Bettinellina: grazie mille, confido nell'ispirazione!
Sandra92: oh, grazie mille, mi commuovi :) eccoti un altro capitolo fresco fresco!
yesterday: ciao!! ora ti risponderò... beh diciamo che Sana ha perso la memoria il giorno dopo che Akito è partito, quindi tutto ciò che nel manga è accaduto prima sì, c'è stato. Poi, dalla partenza, è tutto diverso: nella mia fan fiction Sana si dimentica tutto e Akito resta in America per sei anni... spero di aver risolto il tuo dubbio :)
dancemylife: ho aggiornato abbastanza prestoi, hai visto? in questo capitolo lo scoprirai!!
NinaFallenAngel: eccoti accontentata :)
GiulyRedRose: Zeme! Eh ora scoprirai di chi si tratta... u.u fammi sapere cosa te ne pare di questo capitolo, e ti ringrazio per i complimenti <3 tivibi :*
92titti92: grazie, eccoti un altro capitolo!!
2
«È
meglio che tu stia ferma.» la voce di Rei mi giunse da molto
lontano.
Non
potevo scorgere bene la figura che si era appostata davanti a casa
nostra, ma
tutto quello che la mia mente riusciva a registrare era quel bagliore
proveniente dai suoi occhi. Il ricordo esplose dentro di me, ancora una
volta a
popolare la mia mente furono quegli
occhi.
Occhi
color miele...
Dolore.
Dovetti serrare le labbra per evitare di mettermi ad urlare.
«Rei,
fammi scendere, ti prego...» era di vitale importanza, per
me; non lo capivo,
ma lo sapevo, era una verità alla quale non potevo sottrarmi.
Rei
mi fissò a lungo, senza parlare. Poi allentò la
stretta sul mio braccio e mi
liberò. Subito afferrai la maniglia della portiera e
l’aprii, precipitandomi
fuori.
«Sanachan...»
mi chiamò lo sconosciuto. Aveva una voce a me familiare,
così decisi di
avvicinarmi ancora, avendo modo di osservarlo bene: aveva un lungo
cappotto
bianco, un paio di occhiali e capelli neri, che si confondevano con
l’oscurità
della notte. Per fortuna i fari dell’auto di Rei riuscivano a
renderlo un poco
riconoscibile. Per quanto fossero passati sei anni, di lui non potevo
scordarmi, era stato uno dei miei migliori amici, per quanto
ricordassi, dalla
seconda media. Poi le nostre strade si erano divise.
«Tsuyoshi...»
mormorai, riconoscendolo. «Da quanto tempo...»
aggiunsi, notando quanto fosse
cambiato. Sentivo un cosante peso al cuore, avrei voluto fuggire da
quella situazione.
Forse avrei voluto fuggire da lui.
Lui
che mi faceva stare male, come Aya, quella che sapevo essere diventata
sua
moglie, e chiunque avessi frequentato nelle medie. Tranne Fuka, lei era
l’unica
con cui stavo bene, era la mia migliore ed unica amica.
«Sana»
ripeté Tsuyoshi, evidentemente a disagio, «Quanto
sei cambiata.» aggiunse, dopo
un attimo di esitazione.
Sorrisi,
nonostante la fitta al cuore. «Ma non ci si rimpicciolisce
mica!»(*) esclamai.
Tsuyoshi,
a questa affermazione, impallidì. «Cosa
c’è? Non stai bene? Effettivamente fa
freddo... entra dentro casa, chiederò alla signora Shimura
di preparare un the
caldo con dei biscotti.» lo invitai dentro casa con un gesto
della mano, ma lui
sorrise mestamente.
«No»
disse, «Sanachan, è con il signor Sagami e la
signora Kurata che vorrei
parlare.» la sua voce tremò debolmente.
Fui
delusa, ma dopotutto era meglio così. Come sempre, quando mi
trovavo faccia a
faccia con il mio passato: sfuggirgli era sempre stato un bene per me.
Sempre.
Annuii,
mentre Rei scendeva dall’auto, dopo averla parcheggiata
accanto a casa. «Tu sei
Tsuyoshi, giusto?Ne è passato di tempo.» lo
salutò, con la mano destra alzata.
Tsuyoshi
abbassò il capo. «Ho una questione molto
importante con cui discutere con lei e
la signora Kurata.»
Rei
assentì. «Lo avevo immaginato. Entriamo in casa,
fuori fa molto freddo.» poi si
rivolse a me, sistemandosi gli occhiali da sole, ma io lo anticipai,
alzando la
mano e facendo cenno di voltarmi.
«Andrò
a trovare Fuka, non preoccupatevi. Le farà piacere
senz’altro.»
Mentre
Tsuyoshi e Rei entravano in casa, io cominciai a camminare, affondando
le mani
nelle tasche del cappotto.
La
situazione non mi piaceva granché. Se Tsuyoshi aveva deciso
di farci visita
dopo tutto quel tempo doveva essere una questione di fondamentale
importanza.
Per un attimo fui tentata di voltarmi e impormi per ascoltare la
conversazione-
un tempo l’avrei senz’altro fatto.
Ma
ora avevo diciannove anni, non ero più la bambina di un
tempo. Dentro me ero
molto maturata, anche se talvolta regnavano i miei vecchi istinti di
bambina
capricciosa... chissà, forse era proprio il mio carattere.
Sospirai,
continuando a camminare verso l’appartamento di Fuka,
distante da lì non molti
km. Forse con quel freddo mi sarebbe convenuto prendere un tram o un
bus, ma
decisi che andare a piedi sarebbe stata la cosa migliore. Dopotutto,
non mi
capitava spesso di stare sola in quel modo.
Non
mi dispiaceva il freddo, lo sopportavo abbastanza.
Mi
guardai intorno: Tokyo era, quella sera, più luminosa del
solito. Nella strada
verso casa della mia amica, mi sorpresi a guardare con
felicità ogni vetrina
decorata di tutti i negozi che si trovavano sulla mia strada, come una
bambina
incantata da tanto splendore. Purtroppo non avevo mai molto tempo per
fare una
passeggiata da sola in centro, ma dato che quella sera fui costretta
dalle
circostanze, accolsi la cosa di buon grado.
Camminai
per una mezzora buona, ma non riuscii a raccapezzarmi. Le poche volte
che ero
andata a trovare Fuka ero sempre stata in macchina con Rei.
«Accidenti»
imprecai, con un po’ di disperazione nella voce,
«Temo di essermi persa...» la
paura cominciava a strisciare dentro di me, avrei potuto chiamare Rei
per farmi
venire a prendere, ma non volevo disturbarlo in quel momento. La
conversazione
con Tsuyoshi doveva essere molto importante, perciò decisi
che forse sarebbe
stato meglio cavarmela da sola, almeno per quella volta.
L’unica
cosa che mi preoccupava davvero erano le reazioni dei fan se mi
avessero
riconosciuta- presi a camminare più velocemente possibile,
esattamente non
sapevo dove stessi andando, ma l’istinto mi stava guidando
verso quella che
forse sarebbe potuta essere la strada giusta.
Sicura
di me e del mio intuito, mi misi a fischiettare, non vedevo
l’ora di
riabbracciare Fuka. Era da una settimana che non la vedevo, e la sua
allegria
mi mancava parecchio. Mi mancava anche lavorare per il programma alla
radio con
lei, dato che era fermo per le vacanze invernali.
Continuai
a camminare, ma ben presto mi resi conto di aver sbagliato strada.
«Dove
sono finita?» mi domandai, guardandomi intorno.
Quel
posto non mi era affatto nuovo.
Avanzai
ancora, notando una grande casa per me estremamente familiare,
nonostante non
ricordavo nulla che la riguardasse.
Nulla.
«Ah!»
esclamai, portandomi la mano sinistra sul petto. Il cuore aveva preso a
battere
più velocemente del solito e una strana nausea si stava
facendo avanti dentro
me.
Lentamente,
mi avvicinai a quella casa così strana, e notai che le luci
erano accese. Lessi
il cognome della famiglia che vi abitava, accanto al citofono.
Hayama.
Hayama...
Hayama.
Una
fitta alla testa mi costrinse a chiudere gli occhi.
Il
dolore fu come una tremenda coltellata al petto, violenta, tremenda, mi
lasciava stramazzante senza che potessi fare nulla per arrestare la
violenza
dell’impatto che quel nome ebbe su di me.
Ancora
una volta, al posto della nebbia che popolava le mie giornate, nella
mia mente
riaffiorarono due occhi bellissimi, quegli occhi color miele...
E
poi, il vuoto.
«No!»
urlai, afferrandomi la testa, scossa da un dolore lancinante,
«No!» ripetei,
stavolta più forte, mentre mi accorgevo che la porta di
quella casa si apriva
di scatto.
Girai
sui tacchi e cominciai a correre più veloce che potei,
veloce, veloce, mi
sentivo inseguita.
Ma
da cosa e da chi stavo scappando?
Dai
ricordi...?
Mi
fermai, boccheggiante, solo quando raggiunsi il gazebo del parco
lì vicino. Mi
sedetti sulla panchina in legno, ansimando.
Mi
bruciavano i polmoni, respiravo affannosamente, nel tentativo di
recuperare l’aria
che nella corsa avevo consumato.
Avvertii
una presenza accanto a me, e subito mi misi dritta con la schiena.
Sentii un
ramo spezzarsi, e subito mi voltai.
Oh...
Occhi
color miele.
Sembravano
brillare, quella notte...
«Sana.»
***
«Cosa?!»
esclamò Rei, sorpreso, versandosi addosso il the bollente.
Tsuyoshi
annuì, e la signora Kurata lo guardò gravemente.
«Akito
è tornato.»
(*)
citazione di Hayama nel manga, purtroppo non ricordo in che volume
l’abbia
letta!!