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Autore: beba7    17/05/2010    1 recensioni
Nel gazebo di casa Malfoy Draco stava leggendo delle poesie babbane. Ci era voluto del tempo perché si convincesse a leggere quegli stupidi libri ma Blaise aveva così insistito che si era lasciato convincere e aveva accettato il volume di un ignoto Charles Baudelaire. “La mia giovinezza non fu che una oscura tempesta, traversata qua e là da soli risplendenti; tuono e pioggia l'hanno talmente devastata che non rimane nel mio giardino altro che qualche fiore vermiglio.”
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le Fleurs Du Mal

Fiore Vermiglio

La mia giovinezza non fu che una oscura tempesta,
traversata qua e là da soli risplendenti;
tuono e pioggia l'hanno talmente devastata
che non rimane nel mio giardino altro che qualche fiore vermiglio.”

Nel gazebo di casa Malfoy Draco stava leggendo delle poesie babbane. Ci era voluto del tempo perché si convincesse a leggere quegli stupidi libri ma Blaise aveva così insistito che si era lasciato convincere e aveva accettato il volume di un ignoto Charles Baudelaire. 
Gli piaceva quella persona. 
Aprendo il libro aveva pensato amareggiato che potesse essere il solito libro noioso che avrebbe lasciato perdere dopo due pagine. Eppure, andando avanti nella lettura, si era reso conto che quelle poesie non parlavano di amore spirituale o di religiosità ma anche e soprattutto di sesso, amore carnale, droghe…. 
Gli ricordava tanto se stesso durante la sua adolescenza, quando l’unico problema era scegliere a che party andare, quale ragazza accontentare o che vestito mettere. 
Arrivò poi alla poesia “Il Nemico” e si bloccò sconvolto. 
Quella frase, quelle parole, quella malinconia…. Era come nei film babbani, all’improvviso arrivava quella tempesta che sconvolgeva tutto, che faceva cadere nel baratro più profondo, e quella tempesta era lui: Voldemort. 
Appena era ritornato la sua giovinezza si era bruscamente interrotta e Draco era stato catapultato in un mondo più grande di lui. 
Da quel momento tutto era finito: l’amore della sua famiglia, il suo nome, le ricchezze che possedeva, ciò che prima era il tutto si era tramutato subito in polvere sparsa nell’aria. 
Eppure… eppure esistevano ancora dei soli risplendenti. 
Era strano pensare a lui come ad un sole risplendente ma era la verità, pur odiandolo doveva ammettere che lo aveva salvato. 
Durante gli ultimi anni a scuola aveva pensato di non avere speranza, che il suo destino fosse ormai deciso. Ma quando sentiva la notizia che Colui-Che-Era-Sopravvissuto era vivo ed era intenzionato a distruggere una volta per tutte il Male il suo cuore si riempiva di gioia e timore: timore che non ci sarebbe riuscito, timore di vedere quel sole spegnersi nel buio delle tenebre, timore di vederlo travolto dalla tempesta. 
Draco si era alzato dalle comode poltrone del gazebo e stava camminando tra le centinaia di fiori dai colori vivaci e dai nomi sconosciuti, collezionati in lunghi viaggi da ogni parte del mondo. Era arrivato nel roseto continuando a leggere, ormai sapeva la strada a memoria, e si fermò davanti ad un cespuglio curato e chiazzato di macchie, come se un distratto pittore avesse schizzato del rosso sul verde della pianta. 
I fiori vermigli. 
Nelle frasi di Baudelaire sembrava che questi fossero una nota positiva, come quando dopo un uragano si contano le case in piedi e le persone sopravvissute con una gioia contenuta ma sempre più presente, eppure per Draco non era così. 
Quei fiori erano il continuo monito al senso di colpa che doveva colpirlo. 
Draco non voleva che il tempo cancellasse l’immagine di quelle vite spezzate, delle famiglie lacerate, del silenzio spaventato per le vie, della sua adolescenza perduta; di tutto il danno che aveva creato pur essendo anche lui un fiore vermiglio, dell’aiuto che aveva dato alla tempesta e che, se non fosse comparso il sole, avrebbe distrutto ogni cosa lasciando solo centinaia di fiori rossi in un universo di nulla.

  
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