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Autore: Lione94    19/03/2010    7 recensioni
Arthur e Ginevra, i loro mondi così diversi eppure i loro cuori così vicini.
"Se tutto quello non fosse avvenuto sarebbe stato più facile non dimenticarsi che lui era Arthur Pendragon, il nobile principe di Camelot, e lei Gwen, una semplice serva del
castello"
In questa One-shot ho provato ad immaginare l'epilogo della loro storia d'amore.
Dedicato a tutti quelli che amano la coppia Gwen/Arthur. Spero vi piaccia!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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E se mi amate, non mi fate torto

William Shakespeare








~ Queen

 








<< Ginevra >>
Si era fermata di scatto, quando aveva udito il suo nome pronunciato da quella voce ed era arrivato alle sue orecchie come una carezza. Si era voltata per vederlo schiarirsi la voce con gli occhi bassi, intento ad osservare il pavimento, ma in realtà sapeva che era perso nei suoi pensieri.
Con il respiro irregolare, attese le sue parole.
<< Quello che successo a casa tua… >>
Finalmente aveva alzato il volto e i loro occhi scuri si erano incontrati. Nel suo sguardo vi era riflesso il suo pensiero non tanto lontano di quel giorno, le loro labbra vicine.
Attese ancora, senza osare muoversi, e poi quella frase pronunciata in modo incerto, quasi come se fosse difficile crederci.
<< Temo che mio padre non lo capirebbe >>.
Era rimasto a guardarla con un’espressione indecifrabile, e così aveva capito che era arrivato il momento di parlare.
<< Non dovete spiegarmi >> aveva dato una risposta affrettata, non pensata << Forse, quando sarete re le cose saranno diverse >> aveva poi aggiunto in un sussurro, insicura che lui l’avesse sentita.
Però lui, dopo averla guardata per ancora un momento, aveva annuito impercettibilmente.
<< Arthur >>.
Alla chiamata del padre si era voltato ma prima le aveva rivolto un’ultima occhiata che le aveva fatto perdere un battito.
Se tutto quello non fosse avvenuto sarebbe stato più facile non dimenticarsi che lui era Arthur Pendragon, il nobile principe di Camelot, e lei Gwen, una semplice serva del castello.



Il rumore dei suoi passi sembrava rimbombare e amplificarsi nel silenzio solenne che aleggiava tra la grande quantità di presenti che assistevano alla cerimonia. Il lungo mantello rosso sfiorava il pavimento rendendo la sua figura bionda ancor più slanciata, gli occhi indecifrabili mentre avanzava verso il suo destino.
Finalmente era giunto il giorno tanto atteso: Arthur Pendragon sarebbe diventato re di Camelot.
Cercò tra quel mare di volti conosciuti o meno la luce di quegli occhi che desiderava tanto incontrare. Voleva leggere in quello sguardo le sue emozioni, i suoi pensieri.
<< Forse quando sarete re le cose saranno diverse >>
Il suo fato era già scelto ma sapeva che una sola parola pronunciata da quella bocca che tanto amava avrebbe cambiato il futuro.



Era inginocchiato davanti al suo anziano padre che si era levato la corona dalla testa canuta e l’aveva poggiata sui folti capelli biondi dell’ormai nuovo re.
Lo osservò incantata rialzarsi e pronunciare un lungo discorso, ma troppo lontana per udirle, alle sue orecchie arrivarono solo parole come “onore”, “lealtà”, “popolo” e “libertà” così si limitò a guardare le sue labbra muoversi.
E allora le tornò in mente quella volta, ma scosse la testa.
Era solo una serva.
Era quello che si ripeteva sempre per non dimenticarlo.
Lo aveva ripetuto così tante volte a se stessa che era finita per crederci.
Solo una serva.
E quel giorno, quel giorno del torneo in cui aveva capito di amarlo e che le loro labbra si erano sfiorate, adesso le sembrava lontano, solo un sogno.
<< Gwen, va tutto bene? >>
Si voltò per vedere un uomo dai vestiti eleganti con sopra lo stemma di Camelot, i capelli corvini e un ombra di barba sul volto. Stava battendo le mani, mentre con i suoi occhi lucenti la osservavano con espressione corrucciata.
Notò che era rimasta immobile, ad osservare il vuoto per tutta la durata dei suoi ricordi. Cercò di ricomporsi e iniziò ad applaudire, anche se la cerimonia era ormai terminata. << Sì, Merlino >> un sorriso leggero inarcò le sue labbra << Perché non sei vicino a lui? D’altronde sei il suo fidato consigliere >>
L’uomo accanto a lei rise.
Una risata profonda, diversa da quella di quando era il ragazzo mingherlino che ricordava Gwen.
<< Non credo che in questo momento abbia bisogno di essere consigliato. Lasciamogli godere il suo momento >>
Sorrise ancora alle parole pronunciate da Merlino e lo accompagnò fuori dalla sala, seguendo la folla che si accingeva ad uscire dalla maestosa sala addobbata a festa.
<< Gwen? >> la chiamò Merlino quando svoltò per uno dei corridoi deserti del castello << Non vieni al banchetto? >>
Scosse la testa facendo sfuggire dei boccoli dal nastro che teneva insieme i suoi lunghi e neri capelli, e dopo aver salutato l’uomo s’incammino sola con i suoi pensieri.
Non voleva partecipare al banchetto.
Avrebbe dovuto lavorare tra le tavolate e la cucina appena avrebbero notato il suo vestito da serva. Non poteva certo sedersi a mangiare tra i nobili principi e le regali nobildonne.
Non si era mai lamentata della sua condizione sociale, solo che quel giorno le pesava più di tutti gli altri.



Sembrava assente.
La confusione intorno a lui non sembrava sfiorarlo, perso com’era nei suoi pensieri.
Quel rumore tintinnante di posate dorate e quel leggero mormorio dei bicchieri di vetro le ricordavano la sua risata argentina, le sue labbra incurvate all’insù, gli occhi illuminati.
<< Se volete posso coprire io la vostra assenza >>
Una voce fin troppo conosciuta arrivò alle sue orecchie entrando a forza nei suoi pensieri.
<< Merlino, stai forse vaneggiando? >> domandò osservando l’uomo al suo fianco destro che mangiava con gusto << Che cosa vuoi dire? >>
<< Esattamente quello che ho detto >> rispose Merlino lanciandogli un’occhiata al di sopra del bicchiere di vino che aveva portato alle labbra << Nessuno si accorgerebbe della vostra assenza, potrei fare un incantesimo… >>
<< Ti prego Merlino, niente pasticci di magia >> osservò Arthur scuotendo la testa con sopra la regale corona << Alcune persone ancora non sono abituate ad avere un mago nel castello, almeno non dopo che mio padre ha combattuto per tutta la sua vita contro incantesimi e altre stregonerie >>
Il mago si strinse le spalle: << Come volete >>.
Con un sospiro Arthur si levò dal capo la corona che ad un tratto sembrava pesare molto e la prese tra le mani. Osservandola con occhi vitrei si perse nuovamente in se stesso.
Per un attimo aveva desiderato che l'amico lo costringesse, lo obbligasse ad uscire da quella stanza rumorosa, affollata, per lui inconsistente. Così sarebbe andato finalmente a cercare la donna che amava.
Ginevra.



La gonna del vestito frusciava sul pavimento seguendo i suoi movimenti ansiosi e agitati.
Non riusciva a credere che Merlino, dopo che si era rifiutata di ascoltare uno dei suoi consigli, le avesse ordinato di riordinare proprio quelle stanze.
Le stanze di Arthur.
Sistemò con una mano il bucato pulito sul letto, perdendosi per un attimo ad osservare quel mare bianco di pieghe. Poi, dopo aver finalmente finito di spazzare il pavimento, prese in mano il candelabro d’argento posato sulla mensola di legno e iniziò a spegnere con leggeri soffi le fiammelle delle candele, avviandosi veloce verso la porta.
Non voleva rimanere lì altro tempo.
Più a lungo si sarebbe trattenuta, più aumentava la possibilità di incontrarlo.
Si fermò di scatto quando udì dei passi provenienti dal corridoio e le voci dolorosamente familiari di due uomini diretti proprio verso quella stanza.
<< Levami le tue zampacce di dosso, Merlino. Ti ordino di smetterla di spingermi >> disse esasperato uno.
<< Andiamo Arthur, dovete ascoltare i miei consigli. Avete bisogno di riposare, entrate un attimo nella vostra stanza per stendervi >> replicò l’altro.
Il candelabro le cadde dalle mani quando una figura entrò nella stanza e la porta della stanza fu chiusa di scatto alle sue spalle da Merlino. I loro occhi s’incontrarono e il tintinnio dell’argento risuonò nell’aria improvvisamente elettrica che si era creata fra loro.
<< Ginevra >>
<< Sire >> mormorò inchinandosi per sfuggire al suo sguardo.
<< Io… finalmente ti ho trovata >>.
Quelle parole le fecero sgranare gli occhi neri, sorpresa.
<< Avevi detto che le cose non potevano cambiare finché mio padre fosse stato re ma ora il re sono io >> si perse nei suoi profondi occhi blu quando Arthur con pochi passi si avvicinò, annullando la distanza tra loro, e con una mano le sollevò la testa per incontrare il suo sguardo << E molte cose sono cambiate, prendi ad esempio Merlino… resta sempre un gran testone, ma è un mago e per giunta mio consigliere >> prese la sua mano tra le sue forti abituate a maneggiare la spada e se la portò alla bocca per sfiorarla con le labbra << E sono stanco di osservati da lontano, di non incontrare mai la luce che illumina i tuoi occhi perché non possiamo neanche guardarci >>
Gwen aveva cercato di resistere alla sua vicinanza ma quando aveva sentito le sue labbra sfiorarle la pelle, il muro che aveva costruito intorno al suo cuore era crollato.
Poteva continuare a fingere che la sua vicinanza le fosse indifferente, come aveva fatto per tutti quei anni, ma avrebbe mentito a tutti… anche a se stessa, lo sapeva.
<< Gwen vuoi essere la mia regina? >>
Lo guardò mentre sentiva qualcosa gonfiarsi nel suo petto, una bolla di felicità… che però sarebbe potuta scoppiare al primo momento di difficoltà, al primo ostacolo che si frapponeva tra di loro.
<< Non sarò mai alla vostra altezza, all’altezza del compito che mi aspetta >> balbettò rossa.
<< Non importano le condizioni sociali, tu qui >> Arthur si segnò il petto all’altezza del cuore << Se più regale e nobile di molti altri. Persino più di me >> pronunciò a fatica le ultime tre parole vincendo il suo orgoglio.
Rimasero a guardarsi incantati l’uno dall’altra finché Gwen annuì e il volto di Arthur s’illuminò con un sorriso.
<< Credo che dovremmo ringraziare Merlino per tutto questo >> osservò la ormai nuova regina.
Arthur si lasciò contagiare dalla sua dolce risata, la strinse fra le sue braccia e dopo averle lasciato un bacio sulla fronte, le sfiorò finalmente le labbra, come desiderava fare da tanto tempo, da quel giorno.
Le cose sarebbero cambiate.
I loro Destini uniti, per sempre…


The End





Note d'autrice:

Ehm... ^^
Eccomi qui a impastrocchiare anche questo Fandom con le mie fanfiction (:
Era da tempo che volevo scrivere su Gwen e Arthur, trovo che siano una coppia fantastica, e l'ispirazione per questa One-shot sull'epilogo della loro storia d'amore mi è venuta mentre l'altro giorno rivedevo il secondo episodio della seconda stagione "La regina del Passato e del Futuro". Mi sono immaginata una Gwen e un Arthur ormai maturi, consapevoli delle loro scelte e delle loro vita, mentre Merlino è sempre il solito mago che mette il suo zampino in tutto anche nella storia dei suoi due amici.
Spero che la mia piccola fanfiction vi sia piaciuta e che lascerete un segno del vostro passaggio. Mi piacerebbe ricevere le vostre recensioni per sapere che ne pensate.
Un bacio,
Chiara.

  
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