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Autore: Pinca    09/05/2010    3 recensioni
-Sai Ari....- oramai l'attenzione, nonostante il nuovo arrivato, era completamente catalizzata sul rosso che sembrava finalmente tornato serio, ma un sorrisetto lo tradì.
-In vita mia credo di non averti mai voluto così tanto...-
Oramai Boris e Sergey lo fissavano increduli con gli occhi sgranati. Kai si sentì come investito da una doccia fredda.
-...ma così tanto bene come in questo momento.-
La cosa bella era che era stato talmente convincente che Ariel stessa non riuscì a pensare che la stesse prendendo per il culo perché, in effetti, era stato sincero. Per la prima volta da quando Yuri la conosceva, Ariel Mayer aveva fatto, anche se inconsapevolmente, qualcosa per il suo personale piacere: rendere Kai Hiwatari vulnerabile.
Kai si portò una mano alla fronte massaggiandola compulsivamente, gli altri due erano rimasti a bocca aperta, forse troppo sconvolti e preoccupati.
-Si può sapere chi cazzo è che l'ha rotto?- chiese brusca Ari completamente disgustata e seccata dalle buffonate del capitano. Cielo, Yuri era un sentimentalotto, era vero ma non in modo così ripugnante!
-Fino a ieri sera funzionava normalmente!- continuò nervosamente pretendendo una risposta da Sergey e Boris.
-Non ne ho la minima idea!- biascicò Sergey. -Stamattina sembrava normale....-
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Return of revange'
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13 aoi
Salve! Finalmente il pc è tornato dalla mamma, vero amore?  (ma parla col computer? O.o Ndtakao)(e bene? Anche io lo faccio…. Ndkappa)(allora è grave é.è! ndme)
Comunque tornando a noi, sono tornata anche se ci ho messo un po’ per riprendere questo capitolo, avevo un po’ perso il ritmo. Spero solo che non ne sia venuta fuori una schifezza.
L’ultima parte l’ho scritta ieri notte (tanto per cambiare -.-! ndme) e mentre in mente aveva tutt’altra cosa, i personaggi, due certi signorini (boris coff coff yuriy coff coff!), hanno preso possesso della storia e hanno fatto di testa loro (certo, altrimenti tu ci avresti fatto baciare come tuo solito! Ndboris)(ma ti pare possibile? Insomma un po’ di coerenza! Ndyuyu).
Non scherzo ne! Mi sembrava la reazione più naturale, e forse sembrerà un po’ esagerata, ma non dobbiamo dimenticare che non sono poi normalissimi i nostri signorini. In effetti mi è venuto in mente e sarà un particolare molto importante alla fine di questa storia.
Tornando a noi, volevo ringraziarvi tutti! Mi viene quasi da piangere quando leggo i vostri commenti, T.T siete troppo buoni! (anche io lo penso! Ndkai)(sta zitto tu! Ndme isterica)( tzs! Io parlo quanto voglio! Stupida gallina! Ndkai)(bene, ricordati che tu sei chiuso in una camera con ari, e che sono io a comandare! Ndme)(che paura, e che mi può fare quella, picchiarmi?ndkai scettico)(ihih wahahahahah! Vedrai vedrai!ndme in versione delirio pazzoide)(oddio!ndkai piccolo piccolo).
Comunque adesso basta vaneggiare ecco il nuovo capitolo. Non so se ho corretto tutto, ma lo farò (promesse da marinaio -.-! ndyuriy)(tu puoi parlare, a te già l’ho combinata grossa! u.u ndme)(O.o ndyuyu).
Grazie a scrlettheart che non porta sfiga (anche il mio pc fondeva gli alimentatori ^^, ad un certo punto ho pensato di essere io a portare sfiga. Un minuto di silenzio per tutti quegli alimentatori che sono morti nell’intento di servirmi con onore u.u….), grazie a soriiil5__5, a elenasama, a cherry_88, a giulytheprincess (rapporti tra ari e kai sono congelati dalla finale del campionato, ma nel giro di due o tre dovrebbero cambiare radicalmente).
Adesso un bacio a tutte e buona lettura!!!!!!!
   
 
 
 
13. In ritiro
 
Ariel Mayer non se lo sarebbe mai aspettato, era fuori da ogni  sua concezione, ma si dovette ricredere immediatamente. Quella non era un’iniziativa di Hiwatari, ne era certa, alla fine lui era solo un incaricato in quello sporco lavoro da ficcanaso.
Tornò al centro della piccola stanza mantenendo la calma, anche se l’idea di essere intrappolata lì dentro la innervosiva non poco.
Si guardò introno. Qualcosa nell’arredamento le diceva che si trattava di una stanza d’albergo, forse per la disposizione dei mobili, forse per lo stile anonimo, o forse era a causa delle pesanti e orrende tende verdi tirate davanti la finestra.
Si soffermò su Hiwatari. Era seduto pigramente su una poltroncina incolore, la guarda con sufficienza, sguardo che lei ricambio senza troppa difficoltà.
Chiusa a chiave in una stanza d’albergo con Hiwatari… fantastico! Il motivo lo intuiva, e l’unica cosa che in quel momento le importava era di uscire di lì.
-Apri la porta.- disse atona. Né una richiesta né un’imposizione.
Kai alzò un sopracciglio indifferente e si voltò dall’altra parte come se non avesse parlato.
Ari rimase in silenzio a fissarlo, poi si voltò verso la porta, studiando nella sua testa un modo per scardinarla senza dover faticare troppo a pregare quell’idiota. Non aveva voglia di parlare per ottenere quello che voleva, lo voleva e basta, lo pretendeva e non voleva dare conto a nessuno.
-Ti ho detto di aprire la porta.- ripeté pazientemente tornando a rivolgersi a lui. Era stranamente calma, a dispetto del nervosismo che latitava inquieto scalciando nelle sue membra.
-Non posso.- le rispose semplicemente.
Ari rimase in piedi in mezzo alla stanza a pazientare. Avrebbe dovuto pianificare un modo veloce e semplice per convincerlo ad aprire, o comunque un modo per uscire di lì, ma in quel momento la testa non le diceva niente, era completamente vuota.
Kai la guardava ogni tanto di sottecchi, un po’ sorpreso dallo strano comportamento della ragazza che iniziò dopo un po’ a ciondolare per la stanza.
Gli dava le spalle ora, e la sua attenzione sembrava completamente rivolta al comò.
Non si sarebbe mai aspettato che dopo una decina di minuti sarebbe andata in escandescenza senza nessun preavviso, dopo tutto sembrava tranquilla!
-Apri!- gli disse con tono duro che lo mise in allerta. -Apri, fammi uscire immediatamente!-
-Non posso.- ripeté Kai aggrottando la fronte in attesa di una reazione più spropositata che tardava comunque ad arrivare.
Passava le dita lungo lo spigolo del comò, continuando a dargli le spalle.
-Perché?- gli chiese d’un tratto.
-Siamo chiusi dentro dall’esterno. Io non ho le chiavi.- spiegò Kai curioso di vedere come avrebbe preso la notizia.
Ari infatti smise di giocare con le dita sulla superficie liscia del comò. Si voltò lentamente verso di lui guardandolo attentamente, come se stesse soppesando se credergli o meno.
A quanto pareva però doveva aver preso per veritiere le sue parole, perché diede un improvviso pugno sul duro legno del mobile.
-Porca puttana!- esclamò a denti stretti iniziando a muoversi per la stanza come un leone in gabbia. Aveva finalmente capito di non avere scampo, si sentiva in trappola, e questo le provocava un fastidio immenso. Doveva fumare, doveva assolutamente accendersi una sigaretta.
Afferrò la giacca sul letto e iniziò a frugare nelle tasche sempre più irritata e nervosa.
Quello stronzo! Sapeva di chi era la colpa, e gli mandava come sempre quel coglione di Hiwatari a controllarla!
-È stato Ivanov vero!?- iniziò a dire lei infuriata come una belva. -È stato lui a chiudermi qui dentro! Che c’è, gli faceva troppo schifo avere a che fare con una tossica?! Com’è che tutto d’un botto non si fa più i cazzi suoi quello lì?-
Trovò l’accendino ma non le sigarette, tutto sotto lo sguardo sconcertato di Kai, che non si aspettava parole così dure, piene di rancore, buttate lì con tanta semplicità.
Ari scosse la giacca come indemoniata. Quante cazzo di tasche aveva quella cosa?! Se la rigirò nuovamente controllando di nuovo in tutte le tasche. Le sigarette, dove diavolo erano!?
-Non è stato Yuriy….- accennò Kai, ma quelle parole arrivarono come una valanga di neve su di lei, raffreddando la sua frenesia.
Finalmente Ari lo degno di uno sguardo e smise di cercare. Alzò gli occhi su di lui, seduto comodamente con le gambe accavallate e il mento appoggiato sul palmo della mano.
Ari rimase per un attimo pietrificata mentre nella sua mente tutti i tasselli si mettevano al loro posto.
-Quel fottutissimo stronzo!- esclamò incredula e a bocca aperta.
-Si, proprio lui!- confermò Kai annuendo, notando con piacere come lei non si risparmiasse sugli epiteti.
Stringeva ancora tra le dita la giacca nera, e non ci poteva credere.
Quale altro fissato poteva averle fatto sparire le sigarette?
-Mi ha fottuto!- realizzò infine lasciando scivolare la giacca a terra.
-Il termine esatto sarebbe aiutare, ma fa lo stesso….- ironizzò Kai.
Da quel momento Ari cadde in un silenzio penoso.
Si mise seduta in un angolo del letto a fissare la porta con lo sguardo vuoto e sordo.
Si sentiva fregata su tutta la linea, proprio perché era stato Boris, proprio perché non lo aveva mai ritenuto abbastanza sveglio e intraprendente da arrivare a farle una mossa del genere.
Eppure, non poteva essere, doveva esserci una via di uscita. Quel Hiwatari non gliela contava giusta…. Si guardò intorno. Sul comodino c’erano dei preparati di ramen istantaneo. Fuori dalla finestra si vedevano altri palazzi alti, troppo in alto per evadere.
Niente, non c’era via di scampo. La situazione era quella, l’aveva fregata!
 
 
 
 
L’acqua calda della doccia le scivolava sui capelli e sul viso. Chiuse gli occhi massaggiando con delicatezza con shampoo all’albicocca il cuoio capelluto.
In verità avrebbe preferito fare un bel bagno per rilassarsi un po’, ma in quella baita c’erano solo docce.
Dopo la figuraccia del giorno precedente, con suo padre che fermava il pullman in pigiama, le cose erano andate migliorando, decisamente… non che potessero andare peggio, ma… sì, ripensando alla proposta idiota di Takao, sarebbero potute andare peggio.
Non appena erano arrivati Takao si era messo a frignare perché un suo amico non si era presentato, un certo Kai, e sicuramente non avrebbe fatto altro che lamentarsi per la sua assenza anche durante i giorni a seguire.
Comunque non poteva lamentarsi, la compagnia c’era, quindi con un po’ di buona volontà non avrebbe avuto bisogno del continuo supporto di Takao.
I ragazzi non erano socievoli, erano travolgenti! Max in primis, era di certo il più simpatico, incredibilmente solare, poi c’era un piccolo selvaggio dai capelli rossi di nome Daichi sempre appiccicato a Takao, un cinese, Rei, vestito come un cameriere, Ayumi, una ragazza un po’ cicciottella ma carinissima, uno strano tipetto tristo e sconsolato, Yuya, e una ragazza francese con la puzza sotto il naso, che da quando aveva messo piede in casa non aveva fatto altro che ordinare a destra e a manca per far sistemare le valige nella sua stanza, che guarda caso era anche la sua! Si era portata due trolley enormi, e per tutta la sera non aveva fatto altro che chiedersi che cosa ci fosse lì dentro, dopo tutto era solo una settimana!
Poi c’erano i ragazzi russi: li aveva salutati e si era presentata, e loro neanche l’aveva degnata di uno sguardo. C’era rimasta veramente di cacca, ma forse non parlavano la sua lingua. 
Oltretutto erano molto inquietanti quei tre. Difficile dire quale lo fosse di più, forse lo era quello alto (oh cielo, erano tutti e tre immensamente alti! O forse era lei immensamente piccola…), quello con gli occhi verdi e i capelli color topo con un musone infinito, o forse il rosso algido… no, il più inquietante era sicuramente l’armadio biondo. Quello si che faceva paura!
Si sciacquò sotto il getto della doccia e vi rimase per qualche minuto. 
In fondo non stava andando poi tanto male, non era neanche l’unica a non giocare a beyblade, e quello era stato cruccio che l’aveva afflitta per tutto il viaggio fin su quel pizzo di montagna. Non voleva essere l’unica scema in mezzo a tanti blaider per di più tutti campioni di alto livello. Che cosa cavolo c’entrava lei lì in mezzo?
E invece c’erano Hilary e la ragazza francese che sembravano non aver mai preso un bey in mano. Non poteva lamentarsi!
Chiuse l’acqua e uscì dalla cabina coprendosi con un asciugamano. Si asciugò frettolosamente e…. I vestiti! Li aveva lasciati in camera! Ma porcaccia loca, perché era sempre così imbranata! E ora?! Cosa poteva fare? la sua stanza era dall’altra parte del corridoio.... magari se faceva in fretta nessuno l’avrebbe vista. Oltre tutto dovevano essere più o meno tutti a colazione in quel momento.
Ecco come vanno le cose stando continuamente con la testa tra le nuvole! Stupida, stupida Sayu!
Prese il pigiama sotto braccio e si strinse per bene nell’asciugamano.
Aprì uno spiraglio della porta e guardò fuori. Il corridoio sembrava deserto, neanche un’anima. Doveva agire in fretta, altrimenti avrebbe perso questa occasione.
Mise un piede fuori, e guardò a destra e a sinistra richiudendosi silenziosamente la porta del bagno alle spalle.
Ancora nessuno, perfetto.
Spiccò una corsa verso la sua stanza, sempre più vicina, sempre più vicina… Bamh!
Finì col sedere per terra, che le fece anche un male cane, ma quando alzò lo sguardo sulla persona contro la quale era andata a sbattere, non fece più caso al dolore e arretrò spaventata.  
L’armadio biondo la guardava dai suoi due metri di altezza, lassù dalla sua cima dove sicuramente anche il tempo era diverso.
Divenne porpora come il giorno prima, forse ancora di più, visto che aveva solo l’asciugamano addosso. Meno male non si era scoperta cadendo e non le era scivolata di dosso, altrimenti ci sarebbe stato da seppellirsi per la vergogna.
Si mise subito in piedi cercando in tutti i modi di stare attenta a come muoversi.
-Ti sei fatta male?- le chiese, cosa che l’avrebbe sorpresa se non fosse stato per la confusione che le aveva messo l’imbarazzo. Si limitò ad annuire vigorosamente e a fissare il parquet a terra.
-Tesoruccio!- una voce allegra attirò la loro attenzione. 
Era Ayumi, la ragazza cicciottella. Sayu strabuzzò gli occhi: aveva per caso chiamato lei tesoruccio?!
Guardò confusa il biondo accanto a lei. Il suo volto era addolcito alla vista della ragazzina ferma sul pianerottolo in fondo.
-Vieni a tavola, ti ho preparato delle frittelle!- continuò Ayumi sorridendo allegramente. –E Sayu, ti conviene muoverti, Takao sta facendo piazza pulita!-
Sayu annuì e provò a fare qualche passo verso la sua stanza, ma non poteva fare a meno di continuare a fissare quei due allibita. Il russo aveva raggiunto Ayumi, e lei si era attaccata al suo braccio… quelli erano una coppia?!
La sorpresa fu grande quanto la botta che prese andando a sbattere contro la porta della sua stanza: inimmaginabile!
Quando scese al piano di sotto le girava ancora la testa e il sedere le faceva male, e le cose non migliorarono trovandosi davanti una tavola in festa. Bicchieri che brindavano, risa, chiacchiere e piatti che volavano da una parte all’altra della cucina. Eppure era solo una semplice colazione!
Non fu molto difficile individuare la causa di tutto quel baccano. Takao e Daichi stavano litigando per una fetta di dolce, mentre Max e Rei stavano discutendo sul significato che poteva avere la maionese servita insieme a uova e pancetta di prima mattina.
Provò a sedersi, ma l’unico posto decente, cioè non sporco di marmellata, cioccolato o caffè, era quello vicino a Claire, la sua compagna di stanza. Era incredibile come riuscisse ad essere elegante lì in mezzo mentre spalmava della marmellata di fragole su una fetta biscottata. 
Lei non aveva avuto mai occasione di conoscere degli occidentali fino ad allora, ma quella Claire era il distillato di tutto ciò che si poteva ritenere francese: era bellissima, bionda, indossava vestiti bellissimi ed era assolutamente chic!
Dopo qualche attimo si accorse si fissarla, e si voltò a guardare il resto dei ragazzi seduti a tavola. Il ragazzo russo dai capelli rossi, Yuriy, sedeva rigido sulla sua sedia sorseggiando una tazza di caffè con l’aria di uno che voleva dare a vedere di non avere niente a che fare con la marmaglia seduta al suo stesso tavolo. Si rese conto però, ad un certo punto, che c’era qualcosa in particolare che il rosso stava guardando, in continuazione, di sottecchi l’altra parte della stanza, e pure lei guardò, incuriosita da tanta insistenza.
Era l’amico che stava fissando? In effetti c’era solo Boris seduto sul divano intento a fissare il vuoto senza espressione. Mamma mia, quello doveva essere il depresso del gruppo! Come cavolo era finito uno come lui in mezzo a quel guazzabuglio che erano Takao, Max e Daichi?
Insomma, il rosso si capiva lontano un miglio che faceva il serioso ma che in fondo gli faceva un gran piacere trovarsi lì, e il biondo alto due metri… beh, a quanto pareva lui stava meglio di tutti visto che Ayumi lo imboccava con dolcezza come si fa con un pascià. Ma Boris…
Tornò a guardare la tavola imbandita, o forse era meglio definirla campo di battaglia? Comunque tornò a guardare il campo di battaglia, prima che il russo gli trasmettesse la depressione, e allungò una mano verso una merendina.
Chissà come sarebbe stato il pranzo? Già si stava figurando Takao e Daichi fare una gara a chi mangia di più, quando Max e Rei la chiamarono in causa senza troppi complimenti.
-Maionese, uova e pancetta!- le disse a bruciapelo il biondo.
-No, pancetta, uova e pane!- ribatté Rei.
Sayu si ritrasse atterrita. E mo’ quei due cosa volevano da lei!? Ecco in questo senso intendeva travolgenti, tanto da lasciare interdetto chiunque.
Continuarono a fissarla in attesa di una risposta. Doveva avere la faccia sconvolta, sicuramente, perché intervenne Claire, inebriandoli col suo fantastico e affascinante accento francese che a lei piacque oltre ogni immaginazione.
-Assolutamente niente maionese, quella roba è grassa!- sentenziò.
Ecco che tutto il suo mondo crollava come un castello di carte. Aveva denigrato la sua adorata maionese! Che disdetta!
-Sì.- continuò Rei infervorato trovando qualcuno che sembrava pensarla come lui. –Ma non trovi che la sua temperatura possa togliere molto a contrasto con la pancetta?!- 
Claire aggrottò le sopracciglia quasi scandalizzata. 
-Ti pare che io mangi cose come pancetta, per di più di prima mattina?!- chiese altezzosa.
-Perché, che c’è di male?- chiese sorpreso Max.
-Beh, io nemmeno mangio pancetta a colazione- intervenne timidamente Sayu. –ma credo che la maionese ci voglia ehm… come dire, sempre!-
Max di alzò di scatto e le afferrò le mani stringendole nelle sue facendola affondare ancora di più nella sedia per l’improvvisa reazione. Gli occhi azzurri gli brillavano per la felicità.
Ma che cavolo gli era preso a Max?! Che aveva detto di strano!?
-Finalmente qualcuno che mi capisce!- strepitò lui, e con un ulteriore slancio l’abbracciò, come se il tavolo tra di loro non esistesse per lui.
 
 
 
 
Doveva stare sveglia, doveva resistere, doveva restare lì seduta e non perdere la pazienza.
Si sistemò meglio le pieghe della gonna e tornò a guardare il campo di beyblade.
Forza Claire, mostra almeno un po’ di interesse, cavolo è finalmente il turno di Yuriy, si disse forzandosi di tenere gli occhi ben sbarrati e attenti.
Ma dopo tutto erano più di quattro ore che non facevano altro che giocare con quelle stupide trottole ininterrottamente. Ma non si annoiavano mai?!
Sospirò cercando di farsi forza. Hilary seguiva non entusiasmo tutte le sfide, era l’unica che non giocava a beyblade. Addirittura Ryoko e Sayu, la pseudo fidanzatina del capo sfigaton, nonché sua compagna di stanza, giocavano a beyblade!
Appoggiò il mento sul palmo della mano e fissò la ragazza seduta accanto a lei sul legno delle scale della porta sul retro, studiandola con attenzione.
Leggeva vero e proprio entusiasmo nei suoi occhi, la sua postura era tesa e trepidante mentre seguiva l’incontro tra Yuriy e Takao, come se da un momento all’altro si volesse alzare e intervenire di persona.
Si chiese come mai non giocasse lei stessa se le piaceva così tanto.
Tornò a guardare con disinteresse il campo, e poi si accorse che c’era qualcosa di molto più interessante. Cosa? Yuriy, ovvio!
Mentre il suo avversario si dimenava come un polipo, Yuriy non si scomponeva mentre giocava, anzi, sembrava ancora più algido e elegante.
Claire inclinò leggermente il capo continuando a fissarlo, come catturata. Era bello, anzi di più. Come aveva fatto a non notare che i suoi occhi si ravvivavano quando giocava? Sembrava trasformarsi in qualcosa di molto più spettacolare. Era impetuoso, emanava grinta.
Iniziava ad amare seriamente il beyblade, e non stava scherzando. Se questo bastava ad accendere così quello stupendo ragazzo, allora per lei poteva essere definito sport degli sport. 
Forse stava sbavando, forse qualcuno si era pure accorto che lo stava fissando, forse lui stesso se ne era reso conto, ma chi le poteva dare torto? Chi non sarebbe rimasto ammaliato?
Un attimo, un piccolo ghigno, e le labbra sottili si arricciarono soddisfatte. Alcuni ciuffi rossi ricaddero sul viso dalla pelle diafana, mentre piegava il capo in avanti e un’ombra minacciosa si rifletteva nei suoi occhi fissando vorace il suo avversario. Erano così lievi quei cambiamenti, particolari che, se non notati, riuscivano comunque a incutere una tremenda paura.
Si morse il labbro impressionata. Inaspettatamente il cambiamento fu così radicale in lui che non riuscì a percepirlo, e sussultò sbigottita.
Un fiotto d’aria gelido le fischiò nell’orecchio sinistro e un rumore alle sue spalle fece girare Hilary, scattata di lato come per evitare qualcosa. Che cosa era successo? Non riusciva a capirlo.
-Cavolo Yuriy, vacci piano, era solo un’amichevole!- gli fece notare Takao mettendo il muso e guardando storto il rosso.  
-Complimenti amico!- la voce di Boris attirò l’attenzione di Claire, che ancora confusa si voltò accorgendosi con sorpresa sono in quel momento della sua presenza alle sue spalle.
-In gran forma come al solito!- continuò alzando a mo’ di brindisi una bottiglietta d’aranciata verso l’amico e poi bevendo una generosa sorsata.
-Ma potreste fare almeno un po’ più di attenzione!- disse Hilary con voce stranamente acuta. Sembrava molto agitata, e Claire continuava a non capire perché fosse tutto finito.
Tornò a guardare Yuriy. Teneva il lanciatore basso lungo il fianco e fissava Boris con un misto di soddisfazione e malcelata modestia. Fece dei passi verso di loro allontanandosi dal campo dove stava giocando. Poi abbasso lo sguardo su di lei. Claire distolse gli occhi come scottata da quelli turchesi del ragazzo. Non si aspettava che la guardasse, l’aveva presa alla sprovvista, d’altronde non l’aveva mai guardata negli occhi, non così almeno, non con tale attenzione.
Delle dita le presero il mento. Trattenne il respiro.
Erano le sue quelle lunghe e sottili dita che si azzardò a guardare, la sua mano dalle nocche così bianche.
Le inclinò il viso di lato. Rimase immobile, pietrificata da quel contatto da non riuscire nemmeno a deglutire. Sentiva i suoi occhi che dall’alto puntavano dritti su di lei. Ok, stava impazzendo. I pensieri vorticavano ereticamente come farfalle nella sua testa e un nodo alla bocca dello stomaco le tolse il respiro.
Yuriy continuò a fissare il taglio sulla guancia sinistra della ragazza, ignorando i rimproveri petulanti di Hilary.
Era una leggera linea rossa, sottile come un filo di seta su quella pelle rosata e liscia.
Non poté fare a meno di notare il profilo familiare dello zigomo e del naso, lo stesso arco perfetto delle sopracciglia sollevato per la sorpresa su quegli occhi dalla stessa forma e colore eppure così diversi, così vividi.
Un pugno allo stomaco gli arrivò quando si accorse che una goccia vermiglia stava scendendo dal taglio, lungo la guancia che non aveva mai conosciuto sfregio. Aveva commesso un peccato intaccando qualcosa di così puro.
Raccolse quella goccia col dorso delle dita, lentamente. Era così concentrato su quella delicata guancia che riusciva a sentirne la morbidezza, il calore e a vederne il nitido candore.
-Scusa….- Yuriy sussurrò appena, ma l’improvviso tono alto e aggressivo di Takao lo fece trasalire.
-Adesso mi devi la rivincita!- gli disse con presunzione per poi rivolgersi a Hilary. –E tu passami Dragoon!-
Hilary si irrigidì infastidita dal suo tono presuntuoso, e non poté trattenersi dal rispondere. Scattò in piedi come una furia, fronteggiando Takao, riuscendo a raggiungere la sua altezza solo perché stava sul gradino.
-Io ho un nome, non mi chiamo tu! E poi si dice per favore!- sottolineò stringendo i pugni.
-Ancora con questa storia?- fece Takao per niente impressionato portandosi le braccia dietro la testa con disinvoltura. –Ma non ti arrendi mai?! Passami dragoon e non rompere….-
-Prenditelo da solo il tuo stupido beyblade!- rispose ancora più inviperita Hilary.
-Beh, allora levati dai piedi, che col tuo grosso sederone non riesco a….-
-TAKAO!-
Sayu spuntò tra i due, come uno di quei pagliacci a molla sorridenti e gongolanti che saltano fuori dalle scatole colorate.
Il ragazzo si ritrasse per la sorpresa di trovarsi la piccola amica dai capelli neri a meno di due centimetri dal suo naso che lo guardava furente.
-Che diamine urli anche tu, mi hai fatto prendere un colpo!- soffiò debolmente Takao.
Sayu storse il broncio irritato e lo guardò infuriata e severa. Come riusciva ad essere così scortese quel ragazzo? Ci si metteva proprio d’impegno! Come pretendeva il suo aiuto se poi lui per primo non ci metteva un minimo di volontà nel comportarsi meglio?
-Si può sapere che cosa stai combinando?!- gli chiese lei assottigliando gli occhi indispettita.
-Tentavo di riprendermi il mio dragoon!- rispose Takao alzando la voce e lanciando un’occhiataccia a Hilary, che fu sul punto di raccogliere la provocazione e rispondere, però Sayu intervenne prontamente.
-Te la prendo io la tua stupida trottola! Stai zitto ora, poi ne riparliamo meglio io e te da soli!-
Le sopracciglia di Takao si inarcarono per la sorpresa. Cosa voleva dirgli Sayu in privato? E poi che cosa era quel tono minaccioso e autoritario?
Intanto la ragazzina si era girata verso Hilary, e con toni gentili le chiese il beyblade, che ricevette con altrettanta gentilezza.
-Visto come si fa!?- disse Hilary con voce acuta rivolgendosi a Takao e lasciando di stucco Sayu. Non si aspettava certo che anche lei si mettesse a provocare.
-Spero che almeno Sayu riesca ad insegnarti un po’ di buone maniere, anche se è un’impresa decisamente impossibile!- continuò con fare ancora più sostenuto Hilary. –Da un cafone come te non mi aspetto più niente, non so neanche perché me la prendo tanto ogni volta….-
Takao fremette di rabbia a quelle parole. Distolse lo sguardo fissandolo a terra e strappò dalle mani di Sayu Dragoon con una reazione decisamente spropositata, anche a giudizio di Yuriy e Boris, che rimasero a guardarlo perplessi, mentre riagganciava il suo bey e si posizionava davanti al campo di gioco dando loro le spalle.
-Voglio la rivincita Yuriy!- tornò a ripetere Takao lanciandogli un’occhiata seccata.
Yuriy si mise le mani in tasca per niente intenzionato ad assecondare la richiesta del ragazzo.
-Scordatelo! Non gioco più di due volte di fila con la stessa persona….- gli rispose con aria sostenuta.
-Beh, allora vieni a giocare tu Boris!- inistette Takao senza arrendersi. Dopo tutto erano già tutti impegnati in altre partite, gli unici due che non stavano facendo niente erano proprio Boris e Yuriy. E per di più Boris non aveva ancora fatto nemmeno un lancio.
Ma la sua risposta fu secca e svogliata mentre si appoggiava al muro con sguardo perso, ondeggiando la bottiglietta che aveva in mano: -Mi secco, chiedi a qualcun altro….-
Molte teste si voltarono per l’incredulità, e per un attimo quasi tutti smisero di giocare.
-Che c’è, non si può giocare sempre a sto cazzo di beyblade!- rispose infine Boris trovando la loro meraviglia molto irritante. Era innervosito, si vedeva lontano un miglio che non aveva alcuna voglia di scherzare e ridere, tanto meno di stare in mezzo a tanta gente e giocare addirittura a beyblade. Che cosa c’era di strano in tutto questo!?
-Ti senti bene amico!?- gli chiese Takao come se parlasse a nome di tutti.
Boris gli lanciò un’occhiataccia e tornò a giocare con la bottiglia.
-Anche se fosse non sarebbero cazzi tuoi… idiota!-
Takao strinse nel pugno il lanciatore del bey sempre più risentito a quel rifiuto, e fu quasi sul punto di urlare.
-Ma se tu non vuoi giocare, e Yuriy non mi vuole dare la rivincita, allora qualcuno mi spiega con chi gioco io!?-
E i ragazzi tutti intorno che per un momento avevano pensato che se la fosse presa per l’idiota, e invece era solo questo il suo problema!
-Ah, sei sempre il solito Takao!- disse Rei sghignazzando. –Se aspetti qualche minuto, il tempo di battere Daichi e ti accontento….-
-Ehi, cosa ti fa credere che mi batterai?- replicò Daichi a quell’affermazione brandendo il suo lanciatore.
-Non te la devi prendere!- gli rispose Rei sorridendogli sicuro di se.
-Sei uno sbruffone!- gli disse Daichi.
-Ah basta!- li interruppe Takao irritato da quella situazione. –Piuttosto vorrei sapere perché cavolo Kai non è venuto!-
-Di nuovo con questa storia!- sbuffò Hilary roteando gli occhi al cielo.
-Takao, lo sai come è fatto, devi metterti l’anima in pace…- gli disse il professore.
-Ma mi aveva promesso che sarebbe venuto!- tornò a ripetere per l’ennesima volta Takao buttando fumo dal naso.
Yuriy si voltò incredulo mentre il campione del mondo continuava con i suoi deliri.
Boris non aveva fiatato. A quell’affermazione era rimasto zitto e in silenzio, anzi, sembrava ancora più distaccato di prima, come se la faccenda non lo riguardasse. Come era possibile che non avesse fatto nemmeno una battuta, o che non avesse neanche sghignazzato? Perfino a lui era venuta in mente qualche stupida battuta, di quelle che faceva sempre lui. Se ne potevano fare così tante su Kai e Takao, e magari un genio come lui sarebbe riuscito a tirare in mezzo pure Yuya.
Ma niente, la voce alta e trepidante di Takao tornò ad insinuarsi nelle sue orecchie mentre continuava a fissare l’amico rigido e serio sotto la veranda.
Quella sfumatura amara nei suoi occhi non lo faceva stare tranquillo già da diversi giorni. 
-E poi vorrei tanto sapere anche Ari che fine ha fatto!- continuò a strepitare Takao alle sue spalle. –Com’è che voi non sapete mai niente?-
Takao mise le mani sui fianchi e si rivolse a Claire che aggrottò la fronte sorpresa.
-Tu sei sua cugina, dovresti sapere perché non è qui! Ti avrà pur detto qualcosa!- le disse pretendendo una risposta dalla biondina che sospirò rassegnata.
-Che ti posso dire Takao, anche io credevo che venisse. Le avevo portato pure il regalo….-
-Il regalo per cosa?- chiese Hilary.
-Come per cosa?- disse Claire sorpresa. –Tra tre giorni è il compleanno di Ariel, non lo sapevate?-
Ma a quanto pareva nessuno sapeva niente visto che c’erano rimasti tutti di stucco.
-È ovvio che nessuno lo sappia. Scommetto che neanche lei lo sa.- spiegò Yuriy –Molto spesso i trovatelli presi dalla borg non conoscevano certe informazioni, quindi venivano registrati tutti sotto un’unica data di nascita. A volte anche il nome e il luogo di nascita venivano creati dalla borg. Tutti con lo stesso cognome e la stessa città di provenienza.-   
-Mi dispiace!- disse Hilary.
-Come se a tipi come mia cugina importasse qualcosa del giorno del compleanno!- la freddo con un certo cinismo Claire, ma a un occhiata quasi di disapprovazione da parte di Hilary si rese conto di aver detto qualcosa di poco carino nei confronti dei ragazzi russi. Alzò intimorita lo sguardo su Yuriy, ma lui non sembrava offeso.
-Esattamente!- convenne il rosso con sollievo della bionda.
-Si si, il tutto risulta molto interessante.- proruppe Takao spazientito. Il suo problema non era stato ancora risolto. –Ma ancora non sappiamo perché Ari non è venuta. Quando la vedo mi sente! Allora cuginetta, mi vuoi dire che cosa aveva di tanto importante da fare Ari?-
-Ma credi veramente che mi riservi le esclusive su quello che va combinando solo perché sono sua cugina?- esclamò Claire irritata dalla presunzione del ragazzo. –Prova a chiederlo chiedilo a Boris, è lui il suo ragazzo, l’ultima volta che l’ho vista stava con lui….- disse infine nella speranza di levarselo dai piedi.
Ma l’espressione sbigottita che comparve sul volto di Takao, e su quelli degli altri ragazzi le fecero intuire per qualche strano caso che nessuno sapeva di Boris e Ari.
-Boris è il ragazzo di Ari?- chiese sconcertato Takao.
-Cavolo che coraggio!- esclamò a gran voce Daichi sghignazzando.
-Ehm…. Non lo sapevate?- oddio che imbarazzo, pensò Claire.
Lanciò uno sguardo fugace a Boris, che non sembrava per niente entusiasta di quella situazione, e desiderò ardentemente di non aver detto niente. Era mortificata come poche volte in vita sua. Perché cavolo doveva dare sempre aria a quella sua stupida boccaccia?!
-No, ma ci fa piacere!- rispose Rei.
-Ma veramente?- chiese ancora incredulo Takao, come se fosse una cosa fuori dal mondo.
-Perché, che c’è di strano?- chiese Hilary.
-Ero convinto che a Ari piacesse Kai! Almeno l’anno scorso, non faceva altro che fissarlo….-
-Ma ti sei rimbecillito!?- gli urlò Hilary fuori di se scattando in piedi. –Ti sei forse dimenticato che cosa è successo alla fine?! Come fanno a venirti certe idee?-
E in effetti le considerazioni di Takao avevano lasciato di stucco tutti, compreso Yuriy che lo guardò con tanto d’occhi. Ma Boris non si scompose, anzi quell’affermazione fu un ulteriore pugno al cuore, che per fortuna arrivò passando inosservato. Yuriy era da un pezzo che lo stava studiando senza tregua, ma in quel momento era troppo distratto dalle considerazioni decerebrate di Takao.
-Ma perché, che è successo?- chiese Claire venendo totalmente ignorata.
-Ah già, è vero!- esclamò Takao ripensando che in effetti quello che aveva detto era più che stupido. –Mi era passato di mente questo particolare! Scusate, può capitare…. Beh, però adesso Boris sarà contento, vero amico?-
Ma Takao si zittì quando posò lo sguardo su Boris. Solo allora si accorse dell’ombra scura che nascondeva i suoi occhi e dello strano peso che sembrava gravargli sulle palle.
-Ho detto qualcosa che non va?- chiese timidamente.   
-Vi sbagliate.- disse con tono duro scostandosi dalla parete alla quale era appoggiato e aprendo la porta che portava alla cucina. -Non sono mai stato il suo ragazzo!-
Quando la si richiuse alle sue spalle, sparendo dentro la casa, nessuno osò dire niente ma aleggiava tra loro un’aria di preoccupazione.
Ma chi era veramente sconcertato da tutta quella faccenda era Yuriy. Era successo qualcosa, e lui non ne sapeva niente, ora ne aveva la certezza.
Cosa aveva fatto questa volta quella bastarda da riuscire a ferirlo come non era riuscito a farlo quella notte che aveva passato con lui? Cosa da riuscire a disilluderlo a tal punto?
Perché Boris non gli aveva detto niente?!
Cercò istintivamente lo sguardo di Sergey. Lo evitò. Il suo compagno di squadra evitava il suo sguardo!
Insubordinazione! Nella sua mente questa parola lampeggiava a caratteri rossi, pulsava nel suo petto come un’offesa.
L’avevano tagliato fuori di proposito. Era inorridito. Lui… lui aveva dei doveri, delle responsabilità nei confronti dei suoi compagni, era il capitano, e loro gli dovevano onestà e lealtà!
E invece…. E invece l’avevano lasciato all’oscuro, era successo qualcosa, qualcosa di veramente grave se c’era di mezzo anche Sergey.
Strinse i pugni lungo i fianchi cercando di trattenere lo sdegno. Mai era successa una cosa simile! Mai si erano permessi!
Boris, suo fratello, l’aveva deliberatamente tenuto fuori!
Entrò in casa.
Sentiva venire meno il terreno da sotto i piedi. Era disarmante scoprire dopo tanti anni una simile debolezza nella loro squadra, e ancora più disarmante era vedere la sua autorità calpestata.
Quando entrò nella sua stanza trovò Boris seduto sul bordo del letto ad aspettarlo.
Si richiuse la porta alle spalle.
L’espressione sul suo volto era intransigente, come quella di un giudice spietato che non contempla la grazia.
Lo guardava dall’alto. Aveva sfidato la sua autorità, e Boris lo sapeva, sapeva bene a che cosa andava incontro, ed era pronto a prendersi tutte le colpe e tutte le pene. Lo avrebbe cacciato, si era giocato tutto.
Restò in silenzio, a testa alta, pronto a non piegarsi di fronte a niente e tenere duro.
Yuriy era ammutolito, indignato. Che tradimento, e proprio da Boris!
Che dolore che gli procurava quel suo sguardo determinato e fiero che non lasciava spazio a dubbi. Era come se gli avesse strappato via un pezzo di cuore.
Le sue labbra sottili si incresparono per l’amarezza.
Niente, nessun pentimento riusciva a scorgere nel ragazzo seduto su quel letto. Meglio così, voleva dire che non aveva ripensamenti ne rimpianti.
-Hai perso la mia fiducia, sappilo Boris, sei fuori.- la sua voce gli sembrò quasi innaturale.
Boris tremò da capo a piedi. Solo quando quelle parole risuonarono nella stanza si rese veramente conto di essere smarrito.
Una voragine si squarciò nella sua anima risucchiando ogni pensiero, e la stanza iniziò a vorticare pericolosamente.
Provò a deglutire, a sospirare.
Era fuori. Avrebbe voluto prendersi la testa tra me mani per evitare che girasse così forse, ma doveva darsi un contegno. Non era stato sconfitto, era stato lui a volerlo, no? Doveva comportarsi da uomo.
Fece forza sulle ginocchia, incredulo nel constatare con che vigore avessero risposto al suo impulso, e senza guardare l’ex-capitano, gli passò affianco e uscì dalla stanza nel silenzio più totale.
Yuriy restò solo. Sospirò profondamente, cercando di ostentare una posa fiera e inflessibile, di non tremare.
Mi hai ferito come mai nessuno avrebbe potuto ferirmi. Mi hai affondato sfoderando così tanta sicurezza e un atteggiamento tanto impavido.
Mi chiedo come mai, mio vecchio amico, mio vecchio amante, tu abbia trovato così tanto orgoglio nel voltarmi le spalle.
Alla fine chi ne è uscito sconfitto sono stato proprio io, che ti ho perduto senza possibilità di scelta, perché così hai deciso tu.
 
 
 
 
 
   
 
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