Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: baby80    23/04/2010    14 recensioni
Ho provato a immaginare il primo giorno di André a palazzo Jarjayes, e il suo incontro con Oscar... Anche questa storia è stata iniziata tempo fa, e modificata di recente, ed anche in questo caso la "mia" Oscar è a conoscenza d'essere una bambina. Sono indecisa se concludere la storia in questo modo, come una one shot, o se continuare a raccontare di André... ci penserò. Si accettano consigli.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Calma.
Una calma irreale attorno a me.
Una calma irreale attorno a noi.
Io ed Oscar.
La rivolta Francese sembra averci fatto dono, questa notte, di uno sprazzo di quiete.
Non vi sono più urla, non vi sono più spari, tutto tace.
Che la guerra sia giunta ad una fine?
È possibile che, questa notte di luglio, abbia originato la pace?
Che il conflitto sia giunto ad un epilogo?
Una quiete che ha dell'irreale, intorno a noi.
Non odo urla.
Non odo spari.
Verità o illusione?
Che la guerra sia finita?
O forse, semplicemente, l'amore mi ha reso sordo alle brutture di questa terra?
Non mi importa.
Godo di questo prezioso momento.
Godo, del mio piccolo mondo, dove non esiste tempo.
Un  piccolo mondo che mi vorrebbe dormiente.
Lotto contro Morfeo.
Lotto contro il sonno.
Combatto contro la pesantezza delle mie palpebre.
Combatto la mia personale guerra contro la notte.
Contro quel buio che mi avrà, presto, e che io, ora, non ho intenzione di lasciar vincere.
Non voglio dormire questa notte.
In questa calda, e inaspettata, notte di luglio, voglio riempire i miei occhi.
In questa calda notte di luglio voglio colmare il mio cuore.
In questa calda notte di luglio voglio saziarmi di lei.
Voglio prendere, di lei, tutto ciò che mi è possibile.
Con lo sguardo.
Con l'anima.
Attraverso la pelle.
Sulla lingua.
Voglio sfamarmi, di lei, fino a divenirne satollo.
Lei, quella che fu, un tempo non molto lontano, l'erede dei Jarjayes.
Lei, quella che fu, un tempo, un algido soldato.
Lei, la donna che mi appartiene, ora.
Una donna, in tutto e per tutto.
Una donna nel cuore e nel corpo.
Una donna senza più restrizioni
Una donna senza più timore.
Una donna.
La mia donna.
Una piccola donna sopita sul mio petto.
Combatto il buio con la bellezza.
Quella bellezza che si è rivelata, questa notte, in tutta la sua magnificenza.
Quella bellezza che porta, in sé, il nome dell'amore.
Poso, il mio unico sguardo, su questa creatura neonata.
Poso, il mio sguardo, su colei che è tutto il mio mondo.
Lei, la mia Oscar.
Baciata da un'invidiosa luna.
Guardo Oscar addormentata sul mio corpo.
La tocco sfiorandola con lo sguardo.
E con lo sguardo scrivo, su pelle d'avorio, una nuova storia.
La storia di un soldato mutato in donna.
La storia, di un amore centenario, tra l'ombra e la luce.
Guardo Oscar poggiata sul mio petto e prego Dio di non privarmi della luce.
Contemplo la bellezza che giace sul mio essere, e vi trovo una nuova compagna di viaggio.
Uguale nel nome, dissimile nel corpo.
Scorgo, in lei, invisibili segni.
Scorgo, in lei, i segni della carnalità.
I suoi lunghi riccioli biondi solleticano la mia pelle nuda, creando, su di essa, indefiniti disegni.
Il suo viso, macchiato, sulle gote, da un velo di rossore.
Un rossore che non ha più nulla di virginale.
Un rossore violato dalla lussuria.
Il suo viso, ora, sporcato dai segni della passione.
Le labbra, un tempo, santuario dell'amore, davanti a cui ho pregato di morire.
Le labbra, ora, porte del diavolo, sulle quali ho perduto la vita.
Guardo la sua bocca, gonfia per i troppi baci.
La sua bocca, rossa come il fuoco, irritata dal tormento delle mie labbra.
La sua pelle, candida, svergognata dalla libidine del mio corpo.
La sua pelle candida, imperlata dal sudore, crea bizzarri giochi di luce sulle rotondità del corpo.
La sua pelle, orgogliosamente marchiata dai segni del mio desiderio.
Lividi.
Lividi che hanno, in loro, il colore della forza di un uomo.
Graffi.
Graffi che hanno, in sé, l'eco di un piacere inarrestabile.
Contemplo, la giovane carne, di questa altrettanto giovane e florida creatura.
Contemplo la carnalità di quelle gambe che, con forza inaspettata, hanno trattenuto il mio vigore.
Contemplo quelle cosce, morbide e polpose, che hanno implorato il perpetuo movimento dei miei lombi.
Miro le sue cosce, dolorosamente macchiate da innocente sangue virginale.
Miro le sue cosce, spudoratamente macchiate dal miele del mio piacere.
Odoro l'essenza di donna.
Odoro il profumo di vecchi ricordi.
Odoro la fragranza di un nuovo inizio.
Fiuto, come animale, l'aroma dei suoi capelli, il medesimo che aveva da bambina.
Una malinconica bambina che giaceva nel mio letto, notte dopo notte, posando i suoi riccioli biondi sul mio viso, e lasciando in me, indelebilmente, il loro balsamo.
Fiuto, come animale, l'aroma della sua pelle.
Quell'aroma che profuma di lei.
Quel profumo in cui, ora, vi ritrovo anche il mio.
È notte fonda ormai, un'afosa notte d'estate, in cui la ragione mi vorrebbe addormentato tra le proprie braccia ma, nonostante una stanchezza millenaria, il mio corpo non cede alle lusinghe.
Voglio godere di ogni istante.
Veglio sul respiro di Oscar, un respiro così calmo da essere quasi impercettibile.
Veglio sul suo cuore, che sento battere, distintamente, in ogni lembo della sua pelle.
Veglio su quel cuore, che lei, mi ha affidato.
La guardo dormire e mi domando cosa ho fatto, in questa vita, per meritare un dono così immenso.
La guardo dormire e mi è difficile credere che lei sia mia.
Mia.
Soltanto mia.
Per sempre.
La guardo dormire e vorrei che questa notte non finisse mai.
Vorrei che questa notte morisse, e tornasse alla vita, in eterno.
Voglio godere di ogni attimo, scordando ciò che ci sta attenderà al sorgere del sole.
Chiudo gli occhi, un solo istante, illudendo Morfeo.
Chiudo gli occhi per assaporare, fin dentro le viscere, il calore del suo corpo.
Chiudo gli occhi per “vedere”, con la carne, la pesantezza del suo corpo.
Dischiudo lo sguardo, rimasto, troppo a lungo, senza la propria luce.
Dischiudo lo sguardo e osservarla, ancora, è un nuovo tuffo al cuore.
Bellissima da far male.
Scosto dal suo viso un ricciolo solitario e il contatto delle mie dita, con la sua pelle, è una scossa dolorosa lungo la schiena.
Mi domando come, in questi anni, mi è stato possibile starle lontano.
Mi chiedo come farò, d'ora in poi, a impedirmi di toccarla, ad ogni palpito della mia voglia.
Le sfioro la spalla, nuda, soffermandomi su un piccolo, impertinente, livido.
Lo sfioro disegnandovi attorno invisibili cerchi.
Lo sfioro ricordando come, quel piccolo livido, è venuto alla luce.
Un ricordo che è come una spinta prepotente, al di sotto della mia pelle.
Un ricordo che muta in desiderio.
Desiderio che diviene eccitazione.
Rido.
Rido di me.
Rido dell'amore.
Rido dell'effetto che lei, la mia Oscar, ha sul mio essere.
Rido della felicità irreale che mi è caduta addosso, inaspettatamente.
Un terremoto sul mio petto.
Un dolce lamento.
Poso lo sguardo sul mio piccolo mondo.
L'ennesimo tuffo al cuore.
Oscar mostra l'azzurro dei suoi occhi, ed è subito voglia di lei.
Il semplice azzurro delle sue iridi, e vi scorgo tutto ciò che le parole non sarebbero in grado di definire.
Passione.
Amore.
Desiderio.
Voglia.
Consapevolezza.
Malizia.
L'azzurro dei suoi occhi, uguale eppure così diverso.
Colgo il suo sguardo e vi poso il mio.
Mi regala un sorriso lieve, quasi timido.
Non desisto dal fissarle il viso, facendo nascere, in lei, l'imbarazzo.
Una pennellata di scarlatto le dipinge le gote.

“Ciao”
Mi sussurra con tono dolce, ed io non posso far altro che abbracciarla.
La stringo tra le braccia, con tutta la forza della mia mascolinità.
La stringo tra le braccia posandole un bacio tra i capelli.

“Non riesci a dormire?”
Mi domanda con un filo di voce.
“Non voglio dormire.”
La verità scivola, senza controllo, dalle mie labbra.
Non vi sono più pensieri da tener murati.
“Non vuoi?”
“No Oscar, voglio vivere ogni secondo di questa notte.”
Ed è lei, ora, a stringersi a me, le sue esili braccia mi cingono il torace.
“Tu invece non hai avuto difficoltà ad addormentarti.”
Le dico col sorriso sulle labbra.
“Scusami, ero così...”
“...stanca.”
Concludo io, con la malizia in ogni dove.
Spalanca i suoi occhioni azzurri, guardandomi con un'espressione tra lo sconvolto e lo stupito.
Rido.
La sento ridere.
“Si, ero stanca...”
Ammette, anche lei, con la malizia in ogni dove.
Sento le sue dita giocare sulla mia pelle, e di nuovo la voglia bruciante.
Voglia di lei.
“Oscar...”
“André...”
“Sei felice?”
Una domanda sciocca.
Una sciocca rassicurazione per il mio sciocco cuore.
“Si, sono felice. E tu André, sei felice?”
Una domanda sciocca.
Una sciocca rassicurazione per il suo cuore?
“Non sono mai stato più felice in vita mia.”
Oscar sfugge il mio sguardo, facendo morire, sulle mie labbra, il sorriso.
“André, se io avessi capito prima... se io avessi trovato il coraggio di...”
La sua voce, mischiata al pianto.
“Shhhh... non aggiungere altro.”
“André, se io...”
“Shhhh... non dire nient'altro. Questa notte non contempla il passato.”
Lacrime, incandescenti come lava, mi bruciano la carne.
“Oscar, ti prego, non è tempo di piangere.”
Le dico sollevandole il viso, ed in lei scorgo, di nuovo, l'innocenza.
“André, io... ti amo così tanto. Perdonami, perdonami se non sono stata in grado di ammetterlo prima, perdonami quando non saprò dirtelo.”
Il suo pianto diviene convulso.
“Oscar, amore, non devo perdonarti nulla. Ne per il passato, ne per il futuro. Smetti di piangere, ti prego.”
Le asciugo, le piccole perle, morte sulle guance.
“André, ma...”
Poso la bocca su labbra bagnate dal pianto.
La bacio con quella dolcezza che non ha parole.
La bacio fino a toglierle il fiato.
Privo le sue labbra della mie.
Poso gli occhi nei suoi, con sguardo interrogativo, in attesa di altre parole.
Non odo parole.
Non odo scuse.
Non odo null'altro che il suo respiro affannato.
“Oscar, sei una piccola furba, se quello che volevi, era un bacio, ti sarebbe bastato chiederlo...”
Due enormi occhi azzurri, di nuovo.
Una risata, cristallina, piena.
Una risata che non udivo da anni.
Si stringe forte attorno al mio corpo, questa donna nuova.
“Ti amo Oscar. Ti amo da sempre. Ti amerò per sempre.”
Un soffio di respiro, caldo, tra le sue labbra.
E vi è un nuovo bacio.
E vi sono nuovi baci.
L'amore in ogni forma.
Il suo corpo, candido, sul mio.
Il suo seno, pieno, sul mio petto.
Le sue gambe, lunghissime, attorno ai miei fianchi.
Le sue mani, tra i miei capelli.
La sua bocca, bollente e piena, solletica il mio orecchio.

“Fai l'amore con me, André.”
Una voce sconosciuta, di una sensualità disarmante, mi colpisce il cuore, e il ventre, nel medesimo istante.
Non mi è dato modo di rispondere, colpito senza possibilità di difesa, dalla sua bocca.
Arreso alla passione di un bacio così intenso da lasciarmi stordito.
Rispondo, con la stessa intensità, ricercando, nella sua bocca, ciò che mi viene rubato.
E sono baci primordiali, i nostri, giunti dalla parte più profonda dei nostri corpi.
Baci rimasti in carestia troppo a lungo.
Baci che hanno, in sé, l'urgenza del tempo perduto.
Baci che hanno, in sé, un appetito insaziabile.
Fame di piacere.
Fame di pelle.
Fame di noi.
Arreso alla bramosia della sue labbra.
Colpito dalla lussuria di un gesto inatteso.
Oscar, con un cenno del capo, scosta di lato i suoi riccioli biondi, lasciandoli ricadere sul mio petto, in un insolita carezza.
Mi fissa, ed ha uno sguardo di puro desiderio.
Uno sguardo che è pura passione.
Uno sguardo carnale.
Percosso dal calore della sua lingua, lungo i muscoli del mio collo.
Tormentato dal tocco delle sue mani, in ogni angolo del mio corpo.
Provocato dalla presa, così maledettamente sfacciata, delle sue dita, su quella parte di me che racchiude il mio piacere, ed il suo.
Quella parte che fa di me un uomo.
Istigato dalla passione.
Istigato dalla femminilità.
Provocato dalla voglia, porto, al di sotto del mio corpo, quello di Oscar.
Non vi sono parole in noi.
Solo sguardi.
Respiri.
Carezze.
Pelle.
Rifuggo le parole.
Tante, troppe, nella mia vita.
Tante, troppe, tra me ed Oscar.
Bramo il silenzio.
Bramo il contatto fisico.
Bramo l'amore.
Amore che non necessita di sproloqui.
Amore che è, narratore silente, di una nuova esistenza.
Creo, una sorta di favola, tra le labbra di Oscar.
Una favola, dove la paura, ha lasciato il posto alla fiducia.
Una favole dalle tinte calde e prepotenti.
Una favola rosso scarlatto.
Prendiamo, l'uno dall'altra, tutto ciò che è possibile.
Viviamo, ogni istante, di questa calda notte d'estate.
Esaudisco, la femminilità bruciante, della donna che freme al di sotto del mio corpo.
Incoraggio il desiderio di questa nuova Oscar.
Ubbidisco, come ho sempre fatto, all'amore della mia vita.
Scivolo in lei con la dolcezza che le ho sempre riservato.
Il suo sguardo, come fuoco.
Una muta richiesta.
Entro, nel suo intimo, con decisione.
Un gemito.
Spingo, il mio vigore, sempre più in lei.
Le sue gambe attorno ai miei fianchi.
Le sue mani, senza più vergogna, invitano il mio corpo a unirsi, senza ritegno, al proprio.
Accelero l'intensità dei miei movimenti.
Un gemito che assomiglia al dolore.
Blocco, con il terrore nel cuore, la mia folle corsa.

“Non ti fermare... non ti fermare, ti prego.”
Una disperata richiesta, tra un respiro mancato, e gemiti di piacere.

Riprendo le movenze di un amplesso che odora di violenta carnalità.
Ritorno ad amare la mia donna.
Giaccio sulla sua pelle, posando il viso accanto al suo.
Perpetuo, nel suo ventre, la ricerca della passione.
Sussurro, al suo orecchio, gemiti di delizia.
Accolgo, in me, altrettanti gemiti di piacere.

“Ti amo, Oscar.”
L'ennesimo sussurro, il più importante.
“Ti amo, André.”
L'ennesimo gemito, il più desiderato.

Non vi sono parole, per il futuro.
Non vi sono, a parole, ne domande, ne richieste.
Non parliamo, apertamente, di quel futuro che appare, dinnanzi ai nostri occhi, oscuro e incerto.
Conversiamo orfani di parole.
Immagina il futuro, Oscar, stringendosi, in piena coscienza, ai miei lombi.
Progetta il futuro, Oscar, impedendo al mio vigore, di scindersi dal suo ventre.
Narro un tacito consenso, rimanendo in lei, offrendole, per la seconda volta in questa notte di luglio, l'essenza del mio amore.
Narro, ebbro di felicità, un tacito consenso, facendole dono di un futuro senza parole.
  
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