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Autore: fiammah_grace    13/05/2010    2 recensioni
Il viaggio mentale di Lucrecia Crescent. La sua storia da quando aveva il mondo in pugno, guidata dalla sua ambizione, alla perdita delle certezze. Quando tutto le crolla addosso in maniera inesorabile. Il tutto tramite il supporto del tarocco della carta dell’angelo.
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il viaggio mentale di Lucrecia Crescent. La donna esaminerà la sua intera esistenza da quando aveva ancora speranza a quando si è vista il mondo crollare addosso. Il tutto tramite il supporto del tarocco della carta dell’angelo.
La mia fanfic non cerca di giustificare Lucrecia, né di rendere più positivo o negativo questo personaggio. Mi è sempre piaciuta e mi ha sempre portato molta malinconia…

Nella mia one-shot a starle vicino è la sé stessa del futuro, già consapevole di cosa accadrà poi.

La fanfic è suddivisa in tanti piccoli capitoli che prendono la tematiche ed il titolo dalle varie sfaccettature della carta. I tarocchi hanno un dritto e un rovescio. Non a caso i titoli dei tre paragrafi finali saranno scritti in rovescio. Buona lettura!

 

 

 


L'ANGELO:

E’ la carta del futuro. Indicatrice di un fatto improvviso che determinerà espiazione , rinascita, presagio di un cambiamento totale sia nel bene che nel male.
Capovolta: incapacità di capire ed affrontare la realtà. Chiedere consiglio prima di agire. Imperfezione, insuccesso, abbandono, perdita.

 

 

 

 

 

FUTURO

 

 

 

 

 

Mi dispiace…

Avevo rinunciato a cercare
questa emozione per sempre.

Anche quando questa è stata lontana, alla fine mi è crollata addosso.

 

Che fine fece la mia determinazione?

 

Mi dispiace…

Che nome dare a queste emozioni? Se ci penso mi viene di star male…

Il mio cuore pulsa e mi accorgo d’esser viva.

La mente brucia ed invoca riposo.

Scoppia, mi fa star male.

Esser morta cambierebbe? Dubito amaramente…

Ma la mia vita non risolverà nulla.


Mi dispiace…

Guardo il futuro con incertezza e quando mi accorgo che la mia immaginazione mi porta a veder qualcos’altro oltre quel peccato…

Penso addirittura che ci sia del bene.

Ma basta poco per rendersi conto che oltre non c’è nulla. Una porta sospesa nel nulla. Da entrambe le parti si cade.

Ma non ci si può fermare. Cadrò, ma devo proseguire comunque.

Sento che è pura follia.

 

Mi dispiace…

Il tempo continua a scorrere, le lancette del tempo scorrono lentamente e sono fastidiose.

Però, chissà perché, non si fermano mai.

Le mille risposte che mi son data sono valse a poco quando ho solcato quella porta. E di nuovo eccomi sola…

 

È colpa mia.

Chiedo scusa a me stessa.

Perdonami.

 

 

 

 

 

 

Lucrecia osservò a lungo i documenti che portavano il suo nome. Era fatta. Dal quel giorno era entrata a far parte del progetto Jenova.

Camminava fiera per il laboratorio di Nibelheim, ma le gambe erano ancora così molli da farle credere di cadere da un momento all’altro.

Pur essendo mattina presto, aveva già avuto modo di incrociare gli occhi pungenti dei suoi colleghi. Lei ricambiò con un debole sorriso, o per meglio dire, una smorfia.

Sentì le mani farsi fredde e inspiegabilmente sudate.

 

 

Sanno che questo mi porterà in alto.

Nessuno potrà mai arrivare al mio livello.

Quindi fate quel che volete, esultatemi, disprezzatemi, invidiatemi…

Voi non ne sareste capaci.

 

 

 

Oh, davvero? Sarai superiore a loro, dunque?

Vedi la felicità nel futuro?

 

 

 

Esattamente. Io sono superiore a loro.

Per la prima volta ho guardato il mio riflesso nello specchio e sentivo che ero io.

La mia anima non soffocava ed il mio cuore era finalmente più leggero.

Sono felice. Finalmente felice. Ovvio che veda questa stessa felicità anche nel mio avvenire.

 

 

 

Già. Il futuro è tutto scritto oltre un sottile velo opaco.

Danza e ci lascia intravedere di sfuggita il nostro avvenire.

E’ così bello e brillante da darci l’impressione di scorgere anche ciò che effettivamente non c’è.

Dunque cosa vediamo oltre il presente?

Null’altro che illusioni.

Possiamo aggrapparci a quell’idea, ma poco conterà.

Un’illusione non sostituirà il presente, potremo solo essere capaci di ometterla, ma non di cambiare quello che c’è oltre.

Continua a crederci, ma potresti arrivare in un posto dove il velo non c’è…

…e allora avresti la cruda realtà stampata lì, davanti ai tuoi occhi.

 

                                                                                                                        

 

A me sembra già di sentire il calore del sole dopo questo lungo inverno.

Già mi sembra primavera.

Non vedo l’ora che arrivi.

 

 

Tutti non vedono l’ora che arrivi.

L’aspettavo tanto anche io.

 

 

 

 

Entro quel giorno, avremo finito tutto ed io potrò vedere finalmente l’esito finale dell’esperimento.

Non è fantastico?

Così poco tempo ed ecco che alle porte c’è il mio futuro.

 

 

 

Non è sempre così roseo, il futuro.

Io ho sempre avuto paura di conoscere l’esito finale.

Ma anch’io, prima, la vedevo come te.

Anche se, a quei tempi, sarei stata davvero capace di guardare meglio oltre il velo. Oltre la porta sospesa.

Ed avrei fatto in tempo a scappare.

 

 

 

----------------------------------

 

 

RINASCITA

 

 

 

 

 

 

“Allora sei sicura, Lucrecia?”

 

“Sì, sì! Una leggera influenza non riuscirà certo a fermarmi…”

 

L’uomo dai capelli scuri si allontanò e fu allora che una giovane donna mostrò il suo vero volto.

Il sorriso che non aveva mai smesso di avere, si trasformò in una nota di rammarico.

Abbassò lo sguardo e non poté fare a meno di sentirsi così.

 

Dovere della scienza o…cos’altro era? Come poteva evitare di star così male?

 

Lentamente si inoltrò nei lunghi corridoi dell’edificio.

A Nibeheim non vi erano parecchie macchine di supporto, tuttavia si poteva ancora lavorare sulle cellule di Jenova.

Ma…probabilmente, la donna stava pensando tutt’altro che al progetto che aveva appena messo in atto.

 

 

 

 

Era mattina ed il sole estivo picchiava forte alle tre del pomeriggio.

Lucrecia si inoltrò nel paese.

Mentre si guardava attorno notava con rammarico che tutto questo avrebbe potuto cambiare, nel caso qualcosa fosse andato storto.

 

I viali puliti e pittoreschi. Le stradine, le piccole ville…un paesaggio tipico, quello che poteva offrire il paese di Nibelheim, tuttavia la sollevò l’idea di essere lì.

 

“Che caldo…”

 

Dopo essersi ripresa dallo sconforto iniziale, levò via il camice bianco rimanendo con una sottile maglia azzurra.

Dove voleva andare era già deciso. Poi…poi avrebbe continuato a lavorare sui prototipi.

 

 

 

[….]

 

 

 

“Vincent…alla fine è passato un mese…”

 

Abbassò gli occhi per poi rivolgerli alla capsula che di lì a poco avrebbero spostato.

 

“Mi dispiace…”

 

Una lacrima scivolò veloce sul viso, ma Lucrecia l’asciugò immediatamente. Era ora di darsi da fare.

Rimise velocemente il camice e tornò nell’azienda. Voleva solo vederlo prima di ritrovarsi immersa in qualcosa più grande di lei…

 

 

 

[….]

 

 

 

2 settembre

 

 

 

Abbiamo cominciato a lavorare con le cellule umane.

Appena l’embrione sarà allo stadio I , vedremo come reagirà alle cellule.

 

 

 

[…]

 

 

 

3 settembre

 

 

 

 

L’embrione non ce l’ha fatta, domani riproveremo l’esperimento. Forse saremo più fortunati.

 

 

 

 

[…]

 

 

 

 

Era mattina, e la ragazza era stata appena chiamata dal direttore in persona: Hojo.

Quanto odiava quell’uomo. Privo di scrupoli e senza il benché minimo tatto.

In una parola: ripugnante.

 

Tuttavia non poté evitare l’incontro. Si preparò per bene e legò i lunghi capelli castani con un nastro dorato di raso.

Le piaceva curare il suo aspetto, quindi preparò il trucco che più si addicesse all’abbigliamento scelto quel giorno.

Alla fine, optò per l’azzurro. Era un colore che usava spesso.

Di solito in quel periodo aveva preferito vestirsi in maniera più formale, ma per quel giorno aveva deciso di accontentare più il suo gusto personale.

Indossò poi il lungo camice bianco e si inoltrò per i stretti corridoi.

 

“Devo fare in fretta, sono già le sette…”

 

Con fare veloce si apprestò a raggiungere i sotterranei poi pensò: cosa poteva volere Hojo da lei? Non si era già preso abbastanza gioco della sua morale? Sperò con tutta sé stessa che non avesse qualche strana proposta da farle. Quell’uomo era fatto così. Se avesse avuto bisogno di qualcosa, non avrebbe esitato a chiederlo.

 

“E’ il mio superiore, devo essere disponibile.”

 

Era suo difetto o pregio, qual dir si voglia, quello di auto convincersi, di evitare di essere critica su tutto. Questo, però, l’aiutava a vivere meglio ciò che stava passando.

Pigiò velocemente i tasti dell’ascensore ed eccola lì, pronta a salire ed incontrarsi con il dottore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Pim…pim…pim…livello 10…attivare luce di emergenza…

 

 

 

 

 

 

 

“Uff…”

 

 

 

Ansimò per un attimo, le portava un enorme senso di mal’essere scendere così in profondità. Perché doveva essere così ambigua, quell’azienda?

Chiuse gli occhi e sperò di arrivare il prima possibile ma, come sempre, quel minuto necessario per giungere in laboratorio, sembrava lungo almeno tre volte di più.

 

 

 

 

 

 

 

 

Bleeen…

 

 

 

Benvenuti nel sottoterra del binario E.

Prego, munirsi di mascherina nel caso di lunga permanenza. Grazie.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le porte si aprirono e Lucrecia schizzò letteralmente fuori di lì.

Inutile…avrebbe preferito di gran lunga cento scalinate che un altro minuto lì dentro!

Sorrise leggermente, cosa molto rara in quel periodo, poi riprese a camminare.

Pochi passi ed ecco la porta riservata allo Jenova Project.

 

“Dunque…codice ID…7335…”

 

 

 

Deeeeeeeen…

 

 

 

 

La mora entrò lasciando ondeggiare i suoi lisci capelli castani. Ci entrava spesso in quel settore…ma ogni volta non poteva fare a meno di inorridirsi sebbene fosse anche lei una dottoressa.

Era agghiacciante vedere tutti quei corpi assieme.

Erano ammassi di carne, cadaveri, o mostri dentro enormi involucri pieni di fluidi dai più svarianti toni di colore.

Lucrecia si avvicinò con discrezione.

Quegli esseri…sembrava che potessero aprire gli occhi da un momento all’altro…e se li avessero aperti per davvero?

Cosa avrebbero potuto dire? O fare?

 

Respirò nuovamente, più intensamente di prima, come se non vi fosse sufficiente aria per lei.

L’aria era così debole e leggera. Poteva dire senza problemi che fosse assente.

Sembrava assurdo che ci fosse aria in quel luogo dall’apparenza tanto artificiale.

 

Lucrecia Crescent si trovava nei sotterranei a controllare i recipienti contenenti cellule Jenova già da tre ore.

Scrutava attentamente l’ambiente circostante.

Freddo, pungente e così inumano.

Pensò più volte che quel luogo era il simbolo del suo nuovo status. Prima non avrebbe mai potuto mettere piede in un laboratorio simile. Ora aveva persino una tessera personale.

 

Sospirò.

 

Se da un lato si sentiva fiera di essere lì, dall’altra era così insicura e perplessa. Sentiva che non era il suo ambiente. Per niente.

Scosse la testa disturbata dai suoi stessi pensieri.

 

 

 

Un nuovo status che mi fece sentire una nuova persona.

Mi sentivo rinata, felice e finalmente utile…

 

 

 

Ovvio che mi senta finalmente bene con me stessa.

Sono accadute troppe cose orribili e…

…io…

Volevo solo riscattarmi.

 

 

 

Ti manca Vincent?

 

 

Un po’…

 

 

Manca anche a me…molto.

È stato imperdonabile.

Sai perché non hai fatto nulla che impedisse lui di farsi del male?

 

 

 

Io non lo so…

Volevo solo tenerlo lontano.

Quel ragazzo…mi ero affezionata.

Ma ora basta parlare di lui. Io voglio solo dimenticare.

 

 

Ah, ah, ah…! E come?

 

 

 

La promozione è avvenuta al momento giusto.

Ora lavorerò con Hojo nel progetto Jenova.

Mi sento bene, sento che così potrò rialzarmi.

 

 

 

Sicura che si possa parlare di rinascita?

 

 

 

Certo…non ce la faccio più a soffrire.

Il mio lavoro mi aiuterà. Non ho nient’altro.

 

 

 

Ricordo che la pensavo anche io così.

Peccato che non riuscì ad aprire gli occhi.

Sapresti farlo solo se rispondessi a questa domanda:

“A che prezzo la tua promozione?”

 

 

 

…basta! Sono felice di averlo fatto!

 

 

 

Certo, ma tu rispondi, Lucrecia: “Qual è stato il prezzo da pagare?”

 

 

 

Il…prezzo…No. Non è stato grande…

 

 

 

Sapevo che avresti detto questo. Ma speravo di sbagliarmi.

Ora non si torna più indietro.

Preparati, allora. Da questo momento in poi comincia la tua rinascita.

 

 

 

 

 

Lucrecia si avvicinò ancora di più alle enormi capsule con il fluido verde. Non volle chiedersi cosa fosse effettivamente e cosa si provasse ad essere lì dentro. Non osò nemmeno pensarci e preferì avvicinarsi nella zona più a est. Era lì dove stavano lavorando il suo progetto…il suo…il suo…

Era lì dove stavano manipolando l’embrione formato dalle sue cellule, le sue e quelle di…

 

Strizzò l’occhio e infine notò che non vi era nulla nel macchinario, tranne acqua distillata.

 

“Ma cosa…?”

 

“…notato. Vero, dottoressa?”

 

“Eh..?”

 

 

 

 

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OIGASERP/PRESAGIO

 

 

 

 

Il cuore di Lucrecia.

Il cuore di Lucrecia batteva più forte. Non lo aveva mai sentito così vivo. Provava questo da quando aveva visto suo figlio.

 

Il bambino che aveva sacrificato per il progetto Jenova.

Lucrecia non era una donna normale. Non bisognava lasciarsi ingannare dal suo aspetto.

In apparenza, Lucrecia era una normale ragazza laureata. In apparenza era una giovane donna così bella da sembrare tutto tranne che una scienziata. Aveva dei bellissimi capelli lunghi e folti, e portava quasi sempre abiti leggeri e vivaci.

Il viso era sorridente e fiero di sé.

 

Quel bambino cosa avrebbe cambiato, nella sua vita?

 

Passavano i minuti, le ore, le settimane, i mesi…

 

Perdeva la cognizione del tempo perché i giorni non sembravano più avere grande senso.
Tutti i sentimenti che nascondeva a sé stessa cominciavano a lacerarla dentro.


Sperava che tutta quell’emozione si dissolvesse via. Che un giorno l’avrebbe abbandonata.

Ma più ci prendeva confidenza, più si rendeva conto che faceva parte di sé.

 

E ancora una volta il tempo riprendeva a scorrere velocemente.

L’emozione continuava a perseguitarla constante.

Tutto il giorno.

Tante notti le aveva impedito di chiudere gli occhi.

Si chiedeva se fosse normale ciò che provasse…

 

 

Lui…

Meritava davvero tutto questo?

 

 

La risposta era vicina, ma non era sicura di volerla conoscere.

Spesso rallentava il passo, ma si rendeva comunque conto di non arrivare lontano.

 

 

L’eternità sarebbe stata meglio?

Forse non c’era poi tutta quella differenza.

 

 

 

…e se un giorno non dovessi leggere più niente nei tuoi occhi?

 

 

…e trovare tutto il resto inutile?

 

 

Insomma, hai perso?

 

 

Non lo so.

 

 

Ora solo riesco a comprendere la chiarezza dell’abbandono.

 

 

Non sono ancora in grado di sentire quel canto…

Non mi va di sentirlo.

Io volevo solo…

 

 

Si?

 

 

…vivere.

 

 

Lo so…forse è stato questo il tuo peccato.

 

 

Non ho ancora voglia di aprire gli occhi. Voglio solo esser

certa che tutto andrà bene.

 

 

Si, forse ci ho sperato anche io fino all’ultimo.

 

 

Sono stanca si sentirmi sola.

Voglio qualcuno che si generi dalle mie ceneri,

che non bruci attorno a me.

 

 

Lui è pazzo, lo sai?

 

 

Si, ma la nostra follia non è, dopotutto, tanto diversa.

 

 

Non pensavo l’avrei mai ammesso.

 

 

Nemmeno io.

Sarà perché finalmente sono riuscita a guardare

oltre il velo…

 

 

Hai visto?

 

 

No. Ho abbassato gli occhi non appena ho visto le fiamme.

Non ho avuto il coraggio di continuare a guardare.

 

 

Mi spiace.

Vai in giro in lacrime senza problemi.
Non ci sono risposte da prendere.
Niente sarà più lo stesso.
Ti sforzi in una lotta interiore.
Sconfiggerai la tristezza.
Ma le immagini che vedi non scompariranno.

Chiudi gli occhi così presto passeranno tanti giorni.

Infondo, è facile dire cos’è sbagliato.

È più difficile scoprire cosa è giusto.

 

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OILGISNOC/CONSIGLIO

 

 

 

 

 

 

Cosa devo fare?

 

Cosa devo fare?

 

Cosa devo fare?

 

Cosa devo fare?

 

Cosa devo fare?

 

 

Cosa devo fare?

Cosa devo fare?                                                                                                                          

 

 

Cosa devo fare?

 

Cosa devo fare?

 

Cosa devo fare?

 

Cosa devo fare?

 

Cosa devo fare?

 

 

 

Aiutami.

Non so cosa devo fare.

Non voglio aprire gli occhi.

Voglio solo scappare lontano.

Con mio figlio.

 

Cosa devo fare?

Cosa posso fare?

Aiutami.

Voglio vivere.

 

Voglio anche io una scappatoia.

Ho paura di scoprire cos’è giusto e cos’è sbagliato.

Ho paura di scoprire cos’è facile e cos’è difficile.

Ho paura…perdonami per questo.

 

Perdonami.

 

 

Perdonami.

 

 

 

Perdonami.

 

 

Io mi volevo solo proteggere.

Quando ho compreso che non potevo far più nulla per me…

Volevo almeno proteggere te.

Spero che tu non mi odierai.

 

Ma forse non ricorderai nemmeno il mio nome.

 

Che peccato imperdonabile.

 

Perdonami.

 

 

 

 

Che fine fece la mia determinazione?

Che fine fece la donna fiera davanti al mio specchio?

Che fine fece il mio lavoro?

Tutto è crollato in pochi attimi.

Troppo brevi per accettarli. Troppo lunghi da sopportare.

 

 

 

Mi dispiace.

 

 

 

 

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ATIDREP/PERDITA

 

 

 

 

 

7 febbraio

Lucrecia Crescent è stata esentata dal progetto Jenova. Inoltre, le sarà, d’ora in poi, vietato di accedere ai sotterranei. Così ha ordinato il direttore delle ricerche scientifiche, Hojo.

 

 

 

 

 

 

[…]

 

 

 

 

“MALEDETTO!!!”

 

 

Lucrecia scagliò i pugni sul vetro della finestra.

 

 

 

 

 

 

Aveva perso il lavoro.

 

 

 

 

 

 

Aveva perso la stima in sé stessa.

 

 

 

 

 

 

 

Aveva perso su figlio.

 

 

 

 

…e non sapeva nemmeno se era vivo.

 

 

 

 

 

Si odiava. Aveva esagerato ed ora aveva perso tutto.

Non voleva credere che fosse finita, no…non era ancora detta l’ultima parola!!

 

 

 

“Maledetto Hojo!! Non è ancora detta!!”

 

 

 

Crash!

 

 

 

“AH!”

 

 

Gli occhi le si spalancarono e la rabbia le fece perdere la ragione.

No…non sarebbe finita.

 

 

Tamponò il sangue con un fazzoletto mentre guardava i cocci di vetro a terra.

 

 

 

[…]

 

 

 

Hojo era ancora in laboratorio ed aveva chiuso di nuovo Sephiroth nella capsula d’acqua verde.

 

-Bene…sta procedendo davvero bene. Inutile negarlo. La dottoressa, comunque sia finita, ha fatto un ottimo lavoro…-

 

“HOJO!”

 

Hojo si voltò di scatto quando, a sua sorpresa, vide che la dottoressa Crescent era lì.

Aveva il fiatone ed il fuoco negli occhi.

 

“Hai ucciso mio figlio, bastardo!!”

 

Gli si avventò contro e gli strinse il collo. Il dottore le prese le mani cercando di liberarsi da quella morsa, ma fu inutile davanti alla disperazione di Lucrecia.

 

“Sephiroth…è vivo.”

 

“Ah, sì? Allora dimmi dov’è!”

 

“….”

 

“Dov’è?! RIDAMMI MIO FIGLIO!”

 

“Cosa importa ora? Hai fatto tutto tu ed ora provi del risentimento?”

 

Ancora aveva il coraggio di riderle in faccia…maledetto…

 

“Vai al diavolo. Io mi riprenderò mio figlio perché non voglio che rimanga nelle grinfie di un padre che non ha pensato un attimo prima di far lui del male!”

 

“E’ colpa tua, cara Lucrecia. Solo tua. Se non avessi reagito così…”

 

“Va a quel paese! Lo cercherò da sola!!”

 

Corse via, ma una fitta nel cervello la vece traballare.

 

“Ah---!”

 

Portò una mano sulla fronte…

 

 

 

 

 

 

AH AH AH AH AH AH AH….

 

 

 

 

 

 

Risate?

 

Hojo..?

 

Si girò verso Hojo.

 

 

 

“Cosa…cosa hai da ridere, pazzo?”

 

 

Hojo si fermò, ancora divertito, ma con gli occhi di qualcuno che sembrava avesse finalmente capito qualcosa.

 

“Eh, eh…rido dell’ironia della sorte, Lucrecia!” la guardò. “La cosa che ti sta facendo tanto penare per salvarlo, è la stessa che, da mesi, ti sta uccidendo!”

 

Lucrecia lo guardò frastornata, ancora piena di rabbia.

 

“Cosa…vuole dire?”

 

Lui aggiustò gli occhiali e la guardò portando le braccia dietro al schiena.

 

“Ho visto le tue analisi…e mi rammarico di non averci riflettuto prima. A dire la verità un po’ mi dispiace…”

 

La donna si sentì male. Gli occhi, la testa, il cuore che bruciava…

 

“Dove…dove vuole arrivare?”

 

Cominciò a sudare, ma trovò da qualche parte la forza di mettersi diritta e di guardarlo in faccia.

Lui sorrise.

 

“Mi spiace, ma…ricordi perché i primi progetti Jenova non funzionavano? Il corpo umano non resiste alle potenti cellule di un ancient…” proseguì mentre Lucrecia comprendeva che c’era qualcosa che non andava. Hojo la guardò con una nota di amarezza. “…perciò scelsi le strada di modificare geneticamente Sephiroth e…portarlo nel tuo ventre ma…”

 

 

 

 

Sospirò e quel silenzio che precedette quelle parole sembrò eterno.

 

 

 

 

“…ma ho dimenticato un dettaglio. Te.”

 

 

 

“Me..?”

 

 

 

Gli occhi cominciarono a bruciare. Lui dichiarò la sentenza.

 

 

 

“Hai capito, vero? Portando Sephiroth dentro di te, il tuo corpo ha assorbito parte delle sue cellule...” la voce divenne tetra. “…cellule che non potevano essere assolutamente compatibili con le tue.”

 

 

 

 

 

 

 

Ci fu un solenne silenzio.

 

 

 

 

 

 

Lucrecia tremò. Ora sentiva sì il dovere di poggiarsi da qualche parte.

 

 

 

 

 

Si accasciò ad una sedia e guardò nel vuoto.

 

 

 

 

 

Il vuoto…

 

 

 

 

Il vuoto….

 

 

 

 

Io….

 

 

 

Hojo le si avvicinò con una fare amareggiato che poco gli si addiceva in quell’istante di silenzio.

 

 

 

“…mi spiace, Lucrecia.”

 

 

Lei alzò gli occhi, non ancora in grado di riuscire a fare un ragionamento logico.

Solo una domande le risuonò ovvia.

 

 

“…quanto mi rimane?”

 

 

Hojo parlò con voce bassa.

 

 

“Non molto direi.”

 

 

Lei abbassò gli occhi, poi li alzò verso di lui.

Il suo sguardo era oramai perso. La sua mente era impazzita. Era sull’orlo della pazzia.

Sorrise ampiamente e cominciò a ridere.

 

 

Rise di cuore per un lungo attimo.

 

Rise di tutto quello che amava e disprezzava!

 

Rise dei suoi sogni e delle sue speranze!

 

 

 

 

 

Tanto…Che senso aveva, oramai?

 

 

 

 

 

Non avrebbe mai vissuto abbastanza per poter salvare Sephiroth.

 

 

Alzò le braccia verso il soffitto e rise ancora.

 

 

 

 

“…SONO UN’ASSASSINA! HO CONDANNATO MIO FIGLIO!!”

 

 

 

 

Hojo rimase lì immobile mentre lei, lentamente, cominciava a piangere e ridere dalla disperazione.

 

 

 

 

Sento ancora le urla che non riescono a darmi pace.

E una luce lentamente mi abbandona.

Com’è dura ammettere che è finita…

La fine dei miei sogni.

Dopotutto, era impossibile che riuscissi ancora a sognare.

 

 

Il freddo scende su di me.
Sono intrappolata in questo momento.
Non sono una vittima, non sono un mostro.


Liberatemi prima che sfuggo via.
Guaritemi, svegliatemi da questo giorno.
Qualcuno può aiutarmi?


Vedere il viso della mia sofferenza,
della mia realtà,
Sono torturata dal futuro,
Dalle cose che ancora devono accadere.
Sono stregata da una visione.
E' come se il mattino non arrivasse mai
Sento
il bruciare della confusione.
Sempre in cerca, in corsa.


Liberatemi prima che sfuggo via.
Guaritemi, svegliatemi da questo giorno.
Qualcuno può aiutarmi?
Qualcuno mi aiuti.

 

 

Non riesco ad accettare di avere perso.

Non riesco ad accettare la morte.

Non riesco ad accettare che sono un mostro.

 

 

“Mi dispiace”…

Che parole inutili.

Eppure non posso fare altro.

Mi spiace che riesca a fare solo questo.

 

Ma proprio non riesco ad accettare di essere un mostro.

Ma proprio non riesco ad accettare di essere un mostro.

Ma proprio non riesco ad accettare di essere un mostro.

Ma proprio non riesco ad accettare di essere un mostro.

 

Mi dispiace, perdonami!

 

 

 

 

[…]

 

 

 

 

Angelo

 

 

 

 

Il giorno in cui sentii che avrei potuto distinguermi da quella calca di gente mi fece impazzire la mente.

 

Avrei potuto continuare a svolgere i miei studi, continuare a prendermi cura di “lui”…e invece l’ambizione mi portò a fare un gravissimo errore.

 

Avevamo studiato ogni tuo preciso passo. Ogni fase della tua evoluzione. Tutto.

 

Accidenti…mi gira la testa se solo penso quanti Sephiroth, prima di te, sono morti. Non era facile renderti perfetto, sai?

 

Beh, alla fine arrivasti tu e in quel momento cominciai già ad avvertire la gloria. Così forte da sentirla palpitare sulla mia mano, quasi come si potesse toccare.

 

La gloria di essere una dottoressa che era stata capace di dare alla scienza suo figlio, però, non era una così bella sensazione come mi aspettavo.

Mi è bastato vederti aprire gli occhi per la prima volta per rendermene conto.

 

Il rispetto della gente sprofondò nel buio più totale quando capì che in quel luogo tu non avresti avuto l’amore che meritavi. Tu inerme e inesperto come il bambino che eri.

 

Era proprio mentre controllavo la tua cartella clinica che ci pensavo…tu avevi bisogno di me…ed io di te.

 

Una condanna del cielo, un castigo divino, quello che vuoi, ci impedì di essere felici.

Mi impedì di correggere il mio grave errore.

Un grave peccato che nessuno mi potrà assolvere.

 

Anche tu alla fine sei divenuto una pedina di Hojo, o forse no. A dire la verità non ho mai compreso bene quell’uomo. Ho come l’impressione che dietro alla sua morbosa passione per la scienza ci sia dell’altro…da un lato mi ha sempre fatto pena.

 

Il furioso Sephiroth. L’ira del terribile.

 

L’uomo che anche dopo la morte ha continuato a lottare per una causa che non potrà mai raggiungere.

Sei divenuto famoso per questo.

 

Prima eri un soldier stimato, ma quando scopristi la verità sul tuo raccapricciante passato…hai cominciato a negare la vita, odiare tutto, distruggere tutto…

 

Cercasti di ricongiungerti con quella che chiamavi “madre”, Jenova. Forse è così…anche se avrei voluto esserlo io.

 

Sephiroth era un combattente. La stanchezza per lui non era niente. Era così inebriante che nemmeno se ne accorgeva.

 

Sephiroth aveva cominciato il suo allenamento quando era un bambino e in breve tempo era divenuto il soldier più giovane del corso. Appena a quindici anni quando era stato promosso alla prima classe.

 

 

Non aveva mai smesso di muoversi con la sua spada divenuta leggenda. La masamune era divenuta presto il suo simbolo. Solo lui era in grado di destreggiarsi in maniera tale con una spada così lunga e sottile.

 

 

Mentre lottava non avvertiva nulla se non il perverso piacere della lotta. Per lui combattere, sconfiggere, vincere e ricominciare tutto daccapo era appagante, una soddisfazione unica ed indescrivibile.

 

Più lottava meno pensava e perdeva coscienza di sé. All’inizio stai a chiederti: perché lo fai? È giusto?

Poi improvvisamente comincia a preoccuparti solo che non ci sia nessun nemico pronto ad attaccarti alle spalle e alla fine non si ci fa più caso. Essere pronto ed attento era una cosa che gli riusciva in maniera del tutto naturale.

 

 

 

Del resto, eri il grande Sephiroth.

 

 

 

La pazzia raggiunse il limite con la reunion, che coinvolse molte persone.

 

 

Distruggere il mondo, una crudeltà che nemmeno l’inferno potrebbe purgare.

 

 

Chissà se per te, poi, esiste un inferno o un paradiso?

Forse, se mi somigli, no.

 

Siamo figli di un mondo che non ci ha dato la possibilità di aprire le ali. Forse siamo nati senza ali, ma con il desiderio di spiccare il volo.

 

 

Imperdonabili…questo siamo io e te.

Io però ti perdono…perché parte di quello che sei è per colpa mia.

 

 

Io ti perdono anche se nessuno in realtà può farlo.

 

 

Così come solo tu potrai perdonarmi, anche se questo non mi salverà dal mio destino.

 

 

Forse su questo siamo uguali. Per noi non esiste redenzione.

 

 

 

 

Non esiste inferno o paradiso.

 

 

 

 

Credevo che potevo volare,

Mi illudevo che potevo crederci…e invece sono sempre atterrata sui miei stessi passi.

 

 

Eppure in quei momenti ero davvero convinta che potevo crederci.

Che forse…ero ancora io a scegliere.

 

Da qualche parte ancora sento che ci sia speranza…e se non ce la daranno gli altri, ce la prenderemo noi.

 

 

Anche se ciò non è possibile, mi piace pensare che ora finalmente c’è riposo.

 

 

 

E io non dimenticherò quei ricordi unici.

 

 

 

 

 

Non ora che abbiamo le ali.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ora che possiamo finalmente volare.

 

 

 

 

 

 

 

  
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