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Autore: Mala Mela    25/05/2010    5 recensioni
“Se qualcosa può andar male, con il mio aiuto lo farà”.
Questa semplice massima è una costante nella vita di Charlie, ma non solo.
Perché quando una ne pensi e un miliardo ne fai, quando sogni una brillante carriera di batterista –oltre che di incontrastata Signora del Male-, quando la tua propensione alla matematica è pari allo zero e quando hai al tuo fianco una sorella maggiore da coinvolgere in astrusi pianti autodistruttivi, un cugino degenere, una band di musicisti scalcinati, un inquietante genio della matematica e un essere inutile e abbietto all’ennesima potenza…
Beh, è difficile che la tua vita continui a scorrere serena e tranquilla.
No, non è il giudizio finale: è solo la Legge di Charlie!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Comunicazione di servizio: Il seguente capitolo è scritto secondo il punto di vista di Christine <3

 

 

Può causare perdita dell’udito e cecità temporanea.

La Legge di Charlie

“se qualcosa può andar male, con il mio aiuto lo farà

 

 

 

6. Di amnesie temporanee, appuntamenti galanti e sorelle insensibili

 

Sbatto più volte le palpebre, cercando di abituarmi alla fioca luce che filtra dalle tende. A primo acchito mi sembra tutto normale, forse anche troppo: è domenica mattina, la casa è avvolta nel silenzio e Charlie sta russando pesantemente nel letto accanto al mio.

Nonostante ciò, c’è ancora qualcosa che non quadra, un particolare che mi sfugge…

Mi alzo di scatto, con la testa dolorante, e un terribile vuoto temporale.

Che diavolo ho fatto ieri sera?

Ieri sera… Sono uscita. Forse. Ok, devo cercare di ricordare, non posso soffrire di Alzheimer a soli diciotto anni, sono troppo giovane!

Insomma, ieri sera ho… bevuto.

Cerco di mantenere la calma e ricostruire i fatti uno ad uno, senza tralasciare nulla.

Dunque, per prima cosa sono uscita con Art. Ok.

Siamo andati alla Stauton. Ok.

Abbiamo conosciuto una ragazza completamente fuori di testa, Caroline. Ok.

Caroline ha cominciato a dire cose indecentemente folli ed io, per non penarci, ho bevuto uno shot. Poi un altro. Ed un altro. Ed un altro ancora.

Ok.

Cioè, no, ok un corno! I miei ricordi si fermano qui, apparentemente; ordine del giorno: trovare Art e obbligarlo a dirmi tutto ciò che è successo, per filo e per segno, perché ho la terribile sensazione di aver fatto qualche cazzata.

Scendo dal letto barcollando e, ancora in pigiama, mi precipito nella camera degli ospiti. A differenza di me e Charlie, Art è sempre stato un tipo mattiniero, per questo prego che sia già sveglio.

Come mi aspettavo lo trovo semi sdraiato sulla poltrona, completamente assorto nella lettura di uno dei fumetti di mia sorella (che grazie a dio non è presente, altrimenti griderebbe qualcosa come “Quella è un’apertura a 93°! Sei pazzo?! Lo sgualcisci!”).

Non appena mi nota, Art scoppia in una risata incontenibile, rischiando di rotolare a terra rovinosamente.

Questo non è per niente un buon segno.

Mi porto le mani ai fianchi e, con la testa pesantissima e lo stomaco in subbuglio –chissà perché poi, a me non risulta certo di aver vomitato!-, lo guardo dritto negli occhi.

“Tu. Tu, Arthur James, adesso mi spiegherai esattamente, e con minuzia di particolari, cosa è successo ieri sera” dico, scandendo bene ogni parola. Poi, però, abbandono il mio cipiglio battagliero, per assumere un tono molto più piagnucoloso: “Ti prego, cugino adorato, dimmi che non ho fatto nulla di terribile!”.

“Non hai fatto nulla di terribile” mi rassicura.

…Davvero?!”.

“Certo che no!” risponde, ricominciando a ridere con uno scemo. “Sei stata esilarante, anche se tutto dipende dal concetto che hai tu di terribile”.

Mi porto le mani alla faccia, nascondendo gli occhi.

“Dimmi che ho fatto” lo imploso, con un filo di voce.

“Niente di che, davvero… A parte aver straparlato per ore, averci provato sia con me –che, ti ricordo, sono tuo cugino- chiamandomi D’Artagnan, che con Gabriel.  Oh, e gli hai pure vomitato addosso dopo che lui ti ha accompagnata a fare pipì”.

Mi sento avvampare: questa non può essere la verità. Perché se ci ho provato con Artie pazienza, intendo, ero ubriaca, sono perdonata, no? Ma Gabriel!

Brrr, la sola idea mi fa venire i brividi. Oltre al danno, in questo caso l’umiliazione, si aggiunge anche la beffa: questa sera devo uscire con lui per colpa di quella psicopatica di mia sorella. Se ciò fosse avvenuto in un contesto normale, penso che avrei anche potuto persino cercare di divertirmi, ma dopo gli avvenimenti di ieri notte voglio semplicemente sotterrarmi.

Detto fra noi, oggettivamente non è che l’essere inutile e abbietto mi dispiaccia poi così tanto. Certo, non lo candiderei come prossimo premio Nobel per la simpatia, ma di non desidero nemmeno vedere il suo cadavere pendere dalla forca e venir divorato da uno stormo di avvoltoi; Charlie è decisamente più crudele di me sotto questo punto di vista!

Artie…” riprendo, cercando di mantenere un minimo di contegno. “Davvero Gabriel mi ha accompagnata a fare pipì?”.

“Certo!” conferma ilare. “Ti ha accompagnata dietro un cespuglio e ti ha sorretto per evitare che cadessi a terra”.

La mia vita è ufficialmente rovinata.

Decido di non aggiungere più una parola, soprattutto per evitare di sfociare nella volgarità gratuita, ma non riesco a trattenermi: non appena Art ricomincia a ridere sguaiatamente, afferro il soprammobile che mi è più vicino e glielo scaglio addosso con forza. Mi concedo un’uscita trionfale, rintanandomi nella penombra della mia amata cameretta.

Lo guardo mi cade su Charlie, ancora beatamente addormentata. Devo assolutamente parlare con lei.

“Charlie?” la scuoto piano, sussurrando appena il suo nome.

Mia sorella continua a russare e, ovviamente, non mi sente nemmeno.

“Charlie!” provo a dire con un pizzico di decisione in più.

Nulla.

La tiro per un braccio, cercando di farla cadere dal materasso, ma lei continua a tenere gli occhi chiusi e a dormire come se nulla fosse.

Come  si dice? A mali estremi, estremi rimedi.

La prendo le spalle e comincio a scuoterla violentemente, urlando con tutto il fiato che ho in corpo:

“CHARLOTTE!”.

Dopo questa immane fatica, che mi lascia senza fiato, senza voce e senza energie, la mia adorata sorellina si limita a grugnire amorevolmente, per poi sbavare sul cuscino e voltarsi dall’altra parte. Come può dormire in un momento di crisi come questo? E’ il momento di passare ad una terapia d’urto.

Con passi rapidi raggiungo la mensola sopra la scrivania e prendo in mano uno degli assurdi fumetti che lei tanto ama. Non capisco davvero cosa ci trovi in questi disegni storpiati, nei personaggi irreali con occhi immensi e il volto spigoloso, ma dal momento che li considera una specie di Bibbia, credo proprio che attentare alla vita di queste “cose” possa rivelarsi più utile di una secchiata d’acqua gelida.

Ed ora, Charlie Addormentata nel bosco, a noi due.

“Toh!” esclamo con voce insolitamente alta “Un po’ di fumetti da strappare uno ad uno e gettare nelle fiamme del caminetto! Ora prendo un rarissimo volume di… uhm… vediamo un po’… Berserk e…”.

“Fai un’altra mossa e ti sciolgo nell’acido!”.

Cosa vi avevo detto?

Come per magia Charlie è dietro di me, con gli occhi spalancati come tazzine da caffè e l’aria più sveglia che mai.

“Per la cronaca sto cercando di svegliarti da circa mezz’ora e questo era l’unico metodo per strapparti dalle braccia di Morfeo” le faccio notare, irritata.

“Morfeo?” Charlie di guarda attorno con aria smarrita. “E’ un tuo amico per caso?”.

Non siamo realmente parenti, lo giuro.

“No, Charlie, Morfeo è… Senti, lasciamo perdere, ti prego” sbuffo e mi siedo sul bordo del letto, incrociando le gambe.

Mia sorella cambia immediatamente espressione, facendosi seria: probabilmente ha percepito l’aria da confessione supersegreta imminente e, in modo del tutto inconsapevole, assume la mia stessa posizione.

“Sono tutt’orecchie!” mi avvisa “Spara”.

Prendo un grosso respiro e mi preparo psicologicamente.

“Ieri sera mi sono ubriacata come non mai” rivelo “Non puoi nemmeno immaginarti i disastri che ho combinato!”.

“Beh, nemmeno tu, visto che quando bevi dimentichi tutto. Dove sta il problema? Non ricordi assolutamente nulla e non soffri, è sempre andata così” replica lei con aria serafica.

“Il problema è, testa di cipolla, che questa volta ho fatto peggio del solito. Non sono mai arrivata a tanto e spero di non arrivarci mai più!” esclamo concitata, cercando di spiegarmi.

Charlie si limita ad osservarmi con aria scettica.

“L’hai detto anche quella volta che hai rubato tutti i cioccolatini dalla dispensa e poi hai passato una settimana chiusa in bagno per via dell’indigestione. Ma di fatto continui a rubarli e nascondere le carte sotto il letto, no?”.

Ok, forse Charlie ha ragione, ma rubare il cioccolato fa parte del mio DNA, come i capelli castano chiaro o gli occhi verdi, o la propensione alla sfortuna. E poi in quel caso avevo dodici anni.

“Sono passati sei anni, penso che ora la situazione sia un po’ cambiata” le faccio notare.

“E quella volta che Art finì al pronto soccorso perché l’avevi colpito con un portacandele e tu giurasti che non gli avresti mai più lanciato nulla?”.

“A mia discolpa posso dire che perfino i muri sanno quanto Art possa essere antipatico, non c’è verso di andare d’accordo con lui”.

Mia sorella tace un attimo e poi torna a scrutarmi con un’aria indagatrice che non mi piace per nulla. La maggiore sono io, non lei, di conseguenza dovrei essere IO a sgridarla e a rimembrarle i suoi molteplici errori, non il contrario.

“E quando Leopold inghiottì un bottone e tu giurasti che non avresti mai più cercato di nutrire un animale con qualcosa che non fosse mangime specializzato? Una settimana dopo tentasti di dare un ovetto Kinder ad un procione.”

“Charlie, basta, ho capito!”.

È davvero incredibile l’abilità di mia sorella nel farti dimenticare ciò che volevi dirle!

“Per non parlare della promessa che hai fatto qualche mese fa, quando ti sei lasciata con Erik. Per almeno un anno non uscirò più con un ragazzo! E invece questa sera ti vedi con l’essere inutile e abbietto”.

“Questa è tutta colpa tua” le ricordo. “Se non fosse per te e quella tua stupida fissazione della band… insomma, non è una scelta mia, anzi!”.

Charlie si mordicchia le labbra, punta sul vivo.

“Beh, in realtà non ti fa poi così schifo, no? Ti ho sentita l’altro giorno: non perdere il mio numero, Gabriel! E poi lui ti ha mandato un messaggio stanotte!” Charlie assume un’aria melodrammatica e con voce zuccherosa cita: “Ciao, Chris, come stai? Fammi sapere se ti sei ripresa, spero che tu stia meglio. A domani”.

“Che diavolo dici?” domando, spalancando gli occhi. “Io non mi sono mai scambiata messaggi con l’essere inutile e abbietto, né mai lo farò”.

“Ma stanotte mentre dormivi ti è arrivato un messaggio ed ha fatto così tanto rumore che l’ho letto io per te” mia sorella mi prende le mani con aria tragica. “Christine, io non voglio che lui ti piaccia. Che tu esca con lui. Che tu ti sposi con lui. Che tu abbia dei bambini con lui. Che tu compri un cane con lui. Che tu viva con lui nei secoli dei secoli”.

Ok, Charlotte sta farneticando, è ufficialmente fuori di testa.

“Fingendo che tu non abbia preso il mio cellulare di nascosto e ti sia letta i miei messaggi senza permesso… smettila! Non sono interessata a Gabriel, ok? Stanotte l’abbiamo incontrato, solo che io ero completamente ubriaca e gli ho vomitato addosso… ho cercato perfino di circuire Art! Adesso calmati, prima che mamma e papà decidano finalmente di rinchiuderti in un manicomio”.

Poco importa se ieri sera l’essere inutile e abbietto si è comportato come un essere umano passabile, non credo proprio che mi interessi nel senso romantico del termine. Anche se, lo ammetto, sono piuttosto sollevata che non mi odi dopo quello che gli ho fatto… mi ha persino scritto un messaggio per chiedermi come stavo!

Ma secondo voi io mi faccio impressionare da queste cavolate da preadolescenti? Ovviamente no.

E’ pur sempre una creatura inqualificabilmente infima.

Infatti.

Charlie non ha nessunissimo motivo di preoccuparsi.

Nessuno.

Giusto?

 

 

Quando ricevo lo squillo di Gabriel mi sento piuttosto nervosa. Afferro il cellulare e con gesti goffi lo caccio nella borsetta, preparandomi ad uscire e morire per la vergogna.

Provate a mettervi nei miei panni: la situazione sarebbe già assurda di suo, specialmente considerando che mi tocca uscire con lui soltanto per far sì che il gruppo della mia stupidissima sorella abbia un bassista decente, ma dobbiamo mettere in conto che ieri notte –mentre ero ubriaca fradicia- gli ho vomitato addosso e ho adottato un comportamento a dir poco lascivo che non mi si addice per niente.

Dopo questa esperienza, chi non tenterebbe il suicidio?

Mentre chiudo la porta alle mie spalle vedo un’auto grigio metallizzato aspettarmi alla fine del vialetto. Salgo in macchina trattenendo il fiato, sperando di apparire non disinvolta ma quantomeno normale.

“Ciao, come va? Ti sei ripresa?” mi domanda, nella sua perfetta imitazione di una persona cortese.

“Sì, non c’è male” borbotto. Speravo di evitare l’argomento, ma così non ci saranno dei vuoti nella conversazione! “La testa sta per esplodermi ed ho un vuoto temporale di circa quattro ore… a parte questo va tutto alla grande”.

“Ma davvero?”.

“No! Giuro che non berrò mai più un alcolico in vita mia” aggiungo, massaggiandomi le tempie.

“Beh…” Gabriel mette in moto e comincia a guidare in direzione di chissà dove. “Tranquilla, nella vita c’è molto peggio di una sbronza epocale. Se poi non ricordi assolutamente nulla, non dovresti nemmeno sentirti umiliata per le figure che hai fatto, no?”.

Accidenti, lo stesso ragionamento di Charlie. Se glielo facessi notare, temo che entrambi si darebbero fuoco seduta stante!

“In realtà… Art ha provveduto a raccontarmi qualcosa, e non è stato assolutamente bello. Che tu sappia, ehm… ho fatto qualcosa di strano?”.

Gabriel esita un attimo, fingendosi concentrato sulla guida.

“Dipende” dice infine.

D-dipende?” balbetto io, indecisa se voler sprofondare o meno.

“Insomma, si vedeva che avevi bevuto e che non eri in te: quasi tutti reagiscono così all’alcool”.

Perfetto.

 “In ogni caso mi scuso per ogni cosa io abbia detto o fatto… e per averti vomitato addosso”.

“Non preoccuparti: era carino il tuo vomito, davvero!” io lo guardo con aria scettica, considerando che non ho nessuna voglia di essere presa per i fondelli. “Ok, no, ma ho lavato tutti i vestiti, non preoccuparti. Tutti possono sbagliare, no?”.

Cominciamo a parlare del più e del meno in modo abbastanza tranquillo e, dopo poco, raggiungiamo il locale. Sono diffidente quanto basta, so con chi ho a che fare, anche se lui sembra essere inspiegabilmente simpatico.

Devo solo capire dove sta il trucco. Forse ha un sosia, oppure è sotto l’effetto di qualche stupefacente, o magari ha bevuto una pozione in pieno stile “Dottor Jekyll e Mr Hide”.

No, devo smetterla prima che diventi paranoica come mia sorella.

Il locale è decisamente tranquillo, una volta seduti ordiniamo entrambi una pizza. Improvvisamente l’essere inutile e abbietto mi rivolge una domanda del tutto inaspettata.

“Non vorrei risultare invadente, ma potrei sapere il motivo di tanto.. ehm.. odio nei miei confronti?”.

Sbianco. Ecco, questo è imbarazzante.

“Non è che io ti odi... intendo… no. Non ti odio. Davvero!” cerco di rispondere, sperando di suonare convincente.

“No?” chiede lui, stupito.

Insomma…” sono nel panico. “Diciamo che si tratta per lo più di diffidenza, ecco. E non nei tuoi confronti in particolare, ma in quelli di tutto il genere maschile”.

Gabriel non sembra persuaso dalla mia spiegazione, infatti mi osserva senza proferire parola. Di conseguenza io, visibilmente agitata, comincio a parlare a vanvera, come mio solito.

“Non pensare male, ti prego, lascia che ti spieghi la situazione! Non sono una misantropa che preferisce tenere le distanze da tutto e da tutti, anzi, ma credo di avere i miei buoni motivi per dubitare delle persone. Praticamente, hai presente Erik Goodman? Frequenta l’ultimo anno alla Kelmscott High School, piuttosto alto, capelli castani… cioè, insomma, lui è stato il mio ragazzo per due anni ed è stato amorevolmente ribattezzato lo stronzo. Mi ero presa una sbandata colossale per lui, ma evidentemente non ero affatto ricambiata: è andata a finire come vanno a finire tutte le storie di questo genere… ci siamo lasciati dopo che l’ho trovato per la terza volta consecutiva in discoteca, con la lingua che esaminava fin troppo attentamente le tonsille di una sconosciuta. Il bello è che si trattava del giorno immediatamente precedente il nostro anniversario! Può esistere qualcosa di più patetico?”.

Ecco, senza rendermene conto gli sto spiattellando ogni più piccolo particolare della mia passata vita amorosa. Non è quella che definirei una strategia vincente, ma non riesco a fermarmi.

“Sono cose che succedono, no? Ma è accaduto solo qualche mese fa, quindi mi brucia ancora, anche se non vorrei ammetterlo. Questa è la prima volta che esco con qualcuno da quando ci siamo lasciati e, credimi, al solo pensiero che tu ti possa comportare come lui –o peggio- il mio unico istinto è quello di tagliarti i freni dell’auto”.

…e concludo con l’immancabile minaccia di morte.

Ora anche lui sembra piuttosto imbarazzato, infatti ha perso l’espressione cogitabonda di qualche minuto fa.

“Che dire? E’ stato un vero idiota” sentenzia.

“Oh, molto di più!” rincaro la dose. “Un mollusco, un acaro, un esserino allupato ed inutile, la cui maledetta progenie non sarà nemmeno degna di camminare sulla superficie terrestre senza venire schiacciata ancora, e ancora e ancora!”.

Forse sto esagerando, perché Gabriel mi lancia uno sguardo piuttosto confuso e intimorito: sta osservando una parte di me che non credeva potesse esistere.

Ehm… stavate insieme da tanto tempo, capisco che non si è trattato di un bell’epilogo”.

“Ti dirò, mi sono quasi ripresa. Infatti quando lo incontro per strada riesco perfino a non insultarlo ferocemente”.

“Ok, il suo soprannome è ampiamente meritato” ammette, alzando le mani in segno di resa. “Solo che ora non devi pensare che tutti i ragazzi che capitano sulla tua strada siano così”.

Dove vorrà mai arrivare, eh?

“Lo so, ma per i prossimi ventisette anni non voglio provarlo sulla mia pelle. E’ stato terribile” confesso, facendomi scura in volto.

“Come biasimarti” commenta lui, cercando di sorridere. “In ogni caso mi fa piacere scoprire che non sei scontrosa e prevenuta solamente nei miei confronti, bensì nei confronti di tutto il genere maschile! È un gran bel passo avanti!”.

 Assumo un’espressione strana di fronte alla sua affermazione, quindi decide di correggersi.

“Diciamo che sei prevenuta in generale e con me in special modo, allora? Perché sono… come diresti? Inutile, abbietto e un po’ snob?”.

Sorrido.

“Anche. E poi perché tu e Charlie un giorno finirete per uccidervi a vicenda. Ma soprattutto perché sei un ragazzo, Maschio” preciso.

“Al cambiamento di sesso posso provvedere, ma quando all’andare d’accordo con Charlotte…” si finge pensoso e si tocca il mento. “Beh, credo che tu stia chiedendo troppo al cielo, Chris”.

A questo punto decido di arrendermi e godermi la serata.

 

“Sai, Chris…” dice, mentre mi sta riaccompagnando a casa. “Stavo pensando: abbiamo parlato del tuo ex ragazzo, dei tuoi progetti per il college, di come passi il tempo libero, della tua famiglia, dei tuoi hobby, della tua diabolica sorella… Adesso se mi incontri per strada dovrai salutarmi tassativamente, no? Potrei quasi dire che siamo amici!”.

Rimango stupita. Non so come mai, ma di certo non mi aspettavo un’affermazione simile da lui.

“Sì, certo!” gli assicuro. “Cercherò perfino di non nascondermi quando ti vedo”.

“Sono realmente degno di tale onore?”.

“Oserei dire di sì”.

Rimaniamo in silenzio per qualche minuto, senza imbarazzo, semplicemente rimuginando sulla situazione.

“Grazie per ieri, di nuovo” esordisco. “Pensavo… è stato gentile da parte tua non provarci non me mentre ero ubriaca”.

Lui mi guarda stupito.

“Soltanto un idiota se ne sarebbe approfittato” sentenzia. “O un criminale, ma io non sono nessuno dei due, no?”.

“Allora spero di incontrare solo te la prossima volta che dovrò vomitare!” aggiungo, buttandola sul ridere.

“Sono qui anche per questo, no?” risponde tranquillo.

Continuiamo a parlare per tutto il resto del tragitto ed io non mi accorgo di quanto il tempo sia passato velocemente: sono quasi le undici e trenta. Oddio, devo farmi vedere da un bravo psicologo, anzi, pure da uno psichiatra… è evidente che sto impazzendo.

“Insomma, eccoti a casa sana e salva”.

“Sì” rispondo meccanicamente, riconoscendo il vialetto di casa mia e la finestra del salotto ancora illuminata. “Grazie di tutto!”

“Grazie a te” risponde lui. “Mi ha fatto piacere che tu non abbia vissuto questa sera come… beh, come una tortura”.

“Di niente”.

Silenzio.

Odio i silenzi troppo lunghi, soprattutto a fine serata e di fronte a casa.

Meglio fuggire.

“Insomma, io vado. Ciao”.

Faccio per alzarmi, ma sento qualcosa che mi tiene bloccata, il cuore comincia a battermi furiosamente.

Cazzo.

La cintura di sicurezza.

“Ehm, Chris…”.

“Sì, lo so che è la cintura!” replico rossa in viso e piuttosto imbarazzata. La slaccio rapidamente ed esco dalla macchia, quando ecco apparire Charlie di fronte alla porta di casa. Indossa una vecchia maglia dei Rancid come pigiama ed ha un’espressione che non lascia presagire nulla di buono.

Sembra quasi la scena di un film in cui la madre esce in vestaglia nel cuore della notte, con il mattarello in mano e guarda male il ragazzo della figlia finché quest’ultimo –che lei non sopporta- non leva le tende.

Peccato che la mia personale situazione presenti qualche non trascurabile differenza: prima di tutto Charlie è mia sorella minore, e in secondo luogo Gabriel non è il mio ragazzo –né lo sarà in futuro.

L’unica cosa veritiera di tutta la faccenda è che i due non si sopportano.

“Charlie, stavo appunto per entrare!” le dico a mo’ di saluto.

Lei non risponde, ma continua a guardare Gabriel con gli occhi ridotti a due fessure.

“Le hai messo le mani addosso?” gli chiede con fare indagatore. “Guarda che se scopro che le hai fatto qualcosa ti piazzo una bomba sotto il sedile, o peggio. In ogni caso non farti strane idee: tu non le piaci, per niente!” conclude con una ben poco matura linguaccia.

In tutta risposta Gabriel mi saluta con un laconico e freddo “ciao”, dopodiché alza il finestrino e se ne va rapidamente.

“Grazie tante!” esclamo rivolta verso Charlie. “Devi essere sempre così… inopportuna?”.

“Ehi, ero solo preoccupata per te!” protesta.

Rientro in casa sbuffando, mentre mia sorella mi sommerge di domande idiote che decido appositamente di ignorare.

Mi dirigo in camera senza degnarla di ulteriori attenzioni, lasciandola parlare senza risponderle. Mi cambio, mi caccio sotto le coperte e spengo la mia abat-jour mentre lei sta ancora farneticando.

Finalmente Charlie si rende conto che sono arrabbiata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

____________________________________

Era mia intenzione sparire dalla circolazione per almeno un mese, non scrivere manco una riga, e ricevere minacce di morte da *certa gente* che vuole leggere il finale riveduto&corretto. Ma.

C’è un ma.

Ho terminato la versione cartacea della mia orribile e noiosissima area progetto sul Microcredito (ora devo solo schiavizzare qualcuno al fine di creare un falso sito Web per stupire la commissione. Se qualcuno sa farlo e mi sta leggendo, che mi contatti, ORA, SUBITO, ADESSO. Gli spedirò dei dolcetti come segno della mia sempiterna gratitudine), mi sono fatta interrogare in ogni materia possibile ed immaginabile, colmando perfino le mie lacune economico-matematiche che, detto fra noi, erano profonde quanto la fossa delle Marianne.

Poi sono arrivata a casa e mi sono detta: “…e adesso? Come posso dare un senso alla mia vita?”.

Mi è stato detto di fare sport (…), di fare il cambio degli armadi, di sistemare la mia stanza, di fare una cernita dei libri che tengo e di quelli che posso mettere in cantina, di leggere D.Gray-man, di andare a fare la spesa… ma NO.

Ho deciso che oggi il mio unico contributo alla società sarà pubblicare il capitolo sei.

(sai che contributo!)

 

Ma poi, ditemi, le note dell’autore le legge qualcuno?

In caso contrario ho farneticato per circa 200 parole u_u

 

Rispondiamo alle amabili recensioni, ora °u°

 

Alexya379: Artie sotto sotto è una buona persona, anche se a volte bisogna aspettare i momenti più impensati u_ù Comunque mai parlare male dell’alcool: sono una sua grande fan.

 

Svare: Trovarti nuovamente tra i miei lettori è una gioia <3 Anche perché tu SAI cosa ha passato la povera Chris. E pensare che al tempo eri una giovine di sani principi, moralmente retta e seria, mentre ora sei un’avvinazzata come tutti noi! Benvenuta nel gruppo! In ogni caso so che tu amerai FT a prescindere, soprattutto ora che sono obbligata a scrivere anche il due. Se non muoio prima u_ù Non si può mai sapere. (Se la Row fosse morta prima di finire Harry Potter, giuro che sarei scesa all’inferno a riprenderla XD)

 

Mikybiky:  il mio motto è “meglio tardi che mai” u_u è preferibile una recensione un anno dopo, che nessuna recensione XD Soprattutto in questa dannata sezione dimenticata da Dio. Comunque, preparati a gioire: Sherlock, l’uomo dell’anno, è nel prossimo capitolo XD Ma mentre lo scrivevo mi chiedevo: ma li ho fatti davvero interagire in questo modo stupido? Ma quanto è scema Charlie? Ma queste battute non fanno ridere! Cioè, sono andata un po’ in crisi XD Pensavo di avere un umorismo più sottile e uno stile che ricordasse meno la collana “Le Ragazzine”. Panico.

Comunque, chi vivrà, vedrà u_u

 

Merediana: Aw, i complimenti mi sciolgono <3 quindi… continua pure :D Chris che chiama Art “D’Artagnan” è una delle cose che preferisco nella storia, ma devo ammettere che non è farina del mio sacco, ma della donna geniale che mi ha ispirato il personaggio di Christine. E la sbronza. E Gabriel. Insomma, senza di lei non ci sarebbe l’intera storia u__ù Reddite quae sunt Caesaris Caesari.

Comunque aspettati ancora un nuovo personaggio, poi il cast sarà al completo, spero che apprezzerai anche lui °u°

 

Roro: Sei perdonata solo perché sono stata io ad obbligarti a vedere Sky High, uno dei film adolescenziali più trash e adorabili degli ultimi mille anni XD Non commento il commento sul vergognarsi a commentare, perché ti conosco e so che la cosa è perfettamente possibile.

Art e Charlie, in coppia, mi spaventano da morire. Cioè, perfino se non fossero cugini sarebbero un duetto a dir poco disastroso. Mh.

MI PIACE XD peccato che l’incest non sia in programma, anche se non ho nulla in contrario *.* (va beh, dopo i miei trascorsi da fervente NEJIHINA FAN, come potrei essere contraria? XD).

In ogni caso, grazie e AWWWWW per tutto il resto, i commenti e via dicendo <3 sei un bon bon alla crema, glassato e ricoperto da piccoli lama verdi canditi <3 Che altro? Spero di annoverarti ancora tra i miei recensori!

 

 

 

 

 

 

Clà, che è alla ricerca del senso della vita e ha scoperto che Kerouac non le piace per niente.

Buh.

Che delusione.

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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