Salve a tutti, vorrei
ringraziare tutti coloro che
commentano e leggono questa fic, in particolare vorrei ringraziare
Celina,che
legge, commenta e mi aiuta a migliorare la mia fic,
spero che il nuovo capitolo di questa fic vi
piaccia perché d’ora in avanti le
scriverò in questo modo , buona lettura a
tutti coloro che seguono questa, ciao.
È già
trascorso un altro giorno. Tutto tace sul Monte
Olimpo.
Una persona era comodamente
seduta sul grande trono di
marmo del divino Giove, è Flavio. Dormiva
tranquillo e sognava.
Sognava un luogo avvolto
dalle tenebre, ma in mezzo ad
esso vi era una donna con capelli corti e lisci color del fuoco. Occhi
verdi
come l’erba, pelle rosea ed era vestita con del pellame.
La pelliccia di un lupo
avvolgeva il suo corpo, un top e
un pantalone, ai piedi indossava un paio di stivali di cuoio.
Era in piedi di fronte a
Flavio e lo guardava dritto
negli occhi. Uno sguardo profondo e penetrante.
-Flavio-.
Lo chiamò con
voce flebile e tenera.
Sentitosi chiamare il demone
si svegliò, rialzò il capo e
sbatté le palpebre cercando di riprendersi il più
velocemente possibile dal
sonno restauratore.
Distante da lui
c’era un essere che lo osservava con un
sorriso beffardo dipinto sul volto. Era Naraku, che continua sorridere.
- Buongiorno Flavio, dormito
bene oggi?-.
Gli domandò il
mezzo demone. Flavio scosse il capo cercando
di destarsi dal torpore, ma rispose alla sua domanda fattagli con un
altro
quesito, ma in modo ironico.
- Sei tu Naraku, come
butta?-.
- Come scusa?-.
Rispose Naraku un
po’ confuso da quella bizzarra domanda.
- Ti ho chiesto come va?-.
- Non posso lamentarmi-.
- Neanche io-.
Sogghignò il
demone, ma poi continuò.
-Ah, quasi dimenticavo, tra
quindici giorni esatti
attaccheremo la città di Petra con l'aiuto dei miei
gladiatori, un paio di
reggimenti romani, ci saranno anche Sargon e il suo corpo di guardie
personali
e infine Mechamaru-
- Mechamaru?Chi
è?-.
- Il nostro asso nella
manica-.
Affermò Flavio
con un sorriso ironico sul volto, mentre
Naraku lo guardava perplesso.
- Capisco, e quel gigante
non viene con noi?-.
- Parli di Annibale?
- Sì, l'ultima
volta che l'ho visto sembrava che stesse
abbastanza bene-.
- Già,
sembrava… peccato che non possiamo portarcelo
dietro, deve stare ancora in cura qui sull’Olimpo-.
- In cura? Ma quel gigante
non aveva vinto contro Sesshomaru?
- Non ha vinto... hanno
pareggiato, vedi... -.
Il demone scese dal trono,
intanto si avvicinò a Naraku
che continuava a guardarlo cercando di capire le sue parole.
-Quando i loro pugni si sono
scontrati ne, è scaturita
fuori una sorta d’implosione, in poche parole le loro ossa si
sono
frantumante…anche se il più distrutto
è il caro Annibale. Le sue ossa sono più
fratturate rispetto a quelle di Sesshomaru-.
- Più
fratturate?-.
- Esatto, in parole povere
se la sono vista brutta, certo
Sesshomaru ha le ossa fracassate, ma Annibale si trova in condizioni
penose, ma
basta parlare di loro due e godiamoci un momento di
pausa…parliamo di cose
frivole-.
- Perchè?
- Perchè mi sono
appena rotto il cazzo di discutere di
queste cose che mi mettono di cattivo umore... piuttosto ti piacciono
le
donne?-.
Domandò Flavio
con un sorrisetto malizioso sul volto.
- Una volta ho conosciuto
una sacerdotessa di nome Kikyo,
perché me lo chiedi?-.
Flavio cominciò a
camminare per la sala del trono senza
un motivo specifico. Camminava su e giù per la sala, mentre
continuava a
prendere in giro il mezzo demone che non comprendeva
quest’assurdo gioco.
- Curiosità...
è anche giacché ti considero quasi
inutile, cialtrone e ignorante-.
- Sei un pazzo! Come osi
rivolgerti a me in questo
modo?-.
Flavio si fermò
di botto, si voltò e osservò Naraku ormai
furente.
- Non lo so, ma quando
voglio dire una cosa, la dico
senza neanche a stare pensare troppo alle conseguenze. Ma
porca di quella
miseriaccia, cialtrone e ignorante-.
-Smettila di darmi
dell'ignorante!-.
- Finché non
farai qualcosa di buono, non smetterò di
farlo-.
- D’accordo-.
In realtà Naraku
avrebbe voluto dire ben altro che un
semplice d’accordo, era furioso, ma voleva vendicarsi di
Sesshomaru. Quindi
desistette.
- Ne ho visti di demoni con
la mentalità pari a quella di
un filo d'erba, ma questo li supera tutti-.
Affermò Naraku,
mentre guardava Flavio. È quasi una frase
detta a se stesso, che a quel demone che si burlava di lui.
- Flavio, che cosa facciamo
con Sesshomaru?-.
- Per adesso aspettiamo che
si riprenda-.
- Aspettare? Ti rendi conto
del fatto che tuo fratello è
ferito, vero? Questa è l'occasione che aspettavamo per
ucciderlo-.
Flavio riprese a camminare,
ma il suo sguardo rimase
fisso su quello cremisi del mezzo demone.
- Rilassati e divertiti, la
tua è una paura
inutile, aspettiamo che si riprenda, questi sono i miei
ordini-.
- Ma... -.
- Questi sono i miei ordini,
ora va!-.
Flavio quasi
urlò, non sopportava quel mezzo demone.
Naraku chinò il
capo, anche se dentro la rabbia lo
divora. Il miasma lo avvolse e sparì nel nulla lasciando
Flavio a riflettere. A
pensare se la decisione presa di attaccare Petra tra quindi giorni.
- Magari fossi ancora
accanto a me Palgea, tu eri in
grado di mostrarmi la via giusta-.
- Flavio al mondo esistono
voci più sagge della mia e
questo tu lo sai bene-.
Affermò una voce
proveniente dal cielo. D’un tratto un
raggio di sole colpì un punto accanto al demone, da esso ne
uscì una figura che
ben conosceva.
- Flavio, fai ancora il mio
nome nonostante sia passato
dalla parte di tuo fratello?
-Già, adesso ha
qualcuno su cui contare, non è più
solo…sai non sopporterei l’idea di lasciare da
solo Sesshomaru-.
- Dimentichi gli altri-.
Affermò Palgea.
-A Petra lo attende la sua
compagna Rin, il suo unico
erede e futura speranza della sua casata, Ryu…fidati, il mio
caro fratello ha
più amici di quel che credi-.
Flavio si fermò,
ma poi riprese.
- Forse hai ragione tu, ma
non mi fido troppo a lasciarlo
da solo-.
- Fidati, starà
benone. Comunque c'è una cosa che non
capisco, lui è il tuo acerrimo nemico, eppure ti preoccupi
per lui, perché?-.
- Che cosa vuoi che ti dica?
Sesshomaru sarà anche mio
nemico, ma rimane comunque mio fratello.
- Anche il mezzo demone che
è morto per mano di Sargon
era tuo fratello-.
- Parli
d’Inuyasha? Anche se non l’ho mai visto,
però ho
avuto il privilegio di vederlo dal monte Olimpo... di vedere la sua
morte-.
- Capisco, adesso io vado,
ma prima che mi congeda,
vorrei farti un'altra domanda, tu sei un tipo che fa tante battute,
ride per le
cose più stupide e sicuramente sei più matto di
un cavallo con il cervello
rosicchiato dai topi-.
- Dove vuoi arrivare con
queste insinuazioni?-.
Un lungo silenzio cadde tra
i due, che continuavano a
fissarsi, ma poi Palgea si rimise a parlare.
- Per quale motivo porti
un’armatura nera?
Flavio si girò di
spalle, alzò il viso e cominciò a
osservare le nuvole che circondavano la sommità del monte
sacro.
- Per romani e greci il nero
rappresenta il colore del
lutto, della morte, del vuoto e per di più e il colore degli
inferi-.
Palgea chinò il
capo, comprendeva le parole del demone di
fronte a lui, ora voltato di spalle.
- Mi dispiace, non sapevo
della morte di una persona a te
cara-.
- Non sai quanto dispiaccia
a me, puoi andare ora-.
- Come vuoi. Addio o uomo in
lutto-.
Con queste parole
la fiamma con le sembianze di
Palgea sparì lasciando il demone da solo.
Flavio rimase immobile a
osservare le nuvole che
circondavano il monte Olimpo.
Le fissava con uno sguardo
diverso dal solito, triste e
pensieroso, fermo e impassibile come Sesshomaru.
- Per adesso ti
lascerò riposare, ma ricorda
fratello....ricordati di ricordare quello che adesso non mi ricordo di
dover
dire-.
Flavio si trovò
ridere di fronte a quell’idiozia, ma
rimase a guardare il gioco delle nuvole.
-Chissà se
riuscirò un giorno a dire una frase
intelligente …chissà-.
Si disse mentalmente.
Intanto a Cipro, in un
piccolo studio del tempio egizio,
tre divinità discutevano della situazione attuale.
Minerva, Thot e Anubi, si
fissavano tra di loro
mantenendo una nube di silenzio all’interno di questo piccolo
e apparentemente
insulso studio medico.
- Minerva?-.
- Dimmi Thot-.
- La situazione è
questa... dopo la caduta dell'Impero
Romano d'Occidente, Roma non ha più valore per il l'Impero
d'Oriente. Quindi
noi, divinità egizie, ci siamo riprese
ciò che c’è stato
tolto…Cipro,
antica colonia egizia sul Mar Mediterraneo Orientale-.
- E per questo motivo che
siete qui? In quest’isola
dimenticata dall'Egitto? Andiamo Thot...non trattarmi come se avessi
l'intelligenza di un sassolino in un sandalo, tu sai che sono la dea
della
saggezza, non prendere in giro la mia divina intelligenza-.
Thot s’
incamminò verso l'unica scrivania dello studio.
Un tavolo in granito color sabbia, dietro di esso una sedia di legno di
palma
da dattero con lo schienale ornato di geroglifici scolpiti nel legno.
Il sacro Ibis si sedette
dietro la scrivania con aria
preoccupata, fissava la dea mentre teneva il suo lungo becco nero
lievemente
aperto.
- Se ti dichiarassi la
verità, so bene che non mi
crederesti-.
- Già, comincerei
a crederti folle. Ma sono consapevole
che non lo sei…so cosa v’interessa e non
è Cipro…ma Sesshomaru-.
- E anche fosse
così?! A voi Dei olimpici darebbe noia se
fosse dalla nostra parte-.
- Non fare il finto tonto
con me Thot! So bene che volete
Sesshomaru solo per far realizzare un’antica leggenda-.
-Non mi fare la paternale,
Minerva! Invece voi lo
utilizzate per il vostro perverso gioco di riprendervi
l’Olimpo. Siete a
conoscenza che lui è il Dio della Guerra, eppure lo trattate
come uno schiavo.
Giocate con la sua vita…la sua famiglia…il suo
destino-.
- Come osi! Gli Olimpici non
si divertono con la vita di
chi li difende e combatte al loro fianco-.
- Ben detto Nipote cara-.
Qualcuno
s’intromise nella discussione tra i due Dei.
Infatti, dalla finestra del piccolo studio che si affacciava sul mare,
s’intravide uno zampillo d’acqua che
entrò nella stanza. Si abbatté sul
pavimento e da esso ne scaturì un essere. Era alto
all’incirca un metro e
novanta, aveva lunghi capelli castani e folta barba, ed era vestito con
un
gonnellino color blu con le immagini di delfino. Infine sul petto nudo
vi era
tatuato un tridente.
- Salve Minerva-.
Salutò il nuovo
arrivato.
- Zio Nettuno, che cosa ci
fate qui?-.
- Se gli dei egizi possono
intromettersi sullo
svolgimento del conflitto tra i due gemelli,possiamo farlo anche noi-.
Anubi che fino a quel
momento non era stato in disparte,
decise d’intervenire.
- Aspetta un momento
Nettuno! Questa faccenda riguarda
noi tanto quanto voi, per non parlare che l'utilizzo di Sesshomaru per
scopi
divini è stata ideata da noi, voi lo usate per combattere
suo fratello
gemello-.
- Stammi a sentire
sciacallo, per quanto sia innegabile
il fatto che voi abbiate conosciuto per prima Inutaisho non significa
che
dovete solo voi scegliere della vita di Sesshomaru, suo padre ha
servito
l'impero romano per secoli, quindi,poiché suo padre ha
combattuto in nome
dell'Olimpo, voi non potete avere alcuna voce in capitolo-.
- Sbagli a dir questo
Pesciolone, noi abbiamo voce in
capitolo su questa storia, anzi, si potrebbe dire che noi possiamo
parlare e
voi dovete stare zitti, Sesshomaru era già faccenda nostra,
quando è stato
messo al mondo-.
- Di cosa stai parlando?-.
- Sto parlando che
Sesshomaru è una faccenda più grande
di quello che credi-.
Intervenne Minerva che aveva
osservato la discussione tra
Anubi e Nettuno.
- Anubi, non starai parlando
della profezia? Quella che
Flavio cerca di far realizzare? Perché se così
fosse,questo vuol dire che
Sesshomaru non è il demone che pensiamo, o almeno, non
è il demone che era
nella sua vita precedente-.
Intervenne Thot.
- Come fai a conoscere
questa storia?-.
- Semplice...la profezia non
è una storiella che va
raccontata ai bambini prima di farli addormentare,conosco bene la
storia della
profezia...un antico manoscritto tradotto in varie lingue, per impedire
che il
caos torni a prevalere sull'universo, Flavio vuole farla realizzare per
dominare il mondo-.
- Però
c'è un modo per impedire tutto questo-.
- Di cosa stai parlando Thot?
- In Egitto si narra di una
leggenda di un essere così
potente da poter fermare chi vuole portare il caos nel nostro
mondo...il suo
nome e Ramses...-.
- Ramses?-.
- Esatto, il faraone
più potente d'Egitto, il più grande
eroe della storia egizia, la storia lo ricorda come un essere nato da
madre
umana e padre divino...ma alcune di queste cose che ho detto non sono
del tutto
vere-.
- E quale sarebbe la
verità?
- In verità
è che lui fu un demone, ma sarebbe meglio
dire un dio demoniaco, poiché egli era nato da madre
demoniaca e padre
divino...e secondo alcuni il padre era Ra...il potente dio
del sole-.
- Ma questa è
solo una leggenda...vero?
Thot fissò la dea
con uno sguardo autoritario,freddo e
sincero.
- Per niente,Ramses
è veramente esistito, l'aspetto
fisico di Sesshomaru e le sue imprese eroiche ci fanno credere che lui
sia la
sua reincarnazione-.
Intervenne Anubi.
- Per sapere la
verità è necessario che lui arrivi in
Egitto, e sedersi sul trono di coloro che l’hanno
preceduto,hai capito che
cerco di dire Minerva?-.
- Senti sciacallo, io non so
minimamente, dove volete
arrivare con l'utilizzo di quel demone...almeno che....voi non vogliate
fare di
Sesshomaru un faraone, cosicché lui governi l'Egitto e
ristabilisca il potere
degli dei Egizi contro i vostri nemici...i romani-.
- Non esattamente. Comunque
sia, ora dobbiamo scoprire il
motivo dell'assedio di Petra da parte di Flavio-.
Riprese parola Thot, mentre
osservava i presenti.
- Esatto! Ora ritengo giusto
di rivederci a Petra tra
circa quindici giorni, siete d’accordo con me?-.
Tutti annuirono di fronte
alla proposta di Thot che, in
quel frangente sembrava l’unica soluzione.
- Ora potete andare, la
discussione termina qua. Ci
rivedremo a Petra-.
Minerva uscì
dalla stanza passando dalla porta
principale, mentre Nettuno si gettò fuori dalla finestra
tornando nel suo
regno, le profondità marine.
Anubi e Thot rimasero nella
stanza color sabbia, si
fissavano negli occhi come se cercassero risposte ben precise.
- Credi davvero che
Sesshomaru possa centrare qualcosa in
tutta questa faccenda?,
Disse Thot incredulo. Non
poteva credere che Sesshomaru
fosse la reincarnazione di un antico faraone.
- Io credo di sì,
è la nostra unica speranza di salvare
l'Egitto dalla schiavitù romana-.
Il silenzio cadde in quella
piccola stanza, mentre i due
Dei si guardavano…speravano nella riuscita
dell’antica profezia.
I quindi giorni trascorsero
e le quattro divinità ora si
ritrovano lì, nella città di Petra.
Petra il Regno dei Nabatei
(siamo nell’odierna
Giordania), una città scavata nella roccia calcarea medio
orientale, dove ora
le truppe di Flavio la mettevano a ferro e fuoco.
Le armature dei legionari
romani scintillano al contatto
con la luce del sole, il caldo infiacchisce i soldati fedeli a Flavio e
la sete
li rende deboli.
Legionari, arcieri e i
gladiatori di Flavio fanno
irruzione dentro la città nel deserto.
Nella
città di pietra, un tempo grande e potente
capitale dei Nabatei, ora rischiava di soccombere per mano dei soldati
del
demone romano.
Le urla dei cittadini
infestano la città come una
malattia contagiosa, i soldati Nabatei insieme ai soldati persiani
comandati
dal mezzo demone Bagoa, cercano in tutti i modi di opporre resistenza
all'attacco romano.
Bagoa si trovava nella
piazza principale della città, lui
e suoi Mitriari facevano fatica a tener salda la difesa Persiana contro
l'avanzata nemica.
- Resistete uomini, dobbiamo
tenere duro per la Persia-.
Urlò il mezzo
demone, mentre un legionario lo stava per
colpire con il suo gladio, ma d’un tratto il suo corpo fu
trapassato dalla lama
lucente di una spada. Una katana.
Il legionario cadde inerme a
terra, scoprendo così chi
aveva salvato la vita al mezzo demone.
-Sesshomaru-.
Sussurrò
incredulo Bagoa.
-Speravo ardentemente che
venissi qua a Petra-.
- Sono stato impegnato...
è la situazione?-.
- Flavio cerca di
conquistare la città prendendo il
possesso della piazza principale, che sarebbe il luogo in cui siamo
adesso, ti
do un consiglio, vai verso il teatro greco della città, lo
troverai più avanti
verso la strada che conduce a questa piazza, quando giungi
lì, attraversa il
sotterraneo del teatro, troverai un cancello che collega all'acquedotto
della
città-.
- Per quale motivo dovrei
andare li?-.
- Secondo le nostre spie,
Sargon sta cercando un oggetto.
sappiamo cosa cerca di preciso, però so che con lui
c'è Flavio e un altro
essere ricoperto di metallo-.
- Metallo?-.
- Sì... o almeno
credo...era coperto da alcuni stracci,
non lo visto molto bene, ora vai al teatro e impossessati dell'oggetto
che
Sargon sta cercando, qualunque cosa sia devi perderla tu per primo-.
- D’accordo-.
Sesshomaru
cominciò a correre verso la lunga strada che
si trovava alle spalle del mezzo demone Persiano.
Nel suo lungo tragitto non
può fare a meno di combattere.
Ogni legionario è
tranciato di netto dai suoi artigli.
Dalla Bakusaiga, dai flagelli.
Il sonno ristoratore di
quindici giorni era giovato al
suo corpo e ora era pronto alla grande lotta.
Il grande Sesshomaru, il
guerriero era tornato più
informa di prima.