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Autore: Alebluerose91    16/05/2010    6 recensioni
Akito si è trasferito definitivamente in America e Sana ha sviluppato un'altra malattia: per proteggersi dal dolore della loro separazione, il suo cervello ha rimosso qualunque cosa riguardasse il ragazzo, finchè...
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Et voilà, eccomi!! Anche questo è un capitolo corto, vogliate scusare la mia scarsa ispirazione! Ma non vi abbandonerò, promesso! Comunque ringgrazio tutti quanti per le recensioni, i seguiti e i preferiti: non mi aspettavo già questo "successo" ^^ ora rispondo alle recensioni.
Bettinellina: grazie mille, confido nell'ispirazione!
Sandra92: oh, grazie mille, mi commuovi :) eccoti un altro capitolo fresco fresco!
yesterday: ciao!! ora ti risponderò... beh diciamo che Sana ha perso la memoria il giorno dopo che Akito è partito, quindi tutto ciò che nel manga è accaduto prima sì, c'è stato. Poi, dalla partenza, è tutto diverso: nella mia fan fiction Sana si dimentica tutto e Akito resta in America per sei anni... spero di aver risolto il tuo dubbio :)
dancemylife: ho aggiornato abbastanza prestoi, hai visto? in questo capitolo lo scoprirai!!
NinaFallenAngel: eccoti accontentata :)
GiulyRedRose: Zeme! Eh ora scoprirai di chi si tratta... u.u fammi sapere cosa te ne pare di questo capitolo, e ti ringrazio per i complimenti <3 tivibi :*
92titti92: grazie, eccoti un altro capitolo!!


2

 

 

«È meglio che tu stia ferma.» la voce di Rei mi giunse da molto lontano.

Non potevo scorgere bene la figura che si era appostata davanti a casa nostra, ma tutto quello che la mia mente riusciva a registrare era quel bagliore proveniente dai suoi occhi. Il ricordo esplose dentro di me, ancora una volta a popolare la mia mente furono quegli occhi.

Occhi color miele...

Dolore. Dovetti serrare le labbra per evitare di mettermi ad urlare.

«Rei, fammi scendere, ti prego...» era di vitale importanza, per me; non lo capivo, ma lo sapevo, era una verità alla quale non potevo sottrarmi.

Rei mi fissò a lungo, senza parlare. Poi allentò la stretta sul mio braccio e mi liberò. Subito afferrai la maniglia della portiera e l’aprii, precipitandomi fuori.

«Sanachan...» mi chiamò lo sconosciuto. Aveva una voce a me familiare, così decisi di avvicinarmi ancora, avendo modo di osservarlo bene: aveva un lungo cappotto bianco, un paio di occhiali e capelli neri, che si confondevano con l’oscurità della notte. Per fortuna i fari dell’auto di Rei riuscivano a renderlo un poco riconoscibile. Per quanto fossero passati sei anni, di lui non potevo scordarmi, era stato uno dei miei migliori amici, per quanto ricordassi, dalla seconda media. Poi le nostre strade si erano divise.

«Tsuyoshi...» mormorai, riconoscendolo. «Da quanto tempo...» aggiunsi, notando quanto fosse cambiato. Sentivo un cosante peso al cuore, avrei voluto fuggire da quella situazione. Forse avrei voluto fuggire da lui.

Lui che mi faceva stare male, come Aya, quella che sapevo essere diventata sua moglie, e chiunque avessi frequentato nelle medie. Tranne Fuka, lei era l’unica con cui stavo bene, era la mia migliore ed unica amica.

«Sana» ripeté Tsuyoshi, evidentemente a disagio, «Quanto sei cambiata.» aggiunse, dopo un attimo di esitazione.

Sorrisi, nonostante la fitta al cuore. «Ma non ci si rimpicciolisce mica!»(*) esclamai.

Tsuyoshi, a questa affermazione, impallidì. «Cosa c’è? Non stai bene? Effettivamente fa freddo... entra dentro casa, chiederò alla signora Shimura di preparare un the caldo con dei biscotti.» lo invitai dentro casa con un gesto della mano, ma lui sorrise mestamente.

«No» disse, «Sanachan, è con il signor Sagami e la signora Kurata che vorrei parlare.» la sua voce tremò debolmente.

Fui delusa, ma dopotutto era meglio così. Come sempre, quando mi trovavo faccia a faccia con il mio passato: sfuggirgli era sempre stato un bene per me. Sempre.

Annuii, mentre Rei scendeva dall’auto, dopo averla parcheggiata accanto a casa. «Tu sei Tsuyoshi, giusto?Ne è passato di tempo.» lo salutò, con la mano destra alzata.

Tsuyoshi abbassò il capo. «Ho una questione molto importante con cui discutere con lei e la signora Kurata.»

Rei assentì. «Lo avevo immaginato. Entriamo in casa, fuori fa molto freddo.» poi si rivolse a me, sistemandosi gli occhiali da sole, ma io lo anticipai, alzando la mano e facendo cenno di voltarmi.

«Andrò a trovare Fuka, non preoccupatevi. Le farà piacere senz’altro.»

Mentre Tsuyoshi e Rei entravano in casa, io cominciai a camminare, affondando le mani nelle tasche del cappotto.

La situazione non mi piaceva granché. Se Tsuyoshi aveva deciso di farci visita dopo tutto quel tempo doveva essere una questione di fondamentale importanza. Per un attimo fui tentata di voltarmi e impormi per ascoltare la conversazione- un tempo l’avrei senz’altro fatto.

Ma ora avevo diciannove anni, non ero più la bambina di un tempo. Dentro me ero molto maturata, anche se talvolta regnavano i miei vecchi istinti di bambina capricciosa... chissà, forse era proprio il mio carattere.

Sospirai, continuando a camminare verso l’appartamento di Fuka, distante da lì non molti km. Forse con quel freddo mi sarebbe convenuto prendere un tram o un bus, ma decisi che andare a piedi sarebbe stata la cosa migliore. Dopotutto, non mi capitava spesso di stare sola in quel modo.

Non mi dispiaceva il freddo, lo sopportavo abbastanza.

Mi guardai intorno: Tokyo era, quella sera, più luminosa del solito. Nella strada verso casa della mia amica, mi sorpresi a guardare con felicità ogni vetrina decorata di tutti i negozi che si trovavano sulla mia strada, come una bambina incantata da tanto splendore. Purtroppo non avevo mai molto tempo per fare una passeggiata da sola in centro, ma dato che quella sera fui costretta dalle circostanze, accolsi la cosa di buon grado.

Camminai per una mezzora buona, ma non riuscii a raccapezzarmi. Le poche volte che ero andata a trovare Fuka ero sempre stata in macchina con Rei.

«Accidenti» imprecai, con un po’ di disperazione nella voce, «Temo di essermi persa...» la paura cominciava a strisciare dentro di me, avrei potuto chiamare Rei per farmi venire a prendere, ma non volevo disturbarlo in quel momento. La conversazione con Tsuyoshi doveva essere molto importante, perciò decisi che forse sarebbe stato meglio cavarmela da sola, almeno per quella volta.

L’unica cosa che mi preoccupava davvero erano le reazioni dei fan se mi avessero riconosciuta- presi a camminare più velocemente possibile, esattamente non sapevo dove stessi andando, ma l’istinto mi stava guidando verso quella che forse sarebbe potuta essere la strada giusta.

Sicura di me e del mio intuito, mi misi a fischiettare, non vedevo l’ora di riabbracciare Fuka. Era da una settimana che non la vedevo, e la sua allegria mi mancava parecchio. Mi mancava anche lavorare per il programma alla radio con lei, dato che era fermo per le vacanze invernali.

Continuai a camminare, ma ben presto mi resi conto di aver sbagliato strada.

«Dove sono finita?» mi domandai, guardandomi intorno.

Quel posto non mi era affatto nuovo.

Avanzai ancora, notando una grande casa per me estremamente familiare, nonostante non ricordavo nulla che la riguardasse.

Nulla.

«Ah!» esclamai, portandomi la mano sinistra sul petto. Il cuore aveva preso a battere più velocemente del solito e una strana nausea si stava facendo avanti dentro me.

Lentamente, mi avvicinai a quella casa così strana, e notai che le luci erano accese. Lessi il cognome della famiglia che vi abitava, accanto al citofono.

Hayama.

Hayama...

Hayama.

Una fitta alla testa mi costrinse a chiudere gli occhi.

Il dolore fu come una tremenda coltellata al petto, violenta, tremenda, mi lasciava stramazzante senza che potessi fare nulla per arrestare la violenza dell’impatto che quel nome ebbe su di me.

Ancora una volta, al posto della nebbia che popolava le mie giornate, nella mia mente riaffiorarono due occhi bellissimi, quegli occhi color miele...

E poi, il vuoto.

«No!» urlai, afferrandomi la testa, scossa da un dolore lancinante, «No!» ripetei, stavolta più forte, mentre mi accorgevo che la porta di quella casa si apriva di scatto.

Girai sui tacchi e cominciai a correre più veloce che potei, veloce, veloce, mi sentivo inseguita.

Ma da cosa e da chi stavo scappando?

Dai ricordi...?

Mi fermai, boccheggiante, solo quando raggiunsi il gazebo del parco lì vicino. Mi sedetti sulla panchina in legno, ansimando.

Mi bruciavano i polmoni, respiravo affannosamente, nel tentativo di recuperare l’aria che nella corsa avevo consumato.

Avvertii una presenza accanto a me, e subito mi misi dritta con la schiena. Sentii un ramo spezzarsi, e subito mi voltai.

Oh...

Occhi color miele. Sembravano brillare, quella notte...

«Sana.»

 

 

 

***

 

«Cosa?!» esclamò Rei, sorpreso, versandosi addosso il the bollente.

Tsuyoshi annuì, e la signora Kurata lo guardò gravemente.

«Akito è tornato.»

 

 

 

 

 

 

 

 

(*) citazione di Hayama nel manga, purtroppo non ricordo in che volume l’abbia letta!!

  
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