The Kingdom of Caspian: She and He – Come back
“Ogni
cosa ha il suo tempo, tuo fratello e tua sorella hanno imparato tutto quello
che potevano da questo mondo, ora è il momento che vivano nel loro”
Io invece non trovavo più motivo di
vivere nel mio mondo. Ora che avevo imparato ad amare.
“The next station is Tower Hill…” il
rimbombo della metropolitana mi desta dai miei pensieri. Tre mesi erano passati
da quell’addio, tre mesi in cerca di un modo per tornare da lui. Gli avevo
lasciato il mio corno con la speranza che mi richiamasse. Ma il silenzio era
l’unico suono che udivo.
Mi avvio all’uscita della metro. Giornata
buia, nebbiosa come tutte le mattinate londinesi. Quell’odore umido di pioggia
poco più che percettibile bagnava i miei vestiti. Mi incammino lungo il viale
alberato con la consapevolezza che nulla si sarebbe più animato come un tempo
sotto i miei occhi increduli. Troppo increduli e diffidenti forse. Credo che
sia stata io stessa la causa della mia partenza definitiva da Narnia. Era tutto
troppo surreale, fantastico. Perché credervi. Continuo il tragitto, proibendomi
di pensarci ancora. Caspian…
Prendo un giornale all’angolo della
strada e affogo i miei pensieri dando una letta distratta a quelle parole
d’inchiostro. Una brezza sempre più gelida mi impedisce di tenere ferme le
pagine. I bordi del foglio giallastro stavano irrigidendosi sotto le mie mani.
Tutto cominciò a diventare freddo, immobile. Il calore
del mio corpo sembra dissiparsi come nebbia. Cerco con lo sguardo la gente
attorno, sperando in una qualche reazione plausibile, ma niente. Tutti
proseguivano tranquillamente, come se nulla stesse accadendo, come se gli
alberi non si stessero imbiancando di neve in piena estate. Lascio cadere la
mia borsa, mentre annaspo nel trovare uno spiraglio di luce. Sento il cuore
lentamente fermarsi, mentre noto che anche le increspature dell’acqua perdono
ogni movimento. Il buio si sta impadronendo dell’alba mattutina, il vento
preannuncia la tempesta urlando sempre più forte. Non riuscivo a comprendere
razionalmente cosa mi stesse succedendo quando dall’ombra della mia insicurezza
scorgo di fronte a me degli occhi. Un battito di ciglia e quei occhi di
ghiaccio mi osservano con timorosa insistenza. Rimango immobile, indifesa di
fronte alla loro impenetrabilità.
Pochi secondi, e la nebbia sembra
lentamente diradarsi. Mi copro la mano dal sole che mi colpiva gli occhi.
Attonita fisso quello che non avrei mai pensato di rivedere. Quell’albero, quello
stesso albero del nostro addio. Ne tocco la corteccia per assicurarmi che fosse
reale. Osservo le montagne alle spalle e comincio a sentirmi finalmente
sollevata. Inarco le mie labbra a lasciar sfuggire un timido sorriso. Quegli
occhi riamangono impressi nella mia mente. Narnia era tornata, io ero tornata,
ma quello che ora turbava me stessa era il perché.
Piccolo
spazio dell’autrice
E’ solo un
piccolo assaggio della storia che mi è venuta in mente. Spero che vi
incuriosisca l’idea. So che non è ancora molto ma confido nel vostro supporto!
Vi prego di commentare come sempre grazie mille a presto.