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Autore: sara chan 92    18/04/2010    1 recensioni
Premetto che ho scritto tutto ciò prima di aver letto il secondo libro perciò...siate clementi e commentati. "Un giorno Ian,dopo tanto tempo ,aveva provato a entrare nel gioco ed aveva percepito qualcosa di strana nella solita realtà dissimulata. Qualche giorno dopo si era accorto che era la cara vecchia realtà;la realtà di Isabeau,la realtà dove il conte cadetto Ponthieau governava il feudo sotto l'insegna del falco d'argento. Purtroppo subito dopo la connessione era saltata."Dal primo capitolo BUONA LETTURA
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

< Buon giorno mademoiselle > disse imbarazzato. < Buon giorno. Ormai inizio ad abituarmi a trovarvi impalato davanti alla mia camera > rispose lei subito pentendosi di essere stata così acida senza motivo. Lui incassò il colpo e continuò < Sono felice che siate tornata. Ho sentito la mancanza della vostra compagnia > < Anch’io > disse Suzy senza volerlo e subito arrossì per l’errore commesso. < Vi siete divertita ? >  < Oh si molto > rispose lei sorridendo. Henry sembrò illuminarsi in volto vedendolo ma subito la sua espressione cambiò. < Oh, perdonate la mia scortesia, non è molto educato farvi rimanere in piedi sulla porta. Vi prego, seguitemi >. Senza nemmeno chiedersi cosa avesse in mente Suzy prese il braccio che le era stato porto e, sentendo la solita sensazione che il contatto con Henry le provocava, lo seguì. < E  così domani sarà il grande giorno per i nostri comuni amici > esordì il ragazzo confermò lei con una luce di desiderio negli occhi. < Dev’essere bellissimo > < Avete ragione >. Le ultime parole di Henry vennero pronunciate con una certa nota di tristezza nella voce, ma Suzy preferì non farci caso. Si scoprì a pensare davvero a come sarebbe stato bello avere qualcuno da amare per tutta la vita come sarebbe successo a Sancerre e Donna e provò una certa invidia per i due. Camminò con Henry ancora per un po’ uscendo dalla corte e si fermarono vicino ad una scalinata di pietra. La ragazza notò il conflitto interiore del giovane e capì che stava per accadere qualcosa, ma, nonostante la consapevolezza, non riuscì a prepararsi e quando Henry iniziò a parlare sentì i battiti del suo cuore accelerare. < Mademoiselle Suzy, in questi giorni, durante la vostra assenza, mi sono reso conto di quanto voi siate importante per me. Non ho mai provato un sentimento del genere per un’altra persona. Mi darete dello stupido poiché sono stato proprio io a farvi quel discorso tempo fa, ma quello che provo va contro ogni ragionamento razionale. Ho sofferto la vostra mancanza e pensavo al vostro viso ogni ora. Alla notte sognavo il vostro bacio e la mattina mi alzavo afflitto sapendo che non avrei potuto incontrarvi. Mademoiselle Suzy io … io …  > il giovane abbassò lo sguardo incapace di reggere quella situazione. Senza riuscire a controllarlo, dalle labbra di Suzy uscì un sussurro < Voi? > < Io vi amo >. Quelle uniche tre parole colpirono il cuore di Suzy come una lama. Aveva immaginato la conclusione di quel discorso, ma sentirselo dire era tutta un’altra cosa. Presto i battiti aumentarono e una strana sensazione le bloccò la gola. Mille pensieri le attraversavano la mente e presto il panico la avvolse: cosa doveva rispondere? Cosa doveva fare? Era convinta ormai di rimanere in quel mondo così felice, ma quale sarebbe stato il suo futuro? Sarebbe stato Henry? Era quello che voleva? Cos’era cambiato in quelle settimane?. Non riuscì a darsi nemmeno una risposta e le lacrime iniziarono a bagnarle il viso. Il volto di Henry passò dal profondo imbarazzo e al nervosismo per l’attesa, al dolore per quella reazione. Suzy si lasciò cadere fra le sue braccia e lui la strinse forte a se senza esitazione. Improvvisamente la ragazza si sciolse da quell’abbraccio, lo guardò dritto negli occhi. Continuando a piangere si alzò e corse lontano da quella situazione che gli opprimeva il cuore.

Henry si sedette sugli scalini e si prese la testa tra le mani. Non sapeva come prendere quella reazione, ma tutto gli suggeriva il peggio. Sentì dei passi dietro di lui: era Ian, aveva sentito tutto. Non si giustificò e il giovane non gli chiese niente, il braccio che Ian gli mise intorno al collo fu sufficiente. < Andrà tutto bene amico mio, abbi fiducia >.

Suzy si era chiusa in camera sua e non riusciva a smettere di piangere e ogni volta che provava a tranquillizzarsi, le tornava in mente il volto dispiaciuto e teso del povero Henry. Malediceva se stessa per esser fuggita in quel modo, ma d'altronde non sapeva come reagire altrimenti. Il suo cuore era sede di sentimenti contrastanti che prendevano sempre più piede anche nella sua mente. Da una parte voleva correre dal ragazzo, stringerlo forte e baciarlo, dall’altra voleva rimanere nella sua camera per sempre, ma sapeva che la seconda ipotesi era impossibile tanto quanto la prima. " E come l’avrà presa lui? " pensò angosciata " e se non mi rivolgesse più la parola? Dio mio cos’ho fatto? ". Passò forse un’ora quando Suzy sentì qualcuno battere ala porta. Corse verso l’entrata speranzosa spalancandola di colpo. < Henry! > disse quasi gridando ma davanti a lei stava con aria mortificata Isabeau. < Ciao Suzy >. La ragazza scoppiò ancora in lacrime e si gettò tra le braccia dell’amica. Chiusero la porta e si sedettero sul grande letto sempre rimanendo abbracciate. Suzy fece per parlare ma Isabeau la precedette < So già tutto, Ian ha accidentalmente ascoltato la conversazione e adesso sta con Henry >. Lei la guardò con gli occhi marroni pieni di lacrime < Come sta? E’ arrabbiato? > < Non posso dire che stia bene, ma no non è ancora troppo tardi >. La ragazza capì l’allusione in quelle parole. < Io dovrei …  > < Solo se lo senti veramente Suzy >. Lei strinse ancora di più l’amica e restarono così ancora per qualche minuto. < Forza > disse alla fine Isabeau < è arrivato il momento di andare >.

Suzy trovò Henry ancora seduto su quelle scalinate con Ian al suo fianco. Quando l’americano vide la ragazza accompagnata dalla moglie, si defilò con quest’ultima lasciando i due da soli. Per educazione Henry si alzò in piedi, ma il timido sguardo che spesso distoglieva e che la ragazza aveva imparato a riconoscere in lui ora era stato sostituito da uno sguardo fisso su di lei. Gli occhi del giovane conte, se pur velati di tristezza, mantenevano un’inconfondibile fermezza. Suzy sentì ancora le lacrime salirle agli occhi, ma doveva essere forte, così le ricacciò indietro. Era terribilmente mortificata, ma non sarebbe stata capace di iniziare nessun discorso, nessuno di quelli che aveva mentalmente preparato nei minuti precedenti. < Henry, io … > balbettò. Lui si avvicinò e le posò delicatamente un dito sulle labbra e allontanandolo disse < Non dite niente madama, solo il fatto che siate tornata porrà fine al mio tormento, in un modo o nell’altro. Ditemi solamente si o no >. Il bacio che lei gli diede fu più eloquente di qualsiasi altra frase.

 

ANGOLO DELLA SCRITTRICE

Dopo più di un anno e due libri di Hyperversum letti,riletti e strariletti, m sono accorta che nonostante l'avessi conclusa non avevo pubblicato la fine di questa mia storia; mi scuso e spero che la conclusione vi piaccia.

 

   
 
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