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Autore: cartacciabianca    03/05/2010    2 recensioni
[ SOSPESA ]
In una New York devastata dalla Guerra tra sani e portatori, sono emersi un gruppo di patriottici eroi. Uomini e donne sottoposti a crudeli esperimenti allo scopo di sopprimere definitivamente il Virus e ogni suo esponente. Sono gli Angeli, nati dalle ricerche fatte sul precedente campione Zeus e protettori della specie umana. La battaglia per il dominio sul pianeta volge al termine dopo due anni di scontri sulla frontiera della scienza e della tecnologia meccanica. Due anni di sangue e vittime innocenti capitate nelle mani dei predatori più spietati.
"Mi sentii puntare sulla schiena qualcosa di estremamente freddo, sottile e affilato più di un rasoio.
Ingoiai a fatica, trattenendo il fiato e sollevandomi sulle punte degli stivali. Dalla mia bocca schiusa venne solo un flebile sospiro quando Alex affondò la lama tra le mie scapole traversandomi orizzontalmente da un capo all’altro. Un fiume di sangue mi bagnò la divisa, raccogliendosi poi sul terreno impolverato tra i miei piedi. Quel rosso vivo e accecante mi finì anche negli occhi, mentre il dolore risucchiava nel suo vortice la sensibilità del mio corpo.
Inclinai la testa da un lato scoprendo una parte di collo, sul quale Mercer posò appena le labbra.
-Sai… ora capisco cosa ci trovava quel Turner di tanto interessante in te- mi sussurrò all’orecchio dopo aver risalito il mio profilo di piccoli baci, minuziosi come graffi. –Quando sanguini così sei davvero eccitante- rise."

[Alex Mercer x nuovo personaggio + altri nuovi personaggi]
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 31° - Nel vortice

Ero troppo sconvolta anche solo per fermarmi a riflettere su cosa stessi facendo o cosa avrei fatto. Il piano che non c’è mai stato è definitivamente saltato, pensavo continuando a ripetermi che non c’era più motivo di farsi domande.
Era tempo di agire.
Punto.
In una manciata di secondi traversai mezza base, ripercorrendo i miei e i passi di Alex per arrivare sino all’ultimo piano: mi gettai nella tromba dell’ascensore con le ali strette ai fianchi ad una velocità di caduta che superava i cento, centocinquanta chilometri orari. Le orecchie mi fischiavano, i pugni stretti, la mascella serrata e gli occhi dischiusi a causa della corrente d’aria che mi si schiaffava sulla faccia con tanta violenza. Arrivata all’ascensore bloccato, lo trapassai per lo stesso foro che Alex aveva fatto all’andata e sbattei le ali un paio di volte per darmi maggior spinta. Raggiunto il pian terreno, virai spalancando e in fine ripiegando le ali oltre le mie spalle, mentre le gambe si avviavano da sole in una corsa folle verso l’ingresso della palestra, dalla quale ero certa venissero i rombi di proiettili, le grida, le esplosioni e gli schianti poderosi.
Saggiai il peso delle pistole gemelle estraendole dai foderi, dopodiché non indugiai un istante prima di buttare giù l’ingresso della palestra.
Il primo Angelo che si parò sul mio cammino tentando di fermarmi, finì al suolo con due pallottole nella fronte. Spalancai nuovamente le ali e mi librai in aria per schivare l’affondo di un secondo Angelo che, dopo averlo passato da parte a parte con gli artigli, schiaffai alla parete più vicina in centro schizzi gravitazionali di sangue.
Nella confusione più assoluta e con l’adrenalina a mille, evitai una scarica di una mitraglietta torcendomi sulla spina dorsale. Tornando dritta mi accorsi che nella palestra c’erano anche soldati militari in tenuta nera e grigia, oltre ai normali visitatori della base.
Portando avanti le canne delle pistole, mi bastarono pochi colpi precisissimi per eliminare un’intera fazione di uomini a piedi. Librandomi più in alto, quasi a toccare il soffitto della palestra, vidi Alex Mercer intrappolato in un angolo della sala, intento a fronteggiarsi con una decina di Angeli che gli tenevano testa senza troppa difficoltà, sostenuti dalle armi da fuoco di altri nuclei militari sparsi qua e là.
Zeus schivò un colpo di bazooka che successivamente afferrò con una mano e, ruotando su se stesso come una trottola, scagliò alla fonte. Un gruppo di uomini con fucili di precisione si erano appostati alle finestre della “sala comandi” dove un tempo, durante gli addestramenti, sostavano Martin e i coordinatori dei robot da allenamento. Una dozzina di mirini rossi inseguivano la figura di Mercer in ogni suo più piccolo movimento, ma Alex, rivestito della sua impenetrabile armatura, riusciva lo stesso ad ignorare un’offensiva di così poco conto. Quello che metteva davvero Zeus in difficoltà erano i due Capitani di Squadriglia assieme ai membri mischiati del Clan 130esimo e 180esimo. Riconobbi i colori e i gradi sulle tenute e sui caschi, cominciando a temere il peggio fin da subito.
Dimenticando lo spettacolo di sdoppiamento al quale avevo assistito poco prima, mi scagliai in planata verso il fulcro del combattimento, tra i canti infernali delle armi da fuoco e il suono delle ossa frantumate che Alex strattonava con le proprie mani.
Quando il ragazzo si accorse di come avevo preso parte allo scontro, era già da un po’ che mietevo Angeli. L’una concentrata nella propria battaglia privata, senza mai voltarsi verso quella dell’altro. Così distanti, ma allo stesso tempo così vicini come gli estremi di una lunga catena che sta per congiungersi solo grazie ad un anello mancante.
Ma a noi bastava essere temuti per quel che realmente eravamo sempre stati classificati.
Due perfette macchine da guerra: come il cielo e la terra, l’aria e l’acqua, il fuoco e il vento. Era un vortice di sangue il cui unico scopo era portarci al compimento di un qualcosa più grande di noi: l’odio, il rancore, la vendetta. Questi tre sentimenti ci stavano lentamente consumando, offuscando la vista.
Ma per me, in un certo senso, era diverso.
Combattendo quelli che un tempo erano stati miei amici, alimentandomi del loro sangue, piantando pallottole nei loro corpi, frantumando le loro ossa… mi sentivo un’Emily che non ero mai stata e che forse, prima, non avrei mai voluto essere. Quegli Angeli mi riconoscevano, mi chiamavano per nome, mi imploravano di tornare dalla loro parte. Erano parole vuote, prive di alcun significato che già non conoscessi.
In poche parole, ignorando tutto ciò che mi circondava, mi piaceva pensare che stessi seguendo il mio istinto.
Dopo interminabili minuti di lotta sfrenata, riuscii a stanziare da me i restanti avversari per potermi avvicinare a Zeus che, affondando gli artigli nel terreno, scatenò l’Apocalisse tra un gruppo di militari, che finirono infilzati come spiedini.
-Alla buon ora- ruggì venendomi incontro.
Meglio tardi che mai- ribattei senza indietreggiare.
Alex si scoprì completamente della sua armatura. –Si può sapere dove sei stata?!-.
-Stavo per farti la stessa domanda!-.
-Era una trappola, hanno aspettato che ci dividessimo!- strillò lui, sventando un nuovo attacco da parte di Angelo, nel petto del quale Alex piantò gli artigli di entrambe le mani, per poi dividerlo in due parti uguali.
Cercai di nascondere i brividi quando Zeus si ripulì le dita delle carni di quel poveretto. –Dov’è tuo padre?- domandò Alex, nervoso.
Tremai.
-Abbiamo un problema…- mormorai.
Il ragazzo mi fulminò con un’occhiataccia, spostandosi alle mie spalle prima che la scarica di proiettili potesse colpirmi. Si protesse dai colpi dietro la grossa lama che evocò dal suo braccio destro.
-Che cosa vuol dire “abbiamo un problema”?!- ringhiò a denti stretti.
Piegandomi sulle ginocchia, spiccai un balzo e uscii dalla traiettoria dei proiettili. A mezz’aria spalancai le ali, dalle quali calò una pioggia di cento punte affilate più di rasoi, che infilzarono l’Angelo con la mitragliatrice come una groviera.
Improvvisamente, dal portellone infondo alla palestra provenne un rombo assordante di moori e due carrarmati si materializzarono dal nulla avvolti in una nube di fumogeno. Al loro seguito contai una dozzina di uomini a piedi, tra i quali due militari con bazooka, cinque con mitragliatrici, tre super-soldati e altri cinque Angeli.
-Emily!-.
Quando mi voltai, vidi Alex saltare e percorrere verticalmente un tratto della parete vicina. Appena fu abbastanza in alto, si diede una spinta sulle gambe, raggiungendomi.
Lo afferrai prontamente per le braccia e, sfruttando la forza gravitazionale come artisti circensi professionisti, lo scagliai contro il carro armato più vicino con il triplo della potenza.
A metà traiettoria Alex tramutò entrambe le mani in due grossi macigni. Successivamente calò sul cofano del primo carro con un possente affondo, facendo esplodere quest’ultimo in un gran botto.
Mercer riemerse dal fumogeno con un salto e atterrò al mio fianco, piegando un ginocchio per attutire il colpo.
-Il secondo è tutto tuo- disse senza guardarmi. Dopodiché prese una scattante rincorsa e si gettò di nuovo nella nube di fumo, dalla quale non tardarono a rinvenire gemiti umani e urla strazianti.
Mi voltai giusto in tempo per vedere la canna del secondo carrarmato puntare dritto su di me. Sgranai gli occhi e mi scansai all’istante, mentre il missilotto, fischiando, mi faceva il pelo ad un’ala e andava ad esplodere sul muro alle mie spalle.
-Vuoi giocare duro, eh?- insinuai a denti stretti.
La canna del carrarmato si spostò nella mia direzione.
-Ti accontento subito!-.
Balzai in aria, spalancai le ali e nell’istante in cui il proiettile venne sparato contro di me, le richiusi attorno ad esso. Piroettai come una pattinatrice sul ghiaccio e allo stesso modo di come Alex era in grado di deviare i colpi di bazooka a suo favore, scoprii di esserne altrettanto capace. Senza rallentare la potenza di fuoco del missilotto, lo indirizzai nuovamente verso la sua fonte.
Il tutto terminò in una colossale esplosione di fumo e fiamme.
Gli scontri successivi furono estenuanti e senza tregua alcuna: nonostante i nemici da abbattere fossero di poco conto, in quanto semplici militari forniti di armi da fuoco, mi ritrovai ben presto con qualche graffietto insanabile e il fiato grosso. La furia che concentrai nella battaglia ai super-soldati si condensò assieme a quella impiegata da Mercer col quale, comparso come per magia al mio fianco, sperimentai una serie strabiliante di mosse a catene che videro entrambi impegnati, davvero, come pattinatori sul ghiaccio. Simili acrobazie non sarei mai stata in grado di eseguirle da sola, in quanto il ruolo di Alex fosse fondamentale nel prendermi per i fianchi e scagliarmi addosso alla guardia geneticamente modificata, per quei danni maggiori che potevo infliggere. Poi i ruoli si invertivano, e Mercer si trovava sospeso a mezz’aria grazie alle mie ali, che accompagnavano entrambi ad un’altezza sufficiente per calare in picchiata sul nemico e frantumargli il cranio con un colpo di tacco del ragazzo. Credo proprio che se avessi avuto una telecamera, avrei ripreso il tutto per poi spedirlo ad una compagnia di artisti circensi. Avremmo fatto invidia ai migliori trampolieri russi nel Mondo.
Finimmo di dare spettacolo solo quando una brutale esplosione di fiamme bollenti ci divise, nel preciso istante in cui stavo per torcere il collo dell’ultimo super-soldato rimasto.  
La nube di fuoco e fumo mi scaraventò nella direzione opposta di Alex, che finì spiattellato su uno dei portelloni ancora integri per accesso alla palestra.
Proteggendomi con le ali, mandai in frantumi la parete alle mie spalle che avrebbe dovuto arrestare il mio viaggetto. Avevo traversato in volo più della metà per lungo della palestra, oltre che perso definitivamente di vista Alex Mercer.
L’inconfondibile suono di armi da fuoco che vengono caricate di colpi mi fece scattare in piedi all’istante. Mi riparai dietro le ali e planai lentamente a terra, preparandomi a ricevere la batosta dei tre Angeli che mi volteggiavano attorno.
-Arrenditi, Emily! Basta, è finita!- disse un uomo, la cui voce dentro al casco di protezione mi tornava lontanamente familiare.
Nonostante fosse la prima volta che mi trovavo davanti quelle facce, loro si rivolgevano a me come se mi conoscessero da una vita.
Forse hanno confuso il mio ruolo in questa faccenda… immaginai. Non hanno saputo che sono stata abbastanza riempita di bugie! Ora, cazzo, facciamo come dico io!
Con quelle parole a lampeggiarmi ad intermittenza nel cervello, mi scagliai contro il primo dei tre soldati volanti, accompagnandolo al suolo con un gran tonfo. Il pavimento della palestra si sgretolò sotto la sua schiena che insistevo nel premere violentemente su di esso, fin quando le ali non gli si staccarono dal resto del corpo e potei sollevarlo per la caviglia, scagliandolo successivamente addosso al secondo Angelo che tentò d’intralciarmi. Questi rotolarono in un angolo della palestra come birilli colpiti dalla palla da bowling, lasciandomi sola con la mia ultima avversaria: una ragazza sulla ventina, bionda, come dedussi dalle ciocche ricce che fuoriuscivano dal suo casco, che doveva essersi infilata un po’ di fretta.
Tramutai entrambe le braccia in minacciosi artigli affilati più di rasoi e le andai incontro a braccia aperte e ali spianate sulla schiena.
-Emily, non…- le parole le morirono in gola. Anzi: nello stomaco.
La forza dell’impatto le contuse qualche costola sull’addome e la spinse addosso ad una delle vetrate anti-proiettili che ospitavano la camera di controllo della palestra.
La ragazza scivolò sul vetro per poi spiaccicarsi al suolo venti metri più in basso, proprio come accade nei cartoni animati.
Tornata nuovamente a terra, scrutai il suo corpo mollemente riverso sul pavimento in una posa innaturale. Il vetro del casco si era frantumato in angolo, e proprio attraverso quel foro riconobbi un volto che avevo visto mezza volta in tutta la mia vita.
-M… Margaret?- balbettai.
-Emily, basta, Dio! Fermati!- strillò qualcuno alle mie spalle, piangendo, togliendosi il casco e sbattendolo a terra.
Sgranai gli occhi, voltandomi.
-Lucy…-.
Poco dopo, quelle due figure ammassate in un angolo della palestra, si sollevarono e mi vennero incontro, tornando a circondarmi.
Una di loro si tolse il casco. –Emily…- disse semplicemente sputando a terra del sangue. –Basta, davvero-.
Due lacrime mi graffiarono le guance. –Harry…- tremai, indietreggiando mentre le braccia tornavano normali. –Ragazzi… cosa…?- ero troppo sconvolta anche solo per mettere insieme una frase con un briciolo di senso sintattico.
-Tu dici “cosa” a noi?- eruppe un ragazzo nuovo del quale, nel corso del tempo, avevo anche dimenticato la voce. Il terzo Angelo si scoprì anch’egli il volto, mostrando piccoli occhi nascosti da un cascata di capelli castani, lisci. –Emily, per cortesia, stai anche delirando?-.
Guardai Philip McGuire con un’espressione del tutto contrariata, oltre che incredula, per la sua presenza lì, precisamente al centro del mio campo visivo.
Improvvisamente capii quanto fosse sempre stato alto il mio livello di stupidità. I numeri, i colori delle loro divise… come avevo fatto a non riconoscerli prima di tentare di colpirli?
-Emily, ti prego, devi ascoltarci:- intervenne Lucy. –Tutto questo è opera di Lewis solo per catturare Mercer. Tu non devi combatterci- spiegò con emozione crescente.
Harry tentò di avvicinarsi, porgendomi la mano, ma prima che potesse pronunciare una sola parola, questa gli morì alla base dello stomaco, dal quale vidi emergere ad un tratto l’enorme punta d’argento di una lama nera.
Mercer, emerso dal fumo alle spalle di Harry, sollevò l’angelo fino a non fargli toccare terra con gli stivali ed estrasse con estrema violenza la lama dalla sua carne. Il sangue che ne venne si riversò sul pavimento come un fiume in piena. Poche frazioni di secondi dopo, anche Harry cadde in ginocchio e poi riverso nella propria linfa.
-HARRY!- strillò Lucy in preda alle convulsioni gettandosi accanto a lui.
Phil schivò di un pelo l’affondo di lama che Mercer tentò per colpirlo e i due intrapresero una lotta all’ultima sangue, nel vero senso del termine.
Lucy mi volse un’occhiata impaurita, con la quale sintetizzava una penosa richiesta di resa, poi tornò ad occuparsi di Harry tentando di fermare l’emorragia del ragazzo.
La battaglia ricominciò a tuonare a pochi passi da me, dove Philip, nostro ex capo-squadriglia, e il mio presunto alleato in guerra si fronteggiavano a suon di artigli ed ossa spezzate, colpendosi con la furia doppia di due bestie dopate ai combattimenti illegali tra cani.
Il terzo portellone di accesso alla palestra si aprì lentamente, e da una luce accecante proveniente dall’esterno emersero due figure seguite da un numeroso contingente di Angeli, ma non solo…
Riconobbi mio padre, accanto a Lewis Martin, dietro al quale apparvero chiaramente I suoi fedeli Cacciatori Volanti. Fecero la loro comparsa anche una decina di squadriglie militari, e intanto la battaglia tra Alex Mercer e il mio ex capo-squadriglia Philip McGuire andava avanti…
Trascorsero diversi minuti, durante i quali ebbi la certezza di non riuscirmi a muovere. Qualsiasi gesto dettasse la mia mente, i miei muscoli si ribellavano gridando che la loro guerra si era estinta già attimi prima. Precisamente quando avevo scoperto di essere la nipote dell’uomo più crudele del pianeta, mio nemico ed unico bersaglio.
Stava succedendo tutto troppo velocemente ed io, con le mie ultime azioni, avevo semplicemente contribuito ad aumentare la velocità con la quale tutta la mia vita mi stava passando davanti agli occhi.
I morti erano tornati alla luce: Phil, Margaret… mi chiedevo come fosse mai possibile, o come, più semplicemente, avesse potuto permetterlo? La natura stava sputando in faccia all’uomo le sue creazioni peggiori allo scopo di porre fine ad una battaglia che, in realtà, non era mai cominciata. Avrei semplicemente voluto un qualche aiuto per completare il puzzle della mia tormentosa vicenda. Sapete, un intervento del pubblico, una telefonata a casa… qualsiasi cosa. Ero disperata. Sarei scoppiata a piangere da un momento all’altra. Era questione di minuti e il mondo da me fino ad allora conosciuto sarebbe esploso proprio come erano saltati in aria quegli stessi carrarmati che avevo distrutto con le mie mani.
Già… le mie mani.
Le stesse mani che avevano mietuto compagni e ferito amici. Quelle mani che avevano ucciso nel nome della libertà, della verità, ma guidato un camion carico di bugie, delle quali si alimentavano.
Sono una mercenaria.
Fu la prima cosa sensata che mi balzò alla testa dopo interminabili secondi di immobilità celebrale. La mia mente si sarebbe dovuta riallacciare alla realtà, fin quando non mi fossi sentita del tutto pronta ad imbracciare ancora le armi.
Sfortunatamente per me, e per chiunque mi gravitasse attorno in quel momento, continuai a sentirmi unicamente vittima di me stessa.
Caddi a terra, con le ginocchia intinte nel sangue di Harry che aveva dilagato fin lì. Serrai i pugni, strinsi i denti.
Un silenzio improvviso mi avvolse, mentre con gli occhi scorrevo sbadatamente da una figura all’altra. Prima su Phil, poco distante, che intrappolava Zeus con un ultimo affondo di artigli in una prigione di spuntoni emersi dal terreno. Vedendosi offeso dalle sue stesse armi, Mercer non riuscì a trattenere un grido di collera che mi giunse alle orecchie confuso e ovattato come qualsiasi altro suono attorno a me.
Mi allungai in avanti e posai entrambi i palmi nel sangue di Harry, percependone il calore rinfrescante quando si mescolò al mio.
Cercai invano di racimolare energie anche solo per restare a guardare quel supplizio.
I militari, assieme ad un branco di super-soldati, immobilizzarono definitivamente Alex Mercer aiutandosi con delle armi di ultima generazione che garantivano alte concentrazioni di scariche elettriche, in grado di fossilizzare un dinosauro.
Anche da quella distanza riuscii a scorgere nei dettagli il viso di Alex incrinarsi in una maschera di dolore che non avrei mai immaginato potesse esserglisi dipinta addosso con così poco.
Quando provai ad alzarmi, barcollai, ma mossi ugualmente qualche passo nella sua direzione. Gridai, ma il frastuono delle scariche elettriche copriva ogni sussulto delle mie e delle corde vocali di mio padre che, da lontano, m’incitava a restare distante.
Avanzai ancora, superando i corpi Harry e Lucy distesi a terra e, mentre la ragazza mi fulminava con un’occhiata sconvolta e terrorizzata, cadevo di nuovo in avanti, gridando a squarcia gola il suo nome.
Prima di svenire, Alex riuscì a guardarmi solo per un breve istante, che bastò lo stesso a congelare tutto il resto attorno a noi. I soldati si prepararono a caricarlo su una barella apposita per portarlo via. Era disteso sul pavimento con un braccio ancora per metà tramutato in una lama poderosa.
Il suo assassino e mio ex capitano, Philip McGuire, respirava a fatica poco distante da dove i militari formarono un cerchio attorno alla sua figura.
Sfuggii al suo sguardo pieno di rimproveri, ma quando tornai a guardare Alex, era già troppo tardi.
Zeus aveva chiuso gli occhi, permettendo ai suoi “becchini” di caricarlo sulla barella e avviarsi fuori dalla palestra, per un corridoio fatto sgombrare appositamente.
Fu allora che le gambe cedettero di nuovo, lasciandomi cadere coi pugni stretti contro il pavimento.
Avrei voluto morire.
Tutto ciò per cui avevo lottato mi era stato tolto.
Avrei voluto morire subito, ma dovetti accontentarmi di aver semplicemente perso i sensi per quello comunemente chiamato arresto cardiaco.
Mark s’inginocchiò al mio fianco e mi prese la mano. Mi chiamava per nome, glielo leggevo sulle labbra, perché improvvisamente ero diventata sorda.
Guardai la luce che veniva da quel portellone e vidi un quarto uomo a me fin troppo familiare entrare nella palestra, volando con le sue bellissime ali d’Angelo. Sempre sfocato come un sogno, mentre Mark mi teneva ancora per mano e Lewis se la rideva in un angolo con le braccia conserte, vidi quell’Angelo scambiare due frettolose parole con Philip, che alcuni Alchimisti stavano medicando.
Poi, quando mio padre si dissolse dal mio campo visivo, l’Angelo venne da me e sostituì la propria alla mano del signor Walker.
-Emily- mi chiamò per nome, e la sua voce, per qualche assurdo volere Divino, la sentivo pari all’inconfondibile calore delle sua pelle.
Chiusi gli occhi, con un accenno di sorriso sulle labbra.
-Resta sveglia, Emily!- mi ordinò Cole.











Perdonate il ritardo, ma in questi giorni (mesi, mi sa <.<) ho avuto troppo da fare con altre storie e la scuola, ovviamente.
Ma finalmente eccomi! Sono tornata, con un post scritto tutto in una giornata di oggi, sperando che sia stato di vostro gradimento.
Non posso dilungarmi troppo perché ho delle faccende da finire prima che faccia buio, e ci tenevo troppo ad aggiornare questa storia. ^^
Detto ciò, non mi resta che attendere le vostre recensioni e mettermi all’opera (non troppo presto) sul prossimo capitolo! Volevo inoltre aggiungere che la tecnica di combattimento adottata da Emily ed Alex durante la battaglia, per come me la sono immaginata, ricalca molto lo stile di Elika e il Principe in "Prince of Persia". ^-^
See you soon, friends!
p.s. Ile! °A° Mi manca ancora la tua rece al capitolo 30!!!
   
 
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