Titolo:
Tutankhamon
Fandom:
(non
so se proprio
definirlo un fandom, cmq…) Storico, Originale (?!)
Rating: R
Genere: Flashfic, Drammatico, Angst (?!
Personaggi:
Tutankhamon,
Nefertiti, Akenathon e altri solo nominali (ma ho cercato di dare
un’idea di
chi siano)
Riassunto:
Tutankhamon
è passato alla Storia per un solo motivo.
E
questo inevitabilmente mi ha fatto pensare a chi lui fosse prima che la
Storia
lo investisse.
Avvisi:
In primis, non sono una storica e non pretendo di sapere cose che
neanche gli
storici sanno. Nella mia ignoranza, ho veleggiato tra le pagine della
Wiki
cercando di farmi un’idea dei legami familiari e delle
vicende che circondano
questo personaggio, il tutto perché la mia iridescente
fantasia è stata colpita
da una frase sul mio vecchio libro di arte (chi indovina chi
l’ha detta vince
un marshmellow!!!).
Le
mie scelte interpretative sono state del tutto arbitrarie e basate
più su
necessità di scrittura che amor di verità.
Avrei
voluto soffermarmi di più sulla sua figura, avevo in mente
uno scritto più
lungo. Il mio giovane protagonista però è
risultato essere un personaggio più
sfuggente di quello che mi aspettassi.
Qualcuno
però, con la sua presenza malgrado ingombrante, è
venuto in nostro soccorso
senza quasi dover essere evocato.
Così
l’ho lasciata fare ed ho preferito tenere questa storia
così: breve, ma a mio
parere intensa.
(In
fondo ci sono alcuni velocissimi cenni storici per chi fosse del tutto
estraneo
a questo periodo. )
"Di
lui una
sola cosa è certa… morì"
Il
kajal sbavato
sotto gli occhi per il sudore e la pelle ricoperta dalla polvere rossa
del
viaggio, non è più di un bambino questo sovrano
incerto, che promette grandi
cose.
Nefertiti
è
rimasta a Tell el-Amarna e ancora piange i suoi cari.
Suo
marito Akhenathon
è morto, lasciandola con sei figlie e un regno in piena
crisi religiosa. I
sacerdoti non aiutano se a governare sono la grande sposa eretica ed
Acherres,
la sua bambina di dodici anni ed un mese. Ma per un po’ ce
l’hanno fatta, madre
e figlia, fino a che il parto non l’ha uccisa ed è
rimasto solo Smenkhkhara,
suo marito, a fare da faraone.
Ora
che anche
lui l’ha lasciata, la regina non ha più forze.
Non
sente le
prediche di suo padre Ay, il visir, che le dice che l’Egitto
ha ancora bisogno
di lei, che deve allevare ed istruire il nuovo sovrano. Regnare al suo
posto se
necessario.
Tutankhathon
non
è che un bambino, più giovane della sua Acherres
quando salì sul trono.
Nove
anni, occhi
d’ambra e kajal sbaffato.
È
il ritratto
della dolce Kyia, morta dandolo alla luce. Stessi zigomi, stessa bocca
piena e
carnosa, stessa figura esile ed aggraziata.
Non
somiglia ad
Akhenathon, si ritrova a pensare mentre osserva il frutto
dell’infedeltà di suo
marito. Il motivo per cui Nefertiti, la più bella tra le
regine, è caduta in
disgrazia.
Il
faraone l’ha
voluto accanto sul letto di morte, lo chiamava figliolo, voleva farne
il
proprio erede adottandolo ufficialmente.
Akenathon
è
sempre stato bravo ad ottenere ciò che vuole. Lo
è anche da morto.
Per
questo ora
la sposa reale abbraccia il suo figliastro, lo tiene sulle ginocchia e
lo culla
come fosse figlio suo.
È
con un istinto
sovversivo, da pazza, che gli fa appoggiare la testa rasata sul seno,
accarezzandogli la fronte con le dita fresche e sussurrandogli in un
orecchio
di ristabilire
Il
bambino la
guarda.
Si
fida
dell’unica madre che abbia mai conosciuto, ascolta mentre
Nefertiti spiega
pazientemente che solo restituendo potere ad Amon avrà
l’appoggio dei
sacerdoti. Proprio lui, che suo padre ha chiamato come il dio eretico.
Immagine
vivente
di Athon.
***
Ok,
alcune informazioni
veloci (diciamo in coro: “Grazie, Wikipedia!”) e
spiegazioni riguardo alle mie
scelte.
Akhenaton
(conosciuto anche come Amenothep IV) è passato alla storia
come “faraone
eretico” per il tentativo di sostituire Amon, il dio del
sole, con una nuova
divinità, Athon (probabilmente di origine semita e
anch’esso rappresentante il
sole).
Al
contrario
degli altri dei egizi, Athon non era rappresentato in forma
antropomorfa, ma
come un sole dai molti raggi, quasi tentacoli, ed il culto che
Akhenaton impose
fu quasi monoteistico.
Ovviamente
dietro a tutto ciò c’era l’intento di
limitare il potere della casta
sacerdotale e di ridare alla figura del faraone una certa
sacralità, ma
certamente furono introdotti grandi cambiamenti.
Fra
tutti
ricordiamo anche la monogamia, che lui stesso mise in pratica sposando
Nefertiti, la quale ebbe una grande importanza politica.
Nefertiti
viene
ricordata come la più bella tra le regine anche
perché, sempre grazie alla
volontà del marito, l’arte egizia di questo
periodo si allontanò dai canoni e
fece i primi spauriti passi verso la verosimiglianza (il cosidetto
“Stile di
Amarna”).
Nefertiti
ebbe
sei figlie, ma nessun erede maschio.
Qui
la cosa si
fa un po’ complicata: le fonti sono molto confuse e io, da
profana, cercando di
farle collimare per poterne scrivere, mi sono presa molte
libertà.
Acherres,
che io
nomino, in realtà non esiste. La figlia che forse per un
periodo divenne sposa
reale è Merit-Aton, o Merytaton.
Ho
sostituito il
suo nome con una storpiatura di una delle molte versioni del nome del
suo sposo
Smenkhkhara, che regnò per circa tre anni prima di
Tutankhamon.
Ho
poi tenuto
per buona la teoria secondo cui, ad un certo punto, Nefertiti cadde in
disgrazia e venne sostituta con una seconda moglie, Kyia, nonostante
secondo
gli studiosi sia poco probabile.
L’ho
fatto
perché trovo che la figura di questa regina stanca, ma
invadente,
particolarmente magnetica, ma anche perché la presenza di
Kyia mi avrebbe
aiutato a collocare Tutankamon nella genealogia.
Nonostante
l’incertezza su Smenkhkhara (alcuni dicono addirittura che
sia un fratello o un
fratellastro di Akhenaton), certe teorie sostengono che fosse figlio di
Akhenaton e Kyia, e fratello maggiore di Tutankhamon.
Anche
per
Tutankahamon, le teorie sono molte, ma sembra certo quantomeno che il
suo primo
nome fosse Tutankaten, immagine vivente di Aten o,
com’è facile immaginare,
Aton.
Data
la sua
giovane età e la necessità di una restaurazione
politico-religiosa, il suo nome
venne cambiato in Tutankhamon.
Durante
il suo
regno venne affiancato da Ay, il visir che già era stato
consigliere di
Akhenaton (e che per omonemia ho fatto diventare pure il padre di
Nefertiti,
giusto per mantenere la cosa in famiglia), e la capitale venne spostata
da
Tel-el-Amarna, di nuovo a Tebe.
Morì
a
diciannove anni e per molto tempo si pensò ad un assasinio
politico. Oggi
sembra invece che il faraone sia morto in seguito ad una caduta da un
cocchio,
probabilmente durante la caccia. Le ferite, pur non essendo mortali,
sono state
sottovalutate, andando in setticemia e provocando
un’infezione che si è estesa
al resto del corpo (una morte lenta con quasi 30 giorni di agonia).
Un’altra
ipotesi è un’infezione da streptococco, che causa
il tetano (3-5 giorni).
Non
lasciò
eredi, se non la moglie, probabilmente un’altra figlia di
Akhenaton, la quale
fu costretta a sposare un marito scelto dai sacerdoti.