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Autore: Gillywater    26/04/2010    15 recensioni
Che Sana e Akito fossero innamorati l'una dell'altro è sempre stato palese. Come palese è il fatto che entrambi siano troppo imbranati per trovare il coraggio di dichiararsi. Arrivati alla veneranda età di 17 anni per lei e 18 per lui, troveranno il coraggio di farcela o continueranno a vivere in un sogno?
[...Avrebbe potuto esordire con un bel “Hai presente l’ultima volta che sei venuta a vedermi e avevi indossato quell’abito così corto? Ecco, per tutta la gara io non ho fatto altro che pensare a te e alle tue gambe così dannatamente perfette e non vorrei che la cosa si ripetesse”. Certo avrebbe potuto, ma preferì dirle altro...]
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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My Sorrow
 
L’aveva aiutata a rivestirsi, sistemandole la spallina di quel vestito nero che le stava così maledettamente bene e che lui, paradossalmente, aveva desiderato toglierle sin da quando i loro occhi si erano incontrati a mezz’aria, aldilà di tutte quelle luci, di tutti quei colori che li dividevano.
Si erano scambiati un lungo sguardo, senza parlare, ovviamente, come sempre, ma tra quelle iridi dorate Sana era riuscita a cogliere tante di quelle domande che forse una vita intera non sarebbe mai bastata per poter rispondere.
“Che cosa significa quello che è appena successo?”, “Ti prego no, te ne stai andando?”, “Ma perché non capisci che ti amo?”, “Adesso con che coraggio dirò in giro che è lei la mia ragazza?”. E poi, più ancora di tutto, più ancora di quelle frasi urlate nella testa di Akito che lei sentiva così perfettamente, quel “Stai con me”, che le scivolava lungo la pelle del corpo come una supplica.
Akito si era schiarito la voce e poi aveva parlato. Le sue parole erano state così diverse da quello che lei si era aspettata – Ti accompagno da Kamura, ti starà aspettando no? –
Sana aveva annuito, silenziosa, incapace di fare altro – Si –
E quando erano usciti da quello scantinato buio, i vestiti spiegazzati, i capelli arruffati e le espressioni del viso sconvolte, erano stati catapultati in un posto dove la musica alta e lo schiamazzare di persone divertite non rendeva loro possibile capire nulla.
Kamura era poco distante da loro, si guardava in giro con aria quasi disperata e sicuramente preoccupata. Quando aveva visto Sana – e per di più, quando aveva visto Sana, accanto ad Akito, con quell’espressione inconfondibile stampata in faccia – si era imbronciato ed era corso verso di loro.
-Dov’eri finita, Sana?- le aveva chiesto sconvolto e poi si era girato verso Akito – Che cosa le hai fatto? Non ti bastava averla già fatta stare male stasera? Io ti ammazzo...-
Naozumi gli si era parato davanti e gli aveva sferrato un pugno nello stomaco. Akito a malapena era indietreggiato e, successivamente, si era limitato a scrutarlo con uno sguardo di minima considerazione.
Dopodiché aveva osservato Sana – “Chiedimi di restare con te” – che aveva risposto al suo sguardo con occhi disperati – “Non te ne andare, ti prego” – e, dopo aver constatato che la sua presenza lì era quanto meno inutile, se n’era andato via.
Naozumi aveva afferrato Sana per un braccio – Avanti, ti riporto a casa - .
Erano usciti dal locale e lui non le aveva più rivolto nemmeno una parola.
 
 
Capitolo 7: Stop breathing
 
I wanted
I wanted you to stay
'Cause I needed
I need to hear you say
That I love you
I have loved you all along
And I forgive you
For being away for far too long
                        Far Away – Nickelback
 
-Sana?- 
Guardava distrattamente il tabellone pubblicitario che riportava, sfacciato, il suo stesso volto tutto intento a pubblicizzare una nota marca di occhiali da sole. Occhiali che tra l’altro aveva giusto nella sua borsa, buttati alla rinfusa come le altre mille cavolate che si portava sempre dietro.
Ma come faccio a focalizzarmi su queste sciocchezze dopo quello che è successo ieri sera?” si chiese tra sé, più triste che mai.
La scia di baci che le aveva tracciato partendo dalla sua spalla sino a perdersi sul suo seno, l’aveva fatta ansimare ed urlare, tanto era il desiderio che aveva di lui.
Ho fatto l’amore con Akito. Lui ha la ragazza”.
Sospirò, mescolando lo zucchero in modo che si sciogliesse nel tè ancora caldissimo che stava aspettando di bere.
“Forse... Forse...” azzardò nella sua testa, la paura di concludere quella frase entrò nel suo corpo e le stritolò il cuore in una morsa “Forse, sarebbe meglio che Akito continuasse a stare insieme a quell’oca di Kiky. Almeno lei sa quello che vuole”.
Tornò a guardare fuori dalla vetrata : frotte di persone affaccendate occupavano ora i marciapiedi di Tokyo. Era l’ora di pranzo, più che naturale quindi che tutti corressero verso gli uffici per riprendere a lavorare. Sana sospirò ancora.
Lui le aveva posato una mano sulle labbra e ad un millimetro dal suo orecchio le aveva sussurrato un –Piano Sana, ci sentiranno – e poi l’aveva liberata, consentendole di respirare, finalmente. Le girava la testa. Troppe, troppe emozioni.
Sana sospirò.
Quel pomeriggio – come se per la testa non avesse già abbastanza pensieri, dannazione - avrebbe dovuto dare la risposta a Rei. Partire o rimanere  a Tokyo?
Sana non sapeva decisamente cosa fare.
“Al solo pensiero di rimanere lontana da Akito mi sento morire”. Sobbalzò.
Lui le aveva sfregato la punta del naso sul collo, assaporando tutto il suo profumo dolcissimo e ancora le aveva chiesto – Rimani con me – come se fosse concepibile soltanto il pensiero di andarsene. Come se avesse potuto scappare dalla sua presa salda, che per la prima volta da giorni le dava la sensazione di essere finalmente ancora viva.
-Sana, ma ci sei? Terra chiama Sana! – la chiamò secca Fuka, sbattendo il libro sul tavolo del bar in cui si trovavano.
Sana tornò al mondo dei vivi – Oh, Fuka! Dimmi...-
-Sana, non va bene così. Vorrei chiederti che cosa ti passa per la testa, ma dal tuo sguardo non ne ho bisogno. Si può sapere che è successo tra te e Akito? – le domandò Fuka, con il suo solito accento particolare che anche con gli anni non era per nulla cambiato.
-Niente Fuka, niente – le disse Sana, che ripensando allo strano modo di parlare dell’amica era riuscita a recuperare un sorriso, seppur flebile.
-Sana... – iniziò quella – Sana io so tutto di voi –
A Sana cominciò a battere il cuore nel petto ad una velocità impensabile. La ragazza avvertì un forte senso di nausea e cominciò a girarle vorticosamente anche la testa – Cosa intendi dire? – fu tutto quello che riuscì a proferire.
“Respira Sana, ricordati che devi respirare”.
Ultimamente, non si sarebbe riuscita a spiegare perché, ma respirare era diventato improvvisamente complicatissimo. E nemmeno poi tanto necessario.
Sentirlo tremare tra le proprie braccia, stremato, mentre si accasciava sopra di lei, era come morire. Si era sentita morire. E quando lui era uscito da lei, abbandonandola sola a quella parete fredda e scura, vivere aveva improvvisamente perso significato.
-Intendo dire che lo so che in questi mesi vi siete frequentati e che stavate insieme. Non sono cieca Sana. Lo vedevo quando vi sfioravate le mani o quando vi guardavate con sguardo complice. A dirtela tutta, non sono rimasta nemmeno tanto sorpresa – le disse Fuka, giocherellando con il suo portachiavi dell’auto. Fuka aveva già preso anche la patente, come tutto il resto, a tempo di record.
Sana non sapeva cosa dire. Fu infatti l’altra a continuare a parlare – Poi quando settimana scorsa ho visto quella maledetta oca di Kiky andare li a chiedergli di uscire, avrei scommesso tutto quello che ho che lui rifiutasse. E invece ha accettato, il che mi lascia intendere che tra di voi sia accaduto qualcosa di spiacevole. Poi li ho visti insieme a scuola e, se possibile, la confusione che avevo in testa è andata aumentando –
Come Fuka riuscisse a parlare usando una simile proprietà di linguaggio anche quando ci si sarebbe voluti alzare insieme a spaccare tutto, sarebbe sempre rimasto un mistero.
-Vuoi parlarmene, Sana?-
Passarono diversi minuti, o forse ore, prima che Sana riuscisse a proferire parole. Il suo te era diventato freddo e aveva smesso di fumare. Mandò giù un lungo sorso del suo infuso e cercò di assaporarne tutto il gusto. Peccato che l’unica cosa che Sana riuscisse ad avvertire era un forte sapore amaro. Amaro, come erano state amare le parole di Akito una settimana prima.
- Gli ho detto che lo amo...– disse infine, in un sospiro.
Fuka la guardò sorridendo – Benone e lui cosa ti ha risposto? –
- Lui mi ha detto di andarmene via –
Fu palese che Fuka ci fosse rimasta male – Ma come sarebbe a dire? –
Sana rimase in silenzio a fissare il lucido tavolo rosso del locale. Alcuni ragazzetti poco distanti da loro la riconobbero come la beniamina della televisione.
-Ma no, Sana è sempre allegra, quella ragazza invece è tristissima. Non può essere Sana – una ragazzetta dall’aria sveglia rimbeccò i suoi amici.
Pure i bambini se ne rendono conto” si disse tra se Sana.
-Vedi Fuka... Io e Akito siamo stati insieme... -  cercò di spiegarle, allusiva. Fuka inizialmente ne rimase sorpresa ma poi annuì – Quando sabato scorso ha nevicato, i suoi erano fuori città e mi ha invitato a passare il weekend da lui. E insomma...-
Arrossì al ricordo.
-Avete fatto l’amore – concluse Fuka, per nulla a disagio.
Sana ringraziò mentalmente il fatto che la sua amica fosse così sveglia – Si – annuì - E lui mi ha chiamata amore mentre... Mentre noi... Si, insomma hai capito... – sospirò – La mattina dopo, gli ho stupidamente chiesto spiegazioni e siamo finiti a parlare di un argomento che abbiamo cercato di tenere lontano da noi, sempre –
-Ossia la vostra situazione –
Sana annuì – Esatto. Alla fine Akito mi ha rinfacciato il fatto che noi due non stavamo insieme e che quindi non aveva impegni nei miei confronti e che quindi quella frase era soltanto una cosa così, detta in un momento così
Il dolore che aveva sentito era ancora molto vivo dentro di lei.
-Il solito orgoglioso – Fuka parve indispettita. Sana capì che cominciava ad arrabbiarsi.
Sana scosse la testa – No Fuka. La colpa è stata mia –
-Che intendi dire? –
Sana sospirò – Dopo che lui mi ha detto tutto questo, mi ha detto anche che mi ama –
-COSA?-
Tutto il locale si voltò nella loro direzione. Fuka aveva rovesciato la sua tazza di cioccolata per terra e per un soffio era riuscita a salvarla dallo schiantarsi sul pavimento.
Il cameriere fu da loro in meno di un secondo e si affrettò a pulire tutto.
-Le chiedo scusa signore – disse Fuka, ma quello si limitò a sorriderle educatamente.
- Fuka ricomponiti per l’amore del cielo. Ci stanno guardando tutti –
-Sana ma ti rendi conto della notizia bomba che mi hai sparato? E tu, tu che hai fatto? Gli hai detto che lo ami anche tu, giusto? –
- No. Io... – Sana tremò e si ripeté nella testa che era una cretina – Io me ne sono andata –
Fuka parve irritarsi ancora di più, ma lasciò che Sana continuasse il suo racconto e non la interruppe.
-Che io lo amo gliel’ho detto qualche giorno fa, quando lui è tornato dal primo appuntamento con Kiky. Mi sono fatta trovare davanti a casa sua, pioveva a dirotto. Ho visto che prima di lasciarsi, lui e Kiky si sono baciati. Tu non sai nemmeno quanto stavo soffrendo in quel momento. Poi gli ho detto che lo amo, l’ho baciato e lui inizialmente ha ricambiato. Ma alla fine...- Sana aveva gli occhi colmi di lacrime – Alla fine mi ha detto di andarmene ed è corso in casa –
Fuka durante il racconto aveva attraversato diverse fasi : da quella sorpresa, a quella sconvolta per concludere con quella “semplicemente furiosa”.
-Ma Sana! – sbottò – Perché?  Perché per tutto questo tempo hai mantenuto la tua storia con Akito nascosta? Perché avete vissuto sempre come amanti? Avete rovinato tutto prima ancora che nascesse qualcosa –
Sana aveva cominciato a piangere, silenziosamente, mentre abbandonava la testa sulle sue braccia, lasciate conserte sul tavolo  -Non è finita qui. Ieri sera... – sospirò e poi raccolse tutto il coraggio che aveva per concludere e raccontare alla sua amica la parte più spinosa del racconto – Ieri sera sono uscita con Naozumi – alzò una mano per bloccare Fuka che stava sicuramente per ribattere qualcosa – Siamo andati nel nuovo locale che hanno inaugurato in centro. C’erano anche Akito e Kiky – azzardò, scoccando uno sguardo sbieco a Fuka che, come si aspettava si portò una mano alla bocca – Io... Io ho bevuto un po’ e ho cominciato a ballare con Naozumi. Akito non mi toglieva gli occhi di dosso – ammise, rabbrividendo al pensiero di quegli occhi caldi che l’accarezzavano in un lungo sguardo – Poi ho visto che baciava Kiky e si è voltato a guardarmi –
Fuka si imbronciò – Che idiota, se la poteva proprio risparmiare! Quasi mi dispiace per Kiky! Si vede proprio che ha completamente perso il lume della ragione–
Sana annuì – Comunque, lei poi se ne è andata e io sono scoppiata a piangere. Naozumi mi ha portata lontano dalla pista e mi ha chiesto delle cose e... E... – singhiozzò.
Fuka parve preoccupata – Che è successo poi Sana? –
Quella alzò di scatto la testa per guardarla – E... Fuka io credo che Naozumi sia innamorato di me – ammise, tornando a puntare i suoi occhioni sul tavolo davanti a sé.
Lo sguardo sarcastico di Fuka bastava da sé come risposta.
-Comunque, poi lui è andato in bagno ed è arrivato Akito – un tremito le attraversò la voce al solo pensiero di quello che era successo dopo– Mi ha afferrata per un braccio e mi ha portata nello scantinato sotto il locale e... Noi... – Sana arrossì, nascondendosi il viso tra le mani.
Fuka spalancò la bocca in maniera davvero poco elegante – Dimmi che non l’avete fatto... Sana, dimmi che non hai fatto l’amore con Akito, ti prego –
Sana annuì.
-Ma Sana! – esplose lei. La ragazza non capì se Fuka fosse più arrabbiata o più sconvolta dalla rivelazione della sua amica. Alla fine Sana pensò che si trattasse di un equo mix di emozioni.
La ragazza scosse la testa convulsamente  – Dimmi cosa fare, dimmi cosa fare Fuka – le domandò, confusa.
-Sana, io... Io davvero non so cosa consigliarti– ammise l’amica, presa per la prima volta in vita sua in contropiede. Capitava troppo raramente che Fuka rimanesse senza parole e quella debolezza colse impreparata anche lei.
Sana scosse il capo – Come se non bastasse Rei mi ha detto che c’è un lavoro che mi aspetta a Los Angeles, dopo la fine della scuola. Dimmi cosa fare –
Fuka aprì la bocca per rispondere, ma venne presto interrotta dall’arrivo di Aya e Hisae, che pareva veramente incavolata.
Sana si ricompose subito e si stampò in faccia il suo solito sorriso di sempre.
-Ciao ragazze –
-Ciao! – risposero Sana e Fuka all’unisono, un po’ giù di tono.
-Ho litigato con Gomi. Se ne è uscito fuori che gli dà fastidio che esco con il mio ragazzo, è mai possibile? – sbuffò Hisae, per poi ordinare un caffè con tanta panna al cameriere.
Fuka si alzò in piedi – Ma che avete tutti? Hisae ma possibile che tu non ti sia ancora accorta che Gomi è perdutamente innamorato di te? Tu e Sana siete tue totali stordite... Avessi io la vostra fortuna, invece non me ne va mai bene una –
Sana era sconvolta. Hisae era senza parole. Aya era scandalizzata.
- Fuka, dai... Calmati! – disse quest’ultima.
-No, adesso mi sono stancata. Devo andare, ci vediamo domattina a scuola! –
E detto questo se ne andò.
Dannate le sue amiche, dannate quelle imbranate che non si rendevano conto della fortuna che la vita aveva deciso di regalare loro e che stavano sprecando.
Fuka tirò fuori il cellulare e compose un numero.
Attese alcuni squilli, poi finalmente l’altro rispose.
-Pronto? Pronto Tsuyoshi, sono Fuka – lo salutò.
Silenzio.
-Si tutto bene, senti... Devo parlarti di Sana e Akito...-
Silenzio.
-Si, sono due maledetti idioti. Incontriamoci tra mezzora al parco Tsuyoshi –
Silenzio.
-Si, va bene. A più tardi –
Salutato il suo amico, Fuka riprese a camminare.
Se quei due dannati imbecilli non fossero riusciti a sistemare i loro affari, era arrivato il momento di agire. E sarebbe arrivata lei a sistemare la questione.
 
*
 
-Ma chi cavolo è? – sbottò Akito, che mezzo nudo scendeva le scale per andare ad aprire la porta. Qualcuno stava bussando abbastanza insistentemente.
- Akito, maledizione apri questa porta! –
Tsuyoshi.
Akito sbuffò – Tsuyoshi che cazzo vuoi, stavo dormendo! –
Aprì la porta e si trovò faccia a faccia con il suo amico, che era semplicemente furioso.
Che diavolo ho fatto stavolta?”
-Stavi dormendo di mercoledì pomeriggio? Domani abbiamo il compito di Scienze – lo rimbeccò Tsuyoshi, più scocciato di Akito che era stato svegliato.
-Appunto. Se mi facessi il santo favore di levarti dai piedi, io mi metterei a studiare – ringhiò.
-Eh no carino. Non ti libererai di me tanto facilmente oggi. Devo sgridarti –
E ti pareva. Ci gioco quello che vuoi che riguarda...”
-Sana!-
Appunto
-Che cosa le hai fatto?-
Akito si incupì, si fece in disparte per lasciargli intendere che poteva entrare. Si accomodarono in salotto, sul divano, mentre Tsuyoshi non smetteva un attimo di fissarlo.
-Che cosa sai tu?- gli domandò Akito dopo un infinito momento.
-Tutto. Ho parlato con Fuka che ha parlato con Sana che ha parlato con te –
Ecco, erano esattamente tutti questi passaggi che non gli piacevano. Anche perché, ora che il messaggio arrivava alla fine, era inevitabilmente distorto.
-Okay. Allora se sai già tutto perché mi chiedi “Cosa le hai fatto?” –
Tsuyoshi lo guardò per un lungo istante – Akito, le hai detto che la ami. Lei ti ha detto che ti ama. Ieri sera siete pure stati insieme, nonostante, da quello che so io, tu fossi uscito con Kiky. Perché non siete capaci di vivervi la vostra storia in santa pace senza complicarvi la vita? –
Colpito e affondato.
Akito rimase in silenzio.
-Io... Io non lo so davvero – rispose, per la prima volta sincero. Capitava raramente che Akito permettesse a qualcuno di leggere quello che passava per la sua testa e che rendesse visibile ciò all’interno dei suoi occhi. Il più delle volte era capitato che questa persona fosse Tsuyoshi, appunto, e non solo perché lo reputava il suo migliore amico. Tsuyoshi era capace di sentire le parole che Akito non diceva. Solo un’altra persona al mondo era capace di fare questo. Sana. Solo che ora lei non era lì con lui.
Comunque, adesso si era scoperto e, Akito lo sapeva, Tsuyoshi sarebbe arrivato fino in fondo.
- Akito, Fuka mi ha chiesto di giurarle di non dirti niente, ma... – si interruppe, stavolta davvero indeciso.
Akito gli rivolse uno sguardo interrogativo, abbastanza preoccupato.
-Ma? Cosa c’è?-
- Akito, Sana forse partirà per Los Angeles per lavoro. Subito dopo la fine della scuola. Non ha firmato ancora nessun contratto. Non sa cosa fare –
Akito, immaginandosi la scena di Sana che partiva, all’aeroporto, ebbe una spiacevole sensazione di deja-vu. Il pensiero di vederla andare via, ancora, lo fece inspiegabilmente soffrire.
Ma Tsuyoshi continuò ad imperversare – E’ quello che vuoi, Akito, vederla partire ancora? –
Akito si alzò in piedi di scatto, strinse i pugni e urlò – Secondo te, Tsuyoshi? Secondo te cosa provo io al pensiero di non poterla più vedere, al pensiero di non poterla più baciare, stringere, al pensiero di non farci più l’amore? – ispirò – Mi sento morire, quasi smetto di respirare, contento? –
Tsuyoshi fissò lo sguardo a terra ed attese alcuni istanti prima di parlare. Si ritrovò addirittura a pensare che se avesse sommato tutto il tempo che le persone passavano in silenzio, avrebbero potuto vivere un’altra vita.
- Ma, allora perché quando ti ha detto che ti amava tu l’hai respinta? – azzardò.
Akito scattò – Perché...- E si spense.
Perché voleva vendicarsi? Perché desiderava soltanto vederla stare male come era stato male lui quando le aveva aperto il suo cuore e l’aveva vista andare via?
No, la realtà era che non lo sapeva nemmeno lui perché avesse reagito così.
La realtà è che non sempre il cuore e la testa ragionano allo stesso modo.
Si accorse a malapena di Tsuyoshi che indossava la giacca per uscire di casa – Telefonale Akito. Telefonale e facci pace, prima che sia troppo tardi –
La faceva facile lui. Tsuyoshi non si era mai vergognato di mostrare i propri sentimenti, di viverli e a volte anche di sbagliare.
Ma lui, Akito, era troppo orgoglioso.
Facci. Pace. Non le aveva mica rubato le caramelle, dannazione. A quanto sembrava, non erano più due bambini delle elementari, per la miseria.
E adesso, che diavolo faccio?”
Prese in mano il telefono e compose un numero.
 
*
 
Il vento le scompigliò simpaticamente i capelli. Aveva indossato una gonna abbastanza leggera. Forse troppo leggera visto il freddo che faceva quel giorno, ma non le importava poi tanto. Era talmente felice che lui l’avesse chiamata, che quasi si era precipitata fuori di casa in mutande.
Magari voleva scusarsi...
Stava appoggiata alla corteccia di un albero, mentre lo guardava avvicinarsi, bello come lo era sempre stato, bello come lo aveva sempre sognato, fin dalla prima volta che lo aveva visto, un paio d’anni prima. Era stato amore a prima vista, così amava chiamarlo lei, ma non era mai riuscita ad avvicinarsi a lui per chiedergli di uscire. Solo qualche mese prima, raccolto tutto il suo coraggio a due mani, gli si era avvicinata per parlargli. Il fatto che lui manco le avesse risposto, aveva creato un cratere nel suo cuore. Ma come si dice, la pazienza a lungo andare deve pur venir premiata, e così era stato.
Quando una settimana prima aveva accettato il suo invito ad uscire insieme, non ci aveva nemmeno creduto. Era corsa dalla sua migliore amica urlando “Tirami un pizzicotto, sto sognando ad occhi aperti”. Invece era la realtà.
Quella sera, seppur un po’ troppo sfacciata – lo sapeva bene lei -  aveva trovato il coraggio di baciarlo, un bacio casto, giusto un leggero sfiorarsi di labbra che però l’aveva mandata in estasi. E quando lui aveva risposto, seppur debolmente, le era sembrato di toccare il cielo con un dito.
Ma la sera prima era stato tutto così dannatamente perfetto che Kiky si era domandata dove fosse la fregatura. E infatti era arrivata, puntuale come la morte.
Akito l’aveva trasformata in un oggetto, solo per poter ottenere una reazione da quella stordita di Kurata, che ancora non capiva... O forse capiva fin troppo bene.
No, non è possibile.
-Ciao, Hayama! –
Stronza.
Kiky sventolò la sua mano in direzione del ragazzo, che le rispose con un freddo cenno del capo.
E adesso che succede?” si chiese lei confusamente, non sapendo come interpretare quel suo gelo.
Sana Kurata era una maledettissima stronza.
-Senti, io ti devo parlare...-
Da quel poco di esperienza che aveva, sapeva che quando un ragazzo cominciava una frase con quelle quattro parole, non poteva che finire male.
Un soffio di vento fece increspare l’acqua di un fiumiciattolo lì vicino e le pizzicò gli occhi, facendoli riempire di lacrime.
“Non dire fesserie Kiky, non è il vento”.
Si sforzò di sorridere – Dimmi –
Akito sembrava impacciato, se solo fosse stata forte lo avrebbe sollevato da quel momento di imbarazzo e lo avrebbe congedato, in modo da potersene tornare a casa sua e risparmiarsi patetiche scuse.
-Ecco... Sai che noi due abbiamo cominciato ad uscire insieme, a frequentarci insomma. Stiamo insieme a scuola, ci teniamo per mano... –
-Certo! – gli rispose lei, con un grande sorriso.
“Quanto sei falsa, Kiky”.
-Io... – lui parve indeciso – Io non penso sia più una buona idea, ecco –
Dopotutto, da quando un gesto intimo come un tenero intreccio di dita tremanti, poteva considerarsi “Stare insieme”? Sciocco era chi soltanto si era azzardato a pensarlo.
-Ah, si immaginavo che prima o poi sarebbe successo –
Ancora che sorrideva, ma dove diavolo trovava tutta quella forza?
Akito parve sorpreso – Come?-
Il sorriso sul volto di Kiky si allargò ancora di più, sempre che questo fosse possibile – Ti ho detto che pensavo che tu fossi innamorato di quella ragazza, Sana. Diciamo che dopo ieri sera ne ho avuto la conferma –  non diede il tempo ad Akito di ribattere – Perché è per lei che mi stai scaricando, no? –
Akito abbassò lo sguardo, ma non rispose. Non che ce ne fosse più bisogno, dato che Kiky era tutt’altro che stupida, purtroppo.
Vorrei tanto essere nata meno intelligente. Almeno le persone potrebbero fregarmi su alcune cose e io non capirei, mi limiterei a subire e magari senza nemmeno soffrirci” si disse Kiky, parando il colpo con tutta la forza che aveva in corpo.
-E’ tutto, Akito? –
- Io... Io credo di si – disse semplicemente lui.
-Allora ti saluto –
Kiky corse via, velocemente. E questa volta le lacrime sfondarono la barriera dei suoi occhi e cominciarono a rigarle le guancie. E il freddo le faceva rabbrividire la pelle del viso, ora bagnata.
- Dannata, dannata me che mi affeziono troppo alle persone. E dannato Akito Hayama, che per capire quello che vuole dalla vita, si è sentito in diritto di giocare con me –
Persino il vento, in quel momento, divenne più clemente, rispettoso di quella ragazza che se ne scappava via con il cuore a pezzi.
 
*
 
Sana rimase a fissare il contratto poggiato sulla sua scrivania.
Mancava soltanto la sua firma, ma la decisione in realtà era presa e di conseguenza mancava solo una cosa da fare.
Afferrò di slancio il suo cellulare e cercò il nome di Akito nella rubrica. Lo chiamò.
Aveva compiuto queste semplici azioni velocemente, in modo da non potersi soffermare a pensare a quello che stava facendo.
-Pronto?-
-Pronto Akito? Sono Sana...-
 
*
 
Il dolore nel sentire la sua voce era paragonabile soltanto a quello di una spada conficcata dritta nel cuore. Anzi, visto che il dolore non è percepibile perché la morte avviene immediatamente, Akito non fu capace di trovare un paragone.
-Ciao Kurata – la salutò cercando di restare impassibile, ma la sua voce tradiva la solita dolcezza riservata a lei. A lei soltanto.
 
*
 
Dopo avergli chiesto come stava ed essersi sentita rispondere un laconico “Bene”, era arrivato il momento di dirgli la verità, in modo che lui sapesse che la loro storia era davvero finita, che non doveva più pensare a lei e che poteva dedicarsi semplicemente a pensare al suo futuro. Magari con Kiky.
- Akito ti devo dire una cosa –
 
*
 
Lui sperava con tutto il cuore che la cosa che lei gli voleva dire non fosse quella che pensava lui. Tsuyoshi gli aveva detto che aveva ricevuto una proposta di lavoro da Los Angeles, non che aveva accettato.
Magari l’ha già fatto” si disse Akito, tremando convulsamente.
-Dimmi –
 
*
 
Sana aveva ispirato forte, tutta l’aria che potevano contenere i suoi polmoni, in modo da chetare quel tremore che improvvisamente si era impadronito del suo corpo.
- Akito ho ricevuto una proposta di lavoro a Los Angeles. E io ho deciso di partire –
 
 
This time, This place
Misused, Mistakes
Too long, Too late
Who was I to make you wait
Just one chance
Just one breath
Just in case there's just one left
'Cause you know,
you know, you know
 
That I love you
I have loved you all along
And I miss you
Been far away for far too long
I keep dreaming you'll be with me
and you'll never go
Stop breathing if
I don't see you anymore
            Far Away – Nickelback
 
 
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Ancora un capitolo e poi finalmente la smetterò di rompervi l’anima con questo scempio di storia. Questo capitolo lo scrissi addirittura dopo l’Epilogo – che sarà il prossimo – ma prima dello scorso capitolo, quindi vedete voi il casino che ho dovuto fare per riadattarlo. A dire la verità è uscito fuori completamente diverso dal progetto iniziale e non proprio come volevo io, ma amen. Infatti, nella bozza che mi ero fatta, Sana doveva parlare con Mama e non con Fuka, ma alla fine mi è uscito fuori così, tutto da solo. E anche la scena tra Akito e Kiky non era prevista, ma è arrivata e ho ritenuto giusto tenerla perché è uno dei pezzi che io stessa preferisco ^__^ Ho fatto bene? Ah, anche la parte finale della telefonata tra Sana e Akito non era proprio così. Insomma, mentre per gli altri capitolo sono stata fedele alla mia scaletta iniziale, questo ne è uscito completamente stravolto, ma ha comunque adempiuto alla sua funzione e cioè quella di far ragionare i nostri amici e di comunicare ad Akito che Sana sta facendo armi e bagagli e SE NE STA ANDANDO! ^__^
 
Passiamo ai ringraziamenti:
 
kiss88: un complimento è sempre ben  accetto e mi fa sempre riempire il cuore di tanta dolcezza. Sono contenta di sapere che hai avuto la pazienza di seguirmi sin dal primo capitolo. Ancora uno e tutto si sistema. Grazie mille ^__^
92titti92: ma grazie, io quasi piango di gioia quando leggo che addirittura non hai trovato aggettivi – faceva talmente schifo? :D Lasciami perdere. Si chiariranno nel prossimo capitolo, come da rito, ovviamente, credevi eh che non vi facessi patire fino all’ultimo? Un bacione e STUDIA! ^^
Guid : che finisca tutto bene è scontato, direi, perché proprio i finali tristi non li sopporto – ci ho provato a scrivere qualcosa che finisce male, ma ho cestinato tutto perché... BRRR! Grazie mille del tuo sostegno, un bacione ^__^
GLoRi: ah che bello, sapere che ci sarà ancora qualcuna che si subirà i miei deliri scritti su carta ^__^ Ma sai che le prime righe della tua recensione mi hanno fatto proprio tanto piacere? Perché per trovare la canzone adatta mi sono scervellata come una pazza e  anche le frasi in corsivo io le metto li chiedendomi “Chissà se qualcuno le coglie”. Ma meno male che ci sei tu ^_^ Un bacione!
Bellina97: la parte cinica di me risponde alla tua frase dicendo “Dettagli”. Naozumi proprio lo odio, mentre per Fuka ci sono tracce di redenzione, quel ragazzo proprio mi da sui nervi. Bacino ^_^
_cindygirl: oh beh, se il fatto che lui sia idiota, che i loro amici siano dei ficcanaso e che Sana stia per partire, tu la chiami “svolta”, si c’è stata! :D Deliri a parte, spero di non deluderti con il prossimo capitolo, bacione ^__^
_makkia: ecco cosa succede tra di loro, una telefonata e via. La tua recensione è davvero lusinghiera, io non mi merito tanti complimenti ^////^ Però se proprio insisti, continua pure che mi fanno piacere. Un bacino dolce ^__^
Tin_Tin: ma grazie! Sei sempre incredibilmente gentile con me, e mi dici solo cose belle. Mi hai fatto talmente tanti complimenti nel tuo commento che sono arrossita. Davvero ti è piaciuto tanto, che tesoro! ^_^ A me dispiace solo per Kiky – ma nemmeno poi tanto – mentre per Naozumi proprio per niente perché io lo odio con tutto il cuore. Un bacione ^__^
Deb: tesoro! ^^ “Pausa studio con fanfic” credo sia una pausa a cui poche di noi resistono. Grazie mille come sempre! ^^ Allora... Kiky in versione Mary Sue mi ha fatto crepare dalle risate perché me la sono immaginata proprio e ho detto “Ok, basta”. Io in realtà credo che lei sia stata molto ipocrita, pur di stare con Akito ha finto che lui non provasse nulla per Sana quando invece sapeva che le cose stavano così. Aldilà, il vero addio tra lei e Akito l’hai trovato in questo capitolo e ho tirato un sospirone perché mi sono detta “Così la Deb tirerà fuori trombettine e striscioni e comincerà a danzare”. Ce la siamo tolti dalle balle, ecco! Un bacione tesoro! ^___^
Yesterday: la pazza! Cioè, uno cerca di spargere un po’ di romanticismo su questa dannata storia e tu arrivi a smontarmi “Secondo me comunque il muro era sporco”. Vabbè, almeno mi hai fatta ridere. Comunque grazie per aver detto che ci sono parti che sono vera poesia – mi fai arrossire – e per il complimento sull’Italiano con la I maiuscola – per quanto mi sforzi, proprio non ci riesco a leggere le FF che hanno errori di grammatica colossali. Il fatto che siamo sulla stessa lunghezza d’onda mi preoccupa, visto che tu non sei propriamente normale (e il discorso “a ballare la conga” ne è la prova!). Va là, che tutto si sistema. Sei il solito tesoro, un bacio ^__^ P.S. Ma Akito coniglietto puccipucci con la camicia è troppo *SBAAV* scusa, come resistere?
Favola08: addirittura, grazie per quello che scrivi? Ma così mi fai piangere! ^^ Naozumi lo detesto anch’io e dopo l’incipit di questo capitolo lo odierai ancora di più. E comunque si, l’orgoglio è una mina vagante, infatti temo che abbia già combinato abbastanza danni in questa FF. Patiranno ancora per poco, perché voglio tropo bene a Sana e Akito per farli star male ancora. Un bacino ^__^
Hermy95: certe recensioni sono come commedie, mi fanno sempre divertire ^^ Grazie mille per i complimenti, sono contenta che Sana ti abbia fatto tenerezza, poveraccia si ritrova pure tra due fuochi in questo capitolo. Un bacione ^_^
_Rob_: li facciamo soffrire ancora un po’ e poi li rimettiamo insieme, com’è giusto che sia! Grazie mille di tutto e vada anche per l’eccesso di “o” Un bacione ^__^
Roby5b: ^//^ ma grazie! Quando ho parlato di aggettivi, io più che altro mi aspettavo insulti, ma vanno bene anche i complimenti, intendiamoci. :D Che Sana e Akito smettano di litigare è qualcosa di miracoloso – leggi impossibile – quindi litigheranno sempre credo! E comunque anch’io voglio bene a te e a tutte voi ragazze perché siete fantastiche. ^__^
_DaNgErOuS_ChIlD_:  ma figlia mia, i coltelli sono un po’ troppo appariscenti! O__O Aldilà del fatto che potremmo essere arrestate solo per le nostre idee, non mi pare il caso, Kiky è finalmente fuori dalle scatole, Akito l’ha mollata e tutto si sistemerà. La scena finale mi ha portato via qualche anno di vita, ma pazienza. Ci rifaremo. Grazie mille lettrice affezionata, bacioni ^__^
Herj Malfoy: non trattare male Draco, che alla fine dei conti lo perdoniamo sempre tutte! ^^ Io lo considero un po’ l’Akito di HP, per intenderci. Eccolo il seguito, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto così tanto, scriverlo mi è uscito naturale, non so nemmeno io come mai. Ma d’altronde se Sana fosse meno idiota, e Kiky meno ficcanaso, entrambe non avrebbero sofferto, quindi ben ci sta! Bacioni ^__^
Porpetta: oh mio Dio! Ma grazie. Ho letto la tua recensione di sfuggita ieri sera prima di andare a dormire e quasi cadevo dalla sedia. Non pensavo che questa storia potesse far andare qualcuno in fissa così tanto, tu mi lusinghi sul serio! ^__^ E mi fa davvero piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto, mi è uscito di getto e ho buttato giù una serie di pensieri che comunque avevo dentro. Avrai apprezzato la spontaneità! :D Sei davvero troppo carina, sai? ^__^ Bacino!
 
Ringrazio inoltre le quarantanove – QUANTI?! – persone che hanno inserito la storia tra le Preferite, i sessantadue che l’hanno inserita tra le Seguite e i nove che invece la reputano una storia Da Ricordare. Ovviamente poi un pensiero va a quelle anime sante che leggono soltanto la storia.
 
Grazie mille davvero a tutti quanti.
Bacioni sinceri
Ale69
 
  
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