Capitolo nove
Rachele era cresciuta in una famiglia terribilmente simile a quelle della pubblicità, di conseguenza anche lei era uguale ad una delle “bambine tipo” che di solito si vedono in tv.
Alle volte era presuntuosa, scontrosa e egoista, ma era anche quella che sorrideva sempre sinceramente e non si era mai rifiutata di aiutare un amico.
Rachele era il tipo di ragazza che arrossisce quando riceve un complimento, che tifa sempre per i buoni e che piange alla fine dei film romantici. Sostanzialmente, era una persona buona. Nonostante a volte non assumesse un atteggiamento esemplare, non aveva mai e mai realmente fatto qualcosa che avesse potuto ferire qualcuno. Almeno, non consapevolmente. Tranne quella volta.
Rachele sentiva un brivido percorrerle la schiena mentre con le mani accarezzava dei capelli talmente sottili che, pensava, si sarebbero potuti sgretolare tra le sue mani.
Tutto in quel momento le dava una sensazione di profonda calma, di tranquillità, e avrebbe voluto rimanere in quel modo per sempre.
Poi, ritornò la luce. Come appena uscita da un profondo trans, la ragazza aprì di scatto gli occhi: era così vicina a Gianluca da potergli vedere i pori, così vicina da poter respirare il suo odore che quasi la drogava. Poi le ciglia del ragazzo si schiusero e, per un attimo, si fissarono.
A Rachele venne in mente una frase che aveva pensato molti mesi prima e poi ruppe quel bacio.
“Ha gli occhi azzurri come il cielo. Chissà se di notte si possono vedere le stelle.”
Fece qualche passo indietro con le labbra che le tremavano, senza riuscire a trovare il coraggio per guardare Gianluca negli occhi. Dentro di lei ribollivano tante sensazioni ed emozioni diverse, ma quella più forte e viva era il senso di colpa. Il “oddionocheèsuccessononècolpamiaeadesso?”.
Respirò a fondo. Per un attimo si era dimenticata di farlo.
« No, aspetta », disse, guardando la cera della candela che cominciava a colare sul tavolo. « Non è successo, tu non l’hai fatto ».
« Invece sì, l’ho fatto ». Il tono di Gianluca era alto e deciso, e Rachele immaginò che stesse stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
Sentiva un vuoto al livello della pancia, in testa aveva solo l’immagine di Jacopo con i suoi capelli biondi scompigliati.
« No, io no! Sei stato tu! Mi hai presa alla sprovvista, non dovevi, come ti sei permesso? », disse, cominciando ad alzare la voce. « E adesso che faccio.. »
« Ma sei scema?! Guarda che i baci si danno in due, non venirmi a dire che è colpa mia adesso! », ribatté Gianluca, evidentemente colpito nell’orgoglio.
« E no, non cercare di darmi la colpa! Tu hai cominciato! ». Rachele notò che la sua voce cominciava a diventare isterica, e i suoi occhi si erano già gonfiati di lacrime. Si girò, dandogli le spalle, e cominciò a camminare per la cucina come quella che lei avrebbe normalmente definito “moglie stressata e arrabbiata”. « Non dovevi farlo, punto e basta », concluse, poi.
Rachele sentì i passi di Gianluca che evidentemente aveva preso a camminare stando un passo dietro di lei, e la cosa la terrorizzò non poco.
« E’ colpa di tutti e due. Avresti potuto respingermi anche subito, o no? », disse, lui.
Rachele ignorò la domanda di Gianluca, classificandola come “domanda retorica e dunque stupida, evidentemente poco degna di ricevere considerazione”, anche se in cuor suo sapeva che, infondo, aveva ragione. Come si sarebbe comportata con Jacopo adesso? Gliel’avrebbe detto così da far sì che lui la lasciasse o avrebbe fatto finta di niente così che tutto rimanesse come prima? Si sarebbe presa le sue responsabilità o avrebbe continuato a vedere Jacopo lasciando che questo peso la tormentasse?
Per quanto Rachele si considerasse matura, infondo era ancora una bambina. Eternamente indecisa, incapace di farsi carico di troppi pesi.
Poi, così presa dal torto fatto a Jacopo, non si era neanche chiesta perché avesse risposto al bacio di Gianluca.
« Non ti voglio ascoltare, lasciami sola », disse poi, sedendosi su una sedia e prendendosi la testa fra le mani. « Puoi rimanere qui fino alla fine della tempesta, ma va’ in un’altra stanza per favore. »
Rachele sentiva lo sguardo di Gianluca puntato in mezzo alla schiena. Dopo un lungo attimo il ragazzo sospirò. « Non fare la bambina capricciosa, Rachele! », disse, e dalla voce si capiva benissimo che doveva essere infastidito e offeso, ma a Rachele non importava proprio un bel niente di ciò che doveva essere lui.
Cos’era, non capiva? Non ci arrivava, forse? Non pensava alla gravità di ciò che era successo? Rachele aveva il ragazzo, in caso Gianluca l’avesse dimenticato.
« Capricciosa?! », strillò, alzandosi così velocemente che quasi cadde la sedia. « Capricciosa?! Tu non capisci. Tu non hai la minima idea.. ecco perché sei così tranquillo, a te non frega proprio un bel niente, tu puoi andare in giro a divertirti baciando tutte le ragazze che vuoi e poi continuare ad essere fresco come una rosa. Io non sono così. Io penso a quello che faccio e soprattutto penso alle conseguenze. Perché a differenza di te, io devo dare conto a qualcuno. Quindi vattene da questa stanza, adesso. »
Rachele disse tutto questo senza riprendere fiato neanche una volta, e mentre parlava aveva avuto l’impulso di mettere le mani addosso a Gianluca, che se ne era stato lì fermo, a fissarla, per tutto il tempo.
Gianluca
la guardò per tutto il tempo, poi scoppiò a ridere. «
TU pensi a quello che fai? Non si direbbe proprio... Forse i tuoi
pensieri non corrispondono alle tue azioni, o no? Comunque,
signorina, scusi il disturbo... Dato che non la capisco, posso
andare via a baciare qualche altra ragazza.» disse infine,
accompagnando quella frase con una dose massiccia di ironia. E forse,
anche con un po' d'acidità.
« Forza, vai, dato che ti
diverte tanto baciare le prime che passano! » ribatté
lei, scaldandosi sempre di più. Ovviamente, non aveva scordato
di quella ragazza avviluppata a lui, fuori dal locale, l'altra sera.
Che stava facendo, le stava togliendo degli schizzi di maionese del
panino con le sue labbra? Ridicolo!
Gianluca era irritato
del fatto che quella ragazzina lo stesse giudicando male:
pensava che lui fosse proprio quello che non era. Certo, non
aveva mai avuto problemi con le ragazze, le quali sembravano
apprezzarlo e che non gli riservavano mai un due di picche, ma
non aveva mica uno stuolo di loro che gli andavano dietro; e
onestamente parlando non si ricordava l'ultima volta che aveva
baciato una ragazza provando qualcosa. Con Rachele, era
successo... Ma forse lei non l'avrebbe mai saputo. Non l'avrebbe mai
capito.
E poi, come diavolo si permetteva?!
« Tu non sai
niente di me... » Gianluca assottigliò gli occhi chiari,
riducendoli quasi ad una fessura, e parlò a voce bassa. Si
stava irritando, lo sentiva. Doveva mantenere la calma...
«
Né mi interessa saperlo! » concluse Rachele, nera dalla
rabbia, e tornò a sedere dandogli le spalle.
Lui continuò
a guardarla. In quel momento pensò che forse aveva a che fare
con una ragazzina e basta, ma una piccola vocina dentro di lui –
una piccola e impercettibile voce dentro la sua testa - gli diceva
che forse reagiva così soltanto perché proprio questa
ragazzina – come ormai la definiva, appunto, aveva ferito per
la prima volta il suo intatto orgoglio... Lei, proprio lei, era stata
la prima ragazza a ferirlo. Ecco qual era la verità.
Ma non
aveva più senso stare lì. Rachele era arrabbiata con
lui, magari avrebbe iniziato a detestarlo seriamente per questo
gesto. Gianluca si maledisse mentalmente.
« Come vuoi tu.
Posso andare? » chiese Gianluca, che oltre a maledirsi, però,
era anche lui incazzato e offeso. Cioè, lei mica aveva fatto
qualcosa per fermarlo. Non se l'era immaginato: anche lei l'aveva
baciato... Eccome. Significava solo che anche lei provava il
desiderio di baciarlo e, una volta presentata la possibilità,
non si era tirata indietro...
« Direi che sarebbe proprio il
caso... » Rachele guardò Gianluca con la coda
dell'occhio.
« Oh, ma chi se ne frega, piantala. »
disse lui.
E in un attimo, Gianluca si avvicinò lei, si
chinò e la baciò di nuovo.
Le appoggiò una
mano sulla spalla, come se volesse assicurarsi che stesse ferma, e la
baciò. Si fece spazio tra le sue labbra, inclinando la testa.
La presa della mano sulla spalla di lei era forte, ma senza essere
insistente. Anzi, riusciva ad essere incredibilmente dolce,
nonostante tutto.
Rachele cercò di divincolarsi, rimanendo
ad occhi spalancati, mugugnando qualcosa di incomprensibile con le
labbra appiccicate a quelle di lui, ogni pensiero azzerato. Poi anche
lui aprì gli occhi, senza spalancarli, e Rachele fissò
il riflesso dei suoi occhi dentro quel mare blu. Si guardarono, come
se si stessero dicendo mille cose senza parlare, e Rachele si arrese
e lo baciò a sua volta.
Quando Gianluca lo capì,
afferrò Rachele, costringendola ad alzarsi, e con entrambe le
braccia le cinse la vita, abbracciandola. Lei poggiò entrambe
le mani sul suo petto, mentre il bacio si faceva più intenso.
La lingua di lei incontrò la sua e il battito cardiaco di
entrambi sembrò accelerare; Rachele strinse di più gli
occhi, mentre una mano di Gianluca si spostava sulla sua
schiena.
D'altro canto, il cuore di Gianluca galoppava davvero. Ma
da quando tempo non provava tutto questo? E tutto, tutto era solo
partito da delle labbra di una... ragazzina.
Gianluca
cominciò a camminare indietro, a tentoni, continuando a
tenerla stretta a sé: aveva paura che una volta lasciata
andare, quella magia fosse finita. Si scostò leggermente dalle
sue labbra, poggiando la fronte contro la sua. I loro respiri erano
sincronizzati.
Si ritrovò fuori dalla cucina, in mezzo al
corridoio. Aveva intenzione di spostarsi in un posto più
comodo, come il divano. Né Gianluca né Rachele osavano
aprire gli occhi o separarsi... Erano in un equilibro troppo
precario.
Arrivarono nel salotto, ancora coinvolti in quella danza
troppo strana. Gianluca sentì il tappeto sotto i suoi piedi:
ma in quel momento inciampò, le gambe di lui si erano
praticamente intrecciate con quelle di lei, e perse l'equilibro
cadendo all'indietro.
E come se non bastasse, la luce andò
via di nuovo, lasciandoli al più totale buio.
« Ah! »
esclamarono all'unisono.
Gianluca si ritrovò disteso sul
tappeto, con Rachele addosso a lui.
Rimasero per mezzo minuto
buono immobili, in silenzio, al buio, con i battiti e il respiro
ancora troppo forti, le menti che vagavano, il rossore sulle guance.
Ma bastò un'altra frazione di secondo ancora, e i loro
corpi continuarono a sfiorarsi, e le loro bocche a cercarsi, mentre
le mani di lui afferravano stringendo quelle di lei.
Persero la
cognizione del tempo; e infine abbandonarono le loro anime stanche –
confuse, emozionate, quasi febbricitanti – sul tessuto di quel
tappeto, che se solo avesse potuto parlare...
Salve a tutte le lettrici =)
In questo capitolo le cose si sono un po' scaldate, e converrete con me che Rachele si comporti un po' da bambina! Ma poveraccia, e confusa, e ormai si è capito che a Gianluca non resiste.. il perchè si scoprirà!
Poooi.. noto con dispiacere che nessuno si iscrive al club pro Jacopo ç_ç vorrà dire che gli unici membri saremo io e lui! XD
Ringraziamo Tiara, _ deny _ e TheDreamerMagic per le recensioni e tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, seguite e quelle da ricordare. Grazie!
Alla prossima ragazze, e mi raccomando, lasciateci pareri, sia positivi che negativi!
Un bacio, AllegraRagazzaMorta.