I
Nessuno
aveva colpa del fatto che lui avesse quel viso pallido e segnato da due
righe
nette che scendevano sulle guance. Era solo temuto da molti, rispettato
da
alcuni.
Odiato?
Qualcuno che portava rancore c’era. Alcuni non si facevano
scrupoli a
mostrarlo. Ogni occasione era buona per attaccarlo. Altri restavano in
silenzio, col buon senso di non complicare le cose.
Anche
perché qualunque attacco, frecciatina, avessero mandato,
lui, impassibile,
avrebbe risposto con frasi semplici e dirette, che chiudevano seduta
stante la
conversazione.
Era anche
invidiato per il fatto che il capo lo guardasse con occhi diversi. Lui
era
speciale. Il suo pupillo. Quei sentimenti erano così
stupidi, secondo lui, che
neanche valeva la pena di riderci sopra.
Il suo
operato era sempre stato eccellente. Sempre rispettoso nei confronti
dei
superiori, sempre tranquillo, per i fatti suoi. Agiva solo se
c’erano ordini,
altrimenti restava nella sua stanza a sorseggiare tè o a
camminare senza meta.
Il capo ordinava, lui eseguiva, anche se a volte non era
d’accordo.
Per
esempio, non gli piaceva affatto la persona che gli avevano affiancato
per
andare a Karakura. Troppo grande e spaccone. Ma anche quella volta
stette
zitto, mantenendo i nervi saldi. La tentazione di riempirlo di pugni,
quando il
suo compare aveva esagerato quella volta, era forte. Ma si
accontentò di un
pugno sulla pancia, che lo fece indietreggiare.
Il suo
nome faceva in fretta a circolare e restare nelle menti.
Ulquiorra
Schiffer.*
Altisonante,
vero?
«
Ulquiorra. »
Posò con
calma il bicchiere mezzo pieno di tè, sbuffando di nascosto.
Perché nessuno
aveva ancora imparato a bussare?
« Aizen
ti vuole. Sbrigati. »
Ogni
cosa che doveva fare, ogni ordine, aveva come conclusione
“sbrigati”. Era
pronto a giurare che un giorno gli avrebbero persino ordinato di andare
a
pisciare con un “Ulquiorra, se vai in bagno
sbrigati”. Oppure sarebbero stati
capaci di entrare apposta nella sua stanza per dirgli solamente
“Ulquiorra,
stai bevendo il tè? Okay, ma sbrigati”.
L’unico
che non gli diceva mai di sbrigarsi era Aizen, il suo diretto
superiore. O
meglio, non lo diceva esplicitamente. Lui era un tipo affabile e che
sapeva
come parlare. Invece di dire “sbrigati”, era solito
dire “Su, coraggio”. E
diceva sempre “Puoi andare”, non
“vai”. Pensava forse che, usando dei sinonimi
più dolci, avrebbe tenuto buoni i propri sottoposti? Con
qualcuno forse
funzionava, ma non con Ulquiorra. Egli aveva scelto liberamente di
obbedire e
portare rispetto ad Aizen. Non aveva bisogno di trattamenti di
cortesia.
« Sono
qui, Aizen. »
«
Eccoti. » sorridente, come sempre, seduto in maniera composta
sul suo trono
sopraelevato.
Guardare
la gente dall’alto al basso. Che sensazione si provava nella
pratica? Un conto
è solo sentirsi superiore, un altro è dimostrarlo
anche nei piccoli gesti
quotidiani. Aizen non faceva grandi cose, nei combattimenti scendeva in
campo
direttamente solo se necessario – quasi mai -. Eppure,
bastava vederlo seduto
là sopra per far inchinare tutti quanti e dire
all’unisono “Sì, signore”.
In
quello erano un po’ simili. Anche Ulquiorra si sentiva
superiore a molte
persone. Non lo dava a vedere, e quelle poche volte che lo faceva
apostrofava
il malcapitato di turno come spazzatura, rifiuto, essere inutile.
Però non
sentiva il bisogno di accomodarsi su una poltrona così alta.
« In
tutta franchezza, Ulquiorra… Yami non ti va a genio?
»
« Un
Espada merita comunque rispetto, indipendentemente dal numero a cui
appartiene.
» disse subito.
« Allora
come mai l’hai trattato in modo così freddo
l’ultima volta? »
«
Semplicemente non aveva ben chiaro gli ordini da eseguire. »
Aizen
sospirò con un sorriso. « Ho capito. Non ti
preoccupare. Ho una nuova missione
per te, e stavolta andrai da solo. O preferisci trovarti qualcuno con
cui
andare? » non ci fu risposta « Allora, Ulquiorra.
Siamo a corto di uomini.
Grimmjow, con quella sua ultima scenata, ha fatto perdere in un colpo
solo
cinque Arrancar, e lui stesso è stato tolto dal gruppo degli
Espada. Ci servono
nuove persone. Ho già mandato diverse squadre sparse per
tutto il Giappone a
cercare qualche Hollow potente con cui formare nuovi Arrancar. Tu
andrai da
un’altra parte, a cercare altri potenziali. E non solo
Hollow. »
« Non
solo Hollow? Quindi… Anche esseri umani? »
« La
missione con Yami non è stata un totale fallimento.
» sorrise e continuò il
discorso « Ad esempio, quella femmina che guariva le
persone… Hai notato anche
tu che ha un potere particolare. Farebbe comodo avere persone come lei
nella
nostra schiera. E ho potuto notare che ci sono diversi altri umani con
un forte
potere spirituale. In tal caso, sarebbe possibile testare ancora
l’Hougyoku e
far nascere esseri straordinari. »
« Aizen…
Una procedura del genere su degli esseri umani… »
« Non
c’è problema. Anzi, più forte
è il loro potere spirituale, meglio è. »
Ulquiorra
si disse che non c’era più altro da dire, o
provare ad obiettare. Inchinò
leggermente il capo e disse « D’accordo.
Farò come chiedi. »
« Molto
bene. Puoi andare adesso. Ti farà avere presto tutti i
dettagli della missione.
Non ucciderai nessuno, e farai rapporto ogni due settimane. anche se
gli umani
non possono vederci, stai ben attento a questi casi particolari. Conto
su di
te, Ulquiorra. »
« Sì,
signore. » si congedò, con passo lieve.
Fissò per un po’ il pavimento lucido,
mentre infilava le mani in tasca come suo solito. Dove
l’avrebbe mandato Aizen?
E una volta trovati questi nuovi potenziali?
Lasciò
perdere quelle considerazioni. Non erano affari suoi, non facevano
parte degli
ordini.
Passò
per caso davanti a una porta aperta, che mostrava una stanza poco meno
spoglia
della sua. Seduto davanti a un kotatsu* c’era un ragazzo
imbronciato, dai
capelli azzurri e una mandibola che gli copriva la guancia destra come
una
maschera. Occhi dello stesso colore dei capelli, ma pieni di rabbia. Un
giacchetto bianco corto e sbottonato, che mostrava un petto nudo e una
parte
bassa della schiena che mostrava una grossa cicatrice. Una volta
c’era il
numero 6. E una volta quel ragazzo aveva anche il braccio sinistro.
L’agire di
testa sua è stato davvero fatale.
Ulquiorra
non restò troppo tempo a osservarlo, si voltò
subito, riprendendo il cammino.
Ma venne fermato da una voce ringhiosa.
« Quando
la smetterai di farti i cazzi degli altri, eh, Ulquiorra? »
Lui
fece un passo indietro, per incrociare lo sguardo con quegli occhi di
ghiaccio.
«
Credo che se tu continui a lasciare la porta della tua stanza aperta
tutti continueranno a farsi i cazzi tuoi, Grimmjow. »
Sbuffò. «
Ho sentito che Aizen ti ha affidato una nuova missione. »
« Non
solo a me. »
« E dove
te ne vai? »
« Non
credo che la cosa ti riguardi. »
« Così
come camera mia non ti riguarda. »
«
Cercherò di non passare più davanti la tua camera
quando la porta è aperta.
Soddisfatto? »
Grimmjow
sbuffò ancora, più rabbioso che mai. «
Vattene. E sbrigati. »
« Come
desideri. » rispose Ulquiorra tornando sui suoi passi. Aveva
altro a cui
pensare.
Doveva
andare nel mondo degli umani. Aizen gli comunicò che la sua
meta sarebbe stata
Seattle.