PROLOGO
Pioggia,
immancabile e fastidiosissima pioggia.
Anche quella mattina fu la prima cosa che vidi appena aperti gli occhi, fuori dalla finestra accanto al mio letto. Non che ci fosse qualcosa di cui stupirsi, del resto da quando mi ero trasferita da mio padre a Forks erano spuntate al massimo una decina di giorni di sole in tre anni.
Wow, erano già passati ben tre anni. A volte sembravano passati solo pochi giorni da quando girando per i corridoi della Forks High mi sentivo come un fenomeno da baraccone, una di quelle scimmiette che cantano e ballano attirando l’attenzione di chiunque nel raggio di un centinaio di metri.
Mentre ripensavo a quei primi, terribili giorni, la sveglia sul comodino iniziò a trillare quel fastidioso motivetto che Charlie aveva tanto insistito che scegliessi, perché, parole sue “Meglio una cosetta tranquilla come questa Bells, non vorrei correre a sollevarti da terra tutte le mattine perché sei caduta dal letto nella fretta di spegnere una sveglia rumorosa!”.
Spensi la sveglia con una mano senza nemmeno guardarla, mi passai le dita tra i capelli con l’altra e quello che vidi pendere dal mio polso mi procurò il solito sfarfallio allo stomaco che non riuscivo mai a controllare, specialmente di primo mattino. Quel piccolo, semplicissimo oggettino appeso al braccialetto mi fece sorridere involontariamente, scacciando all’istante la scomoda sensazione di inquietudine che mi pervadeva ormai ogni mattina nell’ultimo mese e che puntualmente mi svegliava circa una mezz’oretta prima del dovuto .
Con la testa ancora un po’ tra le nuvole mi alzai e inziai a prepararmi per la giornata sapendo che di lì a poco lui sarebbe venuto a prendermi per andare a scuola. Lui che era ormai il MIO lui da due anni, il mio fedele compagno, il mio caloroso amante…il mio Jacob.
Anche quella mattina fu la prima cosa che vidi appena aperti gli occhi, fuori dalla finestra accanto al mio letto. Non che ci fosse qualcosa di cui stupirsi, del resto da quando mi ero trasferita da mio padre a Forks erano spuntate al massimo una decina di giorni di sole in tre anni.
Wow, erano già passati ben tre anni. A volte sembravano passati solo pochi giorni da quando girando per i corridoi della Forks High mi sentivo come un fenomeno da baraccone, una di quelle scimmiette che cantano e ballano attirando l’attenzione di chiunque nel raggio di un centinaio di metri.
Mentre ripensavo a quei primi, terribili giorni, la sveglia sul comodino iniziò a trillare quel fastidioso motivetto che Charlie aveva tanto insistito che scegliessi, perché, parole sue “Meglio una cosetta tranquilla come questa Bells, non vorrei correre a sollevarti da terra tutte le mattine perché sei caduta dal letto nella fretta di spegnere una sveglia rumorosa!”.
Spensi la sveglia con una mano senza nemmeno guardarla, mi passai le dita tra i capelli con l’altra e quello che vidi pendere dal mio polso mi procurò il solito sfarfallio allo stomaco che non riuscivo mai a controllare, specialmente di primo mattino. Quel piccolo, semplicissimo oggettino appeso al braccialetto mi fece sorridere involontariamente, scacciando all’istante la scomoda sensazione di inquietudine che mi pervadeva ormai ogni mattina nell’ultimo mese e che puntualmente mi svegliava circa una mezz’oretta prima del dovuto .
Con la testa ancora un po’ tra le nuvole mi alzai e inziai a prepararmi per la giornata sapendo che di lì a poco lui sarebbe venuto a prendermi per andare a scuola. Lui che era ormai il MIO lui da due anni, il mio fedele compagno, il mio caloroso amante…il mio Jacob.