“Dovrei
tagliarmi i capelli?”.
Billie
si gira. Guarda Adrienne attraverso lo specchio. No, non dovrebbe.
Sta benissimo anche così. Le fa un sorriso.
“No,
non dov-” si interrompe. Nella stanza accanto qualcosa vibra.
“Il
cellulare” dice Adrienne.
“È
il mio?”
“Credo
di sì. Il mio è sotto”.
Billie
annuisce. Sgambetta velocemente fuori dal bagno e entra in camera.
Sulla scrivania, di fronte al letto sfatto il BlackBerry gira a
intermittenza su se stesso.
Billie
lo afferra. Non guarda chi è. Non vuole perdere tempo,
è
già da un po' che squilla.
“Pronto?”
dice a voce alta, premendo il verde.
Per
un istante c'è silenzio.
“-Billie?”.
Dolcezza,
perchè mi chiami così tardi?
È
un po' difficile parlare proprio adesso.
“Sì?”.
La voce di Billie si raggela. Così come il corpo. Scosta la
sedia da sotto la scrivania e si siede. Poggia i gomiti sopra. Sa chi
è. Lo sa perfettamente. Può sentire il cuore
variare
ritmo cardiaco.
“Billie...
Io... C'è lei?”.
Per
qualche istante lui tace. Si volta indietro.
“No”.
Dall'altra
parte, con sorpresa di Billie, la ragazza scoppia in pianto.
Può
sentire i singhiozzi soffocati e i gemiti che trattiene. Lui non dice
niente. Ascolta. E vorrebbe essere ovunque, tranne che lì.
Dolcezza
perchè stai piangendo? Va tutto bene?
Devo
sussurrare perchè non posso parlare troppo forte.
“Piccola,
che succede?” mormora.
Lei
continua a singhiozzare.
“Billie,
oh Billie... Mi dispiace, io... Io non volevo disturbarti... Ora
giuro che attacco, non avrei dov-”
“Smettila”.
Risponde con dolcezza. Non può farla attaccare.
“Perchè
stai piangendo?”
“Non
lo voglio sapere”.
Billie
tace. Dal bagno sente Adrienne lavarsi i denti. Può udire
l'acqua corrente che sua moglie non si preoccupa di chiudere quando
usa lo spazzolino.
Beh,
la mia ragazza è nella stanza accanto
qualche
volta desidero che lei fosse te
io
non credo che siamo mai cambiati realmente.
“Billie,
dov'è lei?”.
L'uomo
si guarda indietro.
“In
bagno. Non posso parlare più forte, perdonami.
Perchè
mi hai chiamato?”.
Il
pianto sta diminuendo. Abbassa la voce anche lei.
“Non
lo so. Io... Dovevo sentirti Billie. Capiscimi, ti prego”.
Sì,
la capisce. Ci è passato anche lui, un tempo. Sembra che le
cose mai siano cambiate.
È
veramente bello ascoltare la tua voce dire il mio nome
suona
così dolce,
viene
dalle labbra di un angelo
ascoltare
quelle parole mi fa diventare debole.
“Ti
capisco”.
“Billie...
Io non lo so, non chiedermi spiegazioni. So solo che devo sentire la
tua voce. Ti prego non riattaccare. Fallo solo se lei
arriverà.
Mi dispiace, mi dispiace... ma non c'è la faccio, non ci
riesco proprio... Oh Billie...” il pianto ricomincia frenetico.
I
gemiti si susseguono ancora più veloci, e i singhiozzi
sembrano toglierle il fiato.
Dall'altra
parte Billie fissa il quadro davanti a sè. L'ha comprato Adrienne
qualche anno prima.
Sente
gli occhi riempirsi di lacrime. Stringe il pungo che è
appoggiato al tavolo. Non vuole piangere, ma non riesce a sentirla
così. Non può tollerare i suoi singhiozzi.
Può
vedere la sua bocca aperta mentre cerca di trattenera il pianto.
“Smettila”
dice con voce tremante. “Ti supplico, smettila. Smettila di
piangere”.
Billie
volge lo sguardo in alto. Sente delle goccioline salate premergli agli
angoli degli occhi.
E
non vorrei mai dire addio
ma
tu ragazza fai diventare difficile essere fedele
con
le labbra di un angelo.
All'ennesimo
singhiozzo Billie scoppia. Si alza in pieda, rovesciando quasi la
sedia.
“Dove
sei ora? Dove? Ti raggiungo immediatamente”
“No
Billie”. La sua voce ora è incredibilmente ferma.
“Dimmi
dove sei, ti prego... Non me ne voglio andare nemmeno io... Ma...
Capiscimi anche tu”. Billie si gira verso il bagno. Adrienne
è
ancora dentro.
“No.
C'è tua moglie e i ragazzi. Stai a casa”.
È
irremovibile, nonostante singhiozzi ancora.
Billie
si risiede pesantemente sulla sedia. Curva la testa tra le mani
facendo scorrere le dita tra i capelli corvini.
Tira su col naso. Dall'altra parte lei fa lo stesso. Lo vorrebbe
lì.
Quasi quanto lui ha voglia di raggiungerla.
È
divertente che tu mi stia chiamando anche stanotte
e
si anche io ti ho sognata
“Ti
sogno sai? Ogni notte parliamo al telefono”.
Lei
sospira. “Ti sogno anche io. E la mattina mi sveglio credendo
sia
tutto vero”.
“Ti
prego dimmi dove sei. Vengo da te”.
E
se lui sa che stai parlando con me
comincerà
una battaglia
no,
non credo abbia qualche indizio.
“Non
puoi. Lui è di là”.
Billie
stringe il pugno.
"Stai attenta. Se sa che stai parlando con me,
lui...-” non riesce
a terminare la frase. L'orrore dei ricordi lo blocca.
“Lo
so Billie, lo so. Sto attenta. Non sospetta di nulla, lo sai. Non mi
farà
più niente”.
Nella
mente di Billie passando veloci immagini. Un taglio. Un occhio nero.
Sangue lungo il braccio bianco.
“No!”.
Ha parlato troppo forte. Adrienne probabilmente ha sentito.
“Billie?”
“Ti
prego, fammi venire da te. Non mi importa più niente... Per
favore...”
“No.
Io sto bene”.
È
una bugia. Non sta bene. E entrambi lo sanno.
Billie
sente l'interruttore della luce del bagno spegnersi.
“Sta
arrivando Adrienne”. Lo dice tranquillamente.
Un
singhiozzo soffocato arriva dall'altra parte.
“Devi
stare con lei”.
Billie
scuote la testa. Lei quasi intuisce il gesto, precendolo nel parlare.
“Scusa
per stasera. Avevo bisogno di sentirti. Ora và...”.
Billie
trattiene un singhiozzo.
“No,
no ti supplico” parla con voce spezzata.
“Billie,
vai. Ci vediamo stanotte. Sognami e io farò lo
stesso”.
“Non
attaccare”
“Devo.
Ciao Billie... Ricordati sempre... Billie, io... Avevo bisogno di te.
Ho ancora bisogno”.
Lui
tace.
Per
qualche istante c'è silenzio. Billie può sentire
due
lacrime colare lungo le guancie. Non le asciuga. Lei non ha ancora
attaccato. Sente il suo respiro irregolare dall'altra
parte della cornetta. Billie guarda in alto. Vorrebbe davvero fermare le
lacrime ma non ci riesce.
“Dolcezza,
perchè mi chiami così tardi?”, geme con
la voce
impastata dal pianto.
Lei
tace. Non può rispondere.
Sa
perfettamente che è tardi. Avrebbe dovuto farlo prima.
Attacca. Lascia Billie solo, ad ascoltare un insensibile
tu-tu-tu-tu-tu-tu.
Poggia
il telefono sul tavolo. Con la mano si asciuga i lacrimoni. Sposta la
sedia all'indietro e si alza. Immediamente sente la mancanza della
sua voce che sussurra il suo nome.
Pensa
a lei, a quelle labbra che sembrano venute dal cielo.
In
quell'istante Adrienne entra in camera. Ha indossato il pigiama.
“Chi
era?” dice distratta.
“Jason.
È per le prove di domani. Non verrà”
“Ok.
Dicevamo suoi miei capelli?”.
Billie
la guarda. Fissa la sua chioma nera e riccia. Poi pensa a un'altra
chioma. Più chiara e più liscia.
“Tienili
così”. Guardandola bene dovrebbe spuntarli. Ma
improvvisamente non gli importa niente.
“Vado
a dormire, buona notte”.
Lascia
la moglie sola, al centro della stanza e si corica nel letto. Posa la
testa sul cuscino e guarda il cielo stellato. Un'immensità
in
cui pagherebbe per perdersi, ora. Chiude gli occhi.
Honey, why you calling me so late?
Non
chiedetemi cosa significa. Né chi è lei. Non lo
so. So
solo che dovevo scriverla.
La
canzone è Lips of an Angel. Sono dipendente da questa
canzone.
Ascoltatela. http://www.youtube.com/watch?v=RiSfTyrvJlg&feature=fvst
Per
quanto riguarda Forgetting you but not the Time, ho scritto il nuovo
capitolo. Posterò giovedì o venerdì. =)
Alla
prossima people. ;)