Non era mai stato facile essere il miglior cavaliere del mondo -
un fardello, più che una benedizione -
poi aveva incontrato Artù
e la sua Tavola,
così perfettamente rotonda
e si era sentito, come dire, liberato.
Non era mai stato facile essere il miglior cavaliere del mondo -
nemmeno a dividerlo con Tristano, quel peso -
ma era stato bello, questo doveva ammetterlo.
Tutti che ti guardavano sempre
attendendo vittorie
e tu a ubriacartici di quelle vittorie, ad ammirarle
una per una, bicchieri di sidro
o perle infilate in una collana
e i tuoi nemici a tremare come foglie d'autunno
al solo sentir pronunciare il tuo nome.
Ci voleva lei per farti a pezzi,
per toglierti il sonno,
strapparti l'onore
lei per lacerarti lo spirito come un coltello piantato nella carne viva.
Puoi dirlo adesso, Lancillotto,
che lei era l'ultima,
l'ultima prova,
l'ultima sfida.
E se ne andò dal mondo – il secolare -
senza nemmeno la gloria di una battaglia,
sconfitto, lui, il miglior cavaliere del mondo
dalle labbra increspate di una donna
che nemmeno volle baciarlo
quando la raggiunse per l'ultimo saluto.
Poi gli parve d'udire qualcosa,
come una risata ironica soffocata tra i baffi,
ma fu solo il rumore lieve del vento -
probabilmente.