My Sorrow
L’aveva
aiutata a rivestirsi, sistemandole la spallina
di quel vestito nero che le stava così maledettamente bene e che lui,
paradossalmente, aveva desiderato toglierle sin da quando i loro occhi
si erano
incontrati a mezz’aria, aldilà di tutte quelle luci, di tutti quei
colori che
li dividevano.
Si erano
scambiati un lungo sguardo, senza parlare,
ovviamente, come sempre, ma tra quelle iridi dorate Sana era riuscita a
cogliere
tante di quelle domande che forse una vita intera non sarebbe mai
bastata per
poter rispondere.
“Che
cosa significa quello che è appena successo?”,
“Ti prego no, te ne stai andando?”, “Ma perché non capisci che ti
amo?”,
“Adesso con che coraggio dirò in giro che è lei la mia ragazza?”. E
poi, più
ancora di tutto, più ancora di quelle frasi urlate nella testa di Akito
che lei
sentiva così perfettamente, quel “Stai con me”, che le scivolava lungo
la pelle
del corpo come una supplica.
Akito si
era schiarito la voce e poi aveva parlato. Le
sue parole erano state così diverse da quello che lei si era aspettata
– Ti
accompagno da Kamura, ti starà aspettando no? –
Sana
aveva annuito, silenziosa, incapace di fare altro
– Si –
E quando
erano usciti da quello scantinato buio, i
vestiti spiegazzati, i capelli arruffati e le espressioni del viso
sconvolte,
erano stati catapultati in un posto dove la musica alta e lo
schiamazzare di
persone divertite non rendeva loro possibile capire nulla.
Kamura
era poco distante da loro, si guardava in giro
con aria quasi disperata e sicuramente preoccupata. Quando aveva visto
Sana – e
per di più, quando aveva visto Sana, accanto ad Akito, con
quell’espressione
inconfondibile stampata in faccia – si era imbronciato ed era corso
verso di
loro.
-Dov’eri
finita, Sana?- le aveva chiesto sconvolto e
poi si era girato verso Akito – Che cosa le hai fatto? Non ti bastava
averla
già fatta stare male stasera? Io ti ammazzo...-
Naozumi
gli si era parato davanti e gli aveva sferrato
un pugno nello stomaco. Akito a malapena era indietreggiato e,
successivamente,
si era limitato a scrutarlo con uno sguardo di minima considerazione.
Dopodiché
aveva osservato Sana – “Chiedimi di restare
con te” – che aveva risposto al suo sguardo con occhi disperati – “Non
te ne
andare, ti prego” – e, dopo aver constatato che la sua presenza lì era
quanto
meno inutile, se n’era andato via.
Naozumi
aveva afferrato Sana per un braccio – Avanti,
ti riporto a casa - .
Erano
usciti dal locale e lui non le aveva più rivolto
nemmeno una parola.
Capitolo 7: Stop breathing
I wanted
I wanted you to stay
'Cause I needed
I need to hear you say
That I love you
I have loved you all along
And I forgive you
For being away for far too
long
Far Away
– Nickelback
-Sana?-
Guardava
distrattamente il tabellone pubblicitario che
riportava, sfacciato, il suo stesso volto tutto intento a pubblicizzare
una
nota marca di occhiali da sole. Occhiali che tra l’altro aveva giusto
nella sua
borsa, buttati alla rinfusa come le altre mille cavolate che si portava
sempre
dietro.
“Ma
come faccio a focalizzarmi su queste
sciocchezze dopo quello che è successo ieri sera?” si chiese tra
sé, più
triste che mai.
La scia
di baci che le aveva tracciato partendo dalla
sua spalla sino a perdersi sul suo seno, l’aveva fatta ansimare ed
urlare,
tanto era il desiderio che aveva di lui.
“Ho
fatto l’amore con Akito. Lui ha la ragazza”.
Sospirò,
mescolando lo zucchero in modo che si
sciogliesse nel tè ancora caldissimo che stava aspettando di bere.
“Forse...
Forse...” azzardò
nella
sua testa, la paura di concludere quella frase entrò nel suo corpo e le
stritolò il cuore in una morsa “Forse, sarebbe meglio che Akito
continuasse
a stare insieme a quell’oca di Kiky. Almeno lei sa quello che vuole”.
Tornò
a guardare fuori dalla vetrata : frotte di
persone affaccendate occupavano ora i marciapiedi di Tokyo. Era l’ora
di
pranzo, più che naturale quindi che tutti corressero verso gli uffici
per
riprendere a lavorare. Sana sospirò ancora.
Lui le
aveva posato una mano sulle labbra e ad un
millimetro dal suo orecchio le aveva sussurrato un –Piano Sana, ci
sentiranno –
e poi l’aveva liberata, consentendole di respirare, finalmente. Le
girava la
testa. Troppe, troppe emozioni.
Sana
sospirò.
Quel
pomeriggio – come se per la testa non avesse già
abbastanza pensieri, dannazione - avrebbe dovuto dare la risposta a
Rei.
Partire o rimanere a Tokyo?
Sana non sapeva decisamente cosa fare.
Sana non sapeva decisamente cosa fare.
“Al solo
pensiero di rimanere lontana da Akito mi
sento morire”.
Sobbalzò.
Lui le
aveva sfregato la punta del naso sul collo,
assaporando tutto il suo profumo dolcissimo e ancora le aveva chiesto –
Rimani
con me – come se fosse concepibile soltanto il pensiero di andarsene.
Come se
avesse potuto scappare dalla sua presa salda, che per la prima volta da
giorni
le dava la sensazione di essere finalmente ancora viva.
-Sana,
ma ci sei? Terra chiama Sana! – la chiamò secca
Fuka, sbattendo il libro sul tavolo del bar in cui si trovavano.
Sana
tornò al mondo dei vivi – Oh, Fuka! Dimmi...-
-Sana,
non va bene così. Vorrei chiederti che cosa ti
passa per la testa, ma dal tuo sguardo non ne ho bisogno. Si può sapere
che è
successo tra te e Akito? – le domandò Fuka, con il suo solito
accento
particolare che anche con gli anni non era per nulla cambiato.
-Niente
Fuka, niente – le disse Sana, che ripensando
allo strano modo di parlare dell’amica era riuscita a recuperare un
sorriso,
seppur flebile.
-Sana...
– iniziò quella – Sana io so tutto di voi –
A
Sana cominciò a battere il cuore nel petto ad una
velocità impensabile. La ragazza avvertì un forte senso di nausea e
cominciò a
girarle vorticosamente anche la testa – Cosa intendi dire? – fu tutto
quello
che riuscì a proferire.
“Respira
Sana, ricordati che devi respirare”.
Ultimamente,
non si sarebbe riuscita a spiegare
perché, ma respirare era diventato improvvisamente complicatissimo. E
nemmeno
poi tanto necessario.
Sentirlo
tremare tra le proprie braccia, stremato,
mentre si accasciava sopra di lei, era come morire. Si era sentita
morire. E
quando lui era uscito da lei, abbandonandola sola a quella parete
fredda e
scura, vivere aveva improvvisamente perso significato.
-Intendo
dire che lo so che in questi mesi vi siete
frequentati e che stavate insieme. Non sono cieca Sana. Lo vedevo
quando vi
sfioravate le mani o quando vi guardavate con sguardo complice. A
dirtela
tutta, non sono rimasta nemmeno tanto sorpresa – le disse Fuka,
giocherellando
con il suo portachiavi dell’auto. Fuka aveva già preso anche la
patente, come
tutto il resto, a tempo di record.
Sana
non sapeva cosa dire. Fu infatti l’altra a
continuare a parlare – Poi quando settimana scorsa ho visto quella
maledetta
oca di Kiky andare li a chiedergli di uscire, avrei scommesso tutto
quello che
ho che lui rifiutasse. E invece ha accettato, il che mi lascia
intendere che
tra di voi sia accaduto qualcosa di spiacevole. Poi li ho visti insieme
a
scuola e, se possibile, la confusione che avevo in testa è andata
aumentando –
Come
Fuka riuscisse a parlare usando una simile
proprietà di linguaggio anche quando ci si sarebbe voluti alzare
insieme a
spaccare tutto, sarebbe sempre rimasto un mistero.
-Vuoi
parlarmene, Sana?-
Passarono
diversi minuti, o forse ore, prima che Sana
riuscisse a proferire parole. Il suo te era diventato freddo e aveva
smesso di
fumare. Mandò giù un lungo sorso del suo infuso e cercò di assaporarne
tutto il
gusto. Peccato che l’unica cosa che Sana riuscisse ad avvertire era un
forte
sapore amaro. Amaro, come erano state amare le parole di Akito una
settimana
prima.
-
Gli ho detto che lo amo...– disse infine, in un
sospiro.
Fuka
la guardò sorridendo – Benone e lui cosa ti ha
risposto? –
-
Lui mi ha detto di andarmene via –
Fu
palese che Fuka ci fosse rimasta male – Ma come
sarebbe a dire? –
Sana
rimase in silenzio a fissare il lucido tavolo
rosso del locale. Alcuni ragazzetti poco distanti da loro la
riconobbero come
la beniamina della televisione.
-Ma
no, Sana è sempre allegra, quella ragazza
invece è tristissima. Non può essere Sana – una ragazzetta
dall’aria
sveglia rimbeccò i suoi amici.
“Pure
i bambini se ne rendono conto” si disse
tra se Sana.
-Vedi
Fuka... Io e Akito siamo stati insieme... -
cercò di spiegarle, allusiva. Fuka inizialmente ne rimase
sorpresa ma poi
annuì – Quando sabato scorso ha nevicato, i suoi erano fuori città e mi
ha
invitato a passare il weekend da lui. E insomma...-
Arrossì
al ricordo.
-Avete
fatto l’amore – concluse Fuka, per nulla a
disagio.
Sana
ringraziò mentalmente il fatto che la sua amica
fosse così sveglia – Si – annuì - E lui mi ha chiamata amore mentre...
Mentre
noi... Si, insomma hai capito... – sospirò – La mattina dopo, gli ho
stupidamente chiesto spiegazioni e siamo finiti a parlare di un
argomento che
abbiamo cercato di tenere lontano da noi, sempre –
-Ossia
la vostra situazione –
Sana
annuì – Esatto. Alla fine Akito mi ha rinfacciato
il fatto che noi due non stavamo insieme e che quindi non aveva impegni
nei
miei confronti e che quindi quella frase era soltanto una cosa così,
detta in un momento così –
Il
dolore che aveva sentito era ancora molto vivo
dentro di lei.
-Il
solito orgoglioso – Fuka parve indispettita. Sana
capì che cominciava ad arrabbiarsi.
Sana
scosse la testa – No Fuka. La colpa è stata mia –
-Che
intendi dire? –
Sana
sospirò – Dopo che lui mi ha detto tutto questo,
mi ha detto anche che mi ama –
-COSA?-
Tutto
il locale si voltò nella loro direzione. Fuka
aveva rovesciato la sua tazza di cioccolata per terra e per un soffio
era
riuscita a salvarla dallo schiantarsi sul pavimento.
Il
cameriere fu da loro in meno di un secondo e si
affrettò a pulire tutto.
-Le
chiedo scusa signore – disse Fuka, ma quello si
limitò a sorriderle educatamente.
-
Fuka ricomponiti per l’amore del cielo. Ci stanno
guardando tutti –
-Sana
ma ti rendi conto della notizia bomba che mi hai
sparato? E tu, tu che hai fatto? Gli hai detto che lo ami anche tu,
giusto? –
-
No. Io... – Sana tremò e si ripeté nella testa che
era una cretina – Io me ne sono andata –
Fuka
parve irritarsi ancora di più, ma lasciò che Sana
continuasse il suo racconto e non la interruppe.
-Che
io lo amo gliel’ho detto qualche giorno fa,
quando lui è tornato dal primo appuntamento con Kiky. Mi sono fatta
trovare
davanti a casa sua, pioveva a dirotto. Ho visto che prima di lasciarsi,
lui e
Kiky si sono baciati. Tu non sai nemmeno quanto stavo soffrendo in quel
momento. Poi gli ho detto che lo amo, l’ho baciato e lui inizialmente
ha
ricambiato. Ma alla fine...- Sana aveva gli occhi colmi di lacrime –
Alla fine
mi ha detto di andarmene ed è corso in casa –
Fuka
durante il racconto aveva attraversato diverse
fasi : da quella sorpresa, a quella sconvolta per concludere con quella
“semplicemente
furiosa”.
-Ma
Sana! – sbottò – Perché? Perché per tutto
questo tempo hai mantenuto la tua storia con Akito nascosta? Perché
avete
vissuto sempre come amanti? Avete rovinato tutto prima ancora che
nascesse
qualcosa –
Sana
aveva cominciato a piangere, silenziosamente,
mentre abbandonava la testa sulle sue braccia, lasciate conserte sul
tavolo
-Non è finita qui. Ieri sera... – sospirò e poi raccolse tutto il
coraggio che aveva per concludere e raccontare alla sua amica la parte
più spinosa
del racconto – Ieri sera sono uscita con Naozumi – alzò una mano per
bloccare
Fuka che stava sicuramente per ribattere qualcosa – Siamo andati nel
nuovo
locale che hanno inaugurato in centro. C’erano anche Akito e Kiky –
azzardò,
scoccando uno sguardo sbieco a Fuka che, come si aspettava si portò una
mano
alla bocca – Io... Io ho bevuto un po’ e ho cominciato a ballare con
Naozumi.
Akito non mi toglieva gli occhi di dosso – ammise, rabbrividendo al
pensiero di
quegli occhi caldi che l’accarezzavano in un lungo sguardo – Poi ho
visto che
baciava Kiky e si è voltato a guardarmi –
Fuka
si imbronciò – Che idiota, se la poteva
proprio risparmiare! Quasi mi dispiace per Kiky! Si vede
proprio che ha
completamente perso il lume della ragione–
Sana
annuì – Comunque, lei poi se ne è andata e io
sono scoppiata a piangere. Naozumi mi ha portata lontano dalla pista e
mi ha
chiesto delle cose e... E... – singhiozzò.
Fuka
parve preoccupata – Che è successo poi Sana? –
Quella
alzò di scatto la testa per guardarla – E...
Fuka io credo che Naozumi sia innamorato di me – ammise, tornando a
puntare i
suoi occhioni sul tavolo davanti a sé.
Lo
sguardo sarcastico di Fuka bastava da sé come
risposta.
-Comunque,
poi lui è andato in bagno ed è arrivato
Akito – un tremito le attraversò la voce al solo pensiero di quello che
era
successo dopo– Mi ha afferrata per un braccio e mi ha portata
nello
scantinato sotto il locale e... Noi... – Sana arrossì, nascondendosi il
viso
tra le mani.
Fuka
spalancò la bocca in maniera davvero poco
elegante – Dimmi che non l’avete fatto... Sana, dimmi che non hai fatto
l’amore
con Akito, ti prego –
Sana
annuì.
-Ma
Sana! – esplose lei. La ragazza non capì se Fuka
fosse più arrabbiata o più sconvolta dalla rivelazione della sua amica.
Alla
fine Sana pensò che si trattasse di un equo mix di emozioni.
La
ragazza scosse la testa convulsamente – Dimmi
cosa fare, dimmi cosa fare Fuka – le domandò, confusa.
-Sana,
io... Io davvero non so cosa consigliarti–
ammise l’amica, presa per la prima volta in vita sua in contropiede.
Capitava
troppo raramente che Fuka rimanesse senza parole e quella debolezza
colse
impreparata anche lei.
Sana
scosse il capo – Come se non bastasse Rei mi ha
detto che c’è un lavoro che mi aspetta a Los Angeles, dopo la fine
della
scuola. Dimmi cosa fare –
Fuka
aprì la bocca per rispondere, ma venne presto
interrotta dall’arrivo di Aya e Hisae, che pareva veramente incavolata.
Sana
si ricompose subito e si stampò in faccia il suo
solito sorriso di sempre.
-Ciao
ragazze –
-Ciao!
– risposero Sana e Fuka all’unisono, un po’ giù
di tono.
-Ho
litigato con Gomi. Se ne è uscito fuori che gli dà
fastidio che esco con il mio ragazzo, è mai possibile? – sbuffò Hisae,
per poi
ordinare un caffè con tanta panna al cameriere.
Fuka
si alzò in piedi – Ma che avete tutti? Hisae ma
possibile che tu non ti sia ancora accorta che Gomi è perdutamente
innamorato
di te? Tu e Sana siete tue totali stordite... Avessi io la vostra
fortuna,
invece non me ne va mai bene una –
Sana
era sconvolta. Hisae era senza parole. Aya era
scandalizzata.
-
Fuka, dai... Calmati! – disse quest’ultima.
-No,
adesso mi sono stancata. Devo andare, ci vediamo
domattina a scuola! –
E
detto questo se ne andò.
Dannate
le sue amiche, dannate quelle imbranate che non
si rendevano conto della fortuna che la vita aveva deciso di regalare
loro e
che stavano sprecando.
Fuka
tirò fuori il cellulare e compose un numero.
Attese
alcuni squilli, poi finalmente l’altro rispose.
-Pronto?
Pronto Tsuyoshi, sono Fuka – lo salutò.
Silenzio.
-Si
tutto bene, senti... Devo parlarti di Sana e
Akito...-
Silenzio.
-Si,
sono due maledetti idioti. Incontriamoci tra
mezzora al parco Tsuyoshi –
Silenzio.
-Si,
va bene. A più tardi –
Salutato
il suo amico, Fuka riprese a camminare.
Se
quei due dannati imbecilli non fossero riusciti a
sistemare i loro affari, era arrivato il momento di agire. E sarebbe
arrivata lei
a sistemare la questione.
*
-Ma
chi cavolo è? – sbottò Akito, che mezzo nudo
scendeva le scale per andare ad aprire la porta. Qualcuno stava
bussando
abbastanza insistentemente.
-
Akito, maledizione apri questa porta! –
Tsuyoshi.
Akito
sbuffò – Tsuyoshi che cazzo vuoi, stavo
dormendo! –
Aprì
la porta e si trovò faccia a faccia con il suo
amico, che era semplicemente furioso.
“Che
diavolo ho fatto stavolta?”
-Stavi
dormendo di mercoledì pomeriggio? Domani
abbiamo il compito di Scienze – lo rimbeccò Tsuyoshi, più scocciato di
Akito
che era stato svegliato.
-Appunto.
Se mi facessi il santo favore di levarti dai
piedi, io mi metterei a studiare – ringhiò.
-Eh
no carino. Non ti libererai di me tanto facilmente
oggi. Devo sgridarti –
“E
ti pareva. Ci gioco quello che vuoi che
riguarda...”
-Sana!-
“Appunto”
-Che
cosa le hai fatto?-
Akito
si incupì, si fece in disparte per lasciargli
intendere che poteva entrare. Si accomodarono in salotto, sul divano,
mentre
Tsuyoshi non smetteva un attimo di fissarlo.
-Che
cosa sai tu?- gli domandò Akito dopo un infinito
momento.
-Tutto.
Ho parlato con Fuka che ha parlato con Sana
che ha parlato con te –
Ecco,
erano esattamente tutti questi passaggi che non
gli piacevano. Anche perché, ora che il messaggio arrivava alla fine,
era
inevitabilmente distorto.
-Okay.
Allora se sai già tutto perché mi chiedi “Cosa
le hai fatto?” –
Tsuyoshi
lo guardò per un lungo istante – Akito, le
hai detto che la ami. Lei ti ha detto che ti ama. Ieri sera siete pure
stati
insieme, nonostante, da quello che so io, tu fossi uscito con Kiky.
Perché non
siete capaci di vivervi la vostra storia in santa pace senza
complicarvi la
vita? –
Colpito
e affondato.
Akito
rimase in silenzio.
-Io...
Io non lo so davvero – rispose, per la prima
volta sincero. Capitava raramente che Akito permettesse a qualcuno di
leggere
quello che passava per la sua testa e che rendesse visibile ciò
all’interno dei
suoi occhi. Il più delle volte era capitato che questa persona fosse
Tsuyoshi,
appunto, e non solo perché lo reputava il suo migliore amico. Tsuyoshi
era
capace di sentire le parole che Akito non diceva. Solo un’altra persona
al
mondo era capace di fare questo. Sana. Solo che ora lei non era lì con
lui.
Comunque,
adesso si era scoperto e, Akito lo sapeva,
Tsuyoshi sarebbe arrivato fino in fondo.
-
Akito, Fuka mi ha chiesto di giurarle di non dirti
niente, ma... – si interruppe, stavolta davvero indeciso.
Akito
gli rivolse uno sguardo interrogativo,
abbastanza preoccupato.
-Ma?
Cosa c’è?-
-
Akito, Sana forse partirà per Los Angeles per
lavoro. Subito dopo la fine della scuola. Non ha firmato ancora nessun
contratto. Non sa cosa fare –
Akito,
immaginandosi la scena di Sana che partiva,
all’aeroporto, ebbe una spiacevole sensazione di deja-vu. Il pensiero
di
vederla andare via, ancora, lo fece inspiegabilmente soffrire.
Ma
Tsuyoshi continuò ad imperversare – E’ quello che
vuoi, Akito, vederla partire ancora? –
Akito
si alzò in piedi di scatto, strinse i pugni e
urlò – Secondo te, Tsuyoshi? Secondo te cosa provo io al pensiero di
non
poterla più vedere, al pensiero di non poterla più baciare, stringere,
al
pensiero di non farci più l’amore? – ispirò – Mi sento morire, quasi smetto
di respirare, contento? –
Tsuyoshi
fissò lo sguardo a terra ed attese alcuni
istanti prima di parlare. Si ritrovò addirittura a pensare che se
avesse
sommato tutto il tempo che le persone passavano in silenzio, avrebbero
potuto
vivere un’altra vita.
-
Ma, allora perché quando ti ha detto che ti amava tu
l’hai respinta? – azzardò.
Akito
scattò – Perché...- E si spense.
Perché
voleva vendicarsi? Perché desiderava soltanto
vederla stare male come era stato male lui quando le aveva aperto il
suo cuore
e l’aveva vista andare via?
No,
la realtà era che non lo sapeva nemmeno lui perché
avesse reagito così.
La
realtà è che non sempre il cuore e la testa
ragionano allo stesso modo.
Si
accorse a malapena di Tsuyoshi che indossava la
giacca per uscire di casa – Telefonale Akito. Telefonale e facci
pace,
prima che sia troppo tardi –
La
faceva facile lui. Tsuyoshi non si era mai
vergognato di mostrare i propri sentimenti, di viverli e a volte anche
di sbagliare.
Ma
lui, Akito, era troppo orgoglioso.
Facci.
Pace. Non le
aveva
mica rubato le caramelle, dannazione. A quanto sembrava, non
erano più
due bambini delle elementari, per la miseria.
“E
adesso, che diavolo faccio?”
Prese
in mano il telefono e compose un numero.
*
Il
vento le scompigliò simpaticamente i capelli. Aveva
indossato una gonna abbastanza leggera. Forse troppo leggera visto il
freddo
che faceva quel giorno, ma non le importava poi tanto. Era talmente
felice che
lui l’avesse chiamata, che quasi si era precipitata fuori di casa in
mutande.
Magari
voleva scusarsi...
Stava
appoggiata alla corteccia di un albero, mentre
lo guardava avvicinarsi, bello come lo era sempre stato, bello come lo
aveva
sempre sognato, fin dalla prima volta che lo aveva visto, un paio
d’anni prima.
Era stato amore a prima vista, così amava chiamarlo lei, ma non era mai
riuscita ad avvicinarsi a lui per chiedergli di uscire. Solo qualche
mese
prima, raccolto tutto il suo coraggio a due mani, gli si era avvicinata
per
parlargli. Il fatto che lui manco le avesse risposto, aveva creato un
cratere
nel suo cuore. Ma come si dice, la pazienza a lungo andare deve pur
venir
premiata, e così era stato.
Quando
una settimana prima aveva accettato il suo
invito ad uscire insieme, non ci aveva nemmeno creduto. Era corsa dalla
sua
migliore amica urlando “Tirami un pizzicotto, sto sognando ad occhi
aperti”.
Invece era la realtà.
Quella sera,
seppur
un po’ troppo sfacciata – lo sapeva bene lei - aveva trovato il
coraggio
di baciarlo, un bacio casto, giusto un leggero sfiorarsi di labbra che
però
l’aveva mandata in estasi. E quando lui aveva risposto, seppur
debolmente, le
era sembrato di toccare il cielo con un dito.
Ma
la sera prima era stato tutto così dannatamente
perfetto che Kiky si era domandata dove fosse la fregatura. E infatti
era
arrivata, puntuale come la morte.
Akito
l’aveva trasformata in un oggetto, solo per
poter ottenere una reazione da quella stordita di Kurata, che ancora
non
capiva... O forse capiva fin troppo bene.
No, non
è possibile.
-Ciao,
Hayama! –
Stronza.
Kiky
sventolò la sua mano in direzione del ragazzo,
che le rispose con un freddo cenno del capo.
“E
adesso che succede?” si chiese lei
confusamente, non sapendo come interpretare quel suo gelo.
Sana
Kurata era una maledettissima stronza.
-Senti,
io ti devo parlare...-
Da
quel poco di esperienza che aveva, sapeva che
quando un ragazzo cominciava una frase con quelle quattro parole, non
poteva
che finire male.
Un
soffio di vento fece increspare l’acqua di un
fiumiciattolo lì vicino e le pizzicò gli occhi, facendoli riempire di
lacrime.
“Non
dire fesserie Kiky, non è il vento”.
Si
sforzò di sorridere – Dimmi –
Akito
sembrava impacciato, se solo fosse stata forte
lo avrebbe sollevato da quel momento di imbarazzo e lo avrebbe
congedato, in
modo da potersene tornare a casa sua e risparmiarsi patetiche scuse.
-Ecco...
Sai che noi due abbiamo cominciato ad uscire
insieme, a frequentarci insomma. Stiamo insieme a scuola, ci teniamo
per
mano... –
-Certo!
– gli rispose lei, con un grande sorriso.
“Quanto
sei falsa, Kiky”.
-Io...
– lui parve indeciso – Io non penso sia più una
buona idea, ecco –
Dopotutto,
da quando un gesto intimo come un tenero
intreccio di dita tremanti, poteva considerarsi “Stare insieme”?
Sciocco era
chi soltanto si era azzardato a pensarlo.
-Ah,
si immaginavo che prima o poi sarebbe successo –
Ancora
che sorrideva, ma dove diavolo trovava tutta
quella forza?
Akito
parve sorpreso – Come?-
Il
sorriso sul volto di Kiky si allargò ancora di più,
sempre che questo fosse possibile – Ti ho detto che pensavo che tu
fossi
innamorato di quella ragazza, Sana. Diciamo che dopo ieri sera ne ho
avuto la
conferma – non diede il tempo ad Akito di ribattere – Perché è
per lei
che mi stai scaricando, no? –
Akito
abbassò lo sguardo, ma non rispose. Non che ce
ne fosse più bisogno, dato che Kiky era tutt’altro che stupida,
purtroppo.
“Vorrei
tanto essere nata meno intelligente. Almeno
le persone potrebbero fregarmi su alcune cose e io non capirei, mi
limiterei a
subire e magari senza nemmeno soffrirci” si disse Kiky, parando il
colpo
con tutta la forza che aveva in corpo.
-E’
tutto, Akito? –
-
Io... Io credo di si – disse semplicemente lui.
-Allora
ti saluto –
Kiky
corse via, velocemente. E questa volta le lacrime
sfondarono la barriera dei suoi occhi e cominciarono a rigarle le
guancie. E il
freddo le faceva rabbrividire la pelle del viso, ora bagnata.
-
Dannata, dannata me che mi affeziono troppo alle
persone. E dannato Akito Hayama, che per capire quello che vuole dalla
vita, si
è sentito in diritto di giocare con me –
Persino
il vento, in quel momento, divenne più
clemente, rispettoso di quella ragazza che se ne scappava via con il
cuore a
pezzi.
*
Sana
rimase a fissare il contratto poggiato sulla sua
scrivania.
Mancava
soltanto la sua firma, ma la decisione in
realtà era presa e di conseguenza mancava solo una cosa da fare.
Afferrò
di slancio il suo cellulare e cercò il nome di
Akito nella rubrica. Lo chiamò.
Aveva
compiuto queste semplici azioni velocemente, in
modo da non potersi soffermare a pensare a quello che stava facendo.
-Pronto?-
-Pronto
Akito? Sono Sana...-
*
Il
dolore nel sentire la sua voce era paragonabile
soltanto a quello di una spada conficcata dritta nel cuore. Anzi, visto
che il
dolore non è percepibile perché la morte avviene immediatamente, Akito
non fu
capace di trovare un paragone.
-Ciao
Kurata – la salutò cercando di restare
impassibile, ma la sua voce tradiva la solita dolcezza riservata a lei.
A
lei soltanto.
*
Dopo
avergli chiesto come stava ed essersi sentita
rispondere un laconico “Bene”, era arrivato il momento di dirgli
la
verità, in modo che lui sapesse che la loro storia era davvero finita,
che non
doveva più pensare a lei e che poteva dedicarsi semplicemente a pensare
al suo
futuro. Magari con Kiky.
-
Akito ti devo dire una cosa –
*
Lui
sperava con tutto il cuore che la cosa che lei gli
voleva dire non fosse quella che pensava lui. Tsuyoshi gli aveva detto
che
aveva ricevuto una proposta di lavoro da Los Angeles, non che aveva
accettato.
“Magari
l’ha già fatto” si disse Akito,
tremando convulsamente.
-Dimmi
–
*
Sana
aveva ispirato forte, tutta l’aria che potevano
contenere i suoi polmoni, in modo da chetare quel tremore che
improvvisamente
si era impadronito del suo corpo.
-
Akito ho ricevuto una proposta di lavoro a Los
Angeles. E io ho deciso di partire –
This time, This place
Misused, Mistakes
Too long, Too late
Who was I to make you wait
Just one chance
Just one breath
Just in case there's just one
left
'Cause you know,
you know, you know
That I love you
I have loved you all along
And I miss you
Been far away for far too long
I keep dreaming you'll be with
me
and you'll never go
Stop breathing if
I don't see you anymore
Far Away – Nickelback
***************************************************************
Ancora
un capitolo e poi finalmente la smetterò di
rompervi l’anima con questo scempio di storia. Questo capitolo lo
scrissi
addirittura dopo l’Epilogo – che sarà il prossimo – ma prima
dello scorso capitolo, quindi vedete voi il casino che ho dovuto fare
per
riadattarlo. A dire la verità è uscito fuori completamente diverso dal
progetto
iniziale e non proprio come volevo io, ma amen. Infatti, nella bozza
che mi ero
fatta, Sana doveva parlare con Mama e non con Fuka, ma alla fine mi è
uscito
fuori così, tutto da solo. E anche la scena tra Akito e Kiky non era
prevista,
ma è arrivata e ho ritenuto giusto tenerla perché è uno dei pezzi che
io stessa
preferisco ^__^ Ho fatto bene? Ah, anche la parte finale della
telefonata tra
Sana e Akito non era proprio così. Insomma, mentre per gli altri
capitolo sono
stata fedele alla mia scaletta iniziale, questo ne è uscito
completamente
stravolto, ma ha comunque adempiuto alla sua funzione e cioè quella di
far
ragionare i nostri amici e di comunicare ad Akito che Sana sta facendo
armi e
bagagli e SE NE STA ANDANDO! ^__^
Passiamo
ai ringraziamenti:
kiss88: un
complimento è sempre ben accetto e mi fa sempre riempire il cuore
di
tanta dolcezza. Sono contenta di sapere che hai avuto la pazienza di
seguirmi
sin dal primo capitolo. Ancora uno e tutto si sistema. Grazie mille ^__^
92titti92: ma
grazie, io
quasi piango di gioia quando leggo che addirittura non hai trovato
aggettivi –
faceva talmente schifo? :D Lasciami perdere. Si chiariranno nel
prossimo
capitolo, come da rito, ovviamente, credevi eh che non vi facessi
patire fino
all’ultimo? Un bacione e STUDIA! ^^
Guid : che
finisca
tutto bene è scontato, direi, perché proprio i finali tristi non li
sopporto –
ci ho provato a scrivere qualcosa che finisce male, ma ho cestinato
tutto
perché... BRRR! Grazie mille del tuo sostegno, un bacione ^__^
GLoRi: ah che
bello,
sapere che ci sarà ancora qualcuna che si subirà i miei deliri scritti
su carta
^__^ Ma sai che le prime righe della tua recensione mi hanno fatto
proprio
tanto piacere? Perché per trovare la canzone adatta mi sono scervellata
come
una pazza e anche le frasi in corsivo io le metto li chiedendomi
“Chissà
se qualcuno le coglie”. Ma meno male che ci sei tu ^_^ Un bacione!
Bellina97: la
parte
cinica di me risponde alla tua frase dicendo “Dettagli”. Naozumi
proprio lo
odio, mentre per Fuka ci sono tracce di redenzione, quel ragazzo
proprio mi da
sui nervi. Bacino ^_^
_cindygirl: oh
beh, se il
fatto che lui sia idiota, che i loro amici siano dei ficcanaso e che
Sana stia
per partire, tu la chiami “svolta”, si c’è stata! :D Deliri a parte,
spero di
non deluderti con il prossimo capitolo, bacione ^__^
_makkia: ecco
cosa
succede tra di loro, una telefonata e via. La tua recensione è davvero
lusinghiera, io non mi merito tanti complimenti ^////^ Però se proprio
insisti,
continua pure che mi fanno piacere. Un bacino dolce ^__^
Tin_Tin: ma
grazie!
Sei sempre incredibilmente gentile con me, e mi dici solo cose belle.
Mi hai
fatto talmente tanti complimenti nel tuo commento che sono arrossita.
Davvero
ti è piaciuto tanto, che tesoro! ^_^ A me dispiace solo per Kiky – ma
nemmeno
poi tanto – mentre per Naozumi proprio per niente perché io lo odio con
tutto
il cuore. Un bacione ^__^
Deb:
tesoro! ^^
“Pausa studio con fanfic” credo sia una pausa a cui poche di noi
resistono.
Grazie mille come sempre! ^^ Allora... Kiky in versione Mary Sue mi ha
fatto
crepare dalle risate perché me la sono immaginata proprio e ho detto
“Ok,
basta”. Io in realtà credo che lei sia stata molto ipocrita, pur di
stare con
Akito ha finto che lui non provasse nulla per Sana quando invece sapeva
che le
cose stavano così. Aldilà, il vero addio tra lei e Akito l’hai trovato
in
questo capitolo e ho tirato un sospirone perché mi sono detta “Così la
Deb
tirerà fuori trombettine e striscioni e comincerà a danzare”. Ce la
siamo tolti
dalle balle, ecco! Un bacione tesoro! ^___^
Yesterday: la
pazza!
Cioè, uno cerca di spargere un po’ di romanticismo su questa dannata
storia e
tu arrivi a smontarmi “Secondo me comunque il muro era sporco”. Vabbè,
almeno
mi hai fatta ridere. Comunque grazie per aver detto che ci sono parti
che sono
vera poesia – mi fai arrossire – e per il complimento sull’Italiano con
la I
maiuscola – per quanto mi sforzi, proprio non ci riesco a leggere le FF
che hanno
errori di grammatica colossali. Il fatto che siamo sulla stessa
lunghezza
d’onda mi preoccupa, visto che tu non sei propriamente normale (e il
discorso
“a ballare la conga” ne è la prova!). Va là, che tutto si sistema. Sei
il
solito tesoro, un bacio ^__^ P.S. Ma Akito coniglietto puccipucci con
la
camicia è troppo *SBAAV* scusa, come resistere?
Favola08:
addirittura,
grazie per quello che scrivi? Ma così mi fai piangere! ^^ Naozumi lo
detesto
anch’io e dopo l’incipit di questo capitolo lo odierai ancora di più. E
comunque si, l’orgoglio è una mina vagante, infatti temo che abbia già
combinato abbastanza danni in questa FF. Patiranno ancora per poco,
perché
voglio tropo bene a Sana e Akito per farli star male ancora. Un bacino
^__^
Hermy95: certe
recensioni
sono come commedie, mi fanno sempre divertire ^^ Grazie mille per i
complimenti, sono contenta che Sana ti abbia fatto tenerezza,
poveraccia si
ritrova pure tra due fuochi in questo capitolo. Un bacione ^_^
_Rob_: li
facciamo
soffrire ancora un po’ e poi li rimettiamo insieme, com’è giusto che
sia!
Grazie mille di tutto e vada anche per l’eccesso di “o” Un bacione ^__^
Roby5b: ^//^
ma
grazie! Quando ho parlato di aggettivi, io più che altro mi aspettavo
insulti,
ma vanno bene anche i complimenti, intendiamoci. :D Che Sana e Akito
smettano
di litigare è qualcosa di miracoloso – leggi impossibile – quindi
litigheranno
sempre credo! E comunque anch’io voglio bene a te e a tutte voi ragazze
perché
siete fantastiche. ^__^
_DaNgErOuS_ChIlD_:
ma
figlia mia, i coltelli sono un po’ troppo appariscenti! O__O Aldilà del
fatto
che potremmo essere arrestate solo per le nostre idee, non mi pare il
caso,
Kiky è finalmente fuori dalle scatole, Akito l’ha mollata e tutto si
sistemerà.
La scena finale mi ha portato via qualche anno di vita, ma pazienza. Ci
rifaremo. Grazie mille lettrice affezionata, bacioni ^__^
Herj
Malfoy: non
trattare
male Draco, che alla fine dei conti lo perdoniamo sempre tutte! ^^ Io
lo
considero un po’ l’Akito di HP, per intenderci. Eccolo il seguito, sono
contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto così tanto, scriverlo
mi è
uscito naturale, non so nemmeno io come mai. Ma d’altronde se Sana
fosse meno
idiota, e Kiky meno ficcanaso, entrambe non avrebbero sofferto, quindi
ben ci
sta! Bacioni ^__^
Porpetta: oh mio
Dio!
Ma grazie. Ho letto la tua recensione di sfuggita ieri sera prima di
andare a
dormire e quasi cadevo dalla sedia. Non pensavo che questa storia
potesse far
andare qualcuno in fissa così tanto, tu mi lusinghi sul serio! ^__^ E
mi fa
davvero piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto, mi è
uscito di
getto e ho buttato giù una serie di pensieri che comunque avevo dentro.
Avrai
apprezzato la spontaneità! :D Sei davvero troppo carina, sai? ^__^
Bacino!
Ringrazio
inoltre le quarantanove –
QUANTI?! – persone che hanno inserito la storia tra le Preferite, i
sessantadue
che l’hanno inserita tra le Seguite e i nove che invece la reputano una
storia
Da Ricordare. Ovviamente poi un pensiero va a quelle anime sante che
leggono
soltanto la storia.
Grazie
mille davvero a tutti quanti.
Bacioni
sinceri
Ale69