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Autore: Akane    02/04/2010    2 recensioni
“Non voglio tornare a stare così. Consapevole della mia fine. Lo sono sempre ma questa volta era diverso. Sono solo un egoista che sebbene non sembra abbia a cuore la mia vita, in realtà non voglio morire. Non voglio più essere certo della mia morte. Voglio poter pensare fino all'ultimo che lui ce la farà per me laddove io non arrivo. Sono egoista ma voglio che torni. Se la vedrà brutta, avrà molte difficoltà e si troverà spesso in pericolo ma io voglio che torni e che mi stia di nuovo vicino. Che mi copra ancora le spalle. Che stia con me. “
E se Don e Charlie in realtà non fossero fratelli di sangue?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charlie Eppes, Don Eppes
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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*Ve la metto come me l’ero appuntata io per non scordarmi cosa dovevo scrivere in questo capitolo: Don screa il ‘fratellino’!!!! Niente altro da aggiungere! Grazie a chi legge e commenta! Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO VIII:
PIACEVOLI TORTURE

/Sweet harmony - Beloved/
Quel profumo.
Profumo di pino selvatico, così maschile e intenso che aveva sempre associato a suo fratello ma che non aveva mai osato utilizzare, ora poteva averlo addosso e non perché ci era riuscito, bensì perché Don lo stava abbracciando.
Era ancora bagnato appena fresco della doccia che gli aveva fatto lui stesso, l’accappatoio aperto a scoprire tutta la parte davanti, le goccioline si passavano su di lui bagnandolo, il profumo che lo eccitava solo il sentirlo, ora gli penetrava le narici provocandogli un pericoloso inizio di distacco dalla realtà.
Charlie detestava non essere coi piedi per terra ma al tempo stesso la sua matematica lo portava spesso su un altro pianeta, questo però non toglieva nulla alla sua razionalità.
Lì si rese conto che le sue tipiche caratteristiche erano completamente sovvertite e capì di non essere più il Charlie di sempre. Non aveva idea di chi era, sapeva solo che se non sarebbe stato attento si sarebbe trovato a fare cose che mai aveva nemmeno immaginato.
Però fu ubriacante lasciarsi cingere completamente dalle sue braccia forti avvolte solo da un accappatoio, abbandonarsi contro di lui, annusare quel profumo deleterio che ora gli si impregnava addosso, avere la testa appoggiata contro il suo petto scoperto, forte, rilassato ma perfettamente delineato da dei muscoli che aveva sempre solo guardato da lontano, sentire con l’orecchio i suoi battiti calmi e regolari che allacciavano inevitabilmente i propri, sentire le sue mani sulla nuca, le dita fra i ricci selvaggi che gli premevano la testa contro il suo torace, avvolgerlo lui stesso per la vita, sotto l’accappatoio, aggrappandosi alla sua schiena liscia e umida.
Rimase col viso nascosto nel suo petto che si alzava e abbassava ad ogni respiro controllato, mentre le sue stesse lacrime decidevano finalmente di smettere di inondargli il viso. Lenta la sofferenza per il proprio senso di colpa scemò lasciandolo in pace e altrettanto lentamente, come per lui non era normale, il suo cervello rielaborava le parole di quello che aveva considerato fratello per lunghi anni. Aveva sempre saputo che non c’era alcun legame di sangue ma erano stati amorevolmente cresciuti come se l’avessero, l’aveva sempre visto come un vero fratello a parte quando aveva cominciato ad innamorarsi di lui.
Dopo era semplicemente stato l’uomo che desiderava.
Ricordava appena il bacio leggero che c’era stato solo un istante prima.
Era immerso in una nebbia fitta che rendeva ogni cosa confusa… era vero che Don lo aveva baciato, quel sapore che aveva in bocca, la sensazione della lingua contro la sua, quella morbidezza… era stato solo un sogno oppure era stato tutto reale?
Non aveva il coraggio di indagare, voleva solo abbandonarsi a quell’abbraccio così forte, dolce e protettivo, tutto ciò che aveva sognata da settimane.
Senza domande, per una santa volta.
Si sentì come uno scricciolo fra le sue braccia e così bene, nonostante il pianto ed il panico precedenti, non era stato mai.
Al sicuro, voluto, in pace.
Dopo dei minuti interminabili rimasti così, Don cominciò a spostarsi leggermente in avanti quindi senza che Charlie se ne rendesse conto, in breve, si trovò fra la porta e il suo corpo la cui parte nuda era proprio quella contro a sé stesso.
Inevitabilmente cominciò a boccheggiare con un nuovo ma diverso senso di panico misto a piacere. I suoi desideri e le sue fantasie stavano per trovare sfogo nella realtà.
Sentiva nettamente la sua virilità contro la propria, separati solo dagli indumenti del più giovane che, a occhi sgranati, aveva cominciato ad alzare la testa piano, spaventato all’idea di interrompere in qualche modo quell’incantesimo.
Le mani di Don cominciarono a scendere languide e nel percorso lasciò ogni brivido possibile, quando giunsero alla vita, presero i lembi della maglietta e l’alzò separandosi quel tanto per potergliela sfilare via.
Con entrambi i toraci nudi a contatto, le mani timide di Charlie che cercava di non farsi prendere da degli stupidi tremiti, si spostarono anch’esse e rimanendo sotto l’accappatoio, lo fece scivolare lungo le braccia. Con un fruscio, cadde ai loro piedi scalzi lasciando Don completamente nudo.
La sola idea che ora Charlie lo poteva vedere di nuovo e questa volta anche toccarlo e accarezzarlo, lo fece arrossire facendo sorridere l’altro che lo guardava con la sua consueta intensità così sensuale.
Si sentì nudo anche lui, davanti a quegli occhi penetranti che lo mettevano sempre in subbuglio.
Rimase a contemplarlo per un attimo, assorbendo con dolcezza insolita ogni traccia di timidezza e desiderio insieme, sapeva che lo voleva ma che non osava, forse non sapeva nemmeno da dove cominciare dal momento che non era di sicuro mai stato con altri uomini.
Nemmeno lui, se era per quello, ma la loro diversità stava anche nell’affrontare le situazioni più nuove e complicate. Del resto Don si limitava ad affidarsi al suo istinto, era un uomo pratico, non teorico e razionale come suo ‘fratello’.
Con le dita scese a carezzargli le braccia, poi i fianchi e il ventre. Ci mise poco a raggiungere la cintola dei jeans. Quando iniziò a slacciarglieli, posò la bocca sulla sua ed in un secondo gli annullò di nuovo la coscienza.
Charlie non aveva la minima idea di che cosa gli stava facendo Don, sapeva solo che era terribilmente bello e che non voleva che smettesse.
Di nuovo surclassò il suo cervello e stranamente non si sentì spaesato, tutt’altro.
Don lo gestì in ogni dettaglio, dal bacio alle sue parti intime.
Ad occhi chiusi e respiri affannati, il giovane sentiva solo il suo profumo inebriante, le lingue allacciarsi e divorarlo con prepotenza e le mani occuparsi del suo inguine con decisione e sicurezza.
Nessuna esitazione, nessuna timidezza, nessun tremore.
Scavava in lui con crescente desiderio, eccitandolo fino all’inverosimile.
Solo questo avrebbero fatto, con una piccolissima parte della sua mente lo sapeva visto che Don non era ancora in condizioni di fare certe fatiche fisiche, però già così pensava fosse abbastanza.
Non aveva mai osato immaginare così tanto, mentre tutto quello che lui stesso riusciva a fare era tenersi a lui e alle sue braccia forti, per paura di cadere lungo disteso con tutti quei tremori e quelle ginocchia molli, come se fosse lui quello convalescente da un‘accoltellata.
Da una parte avrebbe voluto avere la forza e il coraggio di fare qualcosa anche lui, dall’altro sapeva perfettamente che non era in grado di muovere un solo muscolo.
Ma quel che gli fece Don gli bastò e avanzò.
Per lui avere Charlie così timido, in confusione e arrendevole fra le mani, fu il più bel regalo che avrebbero mai potuto fargli.
La miccia da non accendere mai in uno come lui.
Rimase in ogni istante lucido e tutto quel che fece fu estremamente voluto e sentito, sapeva perfettamente tutto quel che le sue dita combinavano dal momento che rispondevano come sempre solo ai suoi comandi. Era uno istintivo ma la lucidità la manteneva sempre, o quasi.
Lì intendeva godersi fino in fondo tutto quel che poteva prendersi, conscio di non potersi spingere oltre un certo limite per una serie di motivi.
Quando l’aveva stretto a sé piangente, un’ondata di calore l’aveva invaso prepotente e il desiderio si era acceso subito.
Quell’abbraccio pieno, quasi disperato ma perfettamente consapevole, il suo viso premuto sul torace, i respiri irregolari sulla pelle bagnata, le mani sulla schiena, sotto l’accappatoio aperto… era rimasto fermo per un paio di minuti e considerando che era Don, era stato anche bravo.
Lentamente aveva poi preso la situazione letteralmente nelle sue mani, mani che avevano cominciato ad esplorarlo e farlo suo cospargendolo di brividi.
Quando Charlie era arrossito sentendo la virilità nuda contro la sua, era stato impagabile. Un enorme senso di tenerezza si era fatto strada in lui. Si erano guardati e non era stato capace di far altro che contemplarlo.
Gli piaceva perché era così timido, spaesato, confuso, inesperto, imbarazzato ma pieno di desiderio e di sentimenti così evidenti… gli parve uno scricciolo e non era riuscito a trattenere un dolce sorriso carico di inconsapevole sensualità, proprio come lo sguardo intenso con cui se lo stava mangiando.
Con furbizia, poi, aveva cercato e trovato i suoi jeans e nell’aprirli ed infilarsi sotto, si era impossessato anche della sua bocca divorandosela, prendendo il comando del gioco e facendo propria pure la lingua che non riusciva a opporsi. Sapeva che da lì Charlie non avrebbe più capito nulla, ne era certo. Lo vide assecondarlo nel caos più totale mentre il respiro veniva trattenuto e i battiti galoppavano fino a farsi sentire distinti.
Pulsavano i loro corpi accaldandosi ulteriormente solo per quei pochi gesti, per quel contatto audace, per quel bacio erotico.
Sentiva chiaramente che avrebbe potuto fargli tutto quello che avrebbe voluto, in quell’istante, ma sapeva anche fin dove spingersi per quella prima volta, considerando poi le sue stesse condizioni fisiche.
Le scariche di adrenalina gli permisero di proseguire ed ignorare le piccole fitte alla ferita, così come il bisogno di sedersi, quindi prese possesso anche del suo inguine, della sua intimità inviolata da qualsiasi altro uomo.
L’aveva fatto con altre donne, era certo, ma aveva mai provato qualcosa di simile?
Creta nelle sue mani.
Era lui che gli si aggrappava per non cadere, e non l’incontrario.
Fu allora che il suo ego cominciò ad appagarsi.
Non l’aveva mai toccato ma ora lo faceva con disinvoltura, come se non avesse fatto altro nella sua vita, seguendo i propri capricci, sapendo quanto gli piaceva sentire le dita correre sul suo sesso che si eccitava troppo in fretta, sentiva tutte le sue energie abbandonarlo mentre dalla gola uscivano dei gemiti soffocati contro la bocca.
Non si poteva descrivere quel che provava lui che si limitava ad assaggiarlo appena senza ricevere nessun trattamento in cambio, ma era tremendamente appagante e senza che se ne accorgesse, mentre gli si strofinava addosso spostato leggermente di lato per permettere alla sua mano di muoversi sempre più svelta, si eccitò lui stesso.
Lo sentì smettere di ricambiare il bacio quindi staccò appena le labbra dalle sue lasciandole lì sopra a sfiorargliele, entrambe aperte come se si stessero ancora possedendo. Scambiandosi i respiri affannati, pieni dei loro sapori e di quel profumo che ora era addosso ad entrambi.
I respiri di Charlie erano più corti e gli occhi ancora chiusi, mentre Don invece lo guardava con intensità ma offuscato dal piacere che provava.
Nell’aria si liberarono anche i gemiti del più giovane che non riusciva proprio a controllarsi, mentre le forze lo abbandonavano sempre più.
Il solo pensiero che fosse Don a fargli tutto quello era un ulteriore stimolo.
Quando gli morse il labbro inferiore, semplicemente raggiunsero l’apice insieme, così, in piedi, l’uno contro l’altro, inaspettatamente e violentemente.
Completamente stordito, Charlie, smarrito e più rosso che mai, nascose di riflesso il viso nell’incavo del suo collo e lì rimase ad ascoltare la giugulare battere concitata dopo il tremendo piacere che aveva scosso entrambi.
Gli era parsa una tortura sotto tutti i punti di vista, ma tortura migliore, si disse il giovane dai capelli ricci ora più spettinati di prima, non poteva esserci proprio.
Don lo cinse di nuovo più solidamente, tenendolo su mentre lo sentiva più mollo che mai. Con ancora tutto il corpo accaldato e pulsante, non sentiva il dolore ai punti nonostante avrebbe dovuto. Quello, del resto, era di gran lunga meglio.
In silenzio, senza dire assolutamente niente, lo abbracciò protettivo baciandogli la testa al sicuro fra le sue mani.
Quello era solo l’inizio ed entrambi lo sapevano perfettamente.

Quando più tardi arrivò Alan, lì trovò vestiti e più rilassati che mai in soggiorno in procinto di mangiare qualcosa insieme chiacchierando come hai vecchi tempi, davvero sereni.
Ne fu contento, significava che avevano avuto modo di chiarirsi e che tutto era a posto, ma quando si sedette accanto a Charlie non poté non sentire l’intenso odore di pino selvatico che di solito aveva solo Don.
Trovandolo strano, Alan scherzò bonariamente senza farci troppo caso:
- Ehy, avete fatto la doccia insieme, per caso? Anche Charlie ha lo stesso profumo… - Se non avesse specificato subito il motivo della sua uscita, il ragazzo si sarebbe strozzato completamente con la pasta, invece che limitarsi a tossire come un dannato.
Don ridacchiò e come niente fosse rispose con faccia tosta:
- Tutti cedono al mio fascino irresistibile…. -
- Per il bagnoschiuma al pino selvatico? È quello il tuo segreto? Dovrei provarne un po’ anche io allora… - Rispose divertito il padre convinto che fosse una semplice battuta.
I due figli furono contenti di averlo facilmente sviato, ma erano perfettamente consapevoli che avrebbero dovuto fare molta più attenzione, d’ora in avanti, o si sarebbero trovati in spiacevoli situazioni.


   
 
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