Betrayal
– Traditore di me stesso
Sono qui sdraiato sul mio letto in questa
lurida tenda, mentre loro chiacchierano, non so neanche di cosa. Certo, chi se
ne importa di Ron, lo sfigato, l’amico scemo, l’eterno secondo.
Però quando hanno bisogno, se ne ricordano
eccome di me. Quando Harry ha bisogno d’aiuto per fare qualcosa che lo coprirà
di gloria. Quando Hermione vuole ostentare che anche lei può stare con un
Purosangue. Per il resto, chissenefrega di Ron.
Non
hanno nessuna stima di te. Non gliene importa niente di te.
E infatti eccoli che confabulano, che
stabiliscono, che decidono anche per me, tanto sanno che la mia opinione non
conta niente, che farò sempre quello che dicono loro, che li seguirò senza dire
niente.
Guardali,
si comportano come se tu non esistessi. Per loro non vali niente.
Ha ragione la voce che sento nella mia testa.
Questa voce un po’ sibilante che mi suggerisce sempre le idee giuste, che dice
sempre quello penso, ancora prima che io lo pensi davvero. Comprende sempre i
miei sentimenti, mi aiuta a sostenere la mia rabbia. La rabbia di cui ho
bisogno per trovare la forza di ribellarmi a loro. Perché non è giusto andare
avanti così.
Loro
ti sfruttano, ma cosa te ne viene? Perché resti con loro? Tu vali molto più di
loro, ma loro sono bravi ad offuscarti, a metterti in secondo piano.
Già, lo so. Ho coraggio da vendere, almeno
quanto loro. Sono forte e intelligente, quanto loro, se non di più. Io sono un
Purosangue, loro di certo di no. Ed Hermione poi? Lei addirittura è una
Mezzosangue!
Si
diverte a prenderti in giro, a illuderti, solo per tenerti vicino a sé, per
poter avere un Purosangue da ostentare.
Guardalo Harry come stabilisce, come decide,
per tutti quanti. Ma in realtà non sa neanche lui quello che fa. Lo chiamano
eroe, ma senza di me non sarebbe niente. Da solo non si sa neanche allacciare
le scarpe.
Non
vale niente, sei tu il vero eroe. Senza di te non saprebbe che fare…
“ Cosa ne dici, Ron? – mi sento chiamare e
devo purtroppo lasciare i miei pensieri – Ron!” mi rimprovera anche, Harry.
Pretende forse che stia appresso a lui in tutti i momenti e magari mi inchini
anche di tanto in tanto? Sento una sibilante risata riecheggiarmi nella testa.
Meno male che almeno tu capisci come stanno le cose, amica mia.
Rimango fermo, disteso nel mio letto. Non ho
voglia di muovermi, fa troppo freddo. Non mi va di sprecare energie preziose
appresso a loro. E così rispondo dall’angolo buio in cui si trova il mio letto.
“Ah, ti sei ricordato di me, vedo”. La mia
voce esce bassa, arrochita, tagliente, non la riconosco neanche io, ma mi
piace. E’ ora che esca fuori un nuovo Ron, rispetto al bambolotto a cui sono
abituati e che si lascia manipolare secondo la loro volontà.
“Cosa?” rispondono insieme, girandosi
finalmente verso la mia direzione. Sembrano stupiti.
Lo
sono, non sono abituati alla tua forza. Ti hanno manipolato e piegato al loro
volere finora. E’ arrivato il momento che tiri fuori la tua forza.
Sbuffo, ma non mi muovo di un centimetro,
anzi fisso il mio sguardo sul letto sopra al mio, non ho voglia di guardare
ancora le loro facce.
“Continuate pure, voi due. Non vorrei
rovinarvi il piacere” e rieccola la mia voce cattiva
e tagliente, e mi piace. Non so cosa stiano facendo, non vedo le loro
espressioni, ma immagino che siano perplessi.
“Che problema c’è?” chiede allora Harry,
cercando evidentemente di ristabilire la sua supremazia, il suo comando, che
forse sente minacciato.
“Problema? Non c’è nessun problema. Almeno
non secondo te”. Sento la rabbia scorrermi nelle vene, dandomi una forza che
non avevo mai provato.
Cala un silenzio quasi surreale nella tenda,
e questo ci permette di sentire le prime gocce di pioggia cadere sulla tela
sdrucita. Magnifico, ecco un altro diluvio, speriamo almeno che questa
schifosissima tenda regga e non ci faccia bagnare, non ne posso più.
“Beh, mi pare evidente che tu hai un problema
– Ma no, dai, questo ragazzo è un fenomeno, un vero genio – Spara, dai” ecco
che vuol fare il capo accondiscendente e si finge anche preoccupato per i suoi
sottoposti. Ma adesso basta. Tiro giù le gambe dal letto e mi tiro a sedere.
Una lama di luce mi investe fino al busto, il viso rimane ancora nell’oscurità.
La voce mi esce lentamente, bassa e roca.
Tiro fuori tutto il mio rancore, la mia
frustrazione, lo investo di tutto il mio livore, gli vomito addosso i miei
pensieri, mentre la voce nella mia testa mi sostiene, mi supporta, mi
suggerisce anche cosa dire, le parole più cattive, che so che faranno più male,
che affonderanno di più nel suo cuore.
E mentre continuo, la pioggia prende forza.
Non si sentono più soltanto le poche gocce di prima, si sente un rumore sordo,
basso, quasi un ruggito, come se la natura mi sostenesse e facesse da
sottofondo alla mia rabbia selvaggia, che si sta scatenando, proprio insieme
alla furia degli elementi.
Lo vedo che vuol mostrarsi forte, ma in
realtà ogni parola si conficca nella sua anima come un coltello arroventato,
bruciandogli la carne e ad ogni parola affondo la lama sempre di più con
cattiveria, insieme ad una gioia selvaggia che mi esalta internamente. Sento la
voce esultare selvaggia ed incitarmi ad affondare con la cattiveria, ancora,
ancora e ancora.
Hermione tenta di intromettersi, ma io la
ignoro, penserò dopo a lei. Ora tutta la mia rabbia è per Harry ed infierisco
su di lui.
“Pensavamo che sapessi cosa stessi facendo!”
la mia voce ormai un ruggito potente che sovrasta e poi si fonde con il rumore
della pioggia. E mentre lo dico, mi alzo finalmente dal letto e la luce investe
il mio viso. Leggo la sorpresa nei loro occhi. Ma quello che per un attimo mi
stupisce, è il mio riflesso negli occhiali di Harry. Vedo due luci rubino che
non avevo mai notato. Poi comprendo, sono i miei occhi. Si dice che gli occhi
siano lo specchio dell’anima, ed in questo caso è proprio così: le due luci
sanguigne riflettono perfettamente l’incendio che sento dentro, la lava
bollente che mi scorre nelle vene, la rabbia che mi dà la forza, mi sostiene,
mi sta trasformando in una furia, e continuo.
“Pensavamo che Silente ti avesse dato delle
istruzioni, pensavamo che avessi un vero piano!”.
“Ron!” mi richiama Hermione, con voce forte,
acuta, ma la ignoro ancora, a lei penserò dopo. Per ora continuo con Harry.
“Togliti, il medaglione Ron – continua
Hermione con voce acuta – Per favore toglilo. Non parleresti così se non
l’avessi tenuto addosso tutto il giorno”.
Non
la ascoltare! Tieni addosso il medaglione.
La voce, in genere tranquilla e sibilante,
stavolta ha una nota di apprensione che non avevo mai notato, ma non ci faccio
caso, ormai sono lanciato nella mia invettiva.
Vuole
il medaglione per lei! Così poi potrà vantarsi di quanto è stata più brava di
te.
Con un gesto istintivo accarezzo l’oggetto
che mi pende al collo e come per empatia, la voce si calma e torna alla sua
solita freddezza.
Ma ora anche Harry, inizialmente travolto dal
fiume delle mie parole violente, si riscuote dal suo torpore ed attacca a sua
volta con voce rabbiosa.
“Si che lo farebbe. Credi che non mi sia
accorto che mi parlate dietro le spalle? Credi che non abbia capito che lo
pensate davvero?”.
Ormai la situazione è degenerata. Hermione è
ferma in un angolo della tenda che piange, o forse fa finta di farlo, non lo so
e neanche mi importa. Con Harry invece è scontro aperto. Ci urliamo contro
tutto ciò che di più cattivo ci viene in mente, cercando di ferirci il più
possibile, possibilmente in modo definitivo, cercando di schiacciare l’altro
senza nessuna pietà, finchè Harry dice la frase che fa
precipitare la situazione.
“Allora vattene a casa”.
Quello che segue è un silenzio pesante, anche
la pioggia sembra scrosciare silenziosamente per rispettare la drammaticità di
quello che si sta consumando sotto questa tenda sdrucita, in mezzo a questa
radura gelida, avvolta dalle nebbie, dove la natura sta scatenando la sua
furia.
E poi di nuovo la nostra schermaglia verbale
riprende, sempre più violenta.
Inizio ad avvicinarmi ad Harry con passo
pesante e deciso, arrivo a pochi passi da lui e lo sovrasto con la mia
presenza, lui è costretto ad alzare leggermente la testa per poter sostenere il
mio sguardo.
“Allora VAI!” mi ruggisce contro.
Ed io non ci vedo più, sento una furia cieca
dentro di me.
Uccidilo!
Nessuna pietà! Avada Kedavra!
Fallo! Avada Kedavra!
E infatti faccio per sfoderare la bacchetta,
ma una forza impalpabile mi trattiene e mi allontana.
Uno schermo opalescente e leggermente
luminoso sta tra me e loro.
Eccoci, di nuovo divisi.
Guardo Hermione, accanto ad Harry. Ha fatto
la sua scelta.
Li guardo attraverso lo schermo, che ne
distorce leggermente l’immagine, ma è come se li guardassi davvero per la prima
volta.
Hanno
fatto la loro scelta. Hanno scelto l’altra parte. Hanno scelto di cacciarti se
non ti sottometti alla loro volontà.
“Lascia qui l’Horcrux”
dice Harry con voce fredda impersonale. Ecco solo questo gli importa. Non che
quello che ha sempre dichiarato essere il suo migliore amico se ne vada via.
Non che mi ha ferito con le sue parole. No, gli importa solo di questo stupido
medaglione. E di nuovo accarezzo il ciondolo di metallo che pende dal mio collo.
Poi con gesto teatrale sfilo la catena dal
collo e lo lancio con noncuranza su una sedia lì accanto.
Noooooooo! Torna qui!Rimettiti il medaglione.
La voce urla disperata, ma ora la mia
attenzione è tutta per ciò che sto per fare. Se non vuole stare con me, voglio
che me lo dica in faccia, voglio che faccia una scelta chiara.
“Tu cosa fai? Resti?” chiedo ad Hermione
guardandola negli occhi.
Farfuglia qualcosa, neanche capisco cosa, ma
il senso mi è ben chiaro.
“Capito. Scegli lui”.
Mi giro verso l’apertura della tenda, scosto
il velo ed esco nella notte. Da subito l’acqua inizia a scendere su di me ed il
gelo mi penetra nelle ossa attraverso i vestiti che si bagnano sempre di più.
Prendo un profondo respiro e comincio a correre nella notte, rischiarata solo
da una timida luce lunare che fa capolino di tanto in tanto tra le nubi nere e
cariche di pioggia.
Corro senza sosta e sento la pioggia
scivolare sul mio viso, come le lacrime che non mi sono mai permesso di
versare. Sento tutto scivolare via, rabbia, dolore frustrazione. Vedo quello
che c’è intorno a me ma non lo guardo. Sento i suoni della notte ma non li
ascolto. Sento gli odori della campagna, ma non li riconosco.
Non so chi sono, non so cosa sto facendo, non
so dove sto andando. Mi sento completamente vuoto.3
A questo punto non ha senso continuare a
correre, mi fermo.
Sono in mezzo ad una radura contornata da
alberi, a terra non c’è erba, solo terra che la pioggia che non accenna a
fermarsi ha trasformato in soffice fanghiglia dove affondo fino alla caviglia.
Che cosa ho fatto? Ho abbandonato i miei
amici. Li ho traditi. Ho tradito la loro fiducia. Loro contavano su di me e sul
mio aiuto. E mentre mi guardo attorno e la portata di quello che ho appena
fatto mi piomba addosso, una parola inizia a riecheggiare nella mia testa
rimbalzando da una parte all’altra e occupando ogni pensiero.
Traditore.
Mi giro, pronto a tornare sui miei passi, ma
non faccio in tempo a fare neanche un passo che 5 individui mi piombano
addosso. Ghermidori. Uno mi prende alle spalle e mi
stringe al petto così forte che non riesco quasi a respirare. Subito un altro
mi toglie la bacchetta. Gli altri tre guardano con attenzione la radura per
catturare miei eventuali compagni, ma non c’è nessuno con me, me ne sono andato,
sono rimasto solo.
Mi chiedono come mi chiamo, ma il mio
pensiero è come cristallizzato, mentre nonostante la situazione l’unica parola
che mi viene in mente è ‘traditore’.
Dico il primo nome che mi viene in mente, Stan Picchetto e loro cominciano a discutere. Alcuni
pensano che io sia un Nato Babbano in clandestinità.
‘Traditore’.
Iniziano a litigare, due arrivano addirittura
alle mani e quello che mi tiene fermo si distrae.
‘Traditore’.
Assesto con tutte le mie forze un colpo al
costato del mio carceriere che mi lascia andare colto di sorpresa.
‘Traditore’.
Gli prendo la bacchetta e poi appello la mia,
prima di smaterializzarmi sulla collina dove ho abbandonato i miei amici, ma
tutto quello che trovo è un fondo di fanghiglia dove sono ancora riconoscibili
i segni dell’accampamento, mentre il sole sorge oltre le montagne
all’orizzonte. Vedo a terra le impronte degli scarponi di Harry, e accanto
delle orme più piccole, quelle di Hermione.
Sono partiti senza di me, se ne sono andati,
ed io non ho più speranze di ritrovarli con tutti gli incantesimi di protezione
con cui proteggeranno il campo.
Tutte le speranze di tornare da loro e
cancellare così il mio tradimento si sciolgono come neve al sole ed il cuore mi
diventa sempre più pesante, come se fosse di granito, e mi sembra anche di
sentirlo fermarsi.
Ma purtroppo è solo un’impressione, e nel mio
petto continua a battere.
Non so che fare, non so dove cercarli, non so
dove andare, e così faccio l’unica cosa che mi viene in mente. Mi smaterializzo
e mi ritrovo davanti alla porta della Tana; busso debolmente ma tanto basta per
far comparire il viso di mia madre che appena mi riconosce si apre in un enorme
sorriso per poi riempirsi di lacrime di gioia. Mi abbraccia forte, mi bagna la
maglietta, ma non mi importa. Mi sento completamente vuoto.
Appena si scosta, la sorpasso e mi dirigo
verso le scale, le salgo e mi chiudo nella mia camera. Nessuno viene a
cercarmi, forse hanno capito che qualcosa non va, che voglio restare solo.
Mi abbandono sul letto con la testa carica di
pensieri, e poi il peso degli ultimi eventi mi si rovescia addosso rischiando
di schiacciarmi.
Perdo conoscenza ed una pesante coltre nera
mi avvolge. Cado in un sonno senza sogni, o forse svengo, non lo so.
---
o --- o --- o ---
Quando riapro gli occhi la stanza è buia.
Deve essere notte fonda, visto che dalla piccola finestra vedo le stelle nel
cielo. Sento solo un agghiacciante silenzio, e quando mi guardo attorno, non
ritrovo nulla di familiare, non riconosco i contorni della tenda. Cerco con lo
sguardo le figure di Harry ed Hermione, ma non le trovo, sono solo.
Sono sicuramente in una stanza, forse sono
stato fatto prigioniero. Ma allora perché non sono legato? Perché non mi hanno
torturato? Mi affaccio all’unica finestra della piccola stanza e ciò che vedo
mi apre finalmente gli occhi. La coltre dello stato di semincoscienza
scivola via riportandomi del tutto alla realtà e facendomi di nuovo piovere
addosso il peso di ciò che ho fatto. Harry ed Hermione non sono con me perché li
ho abbandonati, li ho traditi.
Accendo le candele nella stanza e mi guardo
allo specchio. Alla luce tremolante rossastra il mio viso scavato e stanco
dimostra molti più anni di quelli che ho.
“Dovrei essere con loro…”
mormoro rabbioso.
“Direi proprio di si” mi riprende noncurante
l’immagine nello specchio.
Fantastico, adesso parlo anche con gli specchi…
“Lo so, ma quando sono tornato lì, loro non
c’erano più”.
“Non te ne dovevi andare” continua serafica
la mia immagine riflessa, come se parlasse del tempo.
“Accidenti! Lo so anche da me che non me ne
dovevo andare!” urlo fuori di me.
Sento dei passi veloci fuori dalla porta che
si spalanca d’improvviso, e poi il viso spaventato di mia madre in camicia da
notte, i capelli arruffati ed il fiato grosso per la corsa.
“Ron! Tutto bene?”
“Si mamma, scusa. Ho avuto un incubo” mormoro
dispiaciuto.
Lei mi guarda sospettosa, sa benissimo che
non è la verità, ma decide che per ora va bene così. E’ contenta di riavere suo
figlio a casa.
Mi mette le mani sulle spalle e poi mi spinge
verso il letto invitandomi a sedere prima di fare altrettanto.
“Ron – inizia col tono dolce che solo una
madre può avere – c’è qualcosa che vuoi dirmi?”
Mi limito a scuotere leggermente la testa.
Che cosa dovrei dirle, che suo figlio è un traditore? Che ha abbandonato i suoi
amici, i suoi… fratelli…
quando avevano più bisogno di lui? No, non posso.
Lei mi guarda dolcemente, prima di stringermi
in uno dei suoi famosi abbracci.
“Se hai bisogno di qualcosa, sai che sono
sempre accanto a te”.
Annuisco, cercando anche di fare un debole
sorriso, ma mi rendo conto che mi riesce solo un’orribile smorfia.
Mia madre poco convinta si gira, esce dalla
stanza e chiude la porta dietro di sé, poi sento il suo ciabattare nel corridoio
che si fa sempre più lontano e mi abbandono finalmente sul letto con un
sospiro.
“Complimenti, bella recita” sento una voce
uguale alla mia provenire dallo specchio, ma decido di ignorarla. Prova anche
un breve applauso ironico ma senza successo, così decide di tacere. Sa
benissimo che avrà tutto il tempo di tormentarmi in futuro.
Mi perdo nei pensieri, immagini, suoni,
odori, ricordi. Tutto si mescola davanti ai miei occhi in un carosello confuso
di ciò che è stato e ciò che sarebbe potuto essere, ciò che è e ciò che non sarà
mai. Ed in questo turbine di pensieri confusi mi coglie di nuovo l’incoscienza.
---
o --- o --- o ---
Riapro gli occhi e stavolta la stanza è
inondata dalla calda luce solare. Non ho bisogno di tempo, so perfettamente
dove sono e perché, ed un senso di nausea mi scuote. Mi alzo dal letto e muovo
qualche passo nella stanza, ma così facendo passo davanti allo specchio. Grave
errore.
“Buongiorno principino, dormito bene?” mi
dice quasi con disprezzo.
“Non ti ci mettere anche tu!” ruggisco, ma a
bassa voce, non voglio che mia madre mi senta di nuovo e pensi che sono pazzo.
“Ma Ronnino caro,
sai benissimo che questi sono i tuoi pensieri. Io li impersono e basta, tutto
quello che esce dalla mia bocca è già nella tua testa”.
“Appunto, mi basta già sentire i miei pensieri”.
“Evidentemente no, se la tua mente ha
ritenuto fosse il caso di crearmi”.
“Basta!” urlo tirando un candelabro contro lo
specchio, ma me ne pento ancora prima che il pesante oggetto infranga la
superficie lucida, poi sento dei passi veloci nella casa accorrere verso la mia
stanza.
“Reparo” recito
stancamente prima di buttarmi sul letto fingendo di non essermi ancora alzato.
Stavolta è la testa di mio padre ad
affacciarsi.
“Ron, figliolo, tutto a posto?”
Annuisco solamente e poi mi rigiro sul letto
dandogli le spalle. Non ho voglia di parlare con lui. Non ho voglia di parlare
con nessuno, non sono ancora pronto.
Lo sento sospirare per poi chiudere la porta
e tornare di nuovo di sotto.
Mi metto supino sul letto e di nuovo i miei
pensieri corrono a briglia sciolta.
Il tempo passa, il sole ormai è alto da un
pezzo e dal piano di sotto sento mia madre chiamare per il pranzo, ma non mi
muovo, non ho fame, un macigno mi schiaccia lo stomaco. Nessuno sale a
chiamarmi e di questo sono grato a mio padre, di sicuro è stato lui ad ordinare
che mi lasciassero in pace.
Chiudo gli occhi ed invoco l’incoscienza che
mi dia sollievo dai miei sensi di colpa, e per fortuna arriva.
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o --- o --- o ---
Ormai sono giorni, settimane, forse mesi, non
so esattamente quanto tempo sia passato da quando me ne sono andato
abbandonando i miei amici. Sono stato sempre chiuso qui nella mia camera,
giorno dopo giorno, uscendo solo di notte e stando attento a non incontrare
nessuno. Voglio stare da solo, non voglio parlare con nessuno, mi merito di
restare da solo. L’unica compagnia è la mia coscienza che la mia mente ha voluto
sadicamente proiettare in uno specchio affinchè non
potessi ignorarla. Ogni giorno parliamo, litighiamo, mi rimprovera, mi accusa.
Sento mia madre fuori dalla porta passare e sospirare. E’ preoccupata, lo so,
ma non ho la forza di aprire quella porta e stare con gli altri.
Mi affaccio e vedo il giardino ricoperto da
un candido manto di neve e poi delle decorazioni colorate e luminose tra cui
gli gnomi con un costumino da Babbo Natale si rincorrono e sradicano le piante
che mia madre ha sistemato con tanta cura. Deve essere vicino il Natale.
Ed il pensiero corre come al solito ai miei
amici, chissà cosa staranno facendo, come sarà il loro Natale. Sono sicuro che
siano ancora vivi, altrimenti la notizia avrebbe già fatto il giro del mondo.
Ma se stiano bene, o dove si trovino, di quello non ne ho proprio idea.
Mi trascino con passi deboli verso lo
specchio e la mia immagine mi guarda a sua volta. La osservo attentamente per
la prima volta da quando sono a casa.
Gli occhi sono la cosa che mi impressiona di
più. Sono spenti, opachi, di un insolito colore grigiastro, non del consueto
azzurro cielo che contraddistingue noi Weasley.
I capelli lunghi oltre le spalle sono arruffati
e mi ricadono sulla fronte e ai lati del viso, nascondendo le guance scavate e
gli zigomi appuntiti che sono emersi a causa del poco cibo che mi limito a
mangiare di tanto in tanto. Il mio colorito è terreo, la pelle ha un insano
colorito grigiastro, e perfino le leggendarie lentiggini Weasley
sembrano scolorite.
I miei amici mi mancano terribilmente. Vorrei
essere con loro, non solo perché so benissimo che hanno bisogno di me, ma
perché sono io ad avere bisogno di loro, della loro vicinanza, del loro
sostegno.
Harry…
Hermione…
Dove siete?
“Ron…” dice una
voce femminile nella mia stanza.
Guardo lo specchio ma anche la mia immagine
sembra perplessa. Se è un nuovo gioco della mia mente, si è dimenticata di
avvertire la precedente allucinazione.
“Ron…” sento di
nuovo la voce, che assomiglia terribilmente a quella di Hermione, provenire
dalla mia tasca, dove si trova lo Spegnino.
Lo tiro fuori e lo faccio scattare. Tutte le
luci nella stanza si spengono come di consueto, ma stavolta dal piccolo oggetto
argentato si sprigiona un piccolo alone di luce azzurra che fluttua per qualche
secondo davanti a me e poi attraversa la finestra e scende fino in giardino. Lo
seguo con lo sguardo e lo osservo fermo a circa un metro da terra; sembra che
mi stia aspettando.
E improvvisamente il mio spirito si
risveglia, l’istinto mi dice di seguire quella luce, perché mi porterà dai miei
amici.
Il sangue riprende a scorrere veloce nelle
vene, sento in me una sferzata di energia e quando mi guardo allo specchio mi
rendo conto che i miei occhi sono tornati del solito colore azzurro come il
cielo limpido.
Scatto verso il mio armadio e prendo uno
zaino, iniziando a riempirlo di corsa di tutto quello che mi può servire per
riprendere la mia avventura al fianco dei miei amici, mentre forse per l’ultima
volta discuto con il mio specchio.
Qualche minuto dopo, con lo zaino in spalla,
attraverso di corsa la casa, fermandomi solo un attimo in cucina per recuperare
qualche provvista, bacio velocemente mia madre e poi corro fuori in giardino,
seguendo il piccolo globo luminoso che fluttua verso il retro del capannone.
Una volta lì il globo si ferma ed io con lui,
mi arresto perplesso. Poi riprende e a muoversi, stavolta verso di me, e
lentamente penetra nel mio petto, in corrispondenza del cuore. Non tento di
oppormi, lascio che entri in me, e come questo accade, sento un calore pervadermi
ovunque e poi l’istinto di materializzarmi in un posto a me sconosciuto. Mi
guardo intorno, è una piccola radura e mi sembra di scorgere i segni del passaggio
di Harry ed Hermione. Ma so benissimo che con gli incantesimi di protezione che
hanno pronunciato sulla tenda, non li posso trovare se non sono loro a
mostrarsi. E così aspetto di vederli, aspetto di cogliere un segno, aspetto di
poter approfittare di una loro distrazione.
Ma il tempo passa e comincio a pensare di
aver mancato l’appuntamento con loro.
Il sole segue la sua parabola e si tuffa
dietro i monti che si profilano all’orizzonte, così non mi rimane che stendere
il sacco a pelo che ho portato con me e avvolgermici
dentro cercando riparo dal freddo pungente che stringe la campagna inglese. Mi
abbandono al sonno che per una volta è pieno di speranza e non appesantito da
rimorsi e rimproveri.
---
o --- o --- o ---
Quando mi sveglio, il sole è già alto, deve
essere quasi mezzogiorno. Ho dormito moltissimo e gli effetti del lungo sonno
ristoratore si fanno sentire, mi sento di nuovo in forze e pieno di energie,
oltre che affamato come non mi accadeva da tanto tempo. Così tiro fuori una
parte del cibo che ho preso a casa prima di partire e lo divoro di gusto,
sentendo le forze in me aumentare, insieme alla mia determinazione.
Raccolgo velocemente le mie cose nello zaino,
poi faccio scattare di nuovo lo spegnino. La luce azzurra si libra a mezz’aria e
poi di nuovo penetra nel mio petto trasmettendomi il suo calore e guidandomi a
smaterializzarmi verso un nuovo luogo.
Mi ritrovo in un fitto bosco, dove la luce
solare viene schermata dalle fronde degli alberi ricoperte dalla neve che nel
frattempo ha ripreso a cadere. Mi guardo attorno, ma ovviamente non vedo nulla.
Hermione avrà anche studiato nuovi incantesimi di protezione. E’ una grande
strega lei.
E così non mi rimane che sistemarmi seduto su
un masso ed aspettare che qualcosa succeda.
Adesso che è calato il buio sento che
qualcosa sta per accadere, così tendo tutti i sensi per cogliere qualunque
segno. E infatti il mio istinto non sbaglia. Sento dei rumori provenire dagli
alberi alla mia destra e poi una figura opalescente si allontana rapidamente,
come al galoppo. E poi subito dopo dal nulla ecco spuntare Harry che insegue di
corsa la figura.
Non ho un attimo da perdere, scatto in piedi
e mi getto all’inseguimento con tutte le mie forze, ma hanno un certo vantaggio
e così posso solo inseguirli. Il cuore galoppa nel petto, i polmoni mi
bruciano, mentre la milza sembra che si voglia staccare dal resto del corpo, ma
non accenno a rallentare mentre l’aria gelida mi punge la faccia come una
miriade di lame ghiacciate.
Ed ecco che Harry si ferma all’improvviso al
bordo di una piccola pozza ghiacciata, mentre la figura opalescente sembra che
si sia dissolta nel nulla. Forse era un patronus, ma
allora chi è stato a lanciarlo? Mi nascondo dietro un albero e rimango ad
osservare Harry che pian piano si spoglia. Mi prendo del tempo, perché preso
dalla voglia di tornare e di riunirmi a loro non ho pensato a cosa dire, a cosa
fare.
Harry ha finito di spogliarsi ed è rimasto in
biancheria ed ovviamente sta tremando con questo freddo e sembra che si voglia
immergere nella pozza, dopo averne infranto la superficie. E infatti eccolo che
prende un respiro e si tuffa, tenendo la testa fuori, sembra che stia cercando
di prendere qualcosa senza riuscirci. E poi all’improvviso lo vedo sparire
sotto la superficie. Aspetto che ritorni in superficie, ma i secondi stanno
passando e di lui non ci sono tracce. Mi avvicino al bordo della pozza e mi
sporgo e vedo una scena che mi ghiaccia il sangue nelle vene. Harry sta
lottando sotto la superficie con il medaglione che gli stringe il collo e tenta
di trascinarlo sul fondo. Non penso neanche a quello che faccio. Un secondo e
sono in acqua e non sento il gelo che mi penetra nelle ossa e sembra che voglia
squarciarle, sento solo l’adrenalina scorrere selvaggia e darmi la forza per
liberare Harry. Non vedo quasi nulla. Il buio della sera certo non aiuta, e poi
l’acqua è torbida, ed Harry che si dimena solleva il fango e crea dei vortici
che distorcono le immagini. Mentre cerco di tirare fuori dall’acqua il mio
amico per permettergli di riprendere fiato, noto un bagliore sul fondo e
d’istinto allungo la mano sentendo un oggetto duro e quasi sicuramente
metallico sotto le dita. Sembra un manico, un’impugnatura, e così lo tiro,
ritrovandomi una spada tra le mani. Con un gesto deciso per quanto me lo
permetta l’acqua che mi avvolge e che gelandomi mi sta togliendo il respiro,
taglio la catena, liberando così Harry che può risalire in superficie e
riempire i polmoni d’aria.
Prima di riemergere a mia volta, afferro al
volo il medaglione che sta affondando e poi metto finalmente la testa fuori per
respirare. Con le mie ultime forze, lancio la spada oltre il bordo della pozza,
mi isso fuori e infine trascino anche il mio amico all’asciutto.
Cado nella neve e rimaniamo entrambi distesi
nella neve riprendendo fiato. Harry si gira lentamente, ancora intontito
probabilmente da quello che è appena successo. E’ arrivato il momento. Avevo
pensato un breve discorso, ma le cose sono andate diversamente da come avevo
immaginato. E così abbandono le parole di circostanza che mi ero preparato, e
decido di essere semplicemente Ron. Se mi vorrà accettare, mi accetterà per
quello che sono, non per il bel discorsetto che posso dire.
“Ma… sei… scemo?” riesco soltanto a dire mentre sono ancora in
evidente debito di ossigeno, ed i vestiti gelati che ho ancora addosso non mi
aiutano per niente.
Lentamente Harry gira il volto verso di me e
solo adesso sembra riconoscermi davvero e leggo la sorpresa nei suoi occhi.
“Perché cavolo non ti sei tolto questa roba
prima di tuffarti?” gli chiedo ancora ansimando, tentando di stabilire un
dialogo, mentre gli mostro l’horcrux. Ma Harry si
limita a guardarmi senza dire una parola, mentre si riveste tremante.
Ecco, adesso mi dirà che gli faccio schifo e
che non mi vuole più vedere. Mi preparo psicologicamente ad essere rifiutato
giustamente dal mio ex migliore amico, ad essere insultato da lui e poi
scacciato. Ha tutte le ragioni del mondo per farlo, li ho abbandonati.
Poi inizia a pronunciare delle parole
balbettate. E’ ancora provato, sia dall’immersione che dal tentativo di
strangolamento da parte del medaglione.
Scambiamo qualche parola, e poi la domanda
che mi gela all’istante, quella a cui avrei preferito non dover mai rispondere.
“Perché sei qui?”
Mi blocco, non so che rispondere. So cosa c’è
dentro il mio cuore ma non so come esprimerlo. Vorrei dirgli che sono tornato
perché il mio posto è accanto a lui. Che sono tornato perché è il mio migliore
amico e che da adesso può contare su di me. Vorrei dirgli che sono tornato
perché sono pronto a fare la mia parte per sconfiggere il male e lottare per un
mondo migliore. Ma le parole non ne vogliono sapere di uscire. E così un
silenzio pesante cade tra noi, e la mia partenza si erge tra di noi come un
muro invisibile ma apparentemente invalicabile.
Non riesco a sostenere il suo sguardo e
abbasso gli occhi sulle mie mani, come faccio di solito quando sono in
difficoltà, ricordandomi solo in quel momento della spada che ancora stringo
per l’elsa.
Gliela porgo, quasi come segno di pace, come
un’offerta per farmi riaccettare da lui.
“Ah, già, l’ho presa. E’ per questa che ti
sei buttato dentro, vero?”.
Harry annuisce e poi riprende a parlarmi. Non
torna sulla questione del mio ritorno, anche se so che prima o poi dovrò
affrontarla, ma mi accetta comunque al suo fianco. E io posso finalmente tirare
un sospiro di sollievo. Sono di nuovo al mio posto. E la memoria mi ritorna al
momento in cui ho capito che dovevo tornare al fianco di Harry ed Hermione in
questa missione, anche a costo della mia vita.
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o --- o --- o ---
La luce azzurra mi attende giù in giardino e
io capisco che la devo seguire, per poter ritrovare i miei amici, per potermi
di nuovo unire a loro.
“E così parti, eh?” mi chiede lo specchio,
apparentemente interessato ai miei preparativi per la partenza.
E infatti mi limito a mugugnare un assenso
mentre continuo ad infilare nello zaino la roba che con impeto tiro fuori
dall’armadio e poi tiro sul letto.
“Pensi che ti accetteranno di nuovo?” chiede
ancora.
Stavolta non rispondo. Non so se mi
accetteranno e cerco di non pensarci neanche, non voglio farmi false illusioni
ma non voglio neanche abbattermi prima ancora di sapere cosa decideranno i miei
amici.
“In fondo sei sempre un traditore…”
continua lo specchio con cinismo.
Mi fermo un attimo e sollevo lo sguardo verso
la mia immagine riflessa. “Hai ragione, sono un traditore” ammetto. E’ inutile
continuare a fingere, almeno con me stesso.
“Già, andandotene hai tradito i tuoi amici…”
scuoto lentamente la testa
“…hai tradito la
tua famiglia…”
continuo a scuotere la testa
“…hai tradito il
mondo magico…”
mi giro con un sorrisino beffardo e riprendo
a preparare il mio zaino.
“Hai ragione, sono un traditore.
Ho tradito gli amici, la mia famiglia, il
mondo magico…
Ma prima di tutti, andandomene quella sera,
ho tradito me stesso…”
madamina’s space: Ciao a tutti! Eccomi
tornata con una nuova ff sul mondo di Harry Potter.
E’ stata scritta per il forum di Lumos,
per il mese a tema vincolato che in questo caso era il tradimento. Per me è stata una sfida personale scrivere questo
racconto, perché come ben sa chi mi segue da un po’, Ron non è decisamente tra
i miei personaggi preferiti. Ho quindi colto l’occasione per approfondire
questo ragazzo e cercare di convincermi che non ha le stesse emozioni di un
cucchiaino da thè XD.
Spero di essere riuscita nel mio tentativo…
Ringrazio whateverhappened per avermi
sempre seguita e supportata. Spero che questo ennesimo delirio le sia piaciuto.
Dedico invece la storia a due persone importantissime per me: il
mio Gryffindor Prince che mi sta sempre accanto da
ormai 10 anni, aiutandomi nei momenti di difficoltà ed esaltando invece i
momenti felici, e poi il Dark Lord, il mio gemello, che considero una persona
fantastica e con cui sto portando avanti
alcuni progetti che spero presto possano vedere presto la luce.
Detto questo non mi resta che ringraziarvi per aver letto ed
invitarvi a lasciare una recensione con commenti e consigli, che per uno
scrittore sono sempre di vitale importanza.
Grazie davvero a tutti!
A presto, madamina.
Disclaimer: questa
storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi citati non mi
appartengono, ma sono di proprietà di J.K.Rowling.
In particolare, sono presenti molte
frasi riprese direttamente dal libro Harry Potter e i Doni della Morte, sopra
cui è stata costruita l’intera storia.