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Autore: Amalie    12/04/2010    1 recensioni
[GiottoxG, G.!centric]
Era ormai divenuta pura abitudine. Un infinito orologio che mi avverte di andare da lui. Non importa dove io mi trovi, che cosa io faccia.
E' un ordine ed io devo obbedire ad esso. Che sia giusto... o sbagliato.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chain GiottoxG Era ormai divenuta pura abitudine. Un infinito orologio che mi avverte di andare da lui. Non importa dove io mi trovi, che cosa io faccia. E' un ordine ed io devo obbedire ad esso.
Che sia giusto... o sbagliato.

Me ne stavo tranquillamente seduto nel mio ufficio, le gambe incrociate sopra il tavolo. Avevo finito da un pezzo il mio lavoro ma non avevo per niente voglia di andarlo a consegnare a lui. Sospirai, stanco sia fisicamente che mentalmente, portandomi una mano alle tempie e socchiudendo gli occhi per riposarmi cinque minuti. Il ticchettio dell'orologio mi dava sui nervi. Era una tra le cose che più odiavo. O forse non era l'orologio di per sè... ma l'ora che segnava. Alzai lo sguardo su di esso per notare che erano già le sei del pomeriggio passate. Presi il pacchetto di sigarette e me ne accesi una... Era straziante.
Iniziai a battere nervosamente il medio della mano sul tavolo di mogano, scandendo il passare dei minuti con esso in attesa del suo arrivo.

Tutto sembrava andare bene, nessun rumore dal corridoio. Abbassai le gambe, stavolta accavallandole l'un l'altra, e posai il gomito sul tavolo, la testa sorretta dalla mano. Ogni volta che quella situazione si ripresentava, mille domande mi assillavano la mente.

Era giusto? Sì, in fondo era il mio boss ed io dovevo eseguire qualsiasi suo ordine.

Spensi la sigaretta nel posacenere e portai la testa all'indietro, lasciando ricadere i capelli lungo il collo per lasciarmi libero il volto.

Per quanto ancora sarebbe andata avanti quella storia? Non ne avevo idea, fino a quando lui non se ne sarebbe stancato. Non avevo alcun diritto di fermarlo, era superiore a me.

Mi portai la mano davanti la faccia, per coprire la luce del lampadario che mi stava uccidendo. Ero stanchissimo, avevo passato la notte insonne senza aver risolto niente. Parlare con Asari di quelle cose non mi avevano portato da nessuna parte. Ero andato pure ad investigare se ciò che voleva da me lo desiderava anche da altri... risposta negativa da tutti.

Lo volevo? No. Era l'unica cosa di cui avevo la certezza. Certo, lo amavo come boss, ma non potevo dire se quell'amore sarebbe potuto andare più lontano di quello. Eppure... non potevo innamorarmi. Non avevo comando sulla mia vita, sui miei desideri... Sul mio futuro. L'unica volta che provai ad uscire con una ragazza, Giotto l'aveva fatta allontanare dalla mia vita. Soffrivo a quel tempo, soffrivo come non mai, eppure sapevo che non andava bene continuare così.

-Cazzo...- mi morsi il labbro inferiore mentre una sottilissima lacrima mi rigava la guancia. Perchè doveva fingere di amarlo, perchè doveva fare tutto questo??

...Perchè era il mio boss...

Fu questione di pochi secondi prima di sentir bussare alla porta. Sospirai ancora.

-Posso entrare?- La sua voce riecheggiò nella mia testa come un fulmine a ciel sereno. Asciugai la sottile lacrima di prima e mi rimisi composto dietro la scrivania.
-Certo..- Il mio tono non esprimeva alcuna emozione, come sempre del resto.

Entrò con fare disinvolto, degno del più rispettabile dei boss. Quando si voltò verso di me, i suoi occhi dorati mi trafissero. Distolsi lo sguardo attendendo che si avvicinasse. Lo vedevo camminare nella mia direzione, il mantello che lentamente veniva calato a terra, il nodo alla cravatta sciolto ancor prima di essere giunto. Quando mi fu davanti, alzai il viso.
Lo vidi abbassarsi su di me, le sue braccia andarono a circondare il mio collo, attirando il volto al suo. Sentii quei fior di loto sulle mie, dolci, morbidi come non mai. Mi alzai, tenendo sempre ben incastonate le bocche, e lo feci sedere sul tavolo facendogli aprire le gambe per permettermi un miglior movimento davanti a lui. Insinuavo la lingua in cerca della sua, leccavo l'interno di quella cavità in modo da assaporarlo. Quando mi staccai, lo fissai sorridendo.

-Buonasera, boss-
-Quante volte devo dirti di chiamarmi per nome in questi momenti?- Il suo sguardo glaciale mi percorse dall'alto in basso, con aria di superiorità.
-Scusami, Giotto- Chiamarlo per nome era un privilegio concesso solo al sottoscritto, tutti dovevano usare un titolo onorifico quale Boss, Vongola Primo o quant'altro.
Giotto... Un nome che soltanto io potevo pronunciare.

Continuò a guardarmi, sapevo bene che disprezzava quel mio modo di fare. Così schietto, accondiscendente, doppiogiochista. Vedeva in me una sorta di appiglio, una persona che poteva benissimo sfruttare per i suoi piaceri personali. Era a conoscenza del fatto che io non mi sarei mai potuto rivoltare a lui in quanto suo, da me proclamato, braccio destro. Lo stimavo in qualche modo e lui si approfittava di questa cosa.

-Toccami- Un sussurro appena udibile, il primo degli ordini che avrebbe dato il via a tutti gli altri. Come sempre.

E il tempo iniziò a scorrere sotto le dita calde e l'eccitazione. Perle di sudore, giochi di lingue e piaceri. Il tutto unito ad una malinconica aria di insoddisfazione.. Accettavo il mio destino e il modo in cui veniva costruito dagli altri... e da lui. Voleva che io lo possedessi, lo desiderassi come lui desiderava me. Sapeva che era impossibile eppure ci provava, inutilmente. Mi abbracciava, diceva di amarmi come non aveva mai fatto con nessuno, ed io sorridevo annuendogli e dicendogli che capivo i suoi sentimenti. Giocavo con lui come si potrebbe fare con uno stupido animaletto di casa.
Qua però ero io l'animale di casa che veniva sottoposto ad ordini.

Quando lo vidi andarsene, salutandomi con un dolce bacio, in qualche modo il cuore si liberò di un peso inestimabile.
Rimasi seduto sulla scrivania fissando inerme la porta appena chiusa alle sue spalle. Che idiota.

Mi accesi un'altra sigaretta mentre, in quel silenzio, il buio aveva iniziato a prendere il sopravvento... Solo la piccola luce di questa illuminava il mio sguardo malinconico.
Per quanto ancora sarei rimasto incatenato a lui?


***

[Dedicata a fullmetal manga lover] *-*

E' piccola. Lo so. Doveva esserci anche la Lemon ma ho preferito farla così perchè in fondo era più incentrata sui pensieri di G. che su altro.
Vorrà dire che mi rifarò in un'altra fic xD

Spero sia piaciuta >.< Kiss~
  
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