odddddio mi faccio schifo da sola, mi dispiace averci messo un secolo, ma ho dovuto studiare come un bue in questa settimana...

certo, sara' cosi' anche la prossima, pero' cerchero' di muovermi

davvero.. =)

- Mi ascolti? Hope! Parlo con te, sai?

- Che cosa?

Semir sospiro'.

- ...Cosa?

- Ti ho chiesto - ripete' - se hai qualche idea, tu che sei sempre piena di assi nella manica.

Hope annui', poi scosse la testa.

- ...No. Non so cosa fare.

Pausa di silenzio.

Nell'ufficio di Semir l'unica fonte di luce era la lampada a basso consumo che illuminava tetramente la scrivania, lasciando la stanza in una triste penombra.

- Non e' possibile. Jan non se lo merita. E' stato un incidente, non capisco perche'...

- Lo so. Quell'avvocatessa era viscida come pochi.

Hope si rigiro' la penna fra le dita, l'altra mano che sorreggeva il capo.

- Il capo ha detto che non puo' fare niente.

- Infatti non puo', a meno che non dimostriamo che non e' stato un incidente.

Hope sospiro' di nuovo.

- Poche possibilita'. Pero'...

- Pero' cosa?

- Continuo a pensare a quello che e' successo. Come e' possibile che quell'uomo fosse sull'autostrada proprio in quel momento?

A Hope baleno' un'idea in testa.

- E se davvero non fosse solo un caso?

Semir alzo' lo sguardo e raccatto' i fogli sulla sulla scrivania, senza rispondere.

- Insomma, Jan ne avra' di nemici, e' un poliziotto! Un criminale rilasciato che vuole vendicarsi...?

- ... e che per farlo si ammazza? certo, non fa una piega.

Hope si alzo' di scatto.

- Se vuoi che venga messo sulla strada dillo pure!

- Hope, dai, non ha senso...

La ragazza si volto' e usci' dall'ufficio senza voltarsi indietro.

Semir rimase allibito, guardandola sparire dietro la parete.

Hope era un agente che si distingueva soprattutto per il suo sangue freddo e la sua lucidita' metodica nel risolvere i problemi.

Di rado l'aveva vista perdere le staffe come le stava succedendo in quei giorni.

Il campanello suono', facendo sobbalzare Jan, affondato nella poltrona davanti alla televisione spenta.

Si alzo' e ando' ad aprire.

Si ritrovo' davanti Hope, con un'espressione vicina alle lacrime.

Il cervello di Jan si arresto' solo per un istante, mentre formulava il pensiero ''che ci fai qui''.

- Che ci fai qui? - chiese appunto dopo.

Lei non rispose, ma varco' la soglia e si volto'.

- Parliamo.

Jan richiuse la porta e riprese il suo posto in poltrona.

Il silenzio calo' su di loro, prima che la ragazza alzasse lo sguardo e lo guardasse dritto negli occhi.

Jan penso' che non aveva mai visto niente di più bello e duro insieme.

Il giovane aggrotto' la fronte ripensando alle proprie riflessioni, ma in quel momento l'espressione di Hope muto' in un dolcissimo sorriso amaro.

- Ci manchi, sai.

Lui tento' di sorridere di rimando, ma si accorse che non riusciva a guardarla negli occhi.

- Mi manchi anche tu... mi mancate anche voi... - si corresse strofinandosi gli occhi.

- Senti... non sai se il nome della vittima ti e' familiare... hai avuto qualche contatto, lo conoscevi...

- Cosa vuoi fare Hope? Sono stato sospeso per omicidio colposo.

- Colposo, appunto.

Hope fece scorrere lo sguardo nella stanza. Si vedeva che ci abitava un uomo solo. C'era a dir poco disordine e mancava... un tocco di femminilita'.

Si sorprese a pensarci, ma quando ricomincio' a parlare la sua voce era ferma.

- Io penso che sia stata una coincidenza troppo casuale che quell'uomo sia spuntato fuori cosi'. Non credi che potrebbe essere...

Jan ci penso' su, e in effetti non aveva tutti i torti.

- L'ho gia' sentito quel nome - disse, ricordando la sensazione che aveva provato quando l'aveva sentito - ma andiamo alle cieca, potrei essere semplicemente suggestionato...

Hope gli si avvicino' e si chino' davanti alla poltrona.

- Se permetti - disse con l'ombra di un sorriso - vale la pena tentare. Non sono pronta a sorbirmi la presenza di Semir a tempo pieno, soprattutto quando ha la luna storta.