci.
Basta.
La piccola soffitta decorata da ragnatele sarà custode di brutti pensieri, li terrà al riparo dalle mie orecchie curiose e dal mio cuore innamorato, o malato, in fondo è quasi la stessa cosa.
La piccola soffitta custodirà i brutti pensieri, lasciandomi la possibilità di vivere, almeno un istante, il bello di questa vita.
Il nuovo anno è appena cominciato, senza aspettative, per me.
L'anno appena trascorso ha portato una lieta novella, un briciolo di luce in un anno piuttosto buio.
Poco prima di Natale una vecchia conoscenza ha varcato le porte di palazzo Jarjayes.

“Ooooooh! Non posso credere ai miei occhi! Mia cara sei uno splendore... e chi è questo piccolo angelo?”
Sono nel salottino con Oscar, entrambi impegnati a leggere un libro. Sento mia nonna urlare come non mai.
Seguo la voce della nonna, e la mia, precede le mie gambe.

“Nonna, cosa sta succedendo? Perchè stai urlando tanto?”
“André!”
Rimango senza  fiato per un tempo che mi pare infinito.
“Colette...”
Sono passati 3 anni dalla mattina in cui Colette lasciò palazzo Jarjayes. Ora abbiamo entrambi 24 anni, io sempre lo stesso servo, lei una moglie, ed ora, una madre.
Colette ha tra le braccia un bambino dai capelli rossi e la  pelle bianchissima, esattamente come lei.
“Che sorpresa vederti qui, Colette... e lui chi è?” mi avvicino sorridendo.
“Lui è Jean Albert. André.”
“Piacere Jean Albert.” dico stringendogli la manina, e la piccola creatura dalla faccia paffuta mi sorride.
“Credo che tu gli piaccia, André.”
Sorrido. Non so fare altro. Non vi è più traccia di parola in me.
“André... vuoi prenderlo in braccio?”
“Oh no... Colette... non mi sembra il caso... no.”
Colette, come ha sempre fatto, ignora le mie parole e sorridendomi poggia il bambino tra le mie braccia.

“Ah ah ah ah... André...”
Smetterà mai, Colette, di ridere di me?
“Che c'è?”
“Ah ah ah ah.”
Anche la nonna ride di me.
“Che c'è?” chiedo infastidito.
“André, per l'amor di dio, è un bambino quello che hai tra le braccia, non un sacco di patate!”
“Ma... Colette... io... io non...”
Tento di raddrizzare l'esserino che non sembra affatto disturbato dal mio abbraccio maldestro, e finalmente, dopo varie manovre, credo d'aver trovato la sistemazione adatta.
“Ecco piccolo... sei comodo? Si, sei comodo... vero?... si...”
“Oh André, mi si stringe il cuore... tesoro quando mi...”
“Nonna ti prego, non cominciare...”
“André, dico solo che vorrei vedere i miei bisnipoti prima di morire... certo, tu prima dovresti trovare una brava mo...”
“Nonna! Basta!”
“Va bene, va bene. Come sei scorbutico ultimamente!”
“Nonna...”
“Va bene, me ne vado. Colette, tesoro, ti aspetto in cucina. Ti preparerò il tuo piatto preferito.”
“Grazie Marie, ti raggiungo tra poco.”
“Allora, Colette, cosa ti porta di nuovo qui a palazzo Jarjayes?”
“Mia madre è morta, André.”
“Mi spiace Colette, ti faccio le mie più sentite condoglianze.”
“Grazie André. Il motivo per cui sono tornata è che il generale Jarjayes, tempo fa, mi disse che si sarebbe liberato un posto come stalliere, presso una famiglia di sua conoscenza, ed ho pensato, ora che mio marito ha perduto il lavoro, di chiedere se... ho un tremendo bisogno di denaro, ne abbiamo sempre bisogno.”
Mi sorride, Colette.
“Stai tranquilla Colette, sono certo che il generale saprà aiutarti.”
“E tu, André, cosa mi racconti?”
“Niente di interessante, Colette. Come vedi, sono sempre qui.”
“E... sempre innamorato?”
“Si.” rispondo senza esitazione.
“Allora dovresti mettere su famiglia anche tu, André!”
“Forse... un giorno...”
“André! Non dirmi che... sei ancora innamorato della donna di tre anni fa?”
“Si.” la verità mi esce così facilmente in presenza di Colette.
“André! Dicevi che questa donna non ti avrebbe mai amato... e tu, ancora... cosa c'è di tanto speciale in lei?”
Non rispondo, non questa volta.
“André... hai intenzione di tormentarti per tutta la vita? Dimmi chi è? È una delle cameriere? Una delle amichette di Gaspard? Avanti André, fuori il nome, andrò a parlarci io...”
Non è affatto cambiata, sempre la stessa donna sfacciata e senza vergogna.
“Colette, non è ne una cameriera, ne una delle amiche di Gaspard... e non c'è motivo che tu ti prenda il disturbo di parlarci... non ti preoccupare, sto bene, davvero.”
“Certo André, si vede... si vede che stai bene.” dice Colette, e suona tanto come una presa in giro.
Il piccolo Jean Albert si muove tra le mie braccia, emette dei suoni incomprensibili.
“Tuo figlio è bellissimo, Colette.”
“Non cercare di cambiare discorso André... chi è questa donna?”
Colette mi si fa più vicina. Non ho intenzione di rispondere, cerco un modo per portare la conversazione su un altro argomento, quando...

“Madamigella Oscar. Buongiorno. E' un piacere rivedervi.”
“Buongiorno a voi. Colette, giusto?”
“Si, Madamigella Oscar.”
Oscar sembra non essersi accorta di me.
Sembra...
“André! Ma cosa... ah ah ah.”
No Oscar, anche tu... non ridere di me.
“Oh, Madamigella Oscar, lui è mio figlio, Jean Albert.”
“Hai davvero un bellissimo bambino, Colette.”
Guardo Oscar carezzare la manina del bambino e mi si riempie il cuore d'amore.
“Vi ringrazio Madamigella.”
“Dimmi, Colette, cosa ti porta a palazzo?”
“Madamigella Oscar, io... vedete, mio marito ha perduto il lavoro, e il generale Jarjayes, vostro padre, tempo fa mi parlò di un possibile impiego come stalliere e... io...”
“Colette, stai tranquilla, vedo se mio padre può riceverti.”
“Vi ringrazio Madamigella Oscar, vi ringrazio tanto.”
Oscar posa una lieve carezza sul naso di Jean Albert e per qualche secondo, l'atteggiamento algido che la contraddistingue, sembra svanire.
Seguo la sua figura camminare lungo il corridoio, è sempre più bella, Oscar, è cambiata in questi ultimi anni.
È cresciuta molto, quasi quanto me, in altezza, il corpo ha assunto le forme tipiche di una donna, anche se le si possono notare poco, nascoste sotto l'uniforme, ma io riesco a scorgerle comunque, io so che ci sono, per qualche arcano mistero riesco a percepirle.
Guardo Oscar raggiungere lo studio del generale Jarjayes e non posso fare a meno di perdermi nell'eleganza dei suoi passi e tra i suoi lunghi riccioli biondi, cresciuti anch'essi, come il resto di lei.

“André... André...” un sussurro.
“Si, Colette...”
“André... non farlo.”
“Fare cosa, Colette?”
Non capisco.
“Ti metterai nei guai André! In guai molto più grandi di te!”
“Di cosa stai parlando Colette?”
“Spero di nulla André... spero d'essermi sbagliata.”
Vedo in Colette uno sguardo che non ho mai visto, un misto di preoccupazione e paura.
Che abbia capito... No, non può essere.
“Colette ma...”
“André, ascoltami bene. Dimentica quella donna, dimentica quell'amore che ti sta tormentando. Trova una donna che ti possa amare, ora, nel presente. Ti prego, dammi retta.”
“Colette io... non...”
“Shhhh... tu puoi André, puoi! Devi dimenticare.”
Colette poggia le labbra sulle mie, per qualche istante, in un bacio casto e innocente, riprende suo figlio e poi scompare nelle cucine.
Non ne sono sicuro ma, credo d'aver scorto delle lacrime scivolare sul viso di Colette.
Perchè piangeva? Ancora una volta per me? Come le vidi fare, per la prima volta, tre anni fa?
Mi guardo attorno, il cuore sembra scoppiarmi nel petto.
Un solo pensiero. Oscar.
Se Oscar ci avesse visti? Cosa avrebbe pensato?

“André...”
Un tuffo al cuore e un gemito sfugge alle mie labbra.
“Oscar...”
“Dov'è Colette?”
“Credo sia andata nelle cucine, da mia nonna.”
“Grazie. Mio padre ha accettato di riceverla. Spero le possa essere d'aiuto in qualche modo, povera ragazza.”
“Lo spero, Oscar.”
“André posso farti una domanda?”
“Certo.”
“Conosci molto bene Colette?”
“Si... abbastanza.”
Odio mentire ad Oscar.
“Uhm...”
“Perchè me lo chiedi Oscar?”
“Per nessun motivo in particolare, semplice curiosità.”
“Pensi che Jean Albert sia mio figlio, Oscar?”
Credo d'aver colpito in pieno.
“André io...”
“L'ho semplicemente preso in braccio ma questo non fa di me suo padre. E credimi, se quel bambino fosse mio figlio, non sarei certamente qui, ma con lui, per crescerlo giorno dopo giorno.”
Come aveva potuto, Oscar, pensare una cosa del genere?
Come aveva potuto avere un pensiero tanto orribile nei miei confronti.
Io un padre, io un padre che aveva abbandonato il figlio... inconcepibile!
“André, scusami... scusa se ti ho offeso in qualche modo... è solo che... ti ho visto tenerlo in braccio, toccarlo come se fosse qualcosa che ti apparteneva, come se fosse una cosa tua.”
“Oscar, è normale tenere tra le braccia un bambino, anche se questo non è tuo figlio. È normale aver voglia di toccarlo, esattamente come hai fatto tu, proprio con Jean Albert, toccandogli il naso. Questo fa di te sua madre? No. Le persone toccano, abbracciano, esprimono gioia e piacere attraverso questi gesti.”
“Non i nobili André, loro non lo fanno. È raro vederli toccare i propri figli, figuriamoci dei bambini estranei.”
“André...”
“Si...”
“Credi che Colette mi permetterebbe di tenere in braccio Jean Albert?”
Andiamo alle cucine e sono ancora spiazzato dalle parole di Oscar, le parole di una donna, non un soldato, non l'erede di casa Jarjayes, una donna, pura e semplice.

“Colette mio padre ha acconsentito di riceverti, ti attende nel suo studio.”
“Vi ringrazio Madamigella Oscar.”
Colette porge il bambino a mia nonna, Oscar non dice nulla, rimane immobile, e sono costretto a colpirla leggermente col gomito per incoraggiarla.
Il capitano delle Guardie Reali spaventata a morte da un bambino.
Vorrei ridere, ma non oso.

“Ehm... Colette... vuoi darlo a me? Se non ti dispiace.”
“Quale dispiacere, Madamigella Oscar... prendete.”
“Uh...”
Anche Oscar sembra avere tra le mani un sacco di patate.
Ha il terrore negli occhi.
L'aiuto, con la mia quasi inesistente esperienza, a trovare una posizione più comoda per il bambino.

“Hey, piccolino...” Oscar ha assunto un tono di voce basso e dolce, quello stesso tono che le ho sentito usare solo da bambina.
“Oh, bambina mia!”
La nonna si avvicina a noi, piangendo.
“Oscar, bambina mia... come sei bella con un bambino tra le braccia... se solo il signore volesse, un giorno...”
La nonna piange senza ritegno.
“Nanny! Ma cosa stai dicendo!”
La voce di Oscar è tornata quella di sempre, dura e autoritaria.
“Scusami bambina... ma... io lo so, morirò senza vedere dei bambini correre ancora in questo palazzo.”
“Nanny, non piangere... vedrai che te li darà André dei nipotini.”
Sul viso di Oscar è ritornato il sorriso.
Sorrido anch'io. Un sorriso fasullo.
Sono consapevole che non avrò mai dei figli, li desidero, li ho sempre desiderati, ma ora più che mai so che non li potrò avere.
Perchè non potrò mai avere la donna che vorrei come madre dei miei figli.

“André...”
“Oscar...”
“Guarda...”
Il piccolo Jean Albert stringe nella manina il dito di Oscar, un banale gesto che ha il potere, però, di illuminare gli occhi di lei, la donna che non posso fare a meno di amare.
Giochiamo con Jean Albert, Oscar e io, e mi sorprendo nel vedere con quanta facilità, Oscar, si stia abituando al contatto fisico con questa  piccola creatura.
Una facilità e una naturalezza che, per una persona come Oscar, che non contempla neppure un semplice abbraccio, è quasi commovente.
Stiamo ridendo e coccolando il bambino da un tempo indefinito, sembriamo noi stessi due bambini, rapiti da una faccetta buffa, dalla morbidezza inaspettata di un braccino, dalla stretta della mano o da un abbraccio, di Jean Albert.
Sono così preso da questo momento che non mi rendo conto della presenza che, solo ora, vedo ferma sulla soglia delle cucine.

“Colette...”
Ha uno sguardo a cui non so dare un nome, quella che è stata, un tempo, la sfrontata ragazzina dai capelli rossi.
“Colette!” alzo il tono della voce.
“André... io devo andare.”
“Colette... è andato tutto come speravi, con mio padre?”
“Si, Madamigella Oscar, vostro padre è stato molto gentile con me, con noi dovrei dire. Mio marito avrà un lavoro, domani stesso. Vi ringrazio con tutto il cuore. Ora però debbo andare, si è fatto tardi. Spero che Jean Albert non vi abbia causato troppo disturbo.”
“Nessun disturbo Colette. Tuo figlio è un bambino bravissimo. Vi auguro ogni bene,  portate i miei saluti a vostro marito.”
Oscar porge il bambino a Colette, esitando, con le dita, sulla mano del piccolo.
Colette accenna un inchino nei riguardi di Oscar e mi si avvicina, con la mano libera mi avvolge, in un abbraccio. La sua guancia poggiata accanto alla mia, il suo respiro caldo.

“Dimenticala André. Non potrai mai averla. Dimentica o tutto questo amore ti distruggerà.”
“Colette...”
“Tu hai ancora una possibilità, per essere felice. Ti voglio bene André. Addio.”
“Lei è la felicità. Lei è tutto. Te ne voglio anch'io, Colette. Addio.” le sussurro, facendo attenzione che Oscar non senta le mie parole.



La prima nevicata di questo nuovo anno.
Ripenso alle parole di Colette, che immagino, non rivedremo mai più.
Ripenso a Jean Albert tra le braccia di Oscar e al desiderio che mi avvolse quel giorno, un desiderio malsano, forse, di un figlio mio tra le sue braccia.
Ho smesso di sperare, ho smesso di illudermi, ho smesso di supplicare.
Ho riposto tutto nella piccola soffitta decorata da ragnatele.
Ho chiuso la piccola porticina e riposto la chiave, in un posto sicuro.
Ma lei... lei non posso dimenticarla.
Non posso smettere di amarla.

“André...”
“Si, Oscar...”
“Sono pronta.”
“Andiamo... la strada per Arras sarà piuttosto lunga, con questa neve.”
  
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