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Autore: Rubysage    19/05/2010    7 recensioni
(FINALMENTE CONCLUSAAAAA!!) Cosa succede quando un genietto dispettoso scambia tra loro le vite dei nostri amici? Forse impareranno ad apprezzare quello che hanno...o forse no? (Attenzione: parzialmente OOc e un pochino What if...ma proprio un pochino...)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21



Non era passato molto tempo dall'ultimo allenamento, eppure a Mark il campo da calcio sembrava più grande del solito. Si piazzò all'uscita dello spogliatoio, a torso nudo, pantaloncini e maglietta buttata sulle spalle, una mano davanti agli occhi per ripararli dal sole.

Sorrise ed inspirò profondamente, facendo tesoro dell'aria tiepida di quella mattina di agosto, poi tornò negli spogliatoi canticchiando.

I compagni di squadra si scambiarono uno sguardo interrogativo. Julian (o meglio, quello che loro credevano fosse Julian) era stato tra i primi ad arrivare, ed aveva salutato i pochi presenti dispensando battute e calorose pacche sulle spalle. Sembrava parecchio allegro, un po' troppo allegro per essere il solito Julian Ross.

-Toh, guarda chi c'è qua, i gemelli Barnum! - disse allegramente Mark spettinando i capelli (già spettinati) di James Derrick, appena arrivato insieme al fratello – Come va con la capriola infernale? -

-Catapulta – precisò James.

-E' lo stesso. Quando tornate al tendone, salutatemi la trapezista – tagliò corto Mark, e se ne andò a salutare Clifford Yuma fischiettando Thunder Road.

-...ridnoutnighcassepromisland...ehi, Clifford, secondo te perchè Bruce Springsteen è così incantabile? -

Il gigantesco stopper sorrise, stupefatto. - E che ne so? A me neanche piace, Springsteen! -

-Il solito blasfemo... -

-Sei felice oggi, Julian? - intervenne Paul Diamond, anche lui, come tutti i presenti, piacevolmente sorpreso nel vederlo così frizzante.

-Eccome! - rispose Mark, stiracchiandosi – E' una splendida giornata, mi sento in forma come non mai e tra poco faremo il culo a quelle mezz...ehm... -

Lo sguardo del vero Julian, che aveva appena messo piede nello spogliatoio insieme a Ed Warner e Danny Mellow, lo incenerì.

-...uhm...ehm...glie la faremo vedere noi a quelle mezze calzette dei thailandesi, vero, ragazzi? - continuò Mark. I compagni di squadra, galvanizzati come al solito, esultarono.

-Non ti sembra che Julian sia un po' troppo su di giri? - sussurrò Ted Carter a Patrick Everett.

-Per me si droga - rispose Patrick – Ecco perchè soffre di cuore... -

-Ehi! - sbottò il vero Julian, che aveva sentito tutto – Droga un cacchio, capito? -

I due lo guardarono come se fosse stato un ufo.

Julian cincischiò due parole e tre parolacce, poi si avvicinò a Mark.

-Julian...ehm...come va?- disse, tendendo una mano al ragazzo e tirandolo verso di sé – La pianti di fare il deficiente? - bisbigliò poi.

-Rilassati! - rispose Mark, sempre sottovoce – Non è che perchè sei Julian Ross devi necessariamente avere sempre il muso lungo! -

Julian sbuffò. - Essere più...spigliati, non significa fare il pagliaccio – rispose – Qualcuno ha già notato che qualcosa non va, vedi di essere più posato prima che mi...anzi ti mandino alla neuro! -

-Allora cerca di agitarti di meno e, magari, di ignorarmi. Ci stanno guardando tutti, e da che mondo è mondo io e te non siamo mai stati particolarmente affiatati... -

In effetti gli sguardi dei compagni di squadra erano tutti su di loro.

-Oh, beh...allora, riguardo a quello schema... - bluffò Julian prendendo Mark per un braccio e allontanandolo dal gruppo. Poi, sottovoce: - Senti, Amy viene? - disse.

-Viene? E' già di sopra in tribuna! - disse Mark – Non si perderebbe una tua partita per niente al mondo... -

Lo sguardo di Julian si illuminò d'immenso.

-E Maki...? Com'è andata in questi giorni? - continuò Mark.

-E chi l'ha vista? - rispose Julian alzando le spalle – E' impegnatissima con la squadra di softball, per fortuna...meglio così, dato che ho lavorato come un cane all'edicola, e ieri sera ho pure dovuto suonare fino all'una! Adesso vogliono tre serate a settimana al “Red Rose Speedway”...almeno potessi farmi un pisolino in panchina... -

Mark lo interruppe ridendo. - Vorrà dire che lo farò io per te! Peccato comunque...ho voglia di vederla. -

-Ti capisco, eccome se ti capisco – disse Julian – Ah, hai portato i documenti... -

-Tutto fatto, tranquillo. -

-Ok. - Poi, alzando la voce: - Allora, è tutto chiaro? -

Mark ridacchiò e gli diede una pacca sulla spalla. - Certo, Mark, sta' tranquillo... - rispose.

Quella piccola sceneggiata sembrò confondere ancora di più i ragazzi della squadra, che però vennero provvidenzialmente distratti dall'ingresso nello spogliatoio di Philip, tumefatto ma sereno.

-Salve a tutti! - esclamò il capitano della Flynet esibendo un sorriso sdentato.

-Philip, santo cielo, che diavolo ti è successo?! - esclamò Bruce Harper andando incontro all'amico insieme a tutti gli altri.

-Un piccolo incidente – mentì il ragazzo.

-Incidente?! - esclamò Julian, preoccupato. Istintivamente andò incontro all'amico, ma si bloccò dopo il primo passo, mordendosi un labbro. Chissà se Mark e Philip andavano d'accordo; meglio procedere con cautela.

-Tranquilli – disse Philip – Il peggio è passato. Per me, almeno... - Scrollò le spalle sorridendo e si diresse verso Mark, che lo guardava confuso.

-Allora, Julian, come butta? - disse allegramente dando una pacca sulla spalla del ragazzo.

-Uh...bene... - rispose Mark, un pochino incerto – Accidenti, vorrei poter dire lo stesso di te... -

Philip sospirò. - Lascia perdere, è stato un brutto periodo. Ho intravisto Amy, su in tribuna; salutamela tanto, dille che Jenny ha voglia di rivederla. -

-Ok... - rispose Mark, senza sapere che altro dire. Non era facile; lui e Philip non si erano mai cagati più di tanto, anche se il capitano della Flynet, tutto sommato, gli era quasi simpatico.

Lanciò un'occhiata a Julian, come per chiedergli come diavolo comportarsi, ma il ragazzo stava fissando l'ingresso dello spogliatoio, verso cui i compagni di squadra si erano ammassati.

-Come sarebbe, infortunati?! Tutti e due?! - esclamò Ralph Peterson entrando nello spogliatoio e gettando rabbiosamente la borsa su una panca – E adesso che facciamo? -

-E' solo un'amichevole, Ralph, ce la caveremo anche senza di loro – disse Tom Baker cercando di calmare il compagno.

-Ah, sì? Li hai visti quelli? - ribattè Ralph, indicando con il pollice lo spogliatoio degli avversari – Il piccoletto ha la faccia da serial killer, lucido e glaciale... Per non parlare di quello grosso col codino! Sarà dura senza Holly e Benji! -

Mark e Philip drizzarono le antenne e si guardarono istantaneamente l'un l'altro.

-Un momento, un momento – intervenne Mark – Come sarebbe? Price e Hutton non giocano? -

-Occacchio... - disse Philip - Che diavolo è successo? -

-Chiedilo a loro – ringhiò Ralph. In quel momento, Holly e Benji fecero il loro ingresso in spogliatoio, seguiti da Peter Colby. Ai ragazzi della nazionale fece uno strano effetto vedere Oliver, che era sempre allegro e ottimista, scuro in volto e Benji, il tipo sicuro di sé per antonomasia, con un'aria triste e dimessa.

-Ragazzi, abbiamo un piccolo problema – esordì nervosamente Colby – Oggi Holly e Benji non potranno giocare. -

Seguirono svariati “Cosa?!”, “Com'è possibile?”, “Mio Dio” e “Perchè?”.

-Calma, calma – continuò l'allenatore – Non è niente di grave. Holly è caduto e si è fatto male ad una caviglia, mentre a Benji si è riacutizzato il dolore al polso. Niente di grave, ma non voglio che si sforzino troppo per una partita del genere. La Thailandia è più che abbordabile; gli schemi restano invariati. Julian – disse poi rivolgendosi a Mark, che sobbalzò – Può darsi che oggi abbiamo bisogno anche di te. Te la sentiresti di restare in campo per qualche minuto in più, in caso di necessità? -

Il ragazzo guardò il vero Julian, il quale fece spallucce ed alzò gli occhi al cielo, un po' per rassegnazione, un po' come gesto di preghiera.

-Io...sì, certo che me la sento. Me la sento eccome! - rispose Mark.

-Benissimo. Vi ricordo solo che il risultato di questa partita sarà valevole ai fini della qualificazione al campionato asiatico, per cui dateci dentro e passate la palla a Hol...ehm...a chi vi pare, purchè segni. E ora sbrigatevi, vi voglio pronti per il riscaldamento tra dieci minuti al massimo. -

Ciò detto, Colby se ne uscì dallo spogliatoio.

I ragazzi non spiccicarono parola, ma lo sconforto generale che aleggiava su di loro si sentiva, eccome.

Campionato asiatico?!?

-Ma non doveva essere un'amichevole? - dissero in contemporanea i gemelli Derrick.

-Perchè diavolo dobbiamo essere sempre gli ultimi a sapere le cose?! - sbottò Clifford Yuma – Siamo noi che giochiamo, maledizione!! -

E' terribile...terribile! - esclamò Bruce – Come diavolo faremo?! Senza Holly e Benji quelli ci faranno a pezzi! -

A Mark girarono istantaneamente i coglioni, ma cercò di trattenersi.

-Mi dispiace – esordì Holly in un modo che ai ragazzi suonò un po' troppo umile per provenire da Benji – Questa partita significa molto e io...noi non possiamo aiutarvi in nessun modo... -

Benji annuì sbuffando.

-...ma abbiamo un'enorme fiducia in voi e sappiamo che farete del vostro meglio. Vero, Ben...ehm, Holly? - Dato che Benji faceva lo gnorri, dato anche il suo umore più che nero, Holly gli diede una gomitata nelle costole.

-Mghrr...polso, grunf, vstrmeglio, bravi, eh? - fu tutto quello che il portiere riuscì a mugugnare davanti ai compagni di squadra, sconcertati.

Mark esplose.

-Ma che diavolo credete?! Certo che faremo del nostro meglio, dannazione! -

Tutti si voltarono a guardarlo; va bene che Julian quel giorno era un po' strano, ma quell'uscita da lui proprio non se l'aspettava nessuno. Compreso il vero Julian.

Mark si guardò intorno, capendo di non aver avuto una grande idea.

-Insomma, senza togliere nulla a nessuno – continuò – Holly non è l'unico attaccante della squadra e Benji non è l'unico portiere. Ed è in gran forma, e anche Alan ultimamente se l'è cavata benone, vero? - disse, rivolgendosi al terzo portiere. Ed sorrise, orgoglioso, e Alan Crocker gongolò al pensiero di essere, per una volta, tenuto in considerazione. Insomma, se era in nazionale un motivo ci sarà stato, no?

-E poi Tom dove lo mettiamo? E Ralph, con il suo tiro da rasoio, e Philip, anche se oggi non mi sembra messo un gran bene, senza offesa, amico, eh? - Philip sospirò. - E Patrick, e quell'armadio di Clifford, sono bravissimi ad infilarsi tra gli avversari! Oddio, Clifford magari un po' meno, ma data la stazza... E poi... - Si guardò intorno, quasi imbarazzato. - E anche Mark non se la cava male... -

-Anche tu sei forte, Julian – replicò il vero Julian. Mark abbassò lo sguardo ma gli restituì un sorriso di sottecchi.

-Sì. Me ne stavo dimenticando. Sono tosto anch'io, quando mi ci metto. - Gli altri ragazzi ridacchiarono. - Ma quello che voglio dire è che siamo una squadra. Non giochiamo da soli, giochiamo tutti insieme. Avete presente un aeroplano? Ok, è un grosso coso che vola, ma è composto da tante parti, che sono tutte importanti, e se vola, è grazie a tutte quelle parti. Insomma, avete capito? -

I ragazzi si guardarono con aria interrogativa. Julian si coprì la faccia con le mani, disperato. Quel cretino di Mark era partito bene, ma stava rischiava di finire molto, molto male...

-Vuoi dire che noi siamo le parti dell'aeroplano? - disse Bruce – E che non possiamo farcela senza l'aiuto di tutte le altre parti...cioè di tutti gli altri giocatori? -

-Beh... - tentennò Mark, accorgendosi dell'enorme fesseria che aveva appena sparato.

-Ma se mancano Holly e Benji, che sono due delle parti più importanti, ci schianteremo al suolo! Aaaah! Ci distruggeranno!! - frignò Bruce. Gli altri, ripiombati nello sconforto, cominciarono a borbottare tra loro.

Mark, sbigottito, si chiese se Bruce fosse deficiente di suo o se le troppe parate di faccia non gli avessero danneggiato anche il cervello, oltre ai connotati. Stava per saltargli alla gola quando Julian, per sua fortuna, prese la parola.

-Ehi, aspettate – disse – Julian ha detto una cosa sacrosanta, ma l'ha detta nel modo sbagliato. Quello che intende dire è semplicemente che l'unione fa la forza. Siamo una buona squadra e ce la siamo sempre cavata con il gioco di squadra. E in una squadra gli individui non contano. Credete che Holly e Benji ce la possano fare, senza il nostro aiuto? -

-Beh... -

-Insomma... -

-Ti dirò... -

-La risposta è no, ovviamente – continuò Julian, che cominciava ad innervosirsi – Per quanto siano dei fuoriclasse, da soli in campo non avrebbero scampo, perdonatemi il gioco di parole. Noi, invece, ce la possiamo fare anche senza di loro, se ci aiuteremo a vicenda. Ricordatevi che siamo i migliori giocatori della nazione! Abbiamo avuto avversari decisamente peggiori di questi, pensate che ci faremo spaventare così facilmente? -

Un coro “No!” risuonò per lo spogliatoio. I ragazzi avevano ritrovato un po' di fiducia.

-Forza! - esclamò infine Julian – ce li mangeremo in un sol boccone! -

-Sarà... – disse Ralph, ancora un po' dubbioso. Ma si unì comunque alle grida festose degli altri, uscendo dallo spogliatoio.

Mark si avvicinò a Julian, un po' abbacchiato. - Grazie per avermi tolto dai guai – disse.

-Dovere – rispose Julian dandogli una pacca sulla spalla – La prossima volta sono cazzi tuoi, però. Forza, diamo un'occhiata a questi fenomeni. -

-Sono davvero andato così male? -

-Insomma... - rispose Julian – Non ti avevo mai visto così esaltato, però! -

-Per forza – rispose Mark ridacchiando – Vuoi mettere la soddisfazione di vedere Price e Hutton in panchina? -


-Ehilà...salve... -

-Ti spezzo in due. -

-...bel film, l'ho visto tanto tempo fa...volevo solo augurarti una buona partita e che vin... -

-Ti gonfio come un pallone e ti appendo alla traversa per i piedi, che ne dici? -

Philip ritirò la mano che aveva teso al gigantesco centrocampista thailandese in segno di pace. -Grazie, ho già dato – disse, girando sui tacchi e tornando dai compagni di squadra che stavano terminando il riscaldamento.

-Allora? Com'è la predisposizione d'animo? - chiese Tom.

-La vedo dura, gente – rispose Philip – Comunque una cosa è certa: io quello non lo marco! -

-Non preoccuparti – disse Julian, dandogli una pacca sulla spalla – Più sono grossi, più rumore fanno cadendo! -

-Basta che non cada addosso a me... - disse Bruce.

-Qual'è il problema, ragazzi? - disse Clifford Yuma scrocchiandosi le dita.

-Quello grosso – risposero tutti in coro.

Il centravanti guardò l'avversario. - Quello sarebbe grosso? - disse – Non temete, me lo mangio in un boccone! -


Dieci minuti dopo il fischio d'inizio la nazionale giapponese era già sotto di un gol.

In effetti il grosso centravanti thailandese era veramente grosso, ma, evidentemente, non abbastanza da resistere alla gamba tesa di Ralph Peterson, che aveva tentato di fermare la sua corsa in tutto e per tutto.

-Bravo, imbecille! - ringhiò Patrick Everett all'indirizzo del compagno di squadra.

-Alternative? - replicò Peterson – Avrebbe segnato lo stesso, quel bulldozer! -

-Anche no, magari! - ribattè Ed Warner, spolverandosi la tuta – Oltretutto quello non aspettava altro! Quando ha visto la tua gamba ci si è buttato come un tuffatore olimpionico! Lo sgambetto glie lo potevi fare fuori dall'area di rigore, che ne dici? -

-Su, su, non facciamola così drammatica – intervenne Mark – Sono passati solo dieci minuti. Se ne mancassero dieci sarebbe molto più grave. Abbiamo tutto il tempo per recuperare! -

Julian lo guardò, incrociando le braccia. Non era troppo difficile giocare nei panni di Mark Landers; la tecnica di Julian, snello e scattante, si adattava molto bene al fisico robusto e muscoloso del compagno di squadra, riunendo in lui la forza di Mark e la sua eleganza.

Beh, purchè nessuno gli chiedesse il tiro da tigre.

Quello sarebbe stato davvero un problema. Il ragazzo pensò, comunque, che non ce ne sarebbe stato bisogno; nonostante quel piccolo handicap iniziale, la Thailandia non era decisamente una squadra pericolosa e, anche se Holly e Benji erano fuori dal campo, la nazionale giapponese giocava in modo estremamente compatto, unendosi intorno ai suoi nuovi, momentanei leader.

Julian correva veloce, saltava e dribblava a tutto andare, e ogni tanto passava perfino la palla. Fu su un suo assist che Mark segnò il primo dei gol che avrebbero portato il Giappone ad una vittoria schiacciante.

Mark, invece, si trovava un pochino meno a suo agio, soprattutto perchè, ogni tanto, si dimenticava sia delle condizioni in cui doveva giocare, sia del fatto che la sua tecnica non era per niente adatta al ruolo dell'amico, il cui fisico snello e scattante si prestava poco alle azioni di sfondamento di Mark. Non per niente gli bastarono venti minuti per emulare Ralph, atterrando di nuovo il centravanti thailandese e facendo guadagnare a Julian il primo cartellino giallo della sua carriera e una leggera gastrite (anche perchè l'amico non si stava affatto risparmiando, come il legittimo proprietario del suo corpo gli aveva raccomandato). A dire il vero l'azione non portò a gravi conseguenze; il Giappone rimontò facilmente e verso la fine del primo tempo si trovò in vantaggio schiacciante.

Peter Colby, comunque, non ci avrebbe mai creduto, e nemmeno Julian.

-L'avrei tirato giù anche con i denti, quell'infame – ringhiò ad un esterrefatto Philip.

Ma Philip non era l'unico ad essere esterrefatto dal comportamento in campo di Julian. Nella fattispecie, anche a Holly e Benji, in panchina, discostati da tutti gli altri, qualcosa del comportamento del libero (non solo in campo) quadrava poco.

-Ehi – disse Holly dando di gomito a Benji – Hai notato che Mark e Julian... -

-No – rispose Benji, sgarbato.

Holly sospirò, ma non si diede per vinto. - Volevo solo chiederti se avevi notato anche tu che Mark e Julian sono un po' diversi dal solito...insomma, fino alla settimana scorsa si odiavano, e adesso sono sempre appiccicati...sembrano...ehm, scusami i termini, culo e camicia... -

-Un po' come noi. Solo che a noi tocca restare appiccicati anche se non ci sopportiamo. - ribattè Benji con il suo solito tagliente sarcasmo, di cui Oliver aveva decisamente le tasche piene.

Il capitano della New Team sbuffò e si voltò a fissare se stesso negli occhi.

-Ce l'hai ancora con me per quella storia del gol da fuori area, vero? -

Benji sussultò e ricambiò lo sguardo di Holly, ma non rispose.

Holly scosse la testa. - Lo sapevo – disse, battendosi le mani sulle cosce – Benji, per l'amor d'Iddio, è una storia di sette anni fa, eravamo dei bambini! Sarai anche il miglior portiere under 18 di tutto il Giappone ma resti sempre un essere umano, e gli esseri umani, si sa, non sono perfetti! Si può sapere perchè non riesci a mandarla giù?! -

-Abbassa la voce – disse Benji, notando che le altre riserve li stavano fissando – Mi hai ferito nell'orgoglio. Ancora oggi me lo sogno di notte, non sai quanto ti ho detestato per questo. Perchè tu? Perchè solo tu?! Potevo essere imbattibile, ho sudato sangue per diventare quello che ero, quello che sono, ed è bastato un pivellino a rompermi le uova nel paniere! E quel che è peggio, me lo sono ritrovato pure in squadra!! -

-Potevi essere imbattibile?! Ma cresci, una buona volta!- sbottò Oliver – Credi che basti una sola sconfitta a renderti peggiore di quello che sei? Il migliore non è chi non sbaglia, Benjamin Price. Il migliore è chi sbaglia di meno. E mi sembra che tu rientri nella categoria, o no? -

Benji tremava, ma non sapeva se di rabbia o di imbarazzo.

-Ti ricordi cosa mi hai detto durante la partita contro la Mambo? - continuò Oliver.

-Quella partita? -

-Sì, quella. Sono state le tue parole a spingermi a reagire, Benji. Ci avevano provato tutti, Tom, Roberto, Patty, ma sei stato tu a farmi recuperare la grinta. Tu, che sei stato più duro e cattivo di tutti gli altri. -

-Volevo solo arrivare in finale! - piagnucolò Benji – Non me ne fregava un cazzo di come stavi tu, hai capito? Stavi rovinando tutto!! E la cosa che mi aveva fatto incazzare di brutto, era che... -

Benji si interruppe di colpo.

-Che...? - lo incalzò Holly.

Benji chinò il capo.

-...che eri pure meglio di lui. - continuò. - Ross era una pippa in confronto a quello che potevi fare tu, cazzo, e l'aveva pure capito. E tu stavi buttando tutto all'aria con i tuoi ridicoli sensi di colpa. Non potevo permetterlo. - Alzò la testa e fissò Oliver negli occhi. - Ti odiavo lo stesso, ma pensavo che tu fossi il migliore, ok? L'ho sempre pensato, e lo penso anche adesso. E questo è tutto. Nemici come prima, per favore? -

A questo punto Holly rimase in silenzio a fissare il compagno di squadra per un paio di minuti buoni. E la cosa bella fu che il portiere non riusciva ad abbassare gli occhi.

-Benji – disse Holly – Ti rendi conto di quanto siamo ridicoli? Io non ti ho mai odiato, mi hai costretto tu a farlo in questi giorni; per carità, capisco benissimo perchè ma posso anche tornare indietro... Perchè non ci mettiamo una bella pietra sopra e la facciamo finita? Visto che abbiamo appena scoperto di stimarci, potremmo detestarci un po' più cordialmente... -

Benji si guardò intorno con aria circospetta.

-Ok, ma non dirlo a nessuno. - rispose.

-Tanto ci hanno sentito tutti -

-Preferisco una tregua. -

-Ok, che tregua sia... -

-Non siamo amici. Solo in tregua. -

-Va bene, ho capito!! Mi puoi stringere la mano, adesso? -

Molto lentamente, quasi temendo che i compagni di squadra lo vedessero, Benji tese la mano a Oliver, che la strinse sorridendo.


Alla fine del primo tempo, il clima tra i componenti nazionale giapponese era molto più rilassato, anzi, i ragazzi erano decisamente su di giri.

-UIIII...AR DE CEMPIOOOOONS...ops, scusa!!- stonò Patrick Everett balzando sulle spalle di Julian (credendolo ovviamente Mark), facendogli rovesciare sui calzoncini la bottiglietta d'acqua che stava stappando.

-Che Freddie Mercury ti fulmini, cretino! - lo apostrofò Julian – Chi mi passa un asciugamano? -

Ed Warner glie lo lanciò in faccia ridendo.

-Ehi ehi, non portiamo sfiga! - azzardò Bruce – Non è che dobbiamo cantar vittoria solo perchè siamo sopra di sei gol... -

Mark mise un braccio attorno alle spalle del ragazzo. - Amico, tu hai passato troppo tempo con Holly – gli disse – Queste cazzate le ho sentite dire solo da lui! - Poi si sedette, tossicchiando.

Benji, quello vero, ridacchiò. - Stavolta dobbiamo dargli ragione, eh, Benji? - disse, dando di gomito all' (ormai) amico, che ovviamente non aveva capito.

-Sì, in effetti non erano così pericolosi come sembravano – ammise il non più preoccupatissimo Ralph Peterson.

-Più che altro, non si aspettavano che fossimo noi ad essere pericolosi – disse Paul Diamond.

-Beh, se vogliamo dirla tutta non me l'aspettavo nemmeno io – ammise Tom Baker – Mark, Julian, avreste potuto dirci che avevate deciso di invertire la vostra tecnica di gioco! -

-Beh, abbiamo preferito farvi una sorpresa... - rispose Mark, bevendo ancora per farsi passare quella strana raucedine.

-Io avrei...noi avremmo preferito che risparmiassi un po' le energie, però – disse Julian mentre passava dietro le spalle del ragazzo dirigendosi nello spogliatoio – E che ti ricordassi che non sono un centravanti di sfondamento, io... - gli disse poi, a denti stretti, dandogli uno scappellotto prima di scendere le scale. Mark mandò di traverso l'acqua e si mise di nuovo a tossire come un dannato.

-COFF, COFF...scusa se ho rovinato il tuo record di fair play... COFF! -

-Eh? - disse Clifford Yuma, senza capire.

-COFF...dicevo...che...COFF, COFF...da che pulpito viene la predica! -

Philip guardò il compagno di squadra, un po' preoccupato. - Julian, ti senti bene? - disse.

-Ma sì, ma sì, COFF, COFF...COFF!! -

I ragazzi si guardarono in silenzio, preoccupati.

-Insomma...COFF...non si può nemmeno più tossire in pace?! Adesso mi passa...COFF, COFF!! -

Stavolta era Mark che stava cominciando a preoccuparsi. Quella tosse non era normale, per un piccolo sorso d'acqua andato di traverso, non accennava minimamente a passare.

Anzi, sembrava stesse aumentando.

Benji si avvicinò d'istinto al ragazzo, tra gli sguardi timorosi dei compagni, e cominciò a battergli con la mano sulla schiena.

-Julian, che diavolo ti prende...? - disse.

Mark si teneva una mano sulla gola, e con l'altra sembrava volersi strappare il collo della maglia per incamerare anche un solo filo d'aria in più. Non tossiva più, ma nemmeno riusciva a respirare; boccheggiando, si aggrappò a Benji un attimo prima che le gambe gli cedettero.

-JULIAN!!! - gridò il ragazzo, sorreggendo l'amico e cercando di tenergli dritto il busto.

Tutto il resto accadde alla velocità della luce.

Richiamato dalle grida, Colby, che si era allontanato un attimo per telefonare, accorse immediatamente.

-Santo cielo...Julian!! - esclamò sgomento, chinandosi velocemente verso il ragazzo per tastargli il polso giugulare.

I compagni di squadra, terrorizzati, gli si accalcarono intorno.

-State indietro, non vedete che non respira?! Chiamate un medico, cazzo!! CHIAMATE UN MEDICO!!! - sbraitò Benji angosciato, schiaffeggiando l'amico.

-Volo! – disse Holly, sconvolto, precipitandosi verso l'infermeria. Per poco non investì il vero Julian, che, essendo appena uscito dallo spogliatoio, non capiva cosa stesse succedendo.

Gli bastò un attimo per capire.

Oh, no. No, no, disse tra sé e sé, correndo verso i compagni.

Spinse via Philip e Bruce, sconvolti, e quando vide se stesso a terra, boccheggiante e cianotico, tra le braccia di Benji che cercava disperatamente di fargli aria, gli si gelò il sangue nelle vene.

Per un attimo il cervello gli si svuotò del tutto, poi, quasi d'istinto, si precipitò negli spogliatoi, più veloce che potè.

Il suo incubo peggiore stava prendendo forma.

TI prego, fa' che se ne sia ricordato...

Cercò la borsa di Mark, la sua borsa, e dopo averla trovata ne rovesciò il contenuto sul pavimento e cominciò a frugare alla ricerca disperata di qualcosa che non trovò.

Si rialzò e diede un calcio alla borsa, urlando di rabbia.

-Lo sapevo! Lo sapevo, brutto imbecille!! -

Senza perdere un attimo, imboccò in fretta e furia il corridoio che portava dagli spogliatoi all'infermeria e incrociò Holly e il giovane medico che lo seguiva, fonendoscopio alla mano, senza riuscire a bloccarlo per dirgli cosa avrebbe dovuto fare. Julian lo sapeva bene, cosa fare, ma era nei panni di Mark; e chi avrebbe dato ascolto a Mark in un momento come quello?

Con il cuore che gli martellava nel petto entrò nell'infermeria e si gettò sull'armadietto dei farmaci, una piccola vetrina, chiusa a chiave, in cui scatole e flaconi erano stati messi alla rinfusa, senza nessuna previsione d'utilizzo in emergenza. Cercò di aprirla, in preda alla disperazione, sentendosi sempre più impotente; poi, in preda alla rabbia che gli rigava il viso di lacrime, avvolse la mano nella maglietta, sfondò il vetro e afferrò il flacone della furosemide e una siringa.

Presto, presto, presto.

Doveva essere velocissimo, perchè Mark non ne avrebbe avuto ancora per molto. Corse verso le panchine più in fretta che potè, aprendo la confezione della siringa con la mano sanguinante, e dopo aver fatto un rapido calcolo a mente aspirò il dosaggio del farmaco che gli sembrava corretto.

Giunto al capannello che i ragazzi avevano formato intorno a Mark si bloccò, pallido come uno straccio. Benji, scosso dai singhiozzi, lo stava sorreggendo, mentre il giovane dottore gli asucultava inutilmente il petto. Mark era cianotico e quasi incosciente.

A Julian sembrò di essere sotto vuoto spinto, incapace perfino di respirare; l'unico pensiero che gli rimbalzava in testa era che Mark stava morendo. Chiuse gli occhi, inspirò profondamente senza smettere di tremare e da quel momento la sua concentrazione fu tutta per l'amico. Si fece largo a spintoni tra i compagni di squadra, ignorando chiunque si trovasse tra lui e Mark.

Ignorò Colby, che gridava al telefono allertando le unità coronariche di tutti gli ospedali della zona, in attesa dell'ambulanza.

Ignorò Holly che cercava di far allontanare Benji da Mark, temendo che ostacolasse le inutili manovre del medico, e Benji stesso che non voleva saperne di lasciare il compagno e imprecava contro tutti.

Ignorò i compagni, pallidi e tremanti dal terrore, completamente impreparati di fronte ad un simile evento.

E ignorò perfino Amy, che appena si era accorta di quanto stava succedendo si era precipitata in campo, e ora chiamava Julian piangendo disperatamente e tendendo le braccia verso di lui, mentre Philip, con gli occhi lucidi, cercava di trattenerla...

Giunto davanti al corpo esanime dell'amico, strattonò con forza il medico, allontanandolo da lui.

-Si tolga di mezzo!! - gridò. L'uomo barcollò e cadde a terra imprecando, tra gli sguardi sconvolti e stupefatti dei ragazzi.

Poi, con gesti rapidissimi, quasi meccanici, stappò la siringa con i denti, sollevò il calzoncino dell'amico e gli ficcò l'ago nella coscia.

Mark lanciò un grido strozzato e gorgogliante, poi perse definitivamente conoscenza.






...e anche questa fatica è terminata! Come al solito non ne sono affatto soddisfatta...l'ultima parte, soprattutto, avrei voluto che fosse più drammatica e meno frettolosa. Temo di aver disimparato a scrivere, in tutti questi anni di attività altalenante...

Ad ogni modo, la storia è prossima alla conclusione, che arriverà con il capitolo 23. E che arriverà con moooooolta calma, come al solito! Mi dispiace abusare della vostra pazienza, ma purtroppo il tempo che ho a disposizione anche solo per pensare a cosa scrivere è veramente poco...per cui ringrazio tutti quelli che con infinita pazienza mi hanno aspettato e incoraggiato in questi lunghissimi mesi (in particolare Benji79 e Hilary, fedelissimi e preziosi)! Vi voglio bene!

Al prossimo capitolo

RubySage

PS: Uh, a proposito. Ho ritrovato in un libro un accenno all'idea del medico che, volendo curare tutti indifferentemente dal portafogli è sospettato di essere comunista, più o meno come ha detto Mark a Julian due capitoli fa. Il libro, se non ricordo male, è “Ritratto in seppia” di Isabel Allende. Volevo precisarlo onde non si pensi che si tratta di una scopiazzatura. Il libro l'ho letto da poco, il capitolo è stato pubblicato parecchio tempo prima. Evidentemente la pensiamo alla stessa maniera su certi argomenti ma ovviamente non pensate che abbia voluto mettermi sullo stesso piano di una scrittrice vera ;-)









  
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