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Autore: space_oddity    10/04/2010    2 recensioni
"Avevamo dodici anni quando io, Mary Anne Longbottom e Lilian Cooper, le mie migliori amiche, abbiamo scoperto come nascono i bambini.
Ok, ok, ne avevamo quattordici.".
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusatemi per il ritardo assurdo:( Quando riuscirò a riavere Internet prometto che posterò tutte le settimane, ma adesso come adesso non è in mio potere.
Comunque, ho qui un capitolo piuttosto lungo per farmi perdonare:) Entra anche un nuovo personaggio, ditemi che ne pensate:)
E, come sempre, grazie a Candidalametta che è sempre troppo brava e a tutti quelli che leggono e recensiscono, in particolare a Soffiotta, fedelissima, che mi lascia una recensione a ogni capitoloXD
Spero vi piaccia, buona lettura!


Là dove non batte il sole - David Greenolf





Mary Anne guarda nervosa l'orologio:"Non capisco. Dovrebbe essere già qui.. Oh eccolo!"
Ed ecco che spunta la sua faccia irritante.
Calma.
Devo stare calma.
Il segreto è nel respiro. Inspira. Espira. Inspira. Espira.
"Charlie! Sono così contenta di vederti!".
Charlie?
"Mai quanto me, piccola".
Piccola?!
" Lily, Chastity, è sempre un piacere."- saluta ammiccando.
"Anche per me."- replica Lily sorridendo.
Si gira speranzoso verso di me, ma mi rifiuto di aprire bocca.
Mi limito a grugnire ed è già un grosso sacrificio.
Lui e Mary Anne si avviano a braccetto verso le vetrine e Lily mi tira una gomitata sul diaframma.
"Beh? Che c'è adesso?"- le rispondo massaggiandomi le costole con noncuranza.
"Potresti far finta per un momento di essere una persona civile? Che ti costava salutarlo?".
"Lily, non lo sopporto".
"Beh, non ti sei certo data pena di nasconderlo. Ma Mary Anne tiene a lui. Che vorresti fare? Metterlo al rogo? Decapitarlo? Spedirlo in Russia?".
Mmm.. Già ce lo vedo mentre brucia decapitato tra i cosacchi.
"Non tentarmi".
Sbuffa e mi gira le spalle:"Sei irrecuperabile.".
Decido di non replicare e mi volto insieme a lei giusto in tempo per vedere la mano di Charles che dalla spalla di Mary Anne dirotta decisa verso il suo fondoschiena.
Mi giro.
Una pubblicità di un olio abbronzante con una modella in topless.
Mi rigiro.
Un cane, evidentemente in calore, che si struscia contro la gamba di una panchina con aria.. Entusiasta.
Mi ri-rigiro.
Una coppietta impegnata in un bacio degno di un filmino V.M. 18.
Comincio seriamente a non sapere dove guardare.
Abbasso lo sguardo, demoralizzata. Perché deve essere tutto così.. Volgare? Sporco? Non è rimasta neanche un po' di innocenza al mondo?
E poi, improvvisamente, uno spiraglio di luce.
Un ragazzino sorridente con in mano un gelato che scorre con aria attenta uno scaffale di fumetti. Finalmente.
E mi sento subito meglio all'idea che esistano ancora persone che hanno pensieri così puliti, mi sembra quasi di venire avvolta dall'aura di purezza che emana quel bambino, commossa da tutta questa visione che..
Ah.
Il sorriso del ragazzino si trasforma in un ghigno mentre allunga la mano verso "Playboy".
Terribile.
E' come prendere in braccio un tenero cagnolino e scoprire che ti ha appena fatto la cacca sui jeans.
Il mio umore torna più nero di prima.
E quando pensi che non possa andare peggio, il peggio arriva.
".. Chastity? Chastity Prescott?!".
Mi ri-ri-giro, per l'ennesima volta, e.. Dio, vorrei non averlo fatto.
Signore e signori, David Greenolf. In tutto il suo maleodorante squallore.
Oh, è così ingiusto. Dovrebbe esserci una regola che vieta di incontrare la propria prima cotta non ricambiata.
Ebbene sì. David Greenolf è stato il primo ragazzo che mi ha fatto schiantare le ginocchia e strabuzzare gli occhi. E' una storia lunga e penosa, quindi cercherò almeno di renderla breve.
Avevo dodici anni ed ero cotta di lui praticamente da quando ero nata. In uno dei miei primissimi ricordi c'è proprio lui, un ragazzino spettinato che si rotola su una coperta e cerca di toccarsi la punta del naso con la lingua, mentre io lo fissavo rapita divorando un biscotto.
Le nostre mamme erano amiche. L'uso del passato non è casuale.
Comunque, avevo dodici anni e, dopo tormentati giorni di lacrime e ripensamenti, l'avevo invitato a casa mia. Avevo deciso che sarebbe stato il giorno del mio primo bacio. Mi ero lavata i denti, mi ero pettinata i capelli e avevo messo il lucidalabbra. Ero pronta.
Ci siamo seduti in veranda, mi sono sporta verso di lui ad occhi chiusi e lui mi ha spinta via. Sì, mi ha proprio spinta via.
Credendo che fosse solo timido ho ritentato un paio di volte. Beh, forse più di un paio. Col senno di poi avrei dovuto darci un taglio alla prima spinta.
Onestamente, come potevo immaginare che il ragazzino di cui ero innamorata avesse una cotta per mia madre?
Eppure, per quanto umiliante che fosse, avrebbe potuto finire lì.
Avrei potuto rassegnarmi ai fatti e soffrire in silenzio. Invece, in un assurdo tentativo di rivalsa, avevo scritto una lettera d'amore al padre di David.
E anche questo, per quanto imbarazzante che fosse, sarebbe potuto finire lì.
Ma David rubò la mia lettera, che suo padre aveva intenzione di buttare semplicemente nella spazzatura, e la lesse in classe davanti a tutti. E, a quel punto, la storia prese tinte fosche da tragedia greca.
La professoressa chiamò i miei genitori.
Mia madre chiamò la madre di David.
La madre di David chiamò uno psicologo.
Lo psicologo chiamò i miei genitori offrendo loro una terapia familiare.
Mia madre chiamò la madre di David offrendole di andare a quel paese.
La madre di David chiamò la scuola per chiedere la mia espulsione.
Mia madre richiamò la madre di David e le disse parole irripetibili.
La madre di David chiamò la polizia e denunciò mia madre per minacce telefoniche.
Tutto nello stesso giorno.
Sembrava un circolo infinito, destinato a chiudersi con una strage tramite killer a pagamento, ma mio padre fece la telefonata definitiva che mise tutto a tacere. In accordo col padre di David, chiamò una ditta per traslochi e pagò il furgoncino sul quale il padre di David impacchettò bagagli e famiglia e si trasferì a Santa Monica con la scusa di una promozione di lavoro.
La domanda sorge spontanea: che diavolo ci fa David a centinaia di chilometri da dove dovrebbe essere?
"Chastity, sei proprio tu!" ripete David sorpreso.
Per un momento avrei quasi voglia di rispondergli "No. Ti sbagli." e correre via a gambe levate.
Ma mi costringo a rimanere calma e rispondo cortesemente, "Si".
"Come stai?".
"Bene, e tu?"- rispondo forzatamente gentile.
"Tutto ok. Ma che ci fai qui?".
Ricorda Chastity, è tutto nel respiro; Inspira. Espira. Sii cortese.
Ma non ci riesco, e sento montare tutta la rabbia e l'umiliazione di quel giorno come un'onda in piena:"No, TU che diavolo ci fai qui!"- esclamo furiosa, mandando al diavolo la cortesia.
Alza un sopracciglio.
"Non lo sapevi? Ci siamo trasferiti a Butler. E' a un'ora da qui e non c'è neanche un negozio decente, così sono venuto a fare un giro. Sai, penso che verrò qui spesso."- risponde lanciando un'occhiata affettuosa in giro.
Sento il bisogno di urlare.
"Chastity? Andiamo?".
E' Lily. Non credo di essere mai stata più felice di vederla.
"Certo! Scusaci ..."- replico in direzione di Greenolf.
"Ci vediamo David."- fa Lily asciutta e raggiungiamo in tutta fretta Charles e Mary Anne.
Quest'ultima mi guarda attonita e chiede, tanto per essere sicura:"..Ma quello era..".
"Sì."- rispondo cupa.
"Chi?"- domanda Charles incuriosito.
"Un nostro vecchio conoscente."- taglia corto Lily.
Poi, quando lui e Mary Anne ci distanziano di qualche passo mi sussurra preoccupata "Come ti senti?".
"Bene.".
"Bene."- ripete calma. E ovviamente, per contro, mi rende ancora più nervosa.
"Sì, insomma ... David Greenolf, sai che roba. Non sono per niente turbata comunque. Per niente."- rettifico, cercando di sembrare disinvolta.
"Per niente." replica Lily serafica.
E a questo punto la travolgo con un fiume inaspettato di parole "E' solo che.. Insomma, è ancora così carino. Lo so che non dovrei pensarlo, ma lo penso. Non di carattere, certo, ma fisicamente.. E' il mio tipo, purtroppo. Insomma, probabilmente tu la pensi diversamente, ma io non ci riesco. Mi piace ancora troppo. E vorrei poter dire che mi è indifferente, ma non posso. Dio, quant'è frustrante!"- concludo senza fiato.
Lily mi lancia uno sguardo protettivo e annuisce come a dire "Non preoccuparti, risolvo tutto io".
E le credo.
E sto subito molto meglio.
Poi, senza altre parole acceleriamo il passo e raggiungiamo Mary Anne e Charles.
"Allora, dov'è che andiamo?"- chiede Lily, disinvolta.
"A incontrare un mio amico. Si chiama James."- risponde vago Charles.
Un suo amico? Posso immaginare. Posso quasi vederlo: giacca di jeans gemella di quella di Charles, passo strascicato, aria truce e scazzata e ghigno strafottente. Ed ecco come una giornata iniziata male finisce peggio.
No, non me la sento di affrontare anche questo adesso.
Faccio per dire "Ehi, io vado a casa", quando Charles mi interrompe esclamando:"Eccolo lì! Ciao James!".
Scruto la folla cercando di trovare un sosia di Charles, ma non lo trovo. Allora seguo lo sguardo di Mary Anne e vedo ...
Però. Questo è James? Proprio lui?
Capelli biondi nè troppo lunghi nè troppo corti, leggermente spettinati. Occhi grigi, quasi trasparenti. Sorriso dolce, con le fossette sulle guance. Niente giacca di jeans. Sguardo limpido e intenso. No, più che intenso: è dannatamente intrigante.
Seguo gli altri in trance e lo osservo rapita.
Quando si volta verso di me e quando mi osserva con quegli occhi incredibili fatico improvvisamente a respirare. Mi tende una mano calda e si presenta. "James."
"Sì. Ehm.. Chastity.".
Sorride. "Bel nome. Ti dona.".
"Sì, beh.. Sì.".
"Sei un'amica di Charles?".
"No, no. Cioè, no. Sono un'amica di.. Di Mary Anne.".
"Aah."- risponde annuendo, come se avessi appena fatto un'osservazione molto intelligente.
Probabilmente pensa che io sia ritardata.
"E.. Immagino che tu sia anche amica di Lily.".
"Uh.. Immagino di sì.".
"Aah.".
"....".
"Abiti qui?".
"Ehm, sì. Tu.. No?".
"No, io sto a Pittsburgh, più a sud.".
"E.. Ti.. Piace? E'.. Un bel posto?".
"Non c'è male."- fa lui scrollando le spalle.
A questo punto Charles lo richiama impaziente:"Dai James, ci perdiamo la partita!".
"Arrivo!". Si volta nuovamente verso di me:" Beh.. Allora ciao. Piacere di averti conosciuta.".
"Mhmh. Ciao.".
Entra dentro al bar e Lily mi si avvicina con aria da cospiratrice:".. Allora?".
Le lancio uno sguardo sconsolato:"Pensa che io sia ritardata.".
"Ma no che non lo pensa.".
Scuoto la testa mentre osservo il rituale di saluti fra Charles e Mary Anne e chino la testa.
Mi avvicino a una panchina e mi siedo, con lo sguardo ostinatamente basso e Lily al mio fianco. Pochi attimi dopo sopraggiunge Mary Anne. Osserva la mia espressione, alza un sopracciglio e chiede a Lily preoccupata:"Cos'ha?".
"Cerco un angolino per nascondermici e morire."- replico afflitta.
Mary Anne apre la bocca per rispondere, ma una voce la interrompe "Allora ci vediamo domani sera?".
O.
Mio.
Dio.
James.
Forza Chastity. Dì la prima frase sensata di oggi. Ce la puoi fare. Qualcosa di spiritoso e intelligente. Qualcosa di brillante e interessante.
"..Uh.. Dici a me?".
Ok. Lasciamo perdere con gli autoincoraggiamenti mentali, Chastity.
Lily alza gli occhi al cielo e mi corregge "Ha detto che va bene! Alle otto e un quarto?".
"Ok!"- urla lui di rimando, prima di venire trascinato via da Charles.
Lily mi scocca un sorrisetto malizioso.
"Visto? Non sei ritardata.".
"Visto? A monosillabi si può sedurre un uomo." replico io sarcastica.
Ci incamminiamo verso casa ci fermiamo davanti a casa mia:
"Buonanotte Chastity."- comincia Mary Anne.
"Buonanotte Mary Anne."- rispondo io.
"Buonanotte Lily!"- esclamiamo in coro.
" 'Notte. 'Notte."- replica Lily. E poi ci dividiamo.
E' una specie di rito. Ci salutiamo sempre davanti a casa mia. E diciamo sempre le stesse le frasi e sempre nello stesso ordine.
Sorridendo fra me me entro in casa, salgo le scale e mi tuffo sul letto, estasiata.
Dal piano di sotto mi arriva la voce di mia madre:"Chastity? Ci sono i muffin per dolce stasera! Scendi?".
Aaah. MUFFIN. Ecco una di quelle cose che danno senso alla vita.
Ed ecco come una giornata iniziata male può finire decisamente, decisamente meglio.


  
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