Film > King Arthur
Segui la storia  |       
Autore: Abby_da_Edoras    14/04/2010    1 recensioni
Autrice: Lady Arien. Trama: la mia storia segue le vicende del film "King Arthur" di Antoine Fuqua, ma nella mia versione i cavalieri non muoiono nella missione contro i Sassoni e restano uniti a creare un nuovo Paese, la Britannia. Ho introdotto anche un amore omosessuale (senza scene hard) fra Tristano e Galahad, che sono i miei personaggi preferiti. Spero che la ff vi piaccia.
Genere: Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le truppe di Cerdic erano accampate presso un villaggio incendiato ai margini della foresta, a circa un miglio a Nord del Vallo

Le truppe di Cerdic erano accampate presso un villaggio incendiato ai margini della foresta, a circa un miglio a nord del Vallo. Il comandante sassone era infuriato con il figlio Cynric, che aveva dato una così meschina prova di sé nella battaglia contro i Sarmati al lago ghiacciato e, per calmare la sua collera, stava organizzando con il fidato luogotenente l’attacco imminente al Vallo.

“Prima di attaccare faremo un’azione dimostrativa per far loro capire cosa li aspetta, se sceglieranno di resistere e di battersi” spiegò, senza rivolgere nemmeno un’occhiata al figlio.

Anche Cynric era colmo d’ira per essere stato umiliato da un gruppetto di cavalieri e lo irritava ancor di più notare che suo padre lo ignorava e parlava solo con il luogotenente, come se fosse lui, adesso, carne della sua carne. Non era giusto! Il giovane promise a se stesso che durante l’attacco al Vallo sarebbe stato il più indomito e valoroso dei guerrieri, per riconquistare la stima di Cerdic e vendicare l’onta subita.

 

Artù sedeva solo nella sua stanza e pensava a ciò che sarebbe accaduto l’indomani. Sapeva bene che i Sassoni erano molto vicini e che avrebbero attaccato il Vallo, ma lui aveva promesso ai suoi uomini che sarebbero partiti tutti insieme per la Sarmazia ancor prima dell’alba. Cosa doveva fare? Si sentiva un codardo all’idea di andarsene abbandonando quella povera gente alla crudeltà e alle sevizie dell’esercito nemico; era vero che la sua missione era ormai compiuta, ma come poteva lasciare il suo posto quando sapeva benissimo che i Sassoni avrebbero distrutto tutto e ucciso o fatto prigioniero ogni uomo, donna e bambino? Tuttavia, se avesse invece deciso di non partire, avrebbe dovuto spiegarlo ai suoi cavalieri e senza dubbio loro, in particolare Lancillotto, lo avrebbero considerato un traditore. Era una scelta difficilissima e Artù non sapeva più quale fosse quella giusta. Le sue riflessioni furono interrotte da Ginevra. La ragazza aveva lo sguardo brillante e un sorriso che rivelava una gioia segreta.

“Ginevra, sono contento che tu sia qui, avevo bisogno di parlarti” le disse. “Domani, quando ce ne andremo, le ultime legioni romane avranno già abbandonato il Vallo e senza dubbio i Sassoni attendono quel momento per attaccare. Devi assolutamente venire con noi, solo così sarai al sicuro.

Lei scosse il capo, risoluta.

“Io non verrò con voi, devo restare qui e combattere!”

“Perché?” le chiese Artù. “Questa non è la tua guerra e i Britanni non sono la tua gente.”

“No, ma la mia gente è nella foresta” ribatté Ginevra. “Io sono l’ultima di una grande famiglia e la prima donna del mio popolo. Come figlia di Merlino, sono un capo degli Woad e domattina, quando mio padre li condurrà qui, io combatterò alla loro testa.”

Il coraggio e la decisione della ragazza spinsero Artù a prendere la decisione che rimandava.

“Allora io resterò e combatterò per la libertà della Britannia e perché il tuo popolo e il mio possano vivere finalmente in pace” affermò.

Ginevra gli si avvicinò prendendogli il viso fra le mani.

“Domani potremmo morire entrambi e questa potrebbe essere l’unica notte che ci rimane…” mormorò.

L’uomo la prese fra le braccia, la distese sulla sua branda e la baciò a lungo. Fecero l’amore con abbandono e passione, come cercando l’uno nell’altra un rifugio di pace e bellezza in mezzo a tanta brutalità e violenza. Poi, placati, scivolarono lentamente nel sonno. Ma ben presto furono destati da un violento bussare: era Jols.

“I Sassoni!” gridò il servo di Artù. “Correte alle mura, presto!”

I due amanti si alzarono e si rivestirono in fretta, precipitandosi lungo i corridoi e le rampe di scale, fino agli spalti dove trovarono l’intera guarnigione, i cavalieri sarmati e i mercenari che guardavano ammutoliti una spaventosa croce di fuoco nella piana antistante il Vallo: era il segnale che i Sassoni avrebbero attaccato e li avrebbero annientati.

Lancillotto si rivolse al suo comandante.

“Artù, questa non è più la nostra guerra. Io e gli altri abbiamo già preparato i nostri cavalli e siamo pronti a partire” gli disse. I cavalieri accanto a lui annuirono gravemente.

“Io resto” replicò pacatamente Artù, senza distogliere lo sguardo dalle fiamme appiccate dai Sassoni. “Adesso questa è anche la mia battaglia.”

“Lo sapevo!” esclamò con disgusto il guerriero. “Già dall’inizio di questa missione temevo che ci avresti traditi, ora però tradisci te stesso.”

Si volse e si allontanò infuriato a grandi passi. Gli altri restarono a guardare perplessi il loro comandante che aveva deciso di abbandonarli, poi anche Bors seguì Lancillotto, scuotendo deluso il capo e rivolgendosi all’amico Dagonet.

“Qui non abbiamo più nulla da fare. Vieni, Dag, andiamo a finire di prepararci per la partenza.

Lentamente tutti i cavalieri si allontanarono, lanciando un ultimo sguardo deluso e addolorato ad Artù. La loro reazione ferì il comandante sarmata, ma ormai lui aveva compiuto la sua scelta e la presenza di Ginevra al suo fianco gli infondeva serenità.

 

“Lancillotto ha ragione, Artù ci ha traditi e ha tradito se stesso!” disse Galahad a Tristano mentre si avviavano verso il loro alloggio per cercare un po’ di riposo prima della partenza. “Non te lo avevo detto e ripetuto per tutta la missione? A lui non importa più nulla di noi, adesso vuole combattere per i Britanni e per quella ragazza Woad. Ti sembra giusto?

Se Tristano era deluso dal comportamento del proprio comandante non lo diede a vedere.

“Probabilmente è ciò che lui ritiene giusto” si limitò a commentare. “Non sta a noi giudicare solo perché non la pensiamo allo stesso modo.”

“Come fai a restare così calmo dopo quello che abbiamo visto e sentito? Artù ha scelto un altro popolo, non è più un Sarmata!” esclamò il ragazzo, pronunciando con disgusto quella che per lui era la peggiore delle offese.

“Ognuno deve seguire la propria strada e il proprio destino” replicò Tristano.

Erano giunti nella stanza dove dormivano i cavalieri, ma non vi trovarono nessuno. Lancillotto era probabilmente andato a sbollire la rabbia da qualche parte mentre Bors, Dagonet e Gawain si erano recati nelle stalle per finire di preparare il loro equipaggiamento.

“Vuoi veramente sprecare l’ultima notte nella fortezza arrabbiandoti con Artù?” chiese il cavaliere al giovane compagno.

“No” rispose piano Galahad, seppure ancora immusonito, “voglio pensare che fra poche ore partiremo per la Sarmazia e rivedremo finalmente la nostra terra e i nostri cari!”

Tristano sorrise appena e condusse il ragazzo al proprio giaciglio. Chi poteva dire cosa avrebbe loro riservato il viaggio? I Sassoni avrebbero potuto comunque assalirli mentre partivano e quella poteva essere l’ultima notte in cui sarebbero stati insieme per dare e ricevere affetto, calore e conforto. Nessuno dei due voleva sprecarla in sterili arrabbiature e rancori.      

 

La mattina dopo, all’alba, il convoglio uscì dalla fortezza: era formato dalla carrozza episcopale sulla quale viaggiavano Germanus e Horton, e da un carro che ospitava Alessio e Fulcinia, con i servi e alcune famiglie del villaggio. Lancillotto e gli altri cavalieri scortavano la carovana vegliando in particolare sul carro della moglie e del figlio di Marius Honorius. Dietro si snodava la colonna dei legionari e dei mercenari che abbandonavano il Vallo per sempre dopo un dominio durato più di quattrocento anni.

Dall’alto della collina di Badon, Artù, armato di tutto punto, li osservava andarsene, immobile come una statua. Nel suo cuore si agitavano sentimenti contrastanti. Non era pentito di essere rimasto per aiutare i Britanni e il popolo di Ginevra, che quella stessa mattina, molto prima dell’alba, era corsa nella foresta per mettersi a capo dei suoi e ricongiungersi con suo padre; aveva compiuto la sua scelta con il cuore e sentiva che era quella giusta. Nello stesso tempo, però, non poteva dimenticare i tanti anni trascorsi a lottare al fianco di quei cavalieri che adesso si stavano allontanando sempre più. Erano i suoi compagni, i suoi amici ed era doloroso separarsi per sempre da loro, specialmente con la consapevolezza che lo consideravano un traditore e che non erano nemmeno andati a salutarlo prima della partenza. Chissà se lo avrebbero mai perdonato, se sarebbero riusciti a comprendere, un giorno, le ragioni che lo avevano spinto a rimanere?

I cavalieri proseguivano la loro lenta marcia dietro il convoglio, ma i loro pensieri non erano molto diversi da quelli di Artù. Anche loro portavano dentro il ricordo di tanti episodi brutali, commoventi, esaltanti o dolorosi di una vita trascorsa insieme alla fortezza. Il dolore della separazione era troppo bruciante per poter essere espresso a parole, perciò tutti tacevano e nemmeno il pensiero di far ritorno in patria riusciva a lenire quella ferita. Ognuno di loro pareva immerso nelle proprie riflessioni, ma se avessero parlato avrebbero scoperto di essere tutti dominati dallo stesso pensiero: era stato veramente Artù a tradirli o non erano stati forse loro ad abbandonare lui, lasciandolo solo nella battaglia più difficile e più importante contro un nemico spietato?    

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > King Arthur / Vai alla pagina dell'autore: Abby_da_Edoras