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Autore: cocochokocookie    20/05/2010    2 recensioni
L'orgoglio ferito da parole di sottovalutazione, desideri di conquista che portano anche ad andare contro amici di vecchia data, e la presunzione del potere che scorre nelle vene. Ma la superbia non sempre veleggia su acque sicure, nella Storia di un Impero.
[Siglo de Oro]
Genere: Generale, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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| Imperio Mutilado ~ Mentiroso | Cap. 1
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Rating Capitolo: Amarillo | Giallo  [ *O* ]
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo ~ Reino de España | Lovino Vargas ~ Italia Romano ◊ Stato del Vaticano | Arthur Kirkland ~ United Kingdom | Francis Bonnefoy ~ République française | Gilbert Weillschmidt ~ Preußen
Nota: Conclusione del XVI secolo
Osservazioni personali: E dopo questo di pronto ne ho solamente un altro, non avrei dovuto postarne due nel medesimo giorno, ora mi si sballano i tempi ç_ç | EvvaBBuò, aggiornerò dopo domenica, per il settimo, a parte il fatto che questo capitolo non mi piace minimamente, ma tant'è.
Non so come ringraziarvi per le recensioni e per il seguito muto, è come tornare alle scuole elementari ed essere riconosciuta ancora dai maestri ;w; [per la cronaca: io ho AMATO le elementari. Odiato le medie, ma amato le elementari u_ù]


Imperio mutilado
SUMISA



Inghilterra non era solito dare troppo peso alle vicende e diatribe che i paesi dell’interno dell’Europa intrecciavano tra loro, se non riguardavano Francia, ovviamente.
Gli era giunta nuova dalla Prussia di combattimenti che inizialmente parevano una presa per i fondelli, chi avrebbe mai pensato che Francis parlasse sul serio quando diceva di prestare attenzione all’ispanico tanto sbeffeggiato per la tranquillità che irradiava e l’incompetenza apparente?
« E così abbiamo anche l’Italia, eh, Carriedo? » mormorò da solo, seduto sulla sedia morbida ed imbottita di sete pregiate, lanciando uno sguardo alla tavolata imbandita poco distante da lui, in occasione di un incontro con i Reali.
Storse il naso nell’alzarsi, levando il proprio peso da tessuti commerciati principalmente dalla Spagna, aggrottando le folte sopracciglia nell’avvicinarsi ai piatti e scorgere dello strano rosso un poco dovunque, prima d’irrigidirsi nel rigirare la missiva da parte di Weillschmidt, osservando l’ampiezza dell’oramai definibile Imperio spagnolo nelle Americhe.
Andava da metà del nord fino alla conclusione del sud, una rapida proporzione matematica lo fece impallidire.
Antonio aveva territori pari a quasi due volte l’Europa.
« Dannazione »

La villa candida rifletteva il bagliore continuo del disco solare oramai alto, mentre il drappeggio vermiglio svettava tra i corridoi, il passo deciso del Conquistador che si allontanava dall’ala privata e scendeva nell’imponente ed opulento salone dai colori caldi e le piante disposte con eleganza, aprì senza difficoltà alcuna il possente portone di legno intarsiato, chiudendoselo alle spalle e proseguendo per la scalinata chiara, seguendo una via laterale acciottolata e costeggiata da vegetazione florida, nonostante la calura indossava gli abiti da navigatore, compreso il cappello piumato sul capo castano.
Scivolò rapidamente per il retro dell’ampia abitazione, poco distante dal palazzo reale, abbracciando per la centesima volta i campi in via di coltivazione, avevano levato gli ulivi circa due anni prima ed ora il ricordo degli alberi dalle piccole foglie era quasi labile, se non fosse ben impresso nella sua memoria infantile.
Ignorò i braccianti incatenati che lavoravano negli ettari della sua proprietà, afferrando con il palmo guantato un ortaggio rosso e cogliendolo dalla pianta stessa, lanciandolo in aria e riafferrandolo con facilità, proseguendo nella direzione iniziale, soffermandosi sotto un grande albero dalle fronde ampie, osservando i propri ufficiali attenderlo e salutarlo con rigore militare, prima di scostarsi e consegnare alla sua vista l’oggetto del trambusto di poco prima.
« Non mi risulta vi abbia dato in qualsivoglia modo il permesso di avvicinarvi alla mia dimora, che ci facevi lì tu? » iniziò freddamente, continuando a giocherellare con il frutto della terra, osservando la figura semisdraiata contro le radici spesse dell’albero, la catena ed il vestiario imbrattato del sangue della punizione ricevuta non molto prima.
« Chiedo perdono » mormorò l’uomo con voce malferma, gli occhi profondi spenti da un’apparente quanto sottile patina di remissione.
« Chiedi? Ho chiesto che facevi in casa mia » continuò impassibile Matamori, fermando il cadenzato lancio del pomodoro, mentre l’altra nazione rantolava appena, trovando difficoltoso respirare a pieni polmoni per il dolore.
« Avevo… ho fame. Pensavo che il ragazzo avrebbe potuto darmi da mangiare » sussurrò quindi l’incatenato, chinando il capo per la vergogna nell’ammettere una debolezza al nemico, onta per il suo popolo.
« Hai fame? » domandò retorico il Conquistador, guardando prima l’ortaggio e poi l’uomo, sorridendo inquietantemente, un sorriso che Lituania avrebbe riconosciuto facilmente.
« Come ti chiami? » continuò, inserendo un discorso totalmente differente, al che l’indios alzò il viso, rispondendo con sicurezza, una delle poche certezze alle quali poteva ancora aggrapparsi.
« Hohnihohkaiyohos Nodhi Sahale, Matamori » replicò, osservando il pomo tra le dita dell’iberico, mentre questi scuoteva il capo.
« Impero Maya ti presentasti in passato. Ebbene, datti da mangiare, Impero.
E non mostrarti più nella mia residenza, se avrò notizia di un solo sguardo rivolto al mio ospite, il cuoio non lo sentirai sulla schiena solo venti volte. » concluse, ridendo e lanciandogli il pomodoro in viso, ignorando i ringhi bassi dell’uomo mentre il succo scendeva sulle ferite e sul sangue, gli occhi scuri puntati sulla schiena del Conquistador che si allontanava.
Antonio si soffermò sulla porta d’entrata, aggrottando le sopracciglia e portandosi una mano alla bocca dello stomaco, boccheggiando per pochi istanti, prima di digrignare i denti ed entrare con rabbia, chiudendosi l’uscio pesante alle spalle.

Sotto le arcate delle logge della sua reggia, Francis osservava il cielo terso, prima di sospirare appena e volgersi alla figura dell’amico sulla destra, appoggiato alle colonne dal capitello raffinato con apparente noncuranza, strafottente quasi anche nella postura e nelle linee naturali del viso.
« Sai che Arthur non si limiterà a bacchettarlo, vero? » domandò con retorica il biondo, scorrendo lo sguardo celeste sui giardini in fiore e colorati.
« E secondo te noi a che serviremmo, se non a salvargli la pellaccia alla fine? » replicò divertito l’albino, alzando lo sguardo nel sentire l’acuto dell’aquila sua aralda, alzando l’avambraccio per offrirle un poggiolo su cui posarsi.
Sulla zampa era legata la risposta dell’inglese, con scrittura rapida e ben poco curata.

Antonio aprì la piccola pergamena dell’emissario volatile che era appena giunto alla finestra, interrompendo il banchetto con la famiglia reale e scombussolandogli i piani, avrebbe voluto ritagliare qualche ora per la nuova Colonia, per quanto i generali continuassero a sottolineare la diversità abissale tra il trattamento che riservava a questa rispetto che ad altre. Anche il Re faceva dello spirito in proposito, ma a lui poco importava, era solo un bambino.
Aggrottò le sopracciglia nel riconoscere il sigillo in ceralacca della casata reale inglese, richiamando il regnante dai festeggiamenti per l’ennerima città indioeuropea espugnata.

Gilbert sbuffò, passando la lettera più breve che avesse mai avuto tra le mani a Francis, il quale scosse il capo alla lettura delle poche parole impresse con penna d’oca ed inchiostro, pronunciandole poi ad alta voce come fossero un’imprecazione.
« Dichiarazione di guerra »




La grandezza di una casa è inversamente proporzionata all’accoglienza che vi si percepisce.
Questo era il pensiero che rimbombava nella testolina di Lovino, in maniera meno fine, ma questo era.
Girovagava senza una meta precisa, fregandosene altamente delle parole di Spagna e convincendosi sempre di più che, per quanto il tizio con il mantello rosso l’avesse salvato dal mangia lumache, ora era lui a trattenerlo a sé.
Che diavolo voleva?
La sua terra? Un altro?
Aveva visto guerre e battaglie, il suo grano aveva assorbito più sangue che acqua e le sue volontà erano sempre state ignorate, dopo tutti quegli anni aveva imparato che fidarsi è bene, ma non fidarsi è decisamente meglio.
Vestito come uno scolaretto della nobiltà, vagava a vuoto per i corridoi chiari e ricchi della villa a Madrid, esultando qualche intimo istante nell’aver trovato un balcone in quella casa, correndo fino al muretto bianco che avrebbe dovuto proteggere l’osservatore dello spettacolo naturale che si stagliava sotto di lui, a partire dalla discesa della collina sulla quale Villa Carriedo era edificata, cosparsa di ulivi e piantagioni, poco più avanti si apriva la valle, costeggiata per un versante da monti e piena di paesi e case sparse, era tutto verde.
Si sedette sul muretto, dondolando le gambe ed osservando quello spettacolo, alzando lo sguardo al cielo e sorridendo appena, prima di aggrottare le sopracciglia e sospirare, non riuscendo a negare l’evidente e profonda fitta nostalgica dei suoi campi dorati e dell’odore salmastro delle sue grandi isole.
Era tutto in mano a Spagna, non poteva farvi nulla, anche se non poteva negare di star bene e di percepire del contento tra le sue genti, ma tutto ciò era strano, innegabilmente.
Probabilmente era una mera colonia di lustro, i veri commerci ripiegavano lungo l’Oceano Atlantico, oramai.
Sbuffò, scuotendo il capo per scacciare l’idea, infastidito all’ipotesi di essere sottovalutato e ritenuto inferiore, non ne poteva più di paragoni che non poteva sostenere.
« Ti piace? » sussultò al mormorio lieve, sbilandiandosi appena e vedendosi già sul fondo della valle con qualche osso rotto, emettendo un lieve urlo di sorpresa e paura, prima di sentirsi sollevato appena e posto su un punto più alto.
Chinò il capo, ritrovandosi una piuma in bocca e sputacchiando infastidito, prima di essere posato a terra ed alzare lo sguardo, le mani che ancora lottava in corrispondenza delle labbra con una non più presente penna vaporosa.
La risata che scoppiò pochi secondi dopo lo irritò non poco, nonostante la figura di Antonio lo tranquillizzasse, non riusciva ad accettare il fatto di fidarsi tanto di qualcuno di praticamente sconosciuto.
« Vaffanculo » mugugnò in italiano, umiliato dal divertimento del ragazzo più grande, mentre questo si levava il copricapo e lo posava sul muretto, tentando per lo meno di affievolire la risata.
« Ottimo modo per salutare, Romano » commentò di risposta l’ispanico, passandosi una mano fra i capelli, prima di chinarsi e spettinare quelli dell’apparente tredicenne, il quale lo guardava imbronciato.
« Ma chi ti credi di essere? Chi ti dà il permesso di prendermi in braccio e spostarmi come ti pare? Stavi per ammazzarmi! » urlò offeso il piccolino, strepitando con le braccia e distogliendo lo sguardo dall’espressione dello spagnolo.
« Ti ho spaventato? » domandò dopo qualche minuto questi, al che Romano si volse, ritrovandoselo chino alla sua altezza.
Gonfiò le guance, orgoglioso fino allo sfinimento.
« Non mi spaventa niente, tantomeno uno come te » concluse, sicuro, ignaro dell’ombra che scivolava negli occhi verdi dell’altro, un misto tra malizia*, sarcasmo e tristezza.
« Volevo dirti che parto, e di non fare niente di avventato durante la mia assenza » commentò, alzandosi ed accennando ad un sorriso forzato, era parecchio che non sorrideva in modo naturale.
Delle sere si addormentava pensando di essersi dimenticato come farlo.
« Torni in Sud America? » mugugnò il piccolino, sporgendo appena il labbro inferiore, le sopracciglia aggrottate.
« Sì, non ci metterò molto » mentì Antonio, prendendo il cappello posato sul candore del muro, chinandosi per guardarlo ad altezza Lovino, posandogli il copricapo sulla testa.
« Non intendevo questo, non m’interessava e non me ne frega quando torni, puoi anche stare via un anno, puoi anche non tornare più, non ho bisogno di te » borbottò il piccolino, mentre l’altro scuoteva il capo e si allontanava, richiudendosi la porta alle spalle e voltandosi al generale che lo attendeva, indurendo ancora di più lo sguardo gelido per il sorrisetto di questi.
« Andiamo » imperò Ardiente Sol, imbracciando l’alabarda, ed allontanandosi per i corridoi.

Si levò il cappello, buttandolo a terra e sedendosi a braccia incrociate, dandovi le spalle e sporgendo ancor più il labbro inferiore, restando in quella posizione per qualche minuto, aspettando che Spagna tornasse.
« Stronzo, va in Sud America e mi lascia qui. Tanto chi se ne frega, neH? Io muoio di noia in questo labirinto da Minotauro e lui gironzola per il Nuovo Mondo » si lamentò a bassa voce, alzandosi e guardando male il copricapo a terra, nemmeno questi facesse di cognome Carriedo.
« Ma sì, mollami qui in mezzo alla palla totale, brutto bastardo, non mi servono le tue attenzioni, spero che il tuo fottutissimo galeone affondi in mezzo al mare, così vedremo chi morirà per primo, stronzo. » concluse con rabbia, prima di afferrare il cappello e calcarselo in testa.
Coerente, non c’è che dire.
Sullo sfondo, poco distante, l’invincibile armata saliva sui galeoni volta alla parallela avanzata inglese lungo le sponde britanniche.





*= malizia nel senso più ampio e meno conosciuto del termine, non come sottolineamento di un senso sessuale del discorso ma di una cattiveria leggera e velenosa



~ Risposta alle recensioni [Perché ‘Bad @pple’ non fa benissimo, e le prove d'esame iniziano a farsi sentire ._____.]

nihal the revenge
>////////< no, cioè, ora inizio seriamente a pensare che tutti questi complimenti siano una presa in giro :'D.
Sono contentissima che non risultino Out Of Character, è uno dei primi freni che mi pongo prima di scrivere. No, non me ne pongo di freni, ma diciamo che meno sono IC, meno sono soddisfatta del risultato, come in questo caso. Temo che Spagna si sia rivelato troppo accondiscendente ed aperto nei confronti di Lovino di quanto non fosse apparso nei capitoli precedenti, ma ci tenevo a specificare che il lato ‘buono’ di Antonio, quello che Francis e Gilbert tanto ricercano, non è morto, bensì è soffocato dall'altro, trovando però sfogo nella figura del più piccolo.
Insomma, che bisogno c'è di fare il gradasso con Lovino, quando sai perfettamente che la sua sicurezza dipende dalla sua fiducia in te, e che se lui è è perché ne ha bisogno e non se ne andrà comunque, senza necessità di costrizioni?
Oh, Antonio tratterà bene Romano. Non sempre, ma fondamentalmente lo terrà più vicino al cuore di quanto non faccia con le colonie che lo rendono Ardiente Sol, di sicuro. Il Preferido, el querido, insomma :'D.
Ovvio che Gilsome non potevo evitare di metterlo. Ho tentato, come con Francis, ma non ce l'ho fatta. Non vedo altri come amici di Antonio, ed al momento ne ha parecchio bisogno, anche se non dimostra affatto questa necessità.
Ma, anche fosse una cagata oscena, sparala! *OOO*9
Sono dell'idea che temere la reazione per le proprie parole sia peggio che soffocare quelle altrui.
NON REPRIMIAMOCIII >OOOO<
America deve all'Inghilterra che deve alla Spagna che deve all'Italia che deve alla Francia che deve all'Austria che chiunque sia tanto si arriverà sempre all'Impero Romano u_ù, siamo a cavallo >O<9

Assassin Panda
Scusa per la rapidità, come vedi me ne sono pentita io stessa, ma non ce la facevo :'D, vedevo tutte le recensioni e pensavo ‘non essere egoista, tu lo sai che ne hai altro, di materiale... e mollaglielo, tirchia! èOé’, mi sono sentita molto Vash ._.
Grazie per i complimenti, sono felice che la scena di Lovino ti abbia coinvolto tanto, adoro pigliare il lettore e sbatterlo in mezzo alla scena [è rarissimo che i miei input non siano in media res oCComeCCacchiarolasiSSScrive], alla prossima, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, nonostante tutto ;D

Kurohime [Principessa Nera? Ho detto la cagata? :'D]
Esattamente, amerindio!
La nuova lettrice ha azzeccato, è vestito così perché privato dello sfarzo dei suoi abiti tradizionali dalla cupidigia della Spagna —che messa così sembra che Antonio gli sia saltato addosso e l'abbia denudato, cosa che effettivamente corrisponde al vero, ma vade retro menti sessualmente esagerate, era pura avarizia materiale, al carnale ci pensavano i soldati, non la Nazione di per sé. Eccheccacchio :'D—.
P.S.
Anche a me![!!!!!!!!!!]

la Crapa
Ovviamente, preferisci partecipazioni olate di color vaniglia o un celestino più deciso? *oo* —cacchio, un pungo nell'occhio davvero :'D.
Oh, fidati, adoro le persone che impongono la propria conoscenza alle altre, le trovo lo sbocco migliore e sono propensa almeno per il quadruplo a relazionarmi a loro. Guarda ora, discutiamo praticamente tra commenti e recensioni u_ù CIOÈ! :'D.
Ho visto [e letto, ovviamente], purtroppo non ho avuto il tempo materiale di recensire, ma stai tranquilla che un bel commentone ti arriverà tra non molto, appena riesco ad accatastare tutte 'ste prove d'esame, yeaH.
Appunto per questo Romano è diffidente, abituato com'è tra sali e scedi per abitazioni altrui, a volte pure di due ospiti differenti, e si troverà a disagio nella magione spagnola per parecchio, in assenza di Antonio. Si sente in debito con lui, anche se non lo ammetterebbe mai né tantomeno se ne renderà mai veramente conto di per sé, ma ciò gli impedisce materialmente di andarsene da Villa Carriedo, purtroppo per lui.
OoooH, ovviamente è il nostro Preußen. Ed il pulcino è sotto il cappello, tranquilla. Spia e dirige i fili della sua marionetta albina, il pupazzetto color limone maturo.
Amerindio. ‘Nazione’amerindia, per precisare, come avrai notato :'3.
Matamori che corre dietro ad un bambinetto, magari tentando anche di darsi un contegno agli occhi degli ufficiali spagnoli. Evviva :'DDDD, come decapitare il prestiglio altrui :'D.
Oh, e chi ha detto che ti lascerò allontanare? + + [inquietante. Molto Ivanoso :'D]
Credo che Arthur sarebbe piacevolmente soddisfatto dell'alta considerazione che abbiamo dell'americano, non trovi? :'D Ci gongolerebbe non poco X°D
Axel era quello che Antonio è ora, una fonte luccicante di possibilità agli occhi di una gazza ladra troppo avara :'D.




Ed ora, a studiare Storia dell'Arteeeeee~
   
 
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