La
nostra
riva
Un
ragazzino,
apparentemente un quattordicenne, calciava un pallone da calcio di
fronte alla
colonna di cemento sulla riva di un fiume. Lì, spesso e
volentieri, le persone
s’incontravano e si scontravano, per questo, era diventata
per tutti “La nostra
riva”.
<<
Ehi,
nanetto! >> Lui si voltò.
<<
Shige, ciao. Sei venuto ad allenarti? >> Chiese tutto
contento di vedere
l’amico.
<<
Si e
no. >> Rispose enigmatico con un sorrisino obliquo
stampato in faccia.
<<
Facciamo un po’ di esercizio? >> Propose.
<<
Ok.
>> Iniziarono con i dribbling, per passare poi alle
marcature, ai passaggi
e infine ai tiri in porta. Fu un pomeriggio piacevole e i due si
divertirono
molto.
<<
Ah,
che stanchezza. >> Sho si afflosciò sul
pilastro di cemento dove era disegnato
il rettangolo della porta.
<<
Puoi
dirlo forte. >> Il biondo fece la stessa cosa e si
sedette accanto a lui.
Rimasero per un po’ ad osservare l’acqua del fiume
che continuava a scorrere
imperterrita e incurante di tutto.
<<
Sai
un cosa, Shige? Vorrei che questo momento non finisse mai.
>>
<<
Vuoi
che restassimo soli io e te per sempre? >> Vi era una
strana inflessione
nella sua voce che l’altro non riuscii a capire.
<<
No.
>> Rispose ingenuamente. << Vorrei soltanto
che questi attimi di pace
durassero per sempre. >> Gli sorrise sincero come era sua
abitudine fare.
<<
Peccato… >> Assunse una finta espressione
dispiaciuta. << avremmo
potuto fare cose come questa. >> Senza preavviso
avvicinò il suo viso a
quello del ragazzo e lo baciò. Dapprima si limitò
a uno sfioramento di labbra,
accarezzando le sue che erano rimaste immobili, come il resto del
corpo, in
fase di shock.
<<
Shi…
>> Ripresosi cercò di parlare ma
l’altro ne approfitto per introdurre la
sua lingua nel suo antro. Fu una danza lenta e sensuale che sembrava
non
volesse finire mai. Anche Sho partecipava, seppur con un certo
imbarazzo, a
questo scambio “d’affetto”.
<< Asc… >> Cercò di
staccarsi il biondo
di dosso, facendo leva con entrambe le braccia, perché aveva
bisogno di aria. Era
la prima volta che baciava qualcuno e non era abituato a certi ritmi.
Finalmente sembro ascoltarlo e lasciò la sua postazione per
passare ad altro.
Infatti, si dedicò al suo collo con le sue labbra, i denti e
la lingua mentre
una mano curiosa s’infiltrava sotto la maglietta del
più piccolo. Sho era rosso
oltre ogni dire, non aveva mai ricevuto carezze così audaci
e per giunta da un
ragazzo come lui. Tuttavia, non sembrava dargli fastidio, almeno fino a
quando
Shige non passò ad un’altra parte del corpo. Gli
alzò l’indumento superiore
dedicandosi al suo petto. << Credo sia il caso di
finirla. >> Cercò
di chiamarlo ma senza risultato.
<<
Perché? >> Si era sollevato e ora lo guardava
dall’alto con un
espressione seria.
<<
C…
come perché? N… non… possiamo fare
certe cose in un posto del genere, e… e se
ci vedesse qualcuno? >> Era rosso come un aragosta per
via del profondo
imbarazzo che provava, inoltre, stare in quella posizione di certo non
lo
aiutava.
<<
Nessun problema. >> Decreto l’altro oltremodo
tranquillo. <<
Oya-san oggi non c’è e so per certo che non
passerà nessuno per le prossime due
ore. Qualcos’altro da ridire? >>
<<
Si,
io! >> Una voce sconosciuta e piuttosto irritata
s’intromise nella
conversazione.
<<
Mizuno! >> Lo chiamò il ragazzino come se lui
fosse la sua ancora di
salvezza.
<<
Ciao, Tatsu-boy. >> Lo salutò allegramente il
biondo per nulla intimorito
dalla sua espressione tutt’altro che ragionevole.
<<
Cosa
ne diresti di alzarti? E magari di spiegarmi cosa diavolo pensavi di
fare, QUI
e a LUI? >> Incrociò le braccia come si
aspettasse davvero una
spiegazione, cosa che non ebbe dato che ormai erano stati interrotti.
<<
Mi
sembra ovvio, vero nanetto? >> Rise di gusto mentre
accarezzava i capelli
al compagno di squadra in un gesto che doveva essere fraterno ma che il
nuovo
arrivato non interpreto così. Infatti, il capitano,
afferrò Sho per un braccio
e lo scansò avvicinandolo a se.
<<
Ascoltami bene, Shigeki.
>>
Scandì attentamente il suo nome. <<
D’ora in avanti verrò anch’io con voi
quando deciderete di allenarvi insieme. >> Decreto serio
e alquanto
scocciato dall’atteggiamento dell’altro.
<<
Che
paura. >> Ironizzò avendo colto la velata
minaccia nelle sue parole, cosa
che non fece Kazamatsuri.
<<
Mi
sembra un ottima proposta. >> Era felicissimo
all’idea di trascorrere
altro tempo con i suoi due migliori amici e di potersi allenare con due
grandi
calciatori come loro. Dimenticò totalmente la vergogna
provata pochi istanti
prima e cominciò a parlare a ruota. <<
E’ fantastico! Avremo
l’opportunità di passare tanto tempo insieme e per
giunta sulla nostra riva!
Che stupido, avrei dovuto pensarci prima. Non mi sembra vero.
>> Sato
scoppiò in una fragorosa risata che l’altro non
capì.
<<
Che
cosa c’è, Shige? Lo trovi divertente.
>> Non afferrava il motivo di tanta
ilarità, in fondo era sempre stato molto ingenuo.
<<
Non…
non… non ha capito niente. >> Disse tra una
risata e l’altra mentre si
teneva la pancia, appoggiato alla spalla sinistra di un Mizuno
esasperato, per
non cadere. Il capitano decise di ignorarlo mettendosi a osservare il
fiume con
aria assorta.
<<
Questo posto è speciale, non solo per noi, ma per chiunque
sia passato almeno
una volta di qui. >> Aveva un espressione rilassata e
serena, come se
niente potesse turbarlo al mondo. Persino il biondo assunse
un’aria quasi
solenne mentre parlava.
<<
E’
vero, hai ragione. Quante volte abbiamo sfogato la nostra rabbia contro
queste
mura, mangiato i manicaretti di Oya-san e riso felici. >>
<<
E’
qui che ho iniziato i primi, veri, rudimenti del calcio. Mi sono
impegnato con
tutto me stesso e alla fine ho vinto la mia partita. Qualunque cosa
accada
resterà per sempre “la nostra riva”. Il
mio posto preferito al mondo. >>
Sho corse verso il pallone e lo calciò in direzione dei suoi
compagni, la palla
venne stoppata di petto dal capitano.
<<
Vero. >> Aggiunse Tatsuya.
<<
Già.
>> Anche Sato la pensava alla stesso modo.
<< A proposito, nanetto.
>> L’espressione maliziosa fece di nuovo
comparsa sul suo viso.
<<
Si?
>> Chiese, ignaro delle intenzioni dell’amico.
<<
La
prossima volta ci alleniamo di nascosto, magari a casa mia.
>> Finì, allargando
il suo sorriso.
<<
Ma
se tu abiti in un tempio, pensi ti lasceranno giocare? >>
<<
Forse no Tatsu-boy, ma potremmo fare altro. >>
<<
Shige! >>
Fine!
Reparto ricovero autrice:
Ho preso
ispirazione da una mia fiction scritta su Idaten jump e mi sono detta:
“Perché
non far divertire anche loro?” (O lui… NdSho
-_-“ – Punti di vista NdIo ^^) Spero
che sia piaciuta almeno un pochino. ^^
Ho
intenzione di scriverne un’altra ma più seria
e meno idiota rispetto a questa, anche se più
breve.
P.S:
scusate gli scempi grammaticali. ^^””
Ringrazio
tutti coloro che avranno la bontà di lasciare una
recensione, oltre a
stra-ringraziare (lo so che non si scrive) chi metterà
questo orrore tra le
storie preferite, seguite e ricordate.
Saluti da
Koishan la folle.