«
Illuso. » disse. « Credi di migliorare la
situazione con quell’affare? »
dimostrarsi sicura di sé la faceva sentire molto
più simile ad Ulquiorra; ne
era quasi orgogliosa.
La spada
di Renji, nel frattempo, era diventata un lungo filo di segmenti
uncinati, alla
cui estremità c’era un serpente
dall’enorme cresta rossa. Caliel si vide
scagliarsi addosso una sfera di energia non indifferente, che
però cercò di
parare con la spada. Dopo qualche sforzo, riuscì a spazzarlo
via, ma si ferì
alla spalla, perdendo notevolmente sangue.
Renji
rise, prendendola in giro. « Ma guarda un po’, la
piccola spaccona si è ferita!
»
Caliel
cercò di ignorare il dolore alla spalla, buttandosi addosso
all’avversario per
evitare il lancio di una nuova sfera. Si guardò velocemente
in giro; Grimmjow
stava combattendo contro Ichigo, e combattevano alla pari. Grimmjow
sembrava
divertirsi un mondo.
Gli
amici di Kurosaki stavano combattendo contro le fracciòn di
diversi arrancar,
mentre Orihime e Neliel erano le uniche che non facevano nulla; se da
una parte
capiva Nel, dall’altra non riusciva a capire che intenzioni
avesse Orihime.
Ulquiorra le aveva spiegato che i suoi poteri andavano al di
là delle doti
curative, ma non seppe dirle esattamente quali.
Le venne
un’idea. Ignorò Renji, sorpassandolo senza
difficoltà, e andò contro Orihime,
puntandole la spada. La ragazza non stava facendo nulla, la guardava
solamente,
spaventata. Ci pensò il ragazzo abbronzato col braccio
potenziato, a pararsi
davanti, e bloccare la spada dell’arrancar con quello stesso
braccio.
«
Togliti. » disse lei.
Lui
scosse la testa, e con tono calmo disse. « E’
troppo facile prendersela con chi
non si può difendere. »
«
Indifesa? » fece lei, e dalle spalle spuntò Renji,
pronto a colpirla. Caliel,
mantenendo la calma, evitò il nemico che aveva di fronte,
spostandosi al suo
fianco, e lo lanciò contro Renji, che maldestramente
cercò di evitare di
colpirlo mortalmente.
« Sado!
» gridò. « Accidenti a te, sempre in
mezzo! »
« Scusa.
» disse lui, con ingenuità.
Caliel
nel frattempo, era arrivata davanti a Orihime, che all’ultimo
secondo si coprì
con uno scudo, simile al campo di forza che era in grado di fare lei.
Peccato
che poteva difendersi solo frontalmente. L’arrancar
evitò facilmente quello
scudo, spostandosi verso il basso.
E quello
che voleva vedere finalmente accadde; Orihime, presa alla sprovvista,
gridò un
qualcosa di simile al “Io respingo!”, e le
lanciò addosso una specie di raggio.
Caliel fu travolta in pieno, ma si ritrovò solo col labbro
sanguinante, che
pulì subito.
« Allora
era di questo ciò che parlava Ulquiorra. » disse
interessata. « Eppure nel tuo
attacco, non c’era nessun intento omicida. Che
strano… Non mi vuoi morta,
Orihime? »
Lei
scosse nervosamente la testa. « Sono sicura che
c’è una ragione al fatto che
stai dalla parte di quello là. »
Caliel
non la interruppe, ma già le dava fastidio quello che stava
dicendo.
« Noi
due siamo state prigioniere insieme… So come ci trattano.
Come possono averti
trattano. Wendy… Lascia che ti diamo una mano. »
Caliel
sospirò. « Wendy appartiene a una fantasia che non
fa parte di questo mondo,
Orihime. E poi, hai dimenticato un paio di cose; io ormai non posso
più tornare
come prima. Mi hai vista? Sono un’arrancar, un hollow, uno
spirito maligno; per
me non c’è più posto tra gli esseri
umani come te. È vero, siamo state
rinchiuse insieme; ma è passato molto tempo da allora. E le
cose sono un po’…
Cambiate. » si avvicinò, con la spada ben
impugnata. « Non so cosa ti passi per
la testa, Orihime; puoi usare tutti i discorsi che vuoi, ma io non
posso, e
nemmeno voglio, tornare umana. Ho
scelto di essere così. E hai dimenticato una cosa
importantissima, che a me dà
molto fastidio. » le puntò la spada sul collo.
« Quello là si
chiama Ulquiorra Schiffer; ed è l’espada che seguo
e
devo proteggere. »
Renji e
Sado cercarono ancora di proteggerla, e stavolta ebbe qualche
difficoltà; due
contro uno non era certo il massimo. Ma non era slealtà,
anzi, era una mossa
saggia e furba, doveva dargliene atto.
Stava
per essere colpita da Sado, quando da dietro di lui spuntò
una zanpakuto
estremamente ricurva, che era vicinissima all’ucciderlo.
Quasi non credeva a
chi fosse il padrone, o meglio, padrona.
« Ma tu
sei… »
La
ragazza sorrise, grattandosi il naso. « Lilynette Gingerback,
fracciòn di
Coyote Stark! Mi fa piacere vedere che ti ricordi di me. Come
andiamo… Caliel? »
Caliel
sorrise. « Grazie… »
«
Figurati; il mio padrone per fortuna ha deciso di non dormire stavolta,
e se le
sta dando di santa ragione a quello shinigami lì.
» disse indicando Stark che
combatteva contro Ukitake, lo shinigami dai capelli bianchi.
« E a me non mi va
di stare senza far niente. Così, eccomi qua. »
Ulquiorra,
tra un allenamento e l’altro, le aveva spiegato le intenzioni
di Aizen, o
almeno una parte.
Certo,
uccidere tutte quelle persone non era una cosa giusta; trapassare il
corpo di
una ragazza per rubare una sfera non era il massimo della correttezza;
volersi
mettere a capo di tutti, “ergersi nell’alto dei
cieli”, era un segno di
presunzione inammissibile.
Eppure,
a Caliel andava bene; la sua morale era decisamente cambiata. Anche se
era
stata classificata come “cattiva”, non le andava
stretta quella situazione;
nella sua nuova condizione stava bene, quindi perché
cambiare?
E, a
costo di morire, aveva deciso che avrebbe difeso il suo nuovo angolo di
benessere.
Per
Ulquiorra, invece, le cose non stavano andando granché bene;
Alrick, seppur
indebolito, aveva trovato il modo di metterlo in difficoltà.
Ora si trovava
inginocchiato a terra a sputare sangue, reggendosi con la sua
Murcielago.
Nel
tentativo di riprendere fiato, alzò la testa, e vide Caliel
combattere contro
Renji e Sado, insieme a Lilynette; riusciva a gestire meravigliosamente
i campi
di forza, attaccando e difendendosi da qualsiasi angolazione, e a
sparare
scosse, provocare ustioni.
«
Finalmente hai imparato… Donna… »
disse, sorridendo lievemente. Poteva ritenersi
soddisfatto del lavoro che aveva fatto con lei.
Tornò da
Alrick, che era pronto a riempirlo ancora di calci, ma Ulquiorra aveva
già
pensato a una difesa, seppure un po’ brusca;
afferrò velocemente la sua spada,
e con un gesto rapido tagliò i piedi al congelado, che cadde
a terra stupito e
dolorante.
«
Bastardo…! »
Quando
Caliel trovò un momento per vedere come se la stava cavando
Ulquiorra, non
trovò una bella sorpresa; Alrick, inginocchiato, a causa
dell’impossibilità di
stare in piedi, riempiva di graffi e tagli l’espada, che
sputava sangue,
cercando di difendersi, senza lamentarsi troppo. Cercava di mantenere
un
contegno anche mentre era in svantaggio.
«
Caliel, attenta! » gridò Lilynette, ma la ragazza
non fece in tempo a
difendersi; venne presa alla sprovvista da Renji, il quale le stava per
togliere via una spalla. La giovane arrancar ustionò in
fretta lo shinigami, e
si precipitò a terra, dove Ulquiorra stava per beccarsi una
stoccata.
« Dove
vai?! » gridò Lilynette, ma Caliel non la
ascoltava più.
Più in
fretta, più in fretta!, si diceva.
Non
farlo… Non farlo… Non farlo…
Non
farlo!
Né
Alrick, né Ulquiorra, presero bene a fuoco la situazione;
solo dopo l’espada si
rese conto di avere la sua fracciòn davanti, con una spada
conficcata nella
pancia, che vomitava sangue.
«
Donna…? »
La
ragazza tossì ancora, sputando ancora del sangue, a gran
fatica si tolse la
spada dalla pancia, gettandola via, mentre Alrick restava a guardare
sorpreso.
Si coprì la grave ferita con la mano, sporcandosela di
sangue; le vesti, che
fino a quel momento erano candide, ormai erano tinte di rosso.
Respirava a
fatica, ma cercò di mettersi almeno in ginocchio.
« Non mi
dirai… Che… Non mi sarei…
Dovuta… Mettere in… Mezzo…
Ulquiorra… »
Le forze
la stavano abbandonando lentamente, e si trovò costretta a
sdraiarsi a terra.
«
Donna…? » ripeté Ulquiorra.
Allungò la mano, sfiorandole la guancia. Restò
impassibile per qualche secondo, a bocca aperta.
Alrick
sembrava veramente mortificato. « Mi dispiace che tu ti sia
messa in mezzo,
signorina… » andò a riprendere la
spada. « Non avrei voluto ridurti così. Mi
dispiace davvero tanto… Che tu ti sia ridotta a schiava di
Aizen. »
A quel
punto, qualcosa in Ulquiorra si mosse. Forse gli aveva dato fastidio
che Alrick
avesse offeso Aizen, non lo sapeva dire; ma voleva a tutti i costi
uccidere
quell’essere.
Aumentò
la velocità, facendolo ritrovare in men che non si dica
senza l’intero braccio
destro. Caricò ancora, ancora e ancora, squarciandogli il
petto, le gambe, il
viso. Era pronto per danneggiarlo ulteriormente, quando fu fermato da
una voce
familiare.
« Ulquiorra! »
Si fermò
all’istante. « Sì, signore? »
« Metti
giù la spada. » disse Aizen, serio in viso.
Lentamente,
l’espada rimise l’arma nel fodero.
Aizen si
scostò nervosamente il ciuffo ribelle che gli ricadeva
costantemente sul viso,
e disse. « Occupati della tua fracciòn; ad Alrick
ci penso io. »
« … Sì,
signore. » detto questo, caricò Caliel sulle
spalle, e volò, fino ad arrivare
da Orihime, che aveva visto tutto.
«
Renditi utile, donna. » le disse, mettendole una Caliel
morente davanti alla
piattaforma su cui poggiavano i piedi dell’umana, insieme a
Ishida.
Orihime
esitò un po’, ma poi si inginocchiò e
iniziò a rivestire il corpo della ragazza
con una luce giallastra. Evitò accuratamente lo sguardo di
Ulquiorra; aveva il
terrore di lui, e quando lo vide massacrare quel congelado se la stava
quasi
facendo sotto.
Ishida,
invece, pensò che era il momento opportuno;
l’espada era ferito e distratto.
Prese da un sacchetto dietro la schiena, un pugnale, e fece per
puntarglielo
sulla schiena, ma Ulquiorra afferrò la spada, e quasi lo
scaraventò al di là
della piattaforma.
« Non è
il momento, spazzatura. »
Ishida
imprecò, mentre Neliel si avvicinava preoccupata; piangeva,
addirittura, si
chinò, accanto ad Orihime, chiedendo come stesse Caliel.
« Voglio
aiutarla… » e, senza pensarci, mise un
po’ della propria saliva sul corpo della
ragazza. Ulquiorra era impressionato; a quanto sembrava, la saliva
dell’ex
espada aveva delle doti curative.
Quando
poi guardò verso il basso per vedere il proprio signore,
sembrava essere tutto
finito; Alrick, a quanto sembrava, era riuscito a fuggire, e tutti,
compresi
gli shinigami, guardavano amareggiati per terra.
Aizen
sbuffò, dando poi le spalle verso tutti. « Kaname,
Gin… Andiamocene. Ci
ritiriamo. »
« No. »
fece a quel punto Yamamoto, capo degli shinigami. « Siamo
venuti qui per te,
Aizen. Non ce ne andremo finché non ti avremo…
»
« Ma stà
zitto, vecchio. » era Zaraki a parlare. « Non hai
visto cos’è appena successo?
C’è un congelado in libertà, che
è in grado di far fuori tutti noi in poco
tempo. Per come la vedo io, finché non ammazziamo lui, Aizen
diventa l’ultimo
dei nostri problemi. »
«
Kenpachi… Tu parli così perché di
costui non ti importa nulla. Hai dimenticato
che ha tradito tutti noi? »
« Ovvio
che non me ne freghi nulla. » rispose risoluto Kenpachi.
« Ma guardati intorno;
ti sembriamo ancora in grado di combattere con uno che ha la stessa
forza di
Urahara, vecchio? »
Kaname
scoppiò a ridere. « A quanto pare, possiedi
l’intelligenza per capire cosa è
giusto fare, mostro. »
Zaraki
lo guardò, ma cercò di passare sopra a quanto gli
aveva appena detto. Si voltò
verso Yachiru. « Andiamo via, Yachiru. » Lei si
arrampicò sulle sue spalle. «
Io me ne vado. Voi fate un po’ come vi pare. »
Ikkaku
non aveva dubbi. « Aspetti, capitano! Vengo con lei!
» e Yumichika seguì il suo
amico.
A quel
punto Yamamoto si guardò intorno; effettivamente, erano
tutti provati. Sbuffò,
incamminandosi. « La prossima volta, Aizen, non sarai
così fortunato. »
Quando
Caliel si riprese, si trovava in una stanza ben arredata, su un letto
dalle
coperte lilla e con dei vestiti umani; era nella sua casa a Seattle. E
accanto
aveva nientemeno che Gin Ichimaru.
«
Finalmente ti sei svegliata. » disse.
Lei si
rialzò a fatica, toccandosi la fronte. « Che ore
sono…? »
« Le
nove di sera, secondo il fuso orario americano. Sono passate sette ore
da
quando stavi per morire. Anche se il gigai dal punto di vista fisico
non ha
risentito, psicologicamente stavi rischiando grosso;
c’è voluto un po’ per
sincronizzarlo. »
« E
Ulquiorra…? »
« E’ di
sotto, vivo e vegeto; il tuo sacrificio è servito a
qualcosa. »
« Alrick
è morto? »
« Già;
ad Aizen non è andato molto a genio che ti stesse per
uccidere. »
Caliel a
quel punto sorrise, arrossendo di poco. « Il signor
Aizen… Mi ha difesa. »
Gin
rise. « Ma dai, stavo scherzando! Non ha fatto proprio un bel
niente per te. »
Lei lo
guardò ad occhi spalancati. Che bastardo, si disse.
« Ma io…
Come faccio a essere ancora viva? Voglio dire, ricordo che avevo una
spada che
mi trapassava la pancia… E ora sono qui…
»
« E’
stato Ulquiorra a salvarti. »
« Mi
stai prendendo di nuovo in giro. »
« No,
affatto; ti ha preso e ti ha fatto curare. »
« … Ah. »
Gin si
alzò dalla sedia, e con un sorriso disse. « Meglio
che vada, io non dovrei
stare qui. Finché Alrick non sarà sconfitto, tu e
Ulquiorra dovrete restare qui
spacciandovi per umani. Guarisci presto, piccola. »
Lasciò
Caliel da sola, nella sua stanza, a ripensare a tutta quella giornata
senza
dubbio particolare. Tornò in fretta e furia
nell’Hueco Mundo, dove Kaname lo
aspettava.
« A
quanto pare non ti è passato il vizio di illudere le
persone. » disse.
Ma Gin
sorrise. « Come sei cattivo! Cosa ho detto di diverso dalla
verità? Ulquiorra
l’ha salvata. »
« Ma
solo perché Aizen gliel’ha ordinato. »
« Ops,
ho dimenticato di dirglielo! » disse Gin, fingendosi sbadato.
Era lì,
in cucina, a sistemare dei piatti appena lavati. Aveva un aspetto
così umano,
che non gli apparteneva, ma aveva reso suo.
Lui si
accorse di lei, voltandosi; poi tornò sui piatti, chiudendo
la dispensa. « Ti
sei ripresa. »
« Sì. Mi
sento ancora un po’ pesante, però…
»
« Molto
bene. »
Caliel
si ammutolì, non sapendo come interpretare quella frase.
Sorrise, dicendo. «
Grazie, Ulquiorra. »
« Ma
stai sempre a ringraziare? Per cosa, stavolta? »
Lei
scoppiò a ridere, trovando tremendamente buffa quella
domanda. « Lascia stare,
lascia stare! Vai a vedere un film? »
Ulquiorra
annuì, buttandosi sul divano e accendendo la televisione.
« Devo vedere i film
che hai portato. »
« Ah,
già, quelli da parte di Mandy. Con cosa cominciamo?
»
Lui la
guardò sorpreso. « Vuoi vederli anche tu?
»
« Che
c’è di strano? Mica è la prima volta
che guardiamo un film insieme. »
« Di
solito ti accodi dopo un’ora che io ho iniziato a vederlo.
»
«
Stavolta voglio vederlo dall’inizio alla fine. »
« …
D’accordo. Allora iniziamo con questo. » ne prese a
caso uno, che aveva una
copertina che ritraeva un uomo vestito di nero, con un uccello
appollaiato
sulla spalla, e la scritta rossa del titolo del film che sovrastava lo
scenario.
« Ottima
scelta! » disse Caliel entusiasta. « E’
un film molto vecchio, sai? Parla di
amore e vendetta, e l’attore protagonista era nientemeno che
il figlio di Bruce
Lee! »
Ulquiorra
lesse velocemente il nome dell’attore. « Brandon
Lee? E chi sarebbe? E chi è
Bruce Lee? »
« Te lo
spiego un’altra volta. Dai, andiamo a vederlo! »
Passarono
la serata a guardare Il corvo. Lei, alla fine del film, pianse per la
commozione, e Ulquiorra non capiva perché gli umani, a
volte, si mettevano a
piangere per una cosa finta come un film. Poi Caliel si
addormentò, ma lui
continuò a rivedere il film, più volte; a parte
Bastardi senza gloria, nessun
altro film l’aveva spinto a guardarlo di nuovo.
C’erano scene di combattimento
che lo incuriosivano, e il personaggio protagonista, Eric Draven, gli
stuzzicava qualcosa.
Guardò
nuovamente Caliel, che si era appoggiata su un poggiolo del divano per
addormentarsi, con una copertina addosso. La sfiorò di nuovo
sulla guancia,
come quel pomeriggio dove lei aveva rischiato la vita per lui.
«
Brucia. » disse. La ragazza si svegliò, e lui
ritrasse subito la mano; senza
volerlo, l’aveva svegliata.
« Cosa
c’è? » chiese lei; dal tono di voce che
aveva, non si era addormentata da molto.
«
Niente. » rispose subito lui.
« Mi hai
toccata; quindi, cosa c’è? »
«
Niente, volevo solo sapere se bruciavi ancora. »
Lei ci
restò di sasso. Era vero, secondo Ulquiorra lei bruciava. Ma
cosa c’era di
strano? « Bè, e allora? »
« Oggi,
quando stavi per morire. Quando Alrick ti ha trapassato il corpo; eri
fredda. »
Calò il
silenzio tra i due. Era fredda, eh? Caliel restò a pensarci
per un po’; se
l’era vista davvero brutta, solo per salvare lui.
L’espada che doveva
proteggere. Chissà se Aizen era fiero di lei.
Chissà se Ulquiorra era fiero di
lei.
Mise una
mano sulla guancia dell’espada; era sempre freddo, un
po’ meno rispetto al
solito, ma comunque freddo.
« E ora?
Brucio ancora? » chiese.
Lui non
allontanò la mano, ma spalancò leggermente gli
occhi. Si calmò, dopo, e disse. «
Sì, bruci ancora. »
Caliel
sorrise, si allontanò e disse. « Vado a letto.
Buonanotte. »
Lui non
rispose, e dopo un po’ si rimise a guardare il film, ancora
una volta.
Gin era
entrato nella stanza di Aizen, che se ne stava accovacciato sul letto
senza far
nulla.
« Sei
ancora arrabbiato per oggi? »
Aizen lo
guardò, rise e disse. « Lo sai che non sono il
tipo da portare rancore per
troppo tempo. »
« Allora
cosa c’è? È tutto il tempo che stai a
far nulla. »
« Ma
niente, pensavo; pensavo che Ulquiorra ha fatto davvero uno splendido
lavoro,
su quella ragazza. »