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Autore: Lexy    29/04/2010    2 recensioni
Questo è il seguito di "Who will take my dreams away?"
Mister Freeze, che ha posto il suo quartier generale a Bludhaven (territorio protetto da Nightwing), e Poison Ivy che invece ha iniziato la sua ascesa al potere da Gotham City (guardata da un Batman ormai annoiato e decadente). Al centro di tutto questo c'è Duefacce che, non provando nessun interesse in questi scontri inutili, si limita a badare al suo territorio, per nulla intimorito da quelle due nuove potenze soprannaturali... ma le cose resteranno così? Chi provvederà a far cadere questi due malvagi pilastri della malavita? Nuove alleanze, tradimenti, avventura ed azione.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per Mhcm: Hello xD! Innanzitutto grazie come sempre per la recensione. Per quanto riguarda il triangolo tra i due clown e Nigma, è ancora tutto da vedere, anche se davvero, non è tutto oro quel che luccica e gli scontri saranno molti, quindi non so se ci sarà spazio per qualche intercourse a tre XD. Ma ripeto, non lo so ancora… nell’idea di base, era questo che succedeva, ma ecco, non ti anticipo nulla .__.! Batman xD meno rilevanza ha nella storia, e meglio è secondo me! Cioè, questa fic è tutta dedicata a loro, i villains, quindi mi limito il più possibile a questi meravigliosi personaggi è_é! Infine… ti lascio al capitolo, sperando ti piaccia e di ricevere ancora i tuoi pareri ^^! A presto, spero!

Per Boopsie: Tesoro! Eheheh, è un po’ che non ci sentiamo purtroppo… ho avuto un periodo davvero apatico, per non parlare dei problemi col piccì (non posso disporne come vorrei ç_ç), ed ancora una volta ho infranto la promessa di aggiornare presto, anche se alla fine, eccomi qua xD. Sono contenta che ti piacciano i flashback, ma soprattutto il nuovo stile che ho deciso di adottare per quanto riguarda le scene più hard xD. Mi rende felice anche il fatto che gradisci il modo in cui i clown e Nigma stanno gestendo il loro strambo rapporto “forzato”, per certi versi! Per quanto riguarda Harvey e Johnny… succederà ù_ù si troveranno faccia a faccia, alla fine! Per ora però ti lascio al capitolo, sperando che ti piaccia *_*! Grazie mille per la recensione, e… a prestoooh!

Per Ladyblack: Ciao xD! Eheh, sì, Harvey si merita davvero una punizione per ciò che ha fatto! Per non parlare del fatto che, in questa storia, è davvero un personaggio lamentoso (ma ai miei occhi, continua ad essere un gran figo ;_;)! Anche se in un mostruoso ritardo (come sempre, eh, ma i miei tempi si espandono in maniera esponenziale, quanto più tengo ad una storia. Ed a questa saga qui, tengo tantissimo). Ti ringrazio molto per il tuo commento, e ti lascio al nuovo capitolo finalmente xD! Sperando che ti piaccia, e di ricevere ancora i tuoi pareri e commenti ^^. A presto!

Per Sychophantwhore: Mia cara, eccomi qui, finalmente .__.! Sono in ritardo mostruoso, lo so! Ho avuto vari problemi col piccì, e non posso ancora disporne purtroppo, infatti è stata un'impresa postare finalmente é_è, non vedo l'ora di riaverlo in tutte le sue funzioni, in modo da poter rispondere alle tue mail e commentare i tuoi disegni (ci ho dato un'occhiata: bellissimi *o*!). Parlando di musica, sì, hai contribuito moltissimo in questa mia storia, quindi allo svolgimento di essa, visto che i miei capitoli si muovono “a tempo” con le canzoni che scelgo. Ti devo molto amica mia *_*! Ecco, i tuoi commenti mi riempiono sempre di gioia, perché davvero non è da tutti apprezzare i cambiamenti così radicali nelle storie (Da Wwtmda a questa, ne passa di acqua sotto ai ponti, e non si può certo definire romantica o sdolcinata), adoro far crescere i miei personaggi, costringendoli ad affrontare situazioni estreme e poco piacevoli, ma solo in questo modo riesco a ‘trovarli’ e soprattutto a fare in modo che trovino loro stessi, imparando a conoscersi/li. Per quanto riguarda Ivy, sì, lei non ha davvero interessi in Crane, ma è sadica come solo una donna sa essere quando si sente ferita e si sta prendendo la sua vendetta contro Woodrue, deviando i suoi sentimenti negativi su Harvey, incarnazione dell’uomo ‘che non è all’altezza’, un egoista. Comunque anche se non l’ho scritto, ovviamente Ivy avrà cercato di ipnotizzare Dent, ma lui è immune ai suoi feromoni, quindi non ho descritto il tentativo… la storia deve andare avanti ed ormai è quasi giunta alla fine! Manca pochissimo .__.! Per quanto riguarda invece Eddie ed Harl, beh, io penso che possano capirsi molto bene ma ci sono alcune differenze sostanziali che li terranno sempre separati, specie quando si arriva a parlare del clown che ora devono - loro malgrado - dividersi. Uff .__. tu auguri la morte a Dickie! La cosa mi dispiace molto, ma come già detto, è un personaggio che sa farsi piacere o odiare e basta xD! Ma amo il ruolo che ha nella storia, cioè quello di “risvegliare” Crane, che si è lasciato prendere dall’apatia e dall’autodistruzione. Sono felice che i nomignoli che si affibbiano ti piacciano *_*! Fa impazzire anche me, questo continuo stuzzicarsi, in fondo non si può pretendere che interagiscano tra loro in maniera amichevole, sono pur sempre i ‘cattivi’ e non arriveranno mai davvero ad essere amici, ci sarà sempre quella componente di convenienza, al massimo possono trovarsi bene, tutti insieme xD. Loro sì, che sanno come divertirsi! Ora ti lascio al nuovo capitolo xD! Ti ringrazio moltissimo per le tue recensioni sempre così belle, e spero che questo nuovo aggiornamento ti piaccia, davvero!

Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX


Prima di iniziare! Voglio fare i più sentiti ringraziamenti a due persone: una è come sempre la mia Pucia, rinnie, dolce presenza che si è tanto prodigata nell’aiutarmi, betando i miei capitoli. La seconda, è Sychophantwhore, anche lei elemento profondo in questa stesura, visto che ha provveduto a farmi conoscere alcune delle canzoni che delineano i miei capitoli.
La storia non sarebbe stata la stessa, altrimenti *__*! Ragazze mie, grazie infinite!


PRETEND THE WORLD HAS ENDED:

Capitolo 8: Misery loves company.

Intro.

Dick Grayson era un ragazzo fatto così. Quelle parole erano diventate l’unica spiegazione plausibile a molti dei suoi comportamenti, di sicuro la più abusata perché ogni qualvolta ne combinava una delle sue - lui era nervoso, carismatico ed affascinante, certo, ma anche stronzo, spaccone e logorroico - tutti quelli che lo conoscevano, i suoi compagni specialmente (erano praticamente uguali a lui in fin dei conti, potevano lasciarsi tranquillamente rappresentare da un tipo simile), lo giustificavano, liquidando ogni faccenda con un Ma lui è Dick! È fatto così. e si facevano qualche risata, o tentavano di farlo fuori, ma sempre come piaceva a loro, in maniera amichevole.
Tra le decine di aggettivi che si potevano usare per descriverlo, poi, figurava anche avventato: faceva tutto senza pensarci troppo su e ciò lo rendeva aperto ma lo costringeva anche a pentirsi di molte cose (d’altronde lui si pentiva sempre di tutto, anche delle buone azioni).
A Dick piaceva far parlare di sé e si ostinava, sempre, a voler per forza piacere a tutti, forse perché non gli andava di essere uno dei tanti volti che si dimenticano facilmente o, forse, era il modo inconscio con cui compensava tutti quegli anni trascorsi nell’ombra di Bruce, mai degno di quel minimo di attenzione da parte sua che, probabilmente, avrebbe fatto la differenza, quella sostanziale, che lo avrebbe reso meno… fatto così.

It's not the time.
It's not the place.
(Non è il momento giusto)
(Non è il luogo giusto)

A Nightwing - che comunque non era affatto come Batman, non considerava se stesso ed il suo eroico alter ego divisi in due - non piacevano neppure le ronde: lui non era un vigilante nel senso più stretto del termine. Raramente gli saltava in testa di perlustrare Bludhaven in cerca di malfattori da far sbattere in prigione o crimini da fermare.
Ciò non significava, comunque, che amasse starsene con le mani in mano, se c’era qualcosa che, nella sua ottica, non andava o che non riusciva a capire, questa riusciva a trascinarlo fuori di casa, fin sui tetti della sua isola satellite, per seguire nell’aria una scia di ghiaccio e sostanze venefiche fino al quartier generale di Freeze, scrutandolo poi attraverso le fronde di un grosso albero secolare totalmente fuori posto in una metropoli come quella.
Non c’era granché da studiare di quell’edificio, specie considerando che le forze del Signore del Ghiaccio erano ridotte all’osso dopo la loro ultima disavventura con Joker, quindi non gli restava altro da fare che beh, scegliersi una finestra ed entrare, per raggiungere il suo obiettivo (uno non troppo definito, decisamente strampalato, probabilmente dannoso, ma obiettivo, ciò non di meno).

**

I'm just another,
pretty face.
(Sono solo un altro)
(bel faccino)

Il maledetto roditore si ostinava a non morire; l’animale infatti continuava a sbattere contro le pareti trasparenti della sua vaschetta ed annusare l’aria ma, oltre quello, nulla di nulla. Secondo i suoi calcoli - lo aveva capito, evidentemente errati - a quel punto il topo avrebbe dovuto starsi strappando le zampe a morsi, perdio, tirare le cuoia!
Ma una delle equazioni chimiche - nonostante non facesse che ricontrollarle, sempre - doveva essere sbagliata, perché il suo gas sembrava aver perso almeno il settanta percento della sua efficacia; Jonathan si sentiva talmente apatico quel giorno che non avrebbe saputo neppure dire esattamente quanto tempo aveva passato a guardare il suo topo da laboratorio, il mento poggiato sulle braccia incrociate, il viso quasi appiccicato alla gabbia, ad osservare i leggeri sobbalzi impauriti della sua piccola cavia.
Crane stranamente non riusciva proprio a sentirsi Dio quel giorno, forse per la presenza del suo ex ai piani inferiori, che lui ancora non aveva avuto il coraggio di visitare; non poteva permettersi di perdere troppo tempo, aveva bisogno di migliorare il suo gas, ed in fretta anche.
Si costrinse a tirarsi in piedi e tornare alla lavagna magnetica, per ricontrollare le sue formule ma, quanto tese la mano per prendere il pennarello, qualcosa andò storto perché non riuscì ad impugnarlo; solo alla fine si accorse di essere stato afferrato e trascinato di peso più indietro.

So don't come any closer.
(Quindi non avvicinarti nemmeno)

Qualche attimo più tardi si ricordò di poter - forse dovere, per il suo bene - gridare, ma si accorse anche della presenza di una mano a coprirgli la bocca, così non ci provò neppure, forse perché stava succedendo tutto così in fretta, forse solo a causa dell’apatia di cui sopra.
La prima spiegazione che gli venne in mente fu che doveva trattarsi di Harvey, solo dopo notò che la persona alle sue spalle indossava i guanti, allora pensò a Joker ma non era plausibile e poi lo sentiva che quella presa, tutto quanto, non apparteneva a loro; alla fine la voce che gli giunse, bassa, all’orecchio, gliene diede la prova.

“Sono io, non ti agitare!”

Crane alzò gli occhi al cielo. Non si stava agitando affatto a dire il vero, ed ora che ci pensava un simile comportamento - entrare spudoratamente nella base di Freeze, assalirlo di sorpresa e pretendere anche che lui non si agitasse - non poteva appartenere che a Nightwing. Solo lui poteva pensare fosse normale un atteggiamento del genere.
Fece per liberarsi dalla sua presa, senza particolare convinzione e si meravigliò quando il ragazzo invece, non lo lasciò andare e anzi, lo strinse ancor più. Tutto ciò lo irritava a non finire.

“Prima, assicurami che non griderai.”

L’ex psichiatra annuì ma la presa ancora non si sciolse, sentì una mano del ragazzo scivolargli fino al petto, e poi scendere, percorrendolo fino alla vita e questo sì, lo lasciò davvero senza parole. Scattò istintivamente nella sua presa, come per sottrarsi, ma fu inutile.

“Questo però, lo prendo io.”

You're not the first - you're not the last!
(Non sei il primo - non sei l'ultimo!)

Lo sentì dire ancora, e finalmente, all’improvviso, si sentì lasciar andare e quando si voltò a guardarlo, lo vide gettare da qualche parte nella stanza, il contenitore di gas terrorizzante che teneva attaccato alla cintura. S’inferocì istantaneamente: non solo quel ragazzino piombava nel suo laboratorio, spaventandolo a morte, ma si permetteva addirittura di sottrargli la sua unica arma, prendendolo in giro con un trucco così vile.
Sentiva di odiare tutto in questo vigilante, quel ghigno spocchioso, il modo casuale con cui invadeva lo spazio personale altrui, tutto. Ma decise, comunque, di non perdere la calma, ne attirare pericolose - per Nightwing sicuramente - attenzioni, almeno per il momento. Era curioso di sapere cosa avesse spinto il vigilante ad arrivare fin lì.

“Ci hai trovati. Come hai fatto?”
“Ho seguito l’odore di acidi. Qui sembra una classe di chimica.”
“Se ti da così fastidio, puoi andartene.” Suggerì Crane con un sorriso, la voce falsamente carezzevole.
“Mai detto che mi da fastidio.”

Restarono per un po' uno di fronte l'altro e, nonostante il suo viso fosse rimasto inespressivo, negli occhi dell'ex psichiatra si poteva leggere chiaramente la furia che provava; intanto, il ragazzo non diceva nulla, voleva qualcosa? Doveva parlare? Cosa si aspettava che dicesse?

“Insomma, che vuoi?!” Scattò alla fine, non reggendo più quella situazione fastidiosa.
“Che dovrei volere?!”

How many more? - Don't even ask!
(Quanti ancora? - Non chiederlo neppure!)

La risposta del ragazzo gli fece, come si dice, cadere le braccia, ed era sempre più difficile non scaldarsi, visto che tentare di ragionare col vigilante - così istintivo, diverso da lui - sarebbe stato inutile e dannoso per la sua logica, ma tentò ugualmente.

“Non puoi aver fatto un’entrata simile senza avere uno scopo! Perché diavolo sei venuto qui?!”
“Ah, beh, è solo che te ne vai piuttosto in fretta, no? Nel senso, di solito si consuma, prima di scappare.”
“Avrei dovuto ucciderti quando potevo.” Disse solo l’ex psichiatra, visibilmente imbarazzato e furibondo.
“Ma non lo hai fatto! - ghignò il vigilante, avvicinandosi di qualche passo con aria baldanzosa - e questo mi fa pensare… checché tu ne dica, abbiamo qualcosa in sospeso, noi due.” Crane non indietreggiò, nonostante l’altro fosse ormai vicinissimo a violare - per l’ennesima volta - il suo spazio personale, e non rispose neppure.
“Dovresti ammetterlo che ti piaccio, non faresti prima?” Domandò ancora Nightwing, e Spaventapasseri iniziò a pensare che, non appena avesse rimesso le mani sul suo gas, il ragazzino in maschera di Carnevale avrebbe incontrato una fine violenta e spaventosa.
Per il momento decise di fare buon viso a cattivo gioco e costrinse la sua espressione a restare neutrale, addirittura mostrando una parvenza di sorriso.

You're one more dead composer.
(Sei un altro compositore morto)

“Non ti piace passare inosservato, eh? Se sei in cerca di complimenti, per me, puoi anche andartene.”

**

Dopo quella frase Dick perse, suo malgrado, parecchia della sua spocchia, lasciando posto alla confusione: a lui l’attenzione piaceva, certo, e tanto, se così non fosse probabilmente non avrebbe combinato la metà dei macelli della sua vita, ma non credeva fosse quello il succo della questione, no? Cosa c’entrava? Crane si era comportato davvero male con lui, insomma, a tutti avrebbe dato fastidio venire usati - ma visto come era andata a finire, non era certo neppure si potesse dire così - e poi scaricati con una spruzzata di gas nocivi.
E poi, andando ad esplorare bene quel suo in cerca di complimenti, scoprì che alle sue orecchie suonava come una grossa, palese bugia: i suoi amici glielo ripetevano spesso, che attirare l’attenzione di chiunque sembrava essere il suo passatempo migliore, Dick trovava di fondamentale importanza che nessuno potesse parlargli senza poi pensare di amarlo o di odiarlo.
Ma no, non era assolutamente in cerca di complimenti.

“Non è vero! - si ribellò, forse con tono un po’ infantile - Dimmelo tu, allora, perché non mi hai ammazzato.”
“Io non devo spiegare nulla a nessuno.”

Do I need you? - Yes and no!
(Ho bisogno di te? - Sì e no)

Ribatté Crane e, forse, Dick si era avvicinato troppo senza accorgersene perché si sentì colpire forte da una sberla e Dio solo sapeva dove se l’era meritata! Non stava facendo proprio nulla di male, lui! Quello schiaffo era totalmente immotivato ed, ecco, a chi piacerebbe oltretutto farsi menare per sport?
Gli passò perfino in testa - solo per un secondo - l’idea di contraccambiare il favore, ma alla fine gli catturò il viso con le mani e premette le labbra contro quelle di Spaventapasseri mentre avanzava, costringendo così l’ex psichiatra ad indietreggiare fino ad appoggiarsi alla scrivania alle sue spalle, per non cadere.
Nightwing gli intrappolò i polsi lì dov’erano, sulla superficie di quel mobile, effettivamente impedendogli di schiaffeggiarlo di nuovo, anche volendo, e si separò dal suo viso fissando per un po’ l’espressione basita di Crane.

Do I want you? - Maybe so!
(Ti voglio? - Forse di sì)

“Te la sei cercata tu.” Disse, come se si trattasse di un dato di fatto, come se fosse ovvio.
“Sei un ragazzino, - iniziò Jonathan, lentamente, fissandolo negli occhi come per valutare la reazione dell’altro ad ogni sua parola - chi ti credi di essere per comportarti così con me?”
“E tu, che mi gasi, mi prendi in giro, mi picchi e mi dai del ragazzino, per giunta? Direi che siamo pari, almeno.”
“Che cosa vuoi?” Domandò per l’ennesima volta, negli occhi un’espressione diversa da tutte quelle che Dick gli aveva mai visto in faccia prima.
“Te, credo. Un incontro normale, una volta tanto. Uno che finisca senza te che cerchi di fregarmi in qualche modo.”
“Cosa ti fa pensare che vorrei perdere tempo con uno che se ne va in giro come un idiota, con una mascherina da scambista in faccia?”
“Eh? - Chiese, stralunato, ed alzò la voce di qualche tono, irritatissimo da quella risposta - Non dirmi che è questo il problema! Ma insomma, tanto se dobbiamo fare sesso me la leverei comunque, no, tu che dici?!” Quasi gli urlò in faccia, meravigliato oltre ogni limite.
“Ma tu sei pazzo!” Esplose Crane, infuriato per qualche motivo che Dick non comprese.
“Perché dici questo! Proprio tu, poi!”
“Proprio io cosa?! Ma ti rendi conto di essere venuto qui dando per scontato che avresti fatto sesso con me?!”
“E cosa c’è di male?!”

You're getting warm! You're getting warm!
(Ti stai scaldando, ti stai scaldando)

Vide Jonathan sospirare ed alzare gli occhi al cielo, esasperato, e sospettava che l’irritazione lo avrebbe presto portato sull’orlo delle lacrime; all’improvviso, però, il viso dell’ex psichiatra si avvicinò al suo, per incontrare le sue labbra in un bacio inaspettato, diverso da tutti gli altri che si erano scambiati in precedenza, privo di quell’urgenza, della fretta, della voglia intrinseca di fargli del male - a Dick.
Allora Nightwing gli lasciò andare i polsi, spostando una mano sulla parte più bassa della schiena di Crane, attirandolo a sé e partecipando al bacio, prendendone il controllo e mettendoci la passione dello stupore, ma quello piacevole, anche se non ci stava davvero capendo più nulla.
Sentì una mano dell’ex psichiatra salire a carezzargli una guancia, proprio quella che gli aveva colpito appena un minuto prima e si staccò da lui.

You're getting warmer- oh!
(Ti stai scaldando sempre più - oh!)

“Continuo a non capirti.” Disse, ma l’altro sorrise in modo quasi furbo.
“E cosa c’è di male?” Rispose, ripetendo le parole dette da lui poco prima; il viso di Dick si aprì in un ghigno, e tornò a baciare quelle labbra, così piene e morbide, sotto le sue.

**

Harley conosceva bene il suo Puddin’. Anche se non era molto tempo che lui l’aveva elevata a nuova vita e scelta come sua compagna, rivelandole la sua vera natura, come se avesse alzato un velo dalla sua vecchia, rigida, costruita personalità; lei poteva dire davvero di conoscerlo come nessun altro.
Quel giorno Mister J era strano, lo vedeva da lontano un miglio: se ne stava seduto al tavolo della cucina di Harvey, perso in chissà quali pensieri e non era da lui o, almeno, così lei pensava; aveva provato a parlargli, per riscuoterlo da quello stato, ma ottenne solo molte occhiatacce e commenti scettici che la ferirono molto - così, alla fine, si decise a lasciarlo solo.
Senza neppure rendersene davvero conto, era andata a cercare rifugio nell’antro di Edward, ovvero quello che una volta era il soggiorno di Duefacce e che, ora, l’autoproclamato Re degli enigmi aveva affollato di potenti macchinari e computer, stabilendo quindi lì la sua postazione.
Gli uomini di Harvey erano evidentemente poco contenti della permanenza dei due supercriminali nella casa del loro boss, visto che l’Enigmista e Joker sapevano farsi obbedire e li sfruttavano come schiavi, facendosi portare le loro cose, o mandandoli a svolgere commissioni - nel caso del clown - a volte molto strane.
Nigma, comunque, pareva visibilmente più calmo e rilassato ora che nuovamente si era circondato dalle sue cose, e con facilità era anche riuscito a penetrare il sistema di telecamere di sicurezza nel quartier generale di Freeze, obiettivo che fino al giorno precedente, quando poteva disporre solo del banalissimo computer di Harvey, lo stava mandando in bestia, facendolo oscillare tra momenti di furore puro, apatia e megalomania galoppante.

Did you plan this all along?
(Avevi questo in mente per tutto il tempo?)

“Si riprenderà presto?” Chiese l’Arlecchina alla schiena di Edward, che però non rispose nulla.
“Sì, insomma, è da ieri che è chiuso in cucina! Non riesco nemmeno a parlargli, ed è strano!”
“Non lo è. - chiarificò, laconico - Sta solo elaborando qualche piano.”
“Per distruggere Freeze?” Chiese, portando i piedi sul divano ed abbracciandosi le ginocchia al petto.

Di nuovo l’Enigmista non disse nulla, lei attese qualche attimo nella speranza che stesse solo pensando a cosa risponderle ma, dopo un po’, fu chiaro che l’uomo non aveva nessuna intenzione di parlare con lei. Non capiva perché.
Aveva forse fatto qualcosa di male senza accorgersene, visto che nessuno dei due compagni sembrava molto propenso a parlare con lei? Non le sembrava; le era anche venuto in mente che, forse, era il loro modo di tagliarla fuori, visto che ora loro si erano riuniti, ma anche questo, a conti fatti e mente lucida, era impossibile: Nigma ed il suo Puddin’ raramente parlavano anche tra loro.
Harley aggrottò le sopracciglia, si sentiva insultata e si stava seriamente arrabbiando. Quando parlò ancora, il suo tono vibrava di una profonda irritazione.

“Insomma! Mi volete spiegare perché vi state comportando così?!” Si alzò dal divano per andare a sistemarsi prepotentemente su una sedia al fianco a quella di Nigma, che alzò gli occhi al cielo sbuffando, prima di guardarla seriamente.

Did you care if this was wrong?
Who's getting warmer now that I'm gone?
(Ti importava se fosse sbagliato?)
(Chi si scalderà, ora che non ci sono più?)

“Nessuno ce l’ha con te! Perché tutto dovrebbe girarti intorno?! Dici di essere intelligente, se ci pensi bene, capirai in che tipo di situazione siamo.”
“Cosa dovrei capire, scusa?! Dovevamo liberare Harvey, giusto?”
“Davvero. La domanda è, tu vuoi liberarlo?”
“Che domande! Certo, no? Per far fuori Freeze!”
“E perché vorresti ammazzare Freeze?” Chiese ancora, esasperato ma calmo.
“Perché… è quello che volevamo dall’inizio, no?”
“Chi lo voleva?”
“Insomma! Vuoi smetterla di parlare per enigmi?!”

Esplose l’Arlecchina, sbattendo la mano aperta sulla scrivania e facendo così tremare lo schermo sottile del computer, che prese ad ondeggiare avanti ed indietro; Nigma allungò un braccio stancamente, fermandolo con una mano, poi tornò a guardarla con aria scettica.
Harley sentiva di essersi persa qualche passaggio, e sentiva anche di odiare quel sacco di boria per come la stava trattando, parlandole come si potrebbe fare con una bambina, che faticava a star dietro ai concetti troppo complicati per lei… restò in silenzio, in attesa, fissando Edward con un’espressione truce, finché non parlò.

Misery loves company, and company loves more,
more loves everybody else.
(Misery ama la compagnia, e la compagnia ama di più)
(Di più ama tutti gli altri)

“Joker non è assolutamente il tipo che si mischierebbe nella battaglia di qualcun altro, se non avesse qualche interesse personale in mezzo. Il suo interesse era vendicarsi di Ivy, cosa che a quel che mi hai raccontato, ha già fatto.”

“Il punto?” chiese ancora la donna, stavolta con aria vagamente sconsolata.
“Potrei essere più diretto. È quello che vuoi?”
“Magari!” Rispose immediatamente con aria sarcastica e vide Nigma sbuffare ancora una volta, portando due dita alla radice del naso, come se avesse un principio di emicrania.

“Perché devi per forza essere così… Joker? - mormorò, facendola sorridere. Non era la prima volta che gli diceva una cosa simile e, per lei, quello era davvero un gran bel complimento anche se, in questa occasione, per Edward non lo era - Far fuori Freeze, ora come ora, sarebbe facile come bere un bicchier d’acqua per noi. Non ha più uomini, mentre noi disponiamo di tutti gli scagnozzi di Duefacce, che non vedono l’ora di riprendersi il loro capo! Potremmo tirarlo giù anche adesso, se lo volessimo. Ma la domanda è… tu lo vuoi?”

But Hell is others.
(Ma gli altri sono l'Inferno)

“Perché non dovrei volerlo?”
“Perché penso che il tuo Puddin’ non lo voglia proprio.”

Era stato chiaro stavolta. Fin troppo. Addirittura, la sua frase non era stata formulata in modo interrogativo e questo le faceva supporre il peggio: perché Mister J si trovava ancora lì, se non aveva nessuna intenzione di liberare Duefacce e, soprattutto, a cosa pensava chiuso in cucina, da ore? L’unica volta che Edward aveva parlato senza peli sulla lingua era stata quella buona per riempirla di interrogativi e dubbi, e un po’ sentiva di detestarlo per questo.

“Ma allora, cosa…?”
“Io credo - la interruppe, bruscamente - che il modo migliore di avere a che fare con Joker senza crisi di coscienza, sempre a patto di possederne una, sia non sapere.”
“Tu lo sai, cosa ha intenzione di fare?”

Domandò, confusa, perché in fondo tutto quel discorso le risultava ancora enigmatico, c’era qualcosa che suo malgrado non riusciva a capire o peggio, qualcosa che non sapeva, ed anche se non sarebbe stata di certo la prima volta che il suo Puddin’ le nascondeva qualcosa, ciò l’avrebbe fatta star male; perché lui doveva saperlo per forza, che poteva dirle tutto, che lei gli sarebbe rimasta vicino sempre e comunque.
O forse non parlava con lei per qualche altro motivo? Non la reputava abbastanza intelligente, o utile, o non la vedeva come una parte integrante della sua vita? O magari Mister J era solo un individualista? Ma lei non voleva fosse così, non poteva sopportare che il suo compagno non sentisse il bisogno di metterla a parte di cose per lui importanti!
Ed intanto, l’Enigmista non aveva risposto alla sua domanda ma quel silenzio, per lei, spiegava più di quanto potessero fare mille parole.

I'm not for you - you're not for me.
(Io non sono fatta per te - tu non sei fatto per me)

“Ma allora è questo che stai facendo! - esclamò, colta da illuminazione - Tu sai tutto e vuoi fermarlo, non è così?!”

“Sta zitta! - esplose l’uomo, all’improvviso, voltandosi verso di lei con un’espressione dura e terrificante nella sua rabbia gelida, e sebbene lo avesse già visto innervosito, quella era una faccia che lei non gli aveva mai visto fare prima d’ora. - Quello che non capisco è perché ti ostini a ficcare il naso, quando evidentemente si tratta di cose che non ti porterebbero che male! Il modo in cui hai scelto di amare Joker è diverso dal mio, forse perché ancora non lo conosci abbastanza, o perché semplicemente sei scema… ma stando in questo modo le cose, non sperare di ricavare niente da me!”

“Cosa dovrei volere da te, sentiamo!” Si scaldò lei, non potendo credere alle sue orecchie.
“Oh, andiamo! È da quando hai iniziato a parlarmi che lo fai solo per colmare le tue lacune su Mistah J, ma davvero non credo che ti farebbe piacere conoscerlo attraverso i miei occhi! Quindi, per favore, smettila di provarci!”
“Perché tu non hai più fiducia in lui, giusto? - domandò Harley a brucia pelo, e lo vide ammutolire - Io non so come eri prima, ma lo vedo bene che, anche se lo ami, lui non ti piace.”

I'll kill you first! - You wait and see.
(Ti ammazzerò per prima! - Aspetta e vedrai)

Per quanto quella frase potesse suonare in qualche modo insensata, Edward sapeva che la donna aveva ragione. Amava ancora Joker, a questo non era ancora capace di ribellarsi, ma in modo certamente differente da prima: lo amava come avrebbe potuto fare con un dolce ricordo sfumato nella speranza che, un giorno, le cose sarebbero potute andate diversamente, magari tornare come erano all’inizio, e lui avrebbe potuto riscoprire quel sentimento che tanto lo aveva riempito di gioia.
Tra lui ed il clown era passata moltissima acqua sotto i ponti, perché Nigma potesse sentirsi sicuro del compagno come una volta - troppo tempo prima - perché potesse affermare con sicurezza che quello era la persona con cui avrebbe voluto condividere il resto della sua vita, e non solo per via di Batman, o di Spaventapasseri, o di Harley - che già sarebbero state questioni sufficienti - ma proprio per il suo modo di essere.
Joker sapeva amare come nessun altro, anche se in quel suo modo marcio e malato, e questa era una di quelle cose che avrebbe voluto essere il solo a conoscere; Batman lo aveva imparato a sue spese, mentre quell’Arlecchina, ovviamente, ancora doveva capirlo e per il momento non ne sapeva la metà per potersi permettere di giudicare lui, Nigma, come aveva sempre fatto, dall’inizio.
Ma Edward sentiva di non volerla deludere, né ferire, e parlarle male del suo uomo non avrebbe arrecato nessun bene a nessuno di loro. Doveva tacere, era l’unica cosa da fare e gli sarebbe piaciuto se anche Harley avesse potuto capirlo… non le mancavano certo le capacità per farlo, e quella era la parte peggiore.

You, devil undercover!
(Tu, diavolo sotto copertura)

“Io spero solo che questa tua passione cieca duri per sempre. Pur di difenderlo passeresti su tutto, anche la logica, che è una cosa ridicola. Sarebbe durissimo cadere dalle nuvole, per te.”

**

A Jonathan Crane non piaceva affatto dire la sua età ad alta voce, si limitava a specificare che non aveva ancora raggiunto i quaranta e che, anzi, se ne sentiva ancora molto lontano, ma - dopo una serata come quella appena trascorsa - un po’ si sentiva vecchio; si era infine lasciato andare, alquanto fisicamente, con Nightwing - certe cose, lui non le aveva mai fatte neppure da ragazzo - abbandonandosi alle voglie ed ai capricci di un ragazzino mascherato che, secondo lui, somigliava più ad un moccioso a Carnevale, che ad un eroe.
Ad un certo punto della nottata, si erano mossi dal laboratorio fino all’adiacente camera da letto di Crane, seminando una scia di vestiti sul pavimento della stanza, disordine di cui Crane si pentì quando, subito dopo l’amplesso, aveva desiderato recuperarli il più velocemente possibile.
Ma la sua volontà non contava poi molto, visto che Richard - ora lo sapeva, come si chiamava - aveva stoicamente resistito ai suoi tentativi di liberarsi, ridendone addirittura e guadagnandosi il posto che ora occupava felicemente, tenendolo immobilizzato sotto di sé mentre continuava a tormentarlo con baci e piccoli morsi ovunque volesse, prendendo obiettivamente possesso di Jonathan Crane, come se si trattasse di un isolotto su cui avesse apposto la sua bandierina.

You're not a price. You're not a friend.
(Non sei un principe. Non sei un amico)

Ma, in fin dei conti, Spaventapasseri non sembrò farci troppo caso - dopo i primi minuti passati a scalciare furiosamente - pensando che, in fondo, il ragazzo si era guadagnato quel posto, perché Richard a letto era come non lo avrebbe mai immaginato: talmente passionale da travolgerlo, eppure allo stesso tempo dolce, ma soprattutto determinato.
Ben presto, infatti, il vigilante si era reso conto di quanto fosse difficile fargli provare piacere, dando però prova, oltre che di possedere una gran quantità di stamina, di quanto ardore sentisse, senza mai perdersi d’animo si era dato da fare, dando fondo ad un’esperienza che Crane, quasi si vergognò di notare, era di gran lunga superiore alla sua.
Con Harvey era diverso, con lui a volte, per frustrazione, decidevano di gettare la spugna mentre Richard no, forse perché l’aveva presa molto come una specie di sfida personale.
Suo malgrado Crane si ritrovava a pensare che gli piaceva trascorrere del tempo col giovane vigilante, per come lo faceva sentire: non si trattava né di amore, come quello di Harvey, né di qualcosa di lascivo e squallido, che avrebbe detestato, no, con lui si sentiva a suo agio e… carino. Una sensazione che non conosceva affatto, prima d‘allora.
Poi però, iniziava a pensare alla sua età, a tutte le prove d’immaturità che aveva dato, al suo carattere avventato e contraddittorio, ed il discorso cambiava, lo rendeva nervoso e gli dava sensazioni strane e non di certo in bene.

You're just a child! And in the end...
(Sei solo un bambino! Ed alla fine)

“Dì un po’, ma non dovresti studiare, tu?”

Chiese, con una specie di rimprovero sospettoso nella voce e sentì il ragazzo immobilizzarsi per un attimo, smettendo di mordicchiargli il collo per sollevare la testa lentamente, fino a guardarlo in faccia con aria truce e scettica.

“Quanti anni pensi che abbia, scusa?”
“Ma non lo voglio sapere!”
“Ma come no!” Scattò l’altro, ora basito.
“Alla tua età, qualunque sia, io stavo già dormendo a quest’ora per alzarmi presto e studiare!”
“Oh. - esclamò, per nulla colpito - Eri un bel secchioncello disadattato, eh?”
“Mi sono laureato in medicina con due anni di anticipo e sono stato il direttore di Arkham più giovane della storia. Tu che puoi dire, di te?”
“Che mi sono fatto il direttore di Arkham più giovane della storia?” Ghignò Dick, stringendogli le mani attorno ai fianchi e trascinandolo più giù lungo il materasso, per guardarlo negli occhi.
“Oh! Meglio che rida adesso, o potresti restarci male.”
“Intanto, sei finito a letto con un ragazzino. Paura?” Lo schernì alla fine, guadagnandosi una mano sulla faccia, che lo allontanò con gesto seccato.
“Posso sapere che ci fai ancora qui?”
“Aspetto.” Annuì il ragazzo, convintissimo solo lui sapeva di cosa.
“Aspetti che?”
“Il secondo round.”

Il ghigno che si aprì poi sul viso del giovane vigilante, quasi fece ridere Spaventapasseri, che però si trattenne e con espressione addolorata, sollevò una mano fino a carezzargli i capelli, ed una guancia in gesto consolatorio.

You're one more selfish lover.
(Sei un altro amante egoista)

“Oh! Ma il secondo round, vedi, è un po’ come la prima camicia che ti regalò tua madre.”
“Me lo scordo?” Azzardò Nightwing, con espressione confusa.
“O se preferisci, come l’uomo nero che avevi sotto il letto. Solo un’invenzione della tua mente.”
“Come la cicogna che ti ha fottuto il cervello, ho capito. No, davvero, da quando ti conosco mi dai del ragazzino, ma ora sono io che temo di averti rubato l’innocenza!”
“Per l’ennesima volta Richard, puoi rigirarla come vuoi, ma non ti dirò quante esperienze ho avuto.”
“Quanto ti odio, quando mi chiami Richard.”
“Quello è il tuo nome, Richard.”

**

Do I need you? - Yes and no!
Do I want you? - Maybe so!
(Ho bisogno di te? - Sì e no)
(Ti voglio? - Forse sì)

Sentirsi chiamare col suo nome intero lo aveva sempre irritato oltremodo, a prescindere da chi lo pronunciasse, perché - semplicemente - lui era Dick, era quello fatto così. E gli piaceva troppo come suonava tutto questo, per potervi rinunciare.
Ma, a parte quello, gli piaceva stare lì, con niente meno che lo Spaventapasseri, e checché ne pensassero gli altri - intesi come chiunque - non lo trovava affatto terrorizzante, ma il bello era proprio quello, che Jonathan sembrava essere un po’ come un cofanetto chiuso: non immagineresti mai nulla di ciò che racchiude al suo interno, finché non riesci ad aprirlo - cosa non da tutti - e lui c’era riuscito! Per il momento almeno, come sorpresa, lo trovava piacevole.
Pensava che Crane fosse dolce a modo suo, con quel pessimo carattere mal sostenuto dalle sue scarse doti fisiche, e lo trovava divertente col suo sarcasmo che, su Dick, andava del tutto sprecato, visto che lui non era uno che si poteva offendere facilmente a parole; il fatto poi, che l’ex psichiatra fosse anche attraente non guastava, ma come detto anche prima, la cosa che davvero gli piaceva, era l’esclusività che poteva dare.
Spaventapasseri non era certo qualcuno che si poteva conquistare facilmente, o con cui di solito, ci si permettava di scherzare come stava facendo lui, e queste cose lo facevano sentire davvero bene.
Non sapeva quanto sarebbe durata, forse solo fino a quando non sarebbe andato via quella notte, oppure di più, ma in quel momento, nessuna delle opzioni gli dispiaceva, era contento di esserci, e basta.

You're getting warm! You're getting warm!
You're getting warmer - oh!
(Ti stai scaldando, ti stai scaldando)
(Stai dicentando più caldo - oh)

“Senti, io non è che ti aspetterò, ma perché non vieni a trovarmi, domani?”
“Ma che razza di invito sarebbe, il tuo?”
“Oh. - Rispose Dick, sinceramente colpito per qualcosa - Pensavo mi avresti risposto che una tua visita è un po’ come le arance in Luglio, per quanto puoi volerne, non ci sono.”

Spaventapasseri non poté farci niente, scoppiò a ridere senza che riuscisse a trattenersi, o tanto meno fermarsi, ed il vigilante lasciò che un nuovo ghigno soddisfatto si aprisse sul suo viso, contento di essere riuscito a distruggere quella maschera di freddezza post orgasmo che Crane aveva messo su senza apparente motivo, almeno ai suoi occhi.
Non se ne accorgevano, ma entrambi, avevano già dato via all’abbozzo di una meccanica di rapporto che non riuscivano a non trovare adorabile.

Did you plan this all along? Did you care if it was wrong?
Who's getting warmer now, that I'm gone?
(Era questo che avevi in mente tutto il tempo? T'importava che fosse sbagliato?)
(Chi si scalderà, ora che non ci sono più?)

“Non verrò mai a casa tua.”
“Possiamo anche solo guardare la tivù.”

Rispose impudentemente, guadagnandosi un pugno, forte, all’altezza della spalla che servì solo a farlo sorridere di nuovo, in un ghigno soddisfatto.

**

Misery loves company, and company loves more,
(Misery ama la compagnia, e la comagnia a ma di più)


Harvey Dent era molto affezionato ai ricordi della sua storia con Crane, ma in quel momento, intrappolato ad una sedia, realizzò non per la prima volta, quanto il loro rapporto fosse sempre stato deviato, specialmente quando le prime rabbie, le gelosie, i litigi ed i silenzi erano cominciati; e c’era stata quella strana prima volta, quando il suo vecchio braccio destro era misteriosamente scomparso dalla circolazione dopo aver osato - evidentemente credendosi discreto - durante una festa cui tutti avevano bevuto un po‘ troppo, invitare Spaventapasseri a seguirlo in una stanza vuota.
Nessuno ne parlava, nessuno aveva mai provato a cercarlo, ma tra lui e Jonathan per qualche tempo, ogni cosa restò in sospeso: i litigi cessarono di botto, il suo compagno sembrava misteriosamente estasiato, il suo sguardo era innamorato come mai lo aveva visto mentre, in mille modi - specialmente a letto - regalava ad Harvey momenti indimenticabili, dimostrandogli quanto fosse felice, ed orgoglioso, di avere a fianco un uomo come lui.

Un uomo che non ci pesava due volte neppure ad uccidere, per lui.
L’ennesimo, personale, malato modo con cui si dicevano ti amo.

More loves everybody else.
(Di più ama tutti gli altri)

Fu quella, la molla che diede il via ad una nuova, perversa meccanica tra loro: quando l’atmosfera si faceva troppo pesante, Duefacce trovava sempre qualcuno - una spia, un traditore, o anche un povero Cristo qualunque - da torturare sotto gli occhi dell’ex psichiatra.
Questo non mancava mai di risvegliare in lui la passione spingendolo, seppure con l’inganno, a passare sopra qualsiasi litigio avessero avuto, ed ovviamente, la consapevolezza che questa cosa fosse marcia come poche, non era abbastanza, paragonata alla felicità che gli dava Jonathan nei giorni immediatamente successivi, ed ovviamente, la sua moneta aveva preso in un modo o nell‘altro, a prendere la decisione giusta, quella che più piaceva ad Harvey Dent.
Ad ogni problema anche minimo, Duefacce non aveva fatto altro che cercare scorciatoie, trucchi, nascondendo sempre tutto sotto il tappeto pur di non rendersi conto che c’erano dei problemi.
Lui quelli, non li voleva vedere: il solo pensiero che qualcosa potesse non funzionare tra lui e Jonathan, che forse, non erano così fatti l’uno per l’altro come pensava, avrebbe significato che prima o poi, sarebbe arrivato il momento in cui non avrebbe più potuto tenerlo con sé.

But Hell is others.
(Ma l'inferno è "gli altri")

Benché avesse superato da tempo la morte di Rachel, il terrore di perdere anche Crane, di vederlo andare via, o che gli venisse strappato come già era successo, lo terrorizzava; non avrebbe mai voluto provare di nuovo una sofferenza simile, quindi rifiutava tutto, diventando geloso, ossessivo e violento.
Ma questo non significava certo che le colpe fossero tutte sue: Jonathan era ingannevole, amava raggirare la gente e dentro di sé, covava più complessi di quanti Harvey avesse mai immaginato di trovare in una sola persona,il che rendeva Crane una persona davvero difficile con cui avere a che fare, nonostante tutto l’amore che si potesse nutrire nei suoi riguardi.
Certo, il colpo di grazia al loro rapporto lo aveva dato lui - come Ivy gli aveva deliziosamente fatto notare - ed era il motivo per cui in quel momento, Duefacce non aveva intenzione di liberarsi: sentiva di meritare di trovarsi alla totale mercè di Crane, legato ed inoffensivo, ed offrirgli l’occasione di pareggiare i conti… sempre se non tirava le cuoia prima, sotto le costanti torture di quella puttana dell’Edera, che oh! Si divertiva così tanto a tormentarlo in ogni modo, da quando era stato fatto prigioniero.
Dopo il loro momento al MYB, in cui si erano guardati negli occhi, come vedendosi per la prima volta, se n’era convinto: c’era ancora qualcosa da recuperare e lui non era di certo il tipo che avrebbe potuto mollare senza combattere.

**

You're so easy to read.
But the book is boring me.
(Sei così facile da leggere)
(Ma il libro mi sta annoiando)

Freeze si sentiva oltremodo annoiato, seduto al tavolo davanti al quale solitamente si riuniva coi suoi due alleati per organizzare piani d’azione; solo che ormai c’era rimasto ben poco da pianificare, tra le poche forze che gli erano rimaste ed i conflitti interni insormontabili: l’Edera stava letteralmente superando sé stessa ammorbandolo ormai da giorni, con le sue chiacchiere accusatorie verso Crane.

“Insomma! Organizziamo una rapina alla gioielleria, che si rivela essere una trappola e lui, guarda caso, se ne rimane ben al sicuro qui alla base! Non ti sembra quanto meno strano?!”

You're so easy to read,
But the book is boring, boring,
Boring boring me.

Strepitava lei, camminando avanti e indietro, occasionalmente muovendo le braccia nell’aria per sottolineare dei concetti importanti (almeno per lei).
L’uomo di ghiaccio non credeva davvero ad un tradimento da parte di Spaventapasseri, nei suoi occhi poteva ancora leggere, oltre all’apatia, quell’adorazione sconfinata nei suoi riguardi, che escludeva a priori una qualsiasi mossa contro di lui, ma il punto non era quello e nessuno lo aveva capito: Freeze se ne fregava letteralmente delle chiacchiere di Ivy, dei problemi di Crane, delle vendette di Joker… la sola cosa che gli premeva, l’unica che gli fosse mai interessata, era sua moglie.
Lui doveva trovare una cura per Nora, riportarla alla vita, anche se ciò avrebbe significato l’eterno odio di lei, una volta messa a parte di tutte le nefandezze di cui suo marito si era macchiato in quegli anni… ed era davvero strano, gli mozzava il fiato capire fino in fondo, quanto lontano dal vecchio dottor Fries, si fosse spinto.
Nora non lo avrebbe più voluto vedere, non avrebbe ascoltato una sola parola, lo avrebbe considerato per sempre il mostro che era diventato, e lui stesso sentiva di non poter ormai più tornare indietro.

“Per non parlare del fatto che Duefacce è chiuso là sotto da giorni, e nonostante tutte le teatrali proclamazioni del suo odio, Crane non è neppure ancora neppure vederlo, per reclamare la sua vendetta!”

Pray for me - if you want to.
(Prega per me - se vuoi farlo)

Ivy doveva essere davvero una cretina, se pensava che a lui importasse un fico secco, di lei, di Crane, di Gotham, di Bludhaven, o del resto del mondo: non era a caccia di fama e potere, e dopo l’attacco al MYB, il Signore del ghiaccio aveva provato la sua pericolosità, preso la sua vendetta, ed ora meditava seriamente di scendere lui stesso da Duefacce, e proporre una riappacificazione.
E se l’altro glielo avesse chiesto, pur di essere lasciato in pace ai suoi studi ed al suo laboratorio, gli avrebbe volentieri consegnato l’Edera e Crane su un vassoio d’argento, tutti belli congelati ed inoffensivi perché potesse farne ciò che volesse. Ma ovviamente, accecata come era dalle promesse di conquista, Poison Ivy non realizzava tutto questo, non riusciva neppure a prevedere un simile piano da parte sua, anche se in realtà era l’unica cosa ovvia da fare.

“Non so se ne sei a conoscenza, Freeze, ma quei due stavano insieme, una volta. Senza parlare poi, dell’amicizia che aveva con Edward Nigma e ! Sono sicura che si è alleato di nascosto con uno di loro, se non sono addirittura tutti d‘accordo!”

Pray for me - if you care.
(Prega per me - se t'importa)

Freeze lo sapeva, di non potersi più ritenere neppure un essere umano, di essere passato sopra a tutto e tutti pur di ottenere ciò che voleva… la sua unica speranza di salvezza, ciò che per il momento ancora lo teneva in contatto con i resti della sua umanità, quelle briciole di sentimento che gli rimanevano, era sua moglie e sperava che, al di là della barriera di gelo che li divideva, lei stesse pregando per lui.
Un perfetto angelo del ghiaccio, muta ed irraggiungibile, bellissima, con un cuore troppo caldo perché possa restargli vicina, senza scioglierlo (ucciderlo) o senza lasciarsi congelare a sua volta. Ma Nora era una donna tutta d’un pezzo e ricca di valori bellissimi ed indistruttibili, che una volta, insieme, condividevano.

Pray for me - if you dare.
(Prega per me - se hai il coraggio)

“Ma insomma mi stai ascoltando?!”
“Lo sto facendo.“


E l’Edera lo guardò, con uno sguardo scettico e sospettoso, gli occhi che sembravano dire non ti credo, e ricominciò ad insistere sulle sue tesi, valide probabilmente solo nella sua testa, e Freeze non faceva neppure lo sforzo di annuire di tanto in tanto, per farla contenta, perché era tutto inutile, non aveva intenzione di dare contentini a nessuno.
E si sentiva così marcio.

Pray for me - you fucker!
If you fucking dare.
(Prega per me, bastardo)
(Se hai il cazzo di coraggio)
  
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