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Autore: rolly too    21/03/2010    2 recensioni
Arrivò all'improvviso, inaspettata. Veloce e incredibilmente dolorosa.
Sfumò quasi all'istante, lasciandola con una strana sensazione di vuoto e smarrimento.
Sentì un calcio arrivarle da sotto la sedia. Si voltò lentamente e si accorse di essersi immobilizzata, attirando su di sé gli sguardi di tutti quelli che le stavano attorno.
Chinò lo sguardo, confusa, a osservare la matita che stringeva tra le mani solo qualche istante prima. Aprì le dita, lasciando che le schegge di legno colorato cadessero sul pavimento.
Una strana visione mette in guardia Alice, ma questa volta non potrà contare sull'aiuto di nessuno per salvare se stessa e Jasper. Quanto dovrà spingersi oltre per raggiungere il proprio obiettivo?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun libro/film, New Moon
Capitoli:
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Era notte, pioveva. Una figura solitaria avanzava lentamente, bagnata dall'acqua che cadeva incessantemente, procedendo tra le strade quasi deserte di una città che Alice non riconobbe. La persona che Alice vedeva aveva qualcosa di familiare, ma non riusciva a scorgerne il volto. Era poco più che una macchia confusa, che di tanto in tanto incontrava qualcuno e allora lo fermava, sembrava domandare qualcosa e poi ripartiva, apparentemente delusa. Solo quando il viaggiatore si fermò sotto alla luce pallida di un lampione Alice lo riconobbe e, per qualche istante, le mancò il fiato.
Quello che vedeva, completamente fradicio per la pioggia, con i capelli biondi scompigliati, attaccati al volto per via dell'acqua, era Carlisle. Era lui, senza dubbio, eppure aveva qualcosa di strano. Sembrava incredibilmente stanco, sconfitto, e il suo volto appariva più vecchio che mai.
Alice si riscosse dalla propria visione con un fremito.
Il passeggero accomodato accanto a lei, sull'aereo, le lanciò una breve occhiata interrogativa, ma lei lo ignorò. Si sentiva male. Per quale motivo Carlisle si sarebbe trovato a correre da solo, nella notte, sotto alla pioggia? A cosa era dovuto quello sguardo? Una parte di lei sperava che la stesse cercando. Se fosse stato così, se Carlisle fosse riuscito a trovarla, forse avrebbe avuto qualche possibilità di salvarsi. Ma se invece il motivo della disperazione – perché Carlisle, nella visione che aveva avuto, era senza dubbio disperato – fosse stato un altro? Forse i Volturi erano intervenuti, a dispetto delle sue previsioni, forse avevano attaccato i Cullen e Carlisle era l'unico sopravvissuto... O magari Jasper aveva fatto qualche sciocchezza e lui stava solo cercando un modo per arginare il danno; forse era successo qualcosa a Esme, qualcosa che lui non era riuscito a impedire...
Avrebbe voluto urlare. Saltare giù da quell'aereo, che già volava sopra alla Francia e sarebbe atterrato in Italia nel giro di poche ore, e correre a cercare suo padre. Chiedergli che cosa lo turbasse, abbracciarlo, farsi abbracciare da lui, tornare a casa insieme. Inspirò a fondo, tentando di calmarsi.
«Paura dell'aereo?» domandò gentilmente il passeggero accanto a lei. Il suo inglese aveva un forte accento italiano e lui appariva sciatto e trascurato.
«Sì.» mormorò debolmente Alice, annuendo appena. Non riusciva a cacciare dalla mente le immagini che aveva appena visto e sperava che una breve conversazione potesse aiutarla a distrarsi un po'. Ma, con suo grande rammarico, sapeva benissimo che la sua speranza era vana. Non avrebbe potuto ignorare il volto di Carlisle, la sua espressione, in nessun modo. Era consapevole, in qualche modo, di essere stata lei a causare quella sofferenza. E non poteva perdonarselo.
«Anch'io, la prima volta, ero spaventato.» commentò allora l'uomo con voce rassicurante. «Basta pensare a qualcos'altro. Qualcosa di bello.» Le sorrise.
In qualche modo, Alice riuscì a sorridere di rimando. Quel gesto le sembrò incredibilmente complesso, in un momento come quello, mentre sapeva che i Volturi, se non l'avessero uccisa, l'avrebbero comunque costretta a rimanere in Italia con loro; che Carlisle era da qualche parte, lontano, e soffriva; e che, in tutto quello, non aveva idea di cosa stesse accadendo alla sua famiglia. Dov'erano Esme, Emmett, Jasper e Rosalie? Edward era tornato dalla Florida? Avevano capito cosa era stata costretta a fare, erano stati vicini a Jasper? Esme aveva parlato, alla fine?
«Come mai vai in Italia?» le domandò ancora il suo vicino, proteso verso di lei.
«Vado a trovare degli amici.» Quella frase la fece sorridere. Definire amici i Volturi era come minimo azzardato, eppure non avrebbe saputo trovare un altro termine per spiegare a quel curioso italiano cosa stesse andando a fare nel suo Paese. Provò a immaginare che cosa sarebbe successo se gli avesse raccontato, in un momento di follia, la verità. Che faccia avrebbe fatto, quel signore così gentile, a sentire che la ragazza accanto a lui era in realtà un vampiro che, seguendo le tracce di cadaveri in decomposizione, era partita da Forks per arrivare in Italia, dove altri vampiri avrebbero probabilmente messo fine alla sua vita?
«Un bel motivo per viaggiare.» commentò l'altro. «Pensa, signorina, che io invece viaggio solo per lavoro. Una bella noia.»
Alice annuì. Non aveva voglia di parlare. Improvvisamente, non aveva nemmeno voglia di ascoltare. Sapeva che di lì a poco sarebbe arrivata un'altra visione, lo sentiva e non poteva fermarla. Forse avrebbe potuto vedere quello che sarebbe accaduto a Forks, chissà quando, o magari le avrebbe dato altri indizi su quel maledetto vampiro che la stava inseguendo.
«Preferirei cercare di dormire un po'.» comunicò all'italiano, che immediatamente annuì.
«E' una magnifica idea. Così ti passa la paura.»
Con un debole cenno di assenso Alice chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Doveva solo aspettare. Sarebbero bastati pochi istanti...
Vide Edward e Bella. Erano nella stanza di lei, seduti sul letto, vicini. Lei sembrava preoccupata, si stringeva a lui e teneva lo sguardo fisso davanti a sé.
«Credi che tornerà?» domandò a Edward.
Alice corrugò la fronte. Qualcosa, nella sua mente, le diceva che non stavano parlando di lei. E quindi, non era l'unica a essere sparita. Quindi, la visione che aveva avuto poco prima assumeva un nuovo significato... Voleva forse dire che Carlisle aveva abbandonato la famiglia? Anche lui, come lei?
«Non se n'è mai andato prima d'ora.» rispose Edward e le sue parole fecero capire a Alice d'aver colto nel segno. «Non lo so. Forse... forse è andato a cercare aiuto.»
«Ma che senso aveva non dirvelo? Perché avrebbe dovuto partire di nascosto?» La voce di Bella era implorante e lo sguardo di Edward addolorato.
In quel momento confuso, in cui non riusciva a pensare lucidamente, Alice si trovò a porsi la stessa domanda. Perché mai avrebbe dovuto andarsene senza dire niente? Era impazzito, forse? A che cosa pensava? Voleva per caso uccidere Esme, costringendola a un dolore insopportabile?
«Non so.» ripeté Edward. «Ne abbiamo parlato... Emmett crede che sia stata solo una cosa improvvisa, che non abbia avuto il tempo di dirci nulla.»
«E gli altri?» insistette Bella. «Che cosa pensano gli altri?»
«E' difficile da dire.» sospirò Edward. «Esme... non dice nulla. Si è chiusa nella sua stanza e vuole essere lasciata in pace. Rosalie è furiosa, non si esprime.»
«E Jazz? Come sta?»
Lui scosse la testa e il suo gesto fece aumentare lo sconforto di Alice.
«E' come l'ultima volta che l'hai visto. Non sappiamo più cosa fare.»
Alice avrebbe voluto saperne di più, capire che cosa intendesse dire Edward, sentirlo ancora parlare di Jasper, ma la sua voce sfumò prima ancora che riuscisse a terminare la frase e le immagini sparirono pochi istanti dopo. Non ebbe il coraggio di riaprire gli occhi. Si morse il labbro inferiore, ferita, disperata. Quello che aveva fatto a Jasper, quello che gli stava facendo... Come poteva pretendere di giustificare quel suo comportamento? Con che coraggio avrebbe potuto continuare a pensare di stare facendo la cosa giusta? Sapeva benissimo che quello era l'unico modo per salvarlo, ma qual era il prezzo? Se, per salvarlo, gli imponeva una tortura, non era altrettanto crudele di quelli che l'avevano costretta a una tale scelta?
Si pentì. Si pentì d'essere partita, d'aver tenute nascoste le proprie intenzioni, d'aver coinvolto Esme. E subito dopo capì quello che avrebbe dovuto fare, quello che non aveva avuto il coraggio di fare... Avrebbe dovuto costringerli a odiarla, a non desiderare il suo ritorno. Per salvare Jasper, per essere certa che non soffrisse, avrebbe dovuto uccidere Esme quando ne aveva avuto l'occasione. Lei non si sarebbe difesa, l'avrebbe lasciata fare e una volta scoperto ciò che aveva fatto nessuno, in quella famiglia, l'avrebbe più voluta. Anzi, probabilmente, avrebbero cercato di ucciderla. Chi sarebbe riuscito a fermare Carlisle, se lei avesse davvero commesso una simile atrocità? Persino Jasper sarebbe riuscito a tramutare il suo amore per lei in odio, persino lui l'avrebbe disprezzata! E allora avrebbe potuto partire tranquilla, certa della propria sorte. Perché Carlisle l'avrebbe trovata e non sarebbe stato in grado di risparmiarla. Non dopo che lei aveva ucciso Esme. La sua compassione non sarebbe giunta fino a quel punto. E allora, una volta che lui avesse ucciso Alice, forse Jasper avrebbe reagito. Forse sarebbero nate una serie di vendette che avrebbero portato alla totale eliminazione dei Cullen e a quel punto nessuno sarebbe stato più in pericolo.
Si vergognò di se stessa. Come poteva anche solo pensare a una cosa simile? Con quale coraggio si pentiva d'aver risparmiato la vita alla propria madre? Come poteva sperare di fare di Carlisle un assassino, lui, che concedeva a tutti una seconda possibilità?
Chinò la testa, sconfitta. Se era alla follia che i Volturi volevano condurla, ci stavano riuscendo benissimo. Non avrebbe nemmeno fatto in tempo ad arrivare a Volterra, perché avrebbe perso la ragione molto prima. Se non riusciva a trovare un modo per bloccare quelle visioni, per smettere di pensare, allora non aveva speranze di mantenere se stessa fino alla fine. Sarebbe arrivata a un punto in cui non avrebbe più risposto alla ragione. Sarebbe stata dominata esclusivamente dall'istinto, si sarebbe fatta bestia e a quel punto nessuno avrebbe più potuto salvarla.

 

Ebbene, dopo undici mesi e mezzo, sono tornata ad aggiornare questa fiction. Con un capitolo breve, non speciale, ma nuovo. Direi che come ripresa è stata piuttosto lenta e molto difficile, ma ce l'ho fatta. Nonostante questo, non garantisco sulla continuità degli aggiornamenti.

Detto questo, vorrei ringraziare tantissimo tutte le persone che hanno letto o commentato lo scorso capitolo, anche se si parla di quasi un anno fa, e tutte le persone che non hanno perso la speranza di vedere la fiction aggiornata... Grazie di cuore, davvero.

Baci,

rolly too

   
 
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