Al fandom addormentato
di questo
sito
pulsa il cuore di
Bianco,
quando smetterà?
Zia Ele, su quelle
storie,
quante menti ormai,
quanto ancora col
computer
tu
scriverai?
Banana
Il
matrimonio. In quale orribile, annoso, mefistofelico problema era andato a
invischiarsi quella volta? Se non avesse cedute alle lusinghe di sua madre e di
Yoshino, si troverebbe ad essere ancora un attraente scapolo, un single “per
scelta” in un appartamento sopraffatto da strati di disordine e polvere, sempre
pronto per scappatelle romantiche con giovani e affascinanti
pulzelle.
“Che
vita grama sarebbe stata” cercò di convincersi, con lo stesso tono di un uomo
che ha perso l’occasione della sua vita.
Scherzi
a parte, il matrimonio era stato per lui il momento più bello in tutta la sua…
Ma chi voleva prendere in giro? Gli inviti, la carta degli inviti, il colore
della scritta degli inviti, il buffet, il primo, il secondo, il dolce, il
contorno, la frutta, l’ammazzacaffè, il
coloredelletovagliechedovevaabbinarsiconilvestitodelladamigellad’onore… apriti
cielo! Un’iniezione di noia concentrata!
Il
suo sogno sarebbe stato quello di sbolognare il lavoro sporco a Yoshino, mentre
lui se la sarebbe spassata con Choza e Inoichi in un addio al celibato protratto
per sei mesi.
Ma
no! Con ventidue anni suonati era stato obbligato da sua madre ad «aiutare Yoshino in questo
duro lavoro», che tradotto nella lingue corrente significava: «guardare e
annuire mentre Yoshino faceva tutto il lavoro.»
Ed
eccola! La foto incriminante del suo matrimonio troneggiava in una intera pagina
dell’album di fotografie. Che espressione eloquente che aveva stampato in viso:
sembrava un condannato a morte che si dirigeva al
patibolo.
#6. Gli amici si vedono nel momento del bisogno
Si
era fatto proprio incastrare.
Stava
seduto sul divano, con un’emicrania che avrebbe steso un elefante, a leggere
l’infinita lista degli invitati che Yoshino si era preoccupata di stilare nelle
ultime tre settimane.
«Allora,
tesoro» cominciò Yoshino, così zuccherosa che Shikaku temette di ammalarsi di
diabete. «Come ti sembra?»
«Su
trecento invitati, almeno novanta non hanno un nome e un cognome, cara.»
rispose, massaggiandosi le tempie.
«Ma
sono conoscenti! È importante averli presenti al
matrimonio!»
«Non
credo che la signora…» si inforcò gli occhiali da vista e strabuzzò gli occhi
per leggere meglio. «Eccola! La “signora della bancarella di frutta e verdura”
possa essere considerato un nome proprio di persona. È irrispettoso verso la
signora Nakamori.»
«Nakamori?»
si illuminò Yoshino.
«Sì,
è il vero nome della…» non terminò la frase, sentendosi un completo idiota.
Cancellò ciò che aveva scritto Yoshino e lo sostituì con “Nakamori Aya” senza
guardare la fidanzata negli occhi. Sarebbe morto se lei fosse scoppiata a
ridergli in faccia.
«Ora
che abbiamo dissipato ogni dubbio, tesoro.» sottolineò con tono melenso
Yoshino, sedendosi sulle sue gambe e tormentandogli il pizzetto che si era fatto
crescere in quell’ultimo anno. «Dobbiamo concludere un affare ancora aperto tra
me e il tuo amichetto.»
Il
volto di Shikaku si illuminò di gioia.
«Non
quell’amichetto.» lo freddò la donna
senza alcuna pietà. «Intendevo questo amichetto qua.» e gli tirò il
pizzetto.
«No.»
dichiarò immediatamente Shikaku, scrollandosi la fidanzata dalle gambe ed
alzandosi, portandosi subito sulle difensive. «Il pizzetto non si tocca.»
Anche
Yoshino si alzò. «Su, non fare storie. Per il nostro matrimonio devi essere come
dico io.» si impose perentoria, senza dargli nemmeno il tempo di aprire bocca
per ribattere.
«No,
tu non capisci.» sbottò l’uomo, tenendosi una mano premuta sul mento, in modo da
nascondere e proteggere il prezioso pizzetto. «Il pizzetto è tutto ciò che mi
rimane del mio essere uomo. Mi hai portato via tutto il resto: il
monosopracciglio, gli hentai, il posto a destra del letto matrimoniale… almeno
il pizzetto me lo devi lasciare!»
Yoshino
scoppiò in una risata inquietante.
«Amore
mio, dolcissimo e carissimo topolino della mia vita,» cominciò, così sdolcinata
che Shikaku sentì i denti cariarsi in pochi secondi. «ora che ti sposerai con
me, sarò io l’uomo, la donna, il figlio, la figlia, tua madre e tuo padre.
Starai con me per tutta la vita e mi obbedirai.» sorrise,
illuminandosi.
Se la
mandibola di Shikaku avesse potuto allungarsi, a questo punto avrebbe toccato
terra.
«Nooo!!!»
gridò, scappando via, lontano da quell’inferno.
Girò
in tondo per circa un quarto d’ora, finché non incontrò Choza e Inoichi, intenti
nell’ammirare una partita di kunai appena arrivata.
«Ino!
Cho!» strepitò, sbracciandosi in modo che gli altri lo
vedessero.
I due
amici si voltarono e lo salutarono di rimando, felici di vederlo: era da oltre
due settimane che non usciva di casa, impegnato com’era nell’organizzazione del
suo matrimonio.
«Shika!
Accidenti, da quanto tempo!» si fece incontro Choza, abbracciandolo
vigorosamente. «Non ti si vede più per questi lidi, eh?»
«Lasciate
perdere…» si lamento Shikaku, affranto. «Yoshino è terribile. Una donna
malvagia, meschina, impossibile, noiosa, rompiscatole… una cosa
insopportabile.»
«È
incredibile vedere quanto la ami.» commentò Inoichi, tirandogli una pacca sulla
spalla e sorridendogli con complicità.
«Già.»
sospirò l’uomo, ormai arresosi di fronte all’evidenza. «Piuttosto, Choza, come
sta Mikako?» chiese all’amico. Mikako era ormai incinta da quattro
mesi.
«Sta
benissimo. Le sta venendo un bel pancione.» commentò Choza, tutto contento. «Burrosa così è
anche più bella.»
Inoichi
scoppiò a ridere. «Com’è tenero Cho quando fa l’innamorato…» tuttavia, si
accorse che qualcosa tormentava l’animo di per sé già angosciato di
Shikaku.
«Ehi,
amico, che succede?» domandò, preoccupato.
Shikaku
alzò gli occhi guardandolo disperato. «Yoshino… vuole che… mi tagli il
pizzetto.» biascicò, crollando poi sulla spalla dell’amico con una mano a
coprirsi il volto per non mostrare l’espressione prostrata dalla
tristezza
«Su,
su, non è virile…» cercò di consolarlo Inoichi, carezzandogli la nuca e
comprendendo il suo dolore. «Non fare così. Reagisci, piuttosto!
Imponiti!»
Come
risvegliatosi da una trance, Shikaku
si destò. «Dovrei reagire? Impormi? Come?» implorava, quasi
piangendo.
Choza
stava per rispondere, ma Inoichi fu più veloce: «Va’ da lei, spiegale la tua
situazione, falle vedere chi comanda! Sei tu l’uomo! Tu porti i pantaloni, tu porti a casa il pane, tu la metti incinta! Tutta la famiglia
dipende da te!» disse, infervorato,
credendo fermamente in quelle parole.
Quell’iniezione
di autostima portò Shikaku a dimenticarsi completamente del carattere di Yoshino
e a pensare di poter riottenere i suoi diritti (povero illuso!) attraverso la
diplomazia.
Fu
nel momento in cui si congedò dai due amici che Choza poté finalmente
parlare.
«Ino,
ma non è la stessa cosa che hai fatto tu con Miho?» mormorò, interdetto, con un
sussurro in un orecchio.
«Esattamente.»
disse Inoichi, cominciando a camminare.
«Ma
adesso tu non hai più gli hentai sotto il letto, dormi a sinistra e stai andando
dal barbiere a tagliarti il pizzetto…» continuò, non capendo ancora dove l’amico
avesse intenzione di andare a parare.
«Proprio
così.»
«Allora
non capisco: perché gli hai consigliato quelle cose?»
Inoichi
si fermò e con uno scatto felino si voltò a guardare Choza. «Cho» dichiarò con
enfasi, mentre gli appoggiava una mano sulla spalla. «Gli amici si vedono nel
momento del bisogno. E io ho bisogno di un compagno di
sventure.»
Ogni
one-shot mi sembra ogni volta più demenziale XD
Caspita,
avete notato come sono stata veloce ad aggiornare? Soltanto poco più di un mese!
Che mostro che sono! XD
Sì, i
pomodori e le verze potete lanciarmele quando avrete finito di
leggere…
Chiaramente,
la canzoncina da me adattata è stata scritta sul modello di Maria nella bottega del falegname, di De
Andrè.
Ringrazio
ancora chi lascia una recensione, chi la segue, chi si è appena accorto di
questa raccolta, chi sta pensando che sia talmente demenziale da non essere
degna di nota… tutti! E vi auguro una giornata molto bananosa!
^^
E non
temete, scoprirete presto il significato del titolo! XD
Banana
a tutti voi,
Akami