Harry Potter e tutti i personaggi
della saga sono di proprietà di J.K.Rowling e
di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non
ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di
pubblicazione e copyright. Tutti i personaggi di questa storia sono
immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e
riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi assolutamente
casuale.
* * *
Tu Cosa Desideri?
Harry sorrise leggendo i
biglietti d’auguri di Ron e Hermione, come al solito si erano ricordati
del suo compleanno e avevano fatto in modo di fargli trovare i loro regali
già al suo risveglio. A causa del caldo Harry dormiva sempre con la
finestra aperta d’estate e Leo, che ora sonnecchiava beato nella gabbia
con Edvige, aveva potuto consegnare indisturbato i
pacchetti durante la notte. Ron e Hermione avevano messo insieme le loro
risorse e gli avevano regalato un vero boccino da competizione, una confezione
maxi di dolci di Mielandia e, sicuramente idea di
Hermione, una cornice magica che mostrava in sequenza una serie di foto di loro
tre insieme scattate negli anni fin da quando si erano
conosciuti, con un piccolo 16 rosso incollato in un angolo e sul retro la
scritta Saremo sempre al tuo fianco, Ron & Hermione.
Sentendo dei rumori provenire
dalla cucina Harry si affrettò a nascondere biglietti e regali sotto
l’asse mobile del pavimento sotto il letto, poi scese a fare colazione
insieme ai suoi zii e suo cugino.
Quella sera, quando tutti furono
andati a dormire, Harry si infilò nuovamente sotto il letto per
recuperare il suo piccolo tesoro, ma una volta smosso l’asse si accorse
di uno strano bagliore biancastro proveniente dall’interno che quella
mattina non aveva notato a causa della luce. Harry strisciò ancora un
po’ verso il buco fino a riuscire ad infilarci parte del viso e vide che
il bagliore proveniva da una boccetta di vetro contenente un ricordo con un serpentello d’oro avvolto attorno.
Non appena fece per afferrarla il
piccolo rettile prese vita, -Fermati.- gli ordinò
-Sono il guardiano di questo ricordo e
morderò chiunque non sia il figlio o il compagno della mia Padrona. Il
mio veleno è letale.-
-Chi è la tua padrona?- sibilò Harry colto leggermente
alla sprovvista.
-Lily Evans.-
* * *
-Devo mostrarvi una cosa, ma non
dovete farne parole con nessuno.- disse Harry a Ron e Hermione non appena si
furono chiusi la porta della camera alle spalle. Era trascorsa quasi una
settimana dal suo compleanno quando finalmente Ron gli aveva scritto che
l’indomani sarebbero andati a prenderlo e ora, finalmente, si trovava
alla Tana con lui e Hermione. Aprì il suo baule e recuperò la
boccetta che aveva trovato sotto l’asse, poi la poggiò sul letto
in modo che gli altri due potessero vederla.
-Sembrerebbe un ricordo.-
commentò Ron.
-Un
ricordo molto importante se è addirittura protetto da un guardiano.-
osservò Hermione chinandosi leggermente per guardare meglio il serpente.
Gli sguardi di Harry e Ron
schizzarono su di lei alla velocità della luce, -Come fai a sapere che
quello è un guardiano?- esclamò Harry.
Hermione lo fulminò con
un’occhiataccia ed Harry ebbe il buon gusto di non replicare.
-Ti ha già parlato?-
domandò lei, subito dopo, riportando la sua attenzione sulla piccola
ampolla.
Harry fece un cenno di assenso.
-E ti ha detto chi gli ha
ordinato di sorvegliare il ricordo?- chiese ancora.
Harry fece un altro cenno di
assenso, poi sollevò la boccetta e se la rigirò fra le dita. -Mia
madre.- disse in un soffio.
Per qualche secondo nella stanza
regnò il più assoluto silenzio, poi Harry sentì Hermione
sedersi accanto a lui sul letto e attirarlo in un abbraccio come farebbe una
madre col proprio figlio. -Vedrai che troveremo il modo di procurarci di
nascosto un pensatoio.- gli disse con voce morbida.
-Sì, amico.- aggiunse Ron
stringendogli una spalla -Domani Fred e George verranno qui,
sai com’è, la mamma ci tiene che la domenica tutta la famiglia
pranzi insieme. Comunque, se c’è qualcuno in grado di procurarci
qualcosa senza che nessuno lo sappia, quelli sono loro.-
* * *
-Grandi notizie!- disse Ron a
Harry e Hermione appena ebbe finito di leggere il messaggio che un gufo gli
aveva appena consegnato -Fred e George hanno
finalmente trovato un pensatoio! Ci sono volute più di due settimane, ma
alla fine ce l’hanno fatta!-
-Davvero?!-
esclamò Harry felice -Grandioso!-
-Già!- confermò Ron
-Te lo porteranno domenica quando verranno qui per
pranzo.-
-Domenica?!-
mugugnò Harry sconsolato, lasciandosi cadere disteso a terra sul prato
accanto Ron e Hermione -Ma oggi è solo venerdì mattina!-
-Suvvia, Harry…- lo
blandì Hermione -qualche giorno in più non ti ucciderà.-
Harry le lanciò
un’occhiataccia, facendole chiaramente capire che
quell’osservazione non aveva migliorato il suo stato d’animo, ma Hermione non parve minimamente intimorita e continuò
a sorridergli bonaria.
* * *
-Finalmente.- sospirò
Harry poggiando il piccolo bacile di pietra sul pavimento nel centro della
camera in cui dormiva insieme a Ron, poi recuperò l’ampolla dal
suo baule dove l’aveva nascosta, -Mi
lasceresti vedere il ricordo?- sibilò al piccolo serpente
d’oro che riprese vita immediatamente.
-Certamente, Padrone.- rispose lui scivolando sulla sua mano fino ad
avvolgersi intorno al polso e tramutarsi in un gioiello.
Harry si inginocchiò
davanti al pensatoio, stappò la boccettina e vi rovesciò
all’interno il contenuto bianco e vorticante, fece per immergersi, ma
all’ultimo istante si tirò indietro. -Verreste con me?-
sussurrò fissando Ron e Hermione con sguardo leggermente implorante, non
sapeva perché, ma non voleva affrontare quella cosa da solo. I due gli
sorrisero rassicuranti e si inginocchiarono a loro volta intorno al bacile, poi
si presero per mano e allungarono entrambi l’altra ad afferrare quelle di
Harry.
Uno dopo l’altro si
immersero nel ricordo e ricomparvero in una camera da letto, dai colori sobri e
caldi.
In piedi, davanti a loro,
c’era una donna di spalle, i lucidi capelli rossi le arrivavano quasi a
metà schiena e la veste verde scuro rivelava
dei lineamenti morbidi e delicati. Quando la donna si voltò verso di
loro gli sorrise, mostrando con orgoglio il piccolo
che dormiva serenamente fra le sue braccia avvolto in una piccolissima tutina
verde chiaro. -Ciao, Harry.- disse -Sono la tua mamma e questo sei tu…
sei la cosa più bella che mi sia mai capitata.- fece un piccolo sospiro,
poi riprese a parlare con voce più triste -Se stai guardando questo
ricordo significa, quasi sicuramente, che io ho fallito e che sono morta.-
Hermione sospirò
premendosi le mani sulla bocca, ma rimase in silenzio in modo da ascoltare il
discorso della donna.
-Molto probabilmente Silente ha
fatto in modo che crescessi in casa di mia sorella, isolato dall’intero
Mondo Magico e, nel momento in cui hai compiuto undici anni, è venuto a
riprenderti per portarti a Hogwarts e insegnarti a vedere le cose dal suo punto
di vista. Tutti ti avranno sicuramente raccontato di quanto James e io fossimo innamorati e felici insieme e ti avranno ripetuto mille
volte che sei uguale a lui.- fece un altro sospiro guardando il bambino fra le
sue braccia con aria malinconica per un momento, poi rialzò lo sguardo
verso l’Harry sedicenne -Tutto questo, Harry, non è vero. Sono tutte menzogne.-
A quelle parole Harry si
sentì franare la terra sotto i piedi, incapace di comprendere come fosse
possibile una cosa del genere. Ron dovette accorgersene perché lo
guidò fino a un divanetto a un paio di passi di distanza e lo
aiutò a sedersi, prendendo posto acanto a lui insieme a Hermione.
Lily riprese a raccontare, -La
verità è che io non ho mai ricambiato l’ossessione che
James aveva sviluppato per me, l’ho sempre ritenuto un bastardo arrogante
e presuntuoso. Quando frequentavo Hogwarts il mio unico vero amico era Severus.
Lui era un ragazzo molto schivo e introverso, fin troppo spesso maltrattato
ingiustamente, ma con me è sempre stato leale e presente, con lui potevo
palare di qualunque cosa e ci capivamo l’un l’altra
con un solo sguardo. Quando lui ha deciso di unirsi al Signore Oscuro io sono
andata con lui e quando ho visto Tom di persona… mi sono innamorata
perdutamente di lui. Bastava un solo sguardo per restare abbagliati dal suo
potere e dal suo carisma, i suoi occhi sapevano essere tanto gelidi e spietati,
quanto caldi e rassicuranti, era un vero leader e un uomo eccezionale, oltre
che bellissimo.-
Harry era sempre più
sconvolto da quelle rivelazioni e non riusciva a fare altro che restare
completamente paralizzato e senza parole seduto su quel divanetto con Ron e
Hermione al suo fianco scioccati quanto lui.
-La
fortuna ha voluto che, dopo poco tempo, anche Tom ricambiasse i miei
sentimenti. Diventai la sua compagna e quello fu il periodo più bello di
tutta la mia vita. Quando scoprii di essere incinta Tom era via insieme a
Lucius e Severus per trattare con i giganti e trovare un alleanza
con loro. Ogni sera restavo per ore seduta davanti al caminetto immaginando che
faccia avrebbe fatto alla notizia di stare per diventare padre, ma purtroppo
non riuscii mai a vedere quell’espressione.-
Harry vide gli occhi di sua madre
farsi lucidi, pieni di tristezza. La vide piangere per qualche minuto,
impotente su quel maledetto divanetto, poi la giovane donna si riprese e
continuò.
-In qualche modo Silente venne a
conoscenza della mia condizione ed ebbe paura di quello che avreste potuto fare
tu e tuo padre insieme. Lui ha sempre temuto Tom e il suo potere, credo che
fosse semplicemente terrorizzato all’idea di un suo erede, quindi mi fece
rapire e mi modificò la memoria in modo che fossi convinta di essere
innamorata di James, oltre che sua moglie, e che quindi tu fossi figlio suo.
James finalmente aveva il suo trofeo e Silente aveva impedito che tuo padre
sapesse che esistessi, poi fece in modo di fargli credere che io in
realtà avessi fatto il doppio gioco per tutto il tempo e che lo avessi
tradito per James.- Lily sospirò di nuovo, persa in qualche pensiero nostalgico -Tuo padre è un uomo meraviglioso, Harry,
ma se c’è una cosa che non tollera in nessun modo sono i
tradimenti… Silente lo sapeva e ha giocato bene le sue carte. Inoltre
credo che sia riuscito a fargli arrivare la notizia di una profezia che ti
indicherebbe come una minaccia per lui. Temo stia cercando di indurlo ad
ucciderci.- mormorò triste -In ogni caso il suo piano non aveva tenuto
conto di un particolare fondamentale: te. Dentro di te scorre potente la magia
del mio Tom e questo mi ha salvata. Qualche giorno fa hai compiuto un anno e
quando sono venuta qui in camera a prenderti per la
festa di compleanno, invece che trovarti addormentato ti ho trovato seduto nel
centro della stanza e tutti gli oggetti che vedi in questo momento stavano
lievitando a più di mezzo metro da terra. Ho sentito il potere della tua
magia innata, così simile a quella di Tom, scorrermi sulla pelle e
risvegliare una parte di me sopita da tempo e ho ricordato. Ho ricordato ogni cosa.-
Lily si alzò e depose il
bimbo ormai addormentato nella culla, gli diede un bacio, poi tornò a
sedersi sul letto e riprese il racconto.
-Quello che tenterò di
fare, Harry, è di fuggire con te e di tornare dal mio Tom in modo da
poter riabbracciare l’uomo che amo e permetterti di crescere col tuo vero
padre. Sono certa che vedrà la sincerità nei miei occhi. Ho
deciso di creare questo ricordo nel caso fallissi, in modo che tu possa un
giorno conoscere la verità e prendere il posto che ti spetta al fianco
di tuo padre; lo nasconderò a casa di mia sorella e darò ordini
al guardiano di permettere solo a te o a Tom di prenderlo.-
Harry la vide alzarsi per
recuperare la boccetta di vetro che aveva trovato dai Dursley
e stringerla quasi con rabbia.
-Mi sento così in gabbia
in questa casa…- mormorò Lily frustrata e avvilita -quando Tom
saprà quello che mi hanno fatto, quello che ci hanno fatto, esigerà le loro teste su un piatto
d’argento! Ma non sarà facile scappare, tutti quelli che James e
io frequentiamo sanno quello che mi ha fatto Silente e chi sei tu in
realtà, hanno paura e mi sorvegliano costantemente e… temo che
abbiano notato che in questi giorni c’era qualcosa di diverso in me. Ho
cercato di inventare una scusa, fingendo di confidare a Molly che credo di
essere di nuovo incinta, ma… dubito che mi abbiano creduta.-
Lily stappò la piccola
ampolla, diede le istruzioni al serpentello
d’oro e si puntò la bacchetta alla tempia. -Spero tanto che tu non
debba mai vedere questo ricordo… spero di riuscire a ricomporre la nostra
famiglia… solo tu e Tom avete importanza per me… ti amo, mio dolce
Harry, e ti amerà anche tuo padre quando saprà la verità.-
disse commossa, poi il ricordo svanì in un vortice e Harry, Ron e
Hermione si ritrovarono di nuovo inginocchiati intorno al pensatoio nella
camera dei rosso.
Ron e Hermione rivolsero uno
sguardo cauto a Harry quando questi lasciò andare alle loro mani. Erano
sconvolti loro per primi, non osavano nemmeno immaginare cosa stesse provando lui.
Harry era completamente immobile,
gli occhi fissi sul pensatoio. All’improvviso lo videro alzarsi per
andarsene, ma Ron lo bloccò impedendogli di lasciare la camera, -Lasciami!-
ringhiò Harry iniziando a divincolarsi con forza -Ho bisogno di restare
solo.- gemette con disperazione.
Hermione si portò davanti
a lui, gli prese il viso fra le mani e lo obbligò a guardarla negli
occhi mentre Ron continuava a tenerlo stretto per le spalle, -Non puoi
rischiare che ti vedano in questo stato, Harry, capirebbero che
c’è qualcosa che non va; forse potrebbero addirittura capire che
hai scoperto la verità e farti quello che hanno fatto a tua madre.-
disse con voce tremula -Non permettergli di farti del male.- sussurrò
iniziando a piangere.
-Hermione
ha ragione, amico.- aggiunse Ron allentando un po’ la presa -Non correre
questo rischio.-
Harry chinò il capo e
crollò in ginocchio, sconfitto dalle troppe emozioni. Senza riuscire a
trattenersi iniziò a piangere singhiozzando rumorosamente e, quando
Hermione si inginocchiò a sua volta di fronte a lui, si aggrappò
a lei disperatamente sfogando tutte le sue lacrime e il suo dolore fra le sue
braccia. Ron andò a recuperare un fazzoletto, poi si sedette accanto a
loro e mise una mano sulla spalla di Harry, stringendola, per fargli sentire
che anche lui era lì.
Ron e Hermione avevano lascato
che si sfogasse per ore, che piangesse, che gli raccontasse di quello che
Silente gli aveva rivelato sulla “profezia”, che tirasse fuori
tutta la sua rabbia e il suo dolore, gli erano rimasti accanto senza
criticarlo, consolandolo e comprendendolo, poi quando le forze lo avevano
abbandonato lo avevano portato fino al letto e si erano distesi accanto a lui
abbracciandolo, facendogli sentire che loro erano davvero sempre al suo fianco.
-Che cosa hai intenzione di
fare?- sussurrò Hermione.
Harry non rispose subito, si
voltò a pancia in su sul letto e cercò
di controllare la quantità di pensieri che gli avevano invaso la mente.
-Voglio trovare un modo per
incontrarlo e mostrargli il ricordo.- sospirò in risposta.
Ron, alla sua sinistra, si
sollevò su un gomito. -Credo di sapere come potresti fare.- disse
attirando gli sguardi degli altri due su di sé.
* * *
-Guarda, guarda… Potter,
Weasley e Granger… tre Grifondoro che si aggirano soli, soletti per i
sotterranei a quest’ora?- strascicò Malfoy fissandoli malevolo
mentre Tiger e Goyle lo affiancavano scrocchiando le dita delle mani. Aveva
avuto l’impressione che Potter lo avesse fissato costantemente durante
tutto il banchetto di inizio anno, ma alla fine aveva pensato di esserselo solo
immaginato quando aveva visto i tre rosso-oro uscire dalla Sala Grande subito
dopo la cena.
-Devo parlarti.- disse laconico
Harry.
Malfoy sbuffò una mezza
risata, -Non credo proprio, Sfregiato.- lo
liquidò con aria di sufficienza -Occupatevi di loro.- ordinò poi
a Tiger e Goyle voltando le spalle ai tre Grifondoro per entrare nella sala
comune di Serpeverde.
Malfoy sentì il fruscio di
un incantesimo e si ritrovò schiacciato contro una parete da Harry, con
un braccio premuto sulla gola e la punta della bacchetta sulla tempia. Con la
coda dell’occhio vide che Tiger e Goyle erano stati legati e imbavagliati
e ora si agitavano a terra come due grossi vermoni
mentre Ron e Hermione li tenevano sotto tiro.
-Forse non mi sono spiegato.-
ringhiò Harry in tono basso e controllato -Io parlo, tu ascolti ed
esegui in silenzio.-
-Fottiti, Potter!- ribatté
Malfoy convinto che la furia che percepiva da Potter fosse solo un bluff -Chi
cazzo ti credi di…-, ma non riuscì a terminare la
frese perché Harry gli sferrò un pugno in faccia, facendogli
sbattere la nuca contro la dura pietra del muro alle sue spalle.
Harry gli afferrò
saldamente i capelli per tenergli bloccata la testa e avvicinò la bocca
al suo orecchio, -Ti avevo detto di stare zitto, Malfoy.- sibilò velenoso -Ora ascoltami: sappiamo entrambi che tuo padre
è un Mangiamorte e che Voldemort l’ha già fatto evadere da Azkaban. Voglio che tu gli scriva e che mi procuri un
incontro con Voldemort in persona.- spiegò, poi si spostò in modo
da poterlo fissare negli occhi e si dissetò del terrore e della
confusione che traspariva da quelli di Malfoy -Ti concedo ventiquattro ore per
farmi sapere data, ora e luogo dell’incontro. Vedi di non deludermi,
Malfoy, perché, credimi, tu non
vuoi scoprire cosa ti succederà se lo farai.-
Malfoy sgranò gli occhi
impietrito dalla paura, incapace di riconoscere il suo rivale di sempre. Harry
lo lasciò andare e si voltò per uscire dai sotterranei seguito da
Ron e Hermione senza degnarlo di una seconda occhiata.
* * *
Un gufo nero bussò alla
finestra del suo dormitorio, Hermione andò ad aprirgli e il volatile
lasciò cadere il messaggio sul suo letto volando di nuovo via attraverso
la finestra.
Malfoy aveva rispettato il
termine delle ventiquattro ore.
Stanotte alle due in punto
davanti all’ingresso della Sala Comune di Serpeverde, una passaporta ti condurrà a destinazione.
Harry passò il messaggio a
Hermione e iniziò a riporre le sue cose nel suo baule.
* * *
-Pensavi che ti avremmo lasciato
andare da solo?- gli domandò Hermione. Era quasi l’una e mezzo e
Harry era sceso dal suo dormitorio per recarsi all’appuntamento con
Malfoy. Ron e Hermione, seduti l’uno accanto all’altra su uno dei
divanetti della Sala Comune, lo guardavano determinati.
-Non posso permettervi di correre
un rischio simile.- mormorò Harry -Non c’è nessuna garanzia
che mi creda o anche solo che mi ascolti. Potrebbe anche uccidermi subito.-
-Non ti stiamo chiedendo il
permesso.- disse Ron alzandosi.
-Noi veniamo con te anche questa
volta.- aggiunse Hermione trasfigurando i loro mantelli in modo che fossero
completamente neri senza più lo stemma di Grifondoro.
Harry li guardò con
gratitudine e annuì in segno di accettazione, -C’è ancora
una cosa che devo fare prima di andare.-
Hermione prese Ron per mano, -Ti
aspettiamo dalle scale del secondo piano.- rispose.
* * *
Il muro di pietra scivolò
di lato rivelando loro
Malfoy li aspettava in piedi di
fronte ad un caminetto dalle sculture elaborate, -La passaporta
si attiverà fra meno di un minuto.- gli comunicò porgendogli un
calice d’argento.
Harry, Ron e Hermione lo
afferrarono.
Malfoy aveva ricevuto
l’ordine di scortare i tre Grifondoro fino al cospetto del Signore Oscuro,
quindi si mise a controllare l’orologio. Lanciò uno sguardo di
sfuggita al sacco nero che Potter teneva in mano, ma non osò fare
domande sul suo contenuto. -Tre… due… uno.- annunciò e la passaporta si attivò con il tipico strappo
all’ombelico.
* * *
-Mi è stato riferito che
volevi incontrarmi.- ghignò beffardo Voldemort all’indirizzo di
Harry.
Harry, Ron e Hermione erano stati
guidati da Malfoy fino ad un ampio salone con Voldemort in piedi al centro e i
Mangiamorte disposti lungo le pareti, il biondo si era subito unito a loro,
mentre loro tre erano avanzati fino a pochi metri da Voldemort, con Harry al
centro fra Ron e Hermione, che stavano di un passo subito più indietro.
Harry lanciò il sacco nero
ai piedi di Voldemort, -Dobbiamo parlare.- proferì sicuro.
Voldemort guardò il sacco
incuriosito, poi con un gesto elegante della bacchetta fece sciogliere il nodo
con cui era legato e fluttuare il suo contenuto a mezz’aria. -Direi che
posso concederti qualche minuto.- gli rispose guardando compiaciuto la testa
mozzata di Albus Silente, la bocca spalancata in un
urlo ormai muto e il sangue ancora gocciolante dal collo. -Seguimi.- aggiunse guidandolo fuori dal salone tra i
mormorii increduli dei Mangiamorte.
Voldemort lasciò che Ron e
Hermione li seguissero fino alle sue stanze, ma poi ordinò loro di
aspettare nell’anticamera mentre lui e Harry discutevano nella stanza
accanto. Harry li vide accomodarsi in silenzio in uno dei divanetti, lieto in
cuor suo che non fossero dovuti rimanere da soli nel salone con i Mangiamorte,
poi seguì Voldemort nella camera con il cuore che minacciava di
esplodergli fuori dal petto.
-Ti ascolto.- disse Voldemort
sedendosi su una poltrona di broccato verde molto
scuro, indicando a Harry con la mano di fare altrettanto.
Harry infilò la mano in
tasca e tirò fuori la bottiglietta contenente il ricordo di sua madre,
sibilò al serpente alcune parole e quando questo si spostò
attorno al suo polso si sedette sulla poltrona davanti a quella di Voldemort.
-Vorrei che tu guardassi questo.- disse poggiando la boccetta sul basso
tavolinetto che li divideva.
Voldemort notò che Harry
sembrava incredibilmente nervoso, adesso; prese in mano l’ampolla e la
osservò per alcuni istanti, poi fece lievitare il suo pensatoio da uno
dei cassetti della scrivania fino al tavolino e vi rovesciò dentro il
ricordo. Lanciò una breve occhiata a Harry per capire se avesse
intenzione o meno di entrare con lui nel pensatoio, ma quando vide il suo
sguardo fisso sul fuoco del camino comprese che avrebbe fatto quella cosa da
solo. Curioso, pensò Voldemort immergendosi, che l’espressione di
Harry gli fosse sembrata quasi triste e preoccupata.
* * *
-Hai corso un notevole rischio a
venirmi a cercare.- disse Voldemort cercando di rompere il silenzio fra lui ed
Harry. Era uscito dal pensatoio da quasi un minuto, ormai, ma quelle erano le
prime parole che riusciva a pronunciare, troppo toccato dalle verità che
aveva appreso.
-Era un rischio che dovevo
correre.- rispose Harry arrischiandosi a guardarlo negli occhi, non li
trovò arrabbiati, solo pensierosi.
Voldemort esitò per un
istante, -Non ho dubbi sulla veridicità delle parole di tua madre.- chiarì
-Ma quello che mi chiedo, Harry, è: tu
cosa desideri?-
Harry ci mise un attimo a
riscuotersi, troppo preda delle emozioni che stava provando. Infilò
nuovamente la mano in tasca ed estrasse un piccolo oggettino a croce avvolto da
un fazzoletto, rimosse il tessuto e lo gettò nel fuoco del camino, poi
poggiò l’oggetto sul tavolino e lo riportò alle sue
dimensioni originali. -Ti ho portato la prima testa.- disse osservando il padre
guardare con bramosia la spada di Grifondoro ancora sporca del sangue di
Silente -Ora voglio che ci prendiamo tutte le altre.-
Voldemort sollevò
nuovamente lo sguardo su di lui, vittorioso. -Ben tornato a casa, figlio mio.-