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Autore: Novelist Nemesi    22/05/2010    2 recensioni
Non era la pioggia. Non era il ticchettio dell’orologio. Non era la stanza spoglia. Non erano gli altri. Nessuno aveva colpa del fatto che lui avesse quel viso pallido e segnato da due righe nette che scendevano sulle guance. Era solo temuto da molti, rispettato da alcuni. Odiato? Qualcuno che portava rancore c’era. Il suo nome faceva in fretta a circolare e restare nelle menti. Ulquiorra Schiffer. Altisonante, vero?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Schiffer Ulquiorra, Un pò tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Caliel si sentiva forte, fiera, utile; finalmente, stava dimostrando quanto valesse, davanti a tutti. Rispetto all’ultima volta, riusciva ad avere un certo vantaggio su Renji con poca difficoltà. Lui aveva diverse ferite, respirava affannosamente e i suoi movimenti erano diventati più lenti. Ma trovo comunque le forze per attivare il suo bankai. Ma Caliel era pronta; Ulquiorra gliel’aveva spiegato.
« Illuso. » disse. « Credi di migliorare la situazione con quell’affare? » dimostrarsi sicura di sé la faceva sentire molto più simile ad Ulquiorra; ne era quasi orgogliosa.
La spada di Renji, nel frattempo, era diventata un lungo filo di segmenti uncinati, alla cui estremità c’era un serpente dall’enorme cresta rossa. Caliel si vide scagliarsi addosso una sfera di energia non indifferente, che però cercò di parare con la spada. Dopo qualche sforzo, riuscì a spazzarlo via, ma si ferì alla spalla, perdendo notevolmente sangue.
Renji rise, prendendola in giro. « Ma guarda un po’, la piccola spaccona si è ferita! »
Caliel cercò di ignorare il dolore alla spalla, buttandosi addosso all’avversario per evitare il lancio di una nuova sfera. Si guardò velocemente in giro; Grimmjow stava combattendo contro Ichigo, e combattevano alla pari. Grimmjow sembrava divertirsi un mondo.
Gli amici di Kurosaki stavano combattendo contro le fracciòn di diversi arrancar, mentre Orihime e Neliel erano le uniche che non facevano nulla; se da una parte capiva Nel, dall’altra non riusciva a capire che intenzioni avesse Orihime. Ulquiorra le aveva spiegato che i suoi poteri andavano al di là delle doti curative, ma non seppe dirle esattamente quali.
Le venne un’idea. Ignorò Renji, sorpassandolo senza difficoltà, e andò contro Orihime, puntandole la spada. La ragazza non stava facendo nulla, la guardava solamente, spaventata. Ci pensò il ragazzo abbronzato col braccio potenziato, a pararsi davanti, e bloccare la spada dell’arrancar con quello stesso braccio.
« Togliti. » disse lei.
Lui scosse la testa, e con tono calmo disse. « E’ troppo facile prendersela con chi non si può difendere. »
« Indifesa? » fece lei, e dalle spalle spuntò Renji, pronto a colpirla. Caliel, mantenendo la calma, evitò il nemico che aveva di fronte, spostandosi al suo fianco, e lo lanciò contro Renji, che maldestramente cercò di evitare di colpirlo mortalmente.
« Sado! » gridò. « Accidenti a te, sempre in mezzo! »
« Scusa. » disse lui, con ingenuità.
Caliel nel frattempo, era arrivata davanti a Orihime, che all’ultimo secondo si coprì con uno scudo, simile al campo di forza che era in grado di fare lei. Peccato che poteva difendersi solo frontalmente. L’arrancar evitò facilmente quello scudo, spostandosi verso il basso.
E quello che voleva vedere finalmente accadde; Orihime, presa alla sprovvista, gridò un qualcosa di simile al “Io respingo!”, e le lanciò addosso una specie di raggio. Caliel fu travolta in pieno, ma si ritrovò solo col labbro sanguinante, che pulì subito.
« Allora era di questo ciò che parlava Ulquiorra. » disse interessata. « Eppure nel tuo attacco, non c’era nessun intento omicida. Che strano… Non mi vuoi morta, Orihime? »
Lei scosse nervosamente la testa. « Sono sicura che c’è una ragione al fatto che stai dalla parte di quello là. »
Caliel non la interruppe, ma già le dava fastidio quello che stava dicendo.
« Noi due siamo state prigioniere insieme… So come ci trattano. Come possono averti trattano. Wendy… Lascia che ti diamo una mano. »
Caliel sospirò. « Wendy appartiene a una fantasia che non fa parte di questo mondo, Orihime. E poi, hai dimenticato un paio di cose; io ormai non posso più tornare come prima. Mi hai vista? Sono un’arrancar, un hollow, uno spirito maligno; per me non c’è più posto tra gli esseri umani come te. È vero, siamo state rinchiuse insieme; ma è passato molto tempo da allora. E le cose sono un po’… Cambiate. » si avvicinò, con la spada ben impugnata. « Non so cosa ti passi per la testa, Orihime; puoi usare tutti i discorsi che vuoi, ma io non posso, e nemmeno voglio, tornare umana. Ho scelto di essere così. E hai dimenticato una cosa importantissima, che a me dà molto fastidio. » le puntò la spada sul collo. « Quello là si chiama Ulquiorra Schiffer; ed è l’espada che seguo e devo proteggere. »
Renji e Sado cercarono ancora di proteggerla, e stavolta ebbe qualche difficoltà; due contro uno non era certo il massimo. Ma non era slealtà, anzi, era una mossa saggia e furba, doveva dargliene atto.
Stava per essere colpita da Sado, quando da dietro di lui spuntò una zanpakuto estremamente ricurva, che era vicinissima all’ucciderlo. Quasi non credeva a chi fosse il padrone, o meglio, padrona.
« Ma tu sei… »
La ragazza sorrise, grattandosi il naso. « Lilynette Gingerback, fracciòn di Coyote Stark! Mi fa piacere vedere che ti ricordi di me. Come andiamo… Caliel? »
Caliel sorrise. « Grazie… »
« Figurati; il mio padrone per fortuna ha deciso di non dormire stavolta, e se le sta dando di santa ragione a quello shinigami lì. » disse indicando Stark che combatteva contro Ukitake, lo shinigami dai capelli bianchi. « E a me non mi va di stare senza far niente. Così, eccomi qua. »
Ulquiorra, tra un allenamento e l’altro, le aveva spiegato le intenzioni di Aizen, o almeno una parte.
Certo, uccidere tutte quelle persone non era una cosa giusta; trapassare il corpo di una ragazza per rubare una sfera non era il massimo della correttezza; volersi mettere a capo di tutti, “ergersi nell’alto dei cieli”, era un segno di presunzione inammissibile.
Eppure, a Caliel andava bene; la sua morale era decisamente cambiata. Anche se era stata classificata come “cattiva”, non le andava stretta quella situazione; nella sua nuova condizione stava bene, quindi perché cambiare?
E, a costo di morire, aveva deciso che avrebbe difeso il suo nuovo angolo di benessere.
Per Ulquiorra, invece, le cose non stavano andando granché bene; Alrick, seppur indebolito, aveva trovato il modo di metterlo in difficoltà. Ora si trovava inginocchiato a terra a sputare sangue, reggendosi con la sua Murcielago.
Nel tentativo di riprendere fiato, alzò la testa, e vide Caliel combattere contro Renji e Sado, insieme a Lilynette; riusciva a gestire meravigliosamente i campi di forza, attaccando e difendendosi da qualsiasi angolazione, e a sparare scosse, provocare ustioni.
« Finalmente hai imparato… Donna… » disse, sorridendo lievemente. Poteva ritenersi soddisfatto del lavoro che aveva fatto con lei.
Tornò da Alrick, che era pronto a riempirlo ancora di calci, ma Ulquiorra aveva già pensato a una difesa, seppure un po’ brusca; afferrò velocemente la sua spada, e con un gesto rapido tagliò i piedi al congelado, che cadde a terra stupito e dolorante.
« Bastardo…! »
Quando Caliel trovò un momento per vedere come se la stava cavando Ulquiorra, non trovò una bella sorpresa; Alrick, inginocchiato, a causa dell’impossibilità di stare in piedi, riempiva di graffi e tagli l’espada, che sputava sangue, cercando di difendersi, senza lamentarsi troppo. Cercava di mantenere un contegno anche mentre era in svantaggio.
« Caliel, attenta! » gridò Lilynette, ma la ragazza non fece in tempo a difendersi; venne presa alla sprovvista da Renji, il quale le stava per togliere via una spalla. La giovane arrancar ustionò in fretta lo shinigami, e si precipitò a terra, dove Ulquiorra stava per beccarsi una stoccata.
« Dove vai?! » gridò Lilynette, ma Caliel non la ascoltava più.
Più in fretta, più in fretta!, si diceva.
Non farlo… Non farlo… Non farlo…
Non farlo!
Né Alrick, né Ulquiorra, presero bene a fuoco la situazione; solo dopo l’espada si rese conto di avere la sua fracciòn davanti, con una spada conficcata nella pancia, che vomitava sangue.
« Donna…? »
La ragazza tossì ancora, sputando ancora del sangue, a gran fatica si tolse la spada dalla pancia, gettandola via, mentre Alrick restava a guardare sorpreso. Si coprì la grave ferita con la mano, sporcandosela di sangue; le vesti, che fino a quel momento erano candide, ormai erano tinte di rosso. Respirava a fatica, ma cercò di mettersi almeno in ginocchio.
« Non mi dirai… Che… Non mi sarei… Dovuta… Mettere in… Mezzo… Ulquiorra… »
Le forze la stavano abbandonando lentamente, e si trovò costretta a sdraiarsi a terra.
« Donna…? » ripeté Ulquiorra. Allungò la mano, sfiorandole la guancia. Restò impassibile per qualche secondo, a bocca aperta.
Alrick sembrava veramente mortificato. « Mi dispiace che tu ti sia messa in mezzo, signorina… » andò a riprendere la spada. « Non avrei voluto ridurti così. Mi dispiace davvero tanto… Che tu ti sia ridotta a schiava di Aizen. »
A quel punto, qualcosa in Ulquiorra si mosse. Forse gli aveva dato fastidio che Alrick avesse offeso Aizen, non lo sapeva dire; ma voleva a tutti i costi uccidere quell’essere.
Aumentò la velocità, facendolo ritrovare in men che non si dica senza l’intero braccio destro. Caricò ancora, ancora e ancora, squarciandogli il petto, le gambe, il viso. Era pronto per danneggiarlo ulteriormente, quando fu fermato da una voce familiare.
« Ulquiorra! »
Si fermò all’istante. « Sì, signore? »
« Metti giù la spada. » disse Aizen, serio in viso.
Lentamente, l’espada rimise l’arma nel fodero.
Aizen si scostò nervosamente il ciuffo ribelle che gli ricadeva costantemente sul viso, e disse. « Occupati della tua fracciòn; ad Alrick ci penso io. »
« … Sì, signore. » detto questo, caricò Caliel sulle spalle, e volò, fino ad arrivare da Orihime, che aveva visto tutto.
« Renditi utile, donna. » le disse, mettendole una Caliel morente davanti alla piattaforma su cui poggiavano i piedi dell’umana, insieme a Ishida.
Orihime esitò un po’, ma poi si inginocchiò e iniziò a rivestire il corpo della ragazza con una luce giallastra. Evitò accuratamente lo sguardo di Ulquiorra; aveva il terrore di lui, e quando lo vide massacrare quel congelado se la stava quasi facendo sotto.
Ishida, invece, pensò che era il momento opportuno; l’espada era ferito e distratto. Prese da un sacchetto dietro la schiena, un pugnale, e fece per puntarglielo sulla schiena, ma Ulquiorra afferrò la spada, e quasi lo scaraventò al di là della piattaforma.
« Non è il momento, spazzatura. »
Ishida imprecò, mentre Neliel si avvicinava preoccupata; piangeva, addirittura, si chinò, accanto ad Orihime, chiedendo come stesse Caliel.
« Voglio aiutarla… » e, senza pensarci, mise un po’ della propria saliva sul corpo della ragazza. Ulquiorra era impressionato; a quanto sembrava, la saliva dell’ex espada aveva delle doti curative.
Quando poi guardò verso il basso per vedere il proprio signore, sembrava essere tutto finito; Alrick, a quanto sembrava, era riuscito a fuggire, e tutti, compresi gli shinigami, guardavano amareggiati per terra.
Aizen sbuffò, dando poi le spalle verso tutti. « Kaname, Gin… Andiamocene. Ci ritiriamo. »
« No. » fece a quel punto Yamamoto, capo degli shinigami. « Siamo venuti qui per te, Aizen. Non ce ne andremo finché non ti avremo… »
« Ma stà zitto, vecchio. » era Zaraki a parlare. « Non hai visto cos’è appena successo? C’è un congelado in libertà, che è in grado di far fuori tutti noi in poco tempo. Per come la vedo io, finché non ammazziamo lui, Aizen diventa l’ultimo dei nostri problemi. »
« Kenpachi… Tu parli così perché di costui non ti importa nulla. Hai dimenticato che ha tradito tutti noi? »
« Ovvio che non me ne freghi nulla. » rispose risoluto Kenpachi. « Ma guardati intorno; ti sembriamo ancora in grado di combattere con uno che ha la stessa forza di Urahara, vecchio? »
Kaname scoppiò a ridere. « A quanto pare, possiedi l’intelligenza per capire cosa è giusto fare, mostro. »
Zaraki lo guardò, ma cercò di passare sopra a quanto gli aveva appena detto. Si voltò verso Yachiru. « Andiamo via, Yachiru. » Lei si arrampicò sulle sue spalle. « Io me ne vado. Voi fate un po’ come vi pare. »
Ikkaku non aveva dubbi. « Aspetti, capitano! Vengo con lei! » e Yumichika seguì il suo amico.
A quel punto Yamamoto si guardò intorno; effettivamente, erano tutti provati. Sbuffò, incamminandosi. « La prossima volta, Aizen, non sarai così fortunato. »
Quando Caliel si riprese, si trovava in una stanza ben arredata, su un letto dalle coperte lilla e con dei vestiti umani; era nella sua casa a Seattle. E accanto aveva nientemeno che Gin Ichimaru.
« Finalmente ti sei svegliata. » disse.
Lei si rialzò a fatica, toccandosi la fronte. « Che ore sono…? »
« Le nove di sera, secondo il fuso orario americano. Sono passate sette ore da quando stavi per morire. Anche se il gigai dal punto di vista fisico non ha risentito, psicologicamente stavi rischiando grosso; c’è voluto un po’ per sincronizzarlo. »
« E Ulquiorra…? »
« E’ di sotto, vivo e vegeto; il tuo sacrificio è servito a qualcosa. »
« Alrick è morto? »
« Già; ad Aizen non è andato molto a genio che ti stesse per uccidere. »
Caliel a quel punto sorrise, arrossendo di poco. « Il signor Aizen… Mi ha difesa. »
Gin rise. « Ma dai, stavo scherzando! Non ha fatto proprio un bel niente per te. »
Lei lo guardò ad occhi spalancati. Che bastardo, si disse.
« Ma io… Come faccio a essere ancora viva? Voglio dire, ricordo che avevo una spada che mi trapassava la pancia… E ora sono qui… »
« E’ stato Ulquiorra a salvarti. »
« Mi stai prendendo di nuovo in giro. »
« No, affatto; ti ha preso e ti ha fatto curare. »
« … Ah. »
Gin si alzò dalla sedia, e con un sorriso disse. « Meglio che vada, io non dovrei stare qui. Finché Alrick non sarà sconfitto, tu e Ulquiorra dovrete restare qui spacciandovi per umani. Guarisci presto, piccola. »
Lasciò Caliel da sola, nella sua stanza, a ripensare a tutta quella giornata senza dubbio particolare. Tornò in fretta e furia nell’Hueco Mundo, dove Kaname lo aspettava.
« A quanto pare non ti è passato il vizio di illudere le persone. » disse.
Ma Gin sorrise. « Come sei cattivo! Cosa ho detto di diverso dalla verità? Ulquiorra l’ha salvata. »
« Ma solo perché Aizen gliel’ha ordinato. »
« Ops, ho dimenticato di dirglielo! » disse Gin, fingendosi sbadato.
Era lì, in cucina, a sistemare dei piatti appena lavati. Aveva un aspetto così umano, che non gli apparteneva, ma aveva reso suo.
Lui si accorse di lei, voltandosi; poi tornò sui piatti, chiudendo la dispensa. « Ti sei ripresa. »
« Sì. Mi sento ancora un po’ pesante, però… »
« Molto bene. »
Caliel si ammutolì, non sapendo come interpretare quella frase. Sorrise, dicendo. « Grazie, Ulquiorra. »
« Ma stai sempre a ringraziare? Per cosa, stavolta? »
Lei scoppiò a ridere, trovando tremendamente buffa quella domanda. « Lascia stare, lascia stare! Vai a vedere un film? »
Ulquiorra annuì, buttandosi sul divano e accendendo la televisione. « Devo vedere i film che hai portato. »
« Ah, già, quelli da parte di Mandy. Con cosa cominciamo? »
Lui la guardò sorpreso. « Vuoi vederli anche tu? »
« Che c’è di strano? Mica è la prima volta che guardiamo un film insieme. »
« Di solito ti accodi dopo un’ora che io ho iniziato a vederlo. »
« Stavolta voglio vederlo dall’inizio alla fine. »
« … D’accordo. Allora iniziamo con questo. » ne prese a caso uno, che aveva una copertina che ritraeva un uomo vestito di nero, con un uccello appollaiato sulla spalla, e la scritta rossa del titolo del film che sovrastava lo scenario.
« Ottima scelta! » disse Caliel entusiasta. « E’ un film molto vecchio, sai? Parla di amore e vendetta, e l’attore protagonista era nientemeno che il figlio di Bruce Lee! »
Ulquiorra lesse velocemente il nome dell’attore. « Brandon Lee? E chi sarebbe? E chi è Bruce Lee? »
« Te lo spiego un’altra volta. Dai, andiamo a vederlo! »
Passarono la serata a guardare Il corvo. Lei, alla fine del film, pianse per la commozione, e Ulquiorra non capiva perché gli umani, a volte, si mettevano a piangere per una cosa finta come un film. Poi Caliel si addormentò, ma lui continuò a rivedere il film, più volte; a parte Bastardi senza gloria, nessun altro film l’aveva spinto a guardarlo di nuovo. C’erano scene di combattimento che lo incuriosivano, e il personaggio protagonista, Eric Draven, gli stuzzicava qualcosa.
Guardò nuovamente Caliel, che si era appoggiata su un poggiolo del divano per addormentarsi, con una copertina addosso. La sfiorò di nuovo sulla guancia, come quel pomeriggio dove lei aveva rischiato la vita per lui.
« Brucia. » disse. La ragazza si svegliò, e lui ritrasse subito la mano; senza volerlo, l’aveva svegliata.
« Cosa c’è? » chiese lei; dal tono di voce che aveva, non si era addormentata da molto.
« Niente. » rispose subito lui.
« Mi hai toccata; quindi, cosa c’è? »
« Niente, volevo solo sapere se bruciavi ancora. »
Lei ci restò di sasso. Era vero, secondo Ulquiorra lei bruciava. Ma cosa c’era di strano? « Bè, e allora? »
« Oggi, quando stavi per morire. Quando Alrick ti ha trapassato il corpo; eri fredda. »
Calò il silenzio tra i due. Era fredda, eh? Caliel restò a pensarci per un po’; se l’era vista davvero brutta, solo per salvare lui. L’espada che doveva proteggere. Chissà se Aizen era fiero di lei. Chissà se Ulquiorra era fiero di lei.
Mise una mano sulla guancia dell’espada; era sempre freddo, un po’ meno rispetto al solito, ma comunque freddo.
« E ora? Brucio ancora? » chiese.
Lui non allontanò la mano, ma spalancò leggermente gli occhi. Si calmò, dopo, e disse. « Sì, bruci ancora. »
Caliel sorrise, si allontanò e disse. « Vado a letto. Buonanotte. »
Lui non rispose, e dopo un po’ si rimise a guardare il film, ancora una volta.
Gin era entrato nella stanza di Aizen, che se ne stava accovacciato sul letto senza far nulla.
« Sei ancora arrabbiato per oggi? »
Aizen lo guardò, rise e disse. « Lo sai che non sono il tipo da portare rancore per troppo tempo. »
« Allora cosa c’è? È tutto il tempo che stai a far nulla. »
« Ma niente, pensavo; pensavo che Ulquiorra ha fatto davvero uno splendido lavoro, su quella ragazza. »

  
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