Comunicazione
di servizio: Il seguente capitolo è scritto secondo il punto di vista
di Christine <3 Può causare perdita dell’udito e cecità
temporanea. La Legge di Charlie “se qualcosa può andar male,
con il mio aiuto lo
farà” |
6. Di amnesie temporanee,
appuntamenti galanti e sorelle insensibili
Sbatto
più volte le palpebre, cercando di abituarmi alla fioca luce che filtra
dalle tende. A primo acchito mi sembra tutto normale, forse anche troppo:
è domenica mattina, la casa è avvolta nel silenzio e Charlie sta
russando pesantemente nel letto accanto al mio.
Nonostante
ciò, c’è ancora qualcosa che non quadra, un particolare che
mi sfugge…
Mi
alzo di scatto, con la testa dolorante, e un terribile vuoto temporale.
Che
diavolo ho fatto ieri sera?
Ieri
sera… Sono uscita. Forse. Ok, devo cercare di ricordare,
non posso soffrire di Alzheimer a soli diciotto anni, sono troppo giovane!
Insomma,
ieri sera ho… bevuto.
Cerco
di mantenere la calma e ricostruire i fatti uno ad uno, senza tralasciare
nulla.
Dunque,
per prima cosa sono uscita con Art. Ok.
Siamo
andati alla Stauton. Ok.
Abbiamo
conosciuto una ragazza completamente fuori di testa, Caroline. Ok.
Caroline
ha cominciato a dire cose indecentemente folli ed io, per non penarci, ho
bevuto uno shot. Poi un altro. Ed un altro. Ed un
altro ancora.
Ok.
Cioè,
no, ok un corno! I miei ricordi si fermano qui, apparentemente; ordine del
giorno: trovare Art e obbligarlo a dirmi tutto ciò che è
successo, per filo e per segno, perché ho la terribile sensazione di
aver fatto qualche cazzata.
Scendo
dal letto barcollando e, ancora in pigiama, mi precipito nella camera degli
ospiti. A differenza di me e Charlie, Art è sempre stato un tipo
mattiniero, per questo prego che sia già sveglio.
Come
mi aspettavo lo trovo semi sdraiato sulla poltrona, completamente assorto nella
lettura di uno dei fumetti di mia sorella (che grazie a dio non è
presente, altrimenti griderebbe qualcosa come “Quella è
un’apertura a 93°! Sei pazzo?! Lo sgualcisci!”).
Non
appena mi nota, Art scoppia in una risata incontenibile, rischiando di rotolare
a terra rovinosamente.
Questo
non è per niente un buon segno.
Mi
porto le mani ai fianchi e, con la testa pesantissima e lo stomaco in subbuglio
–chissà perché poi, a me non risulta certo di aver
vomitato!-, lo guardo dritto negli occhi.
“Tu.
Tu, Arthur James, adesso mi
spiegherai esattamente, e con minuzia di particolari, cosa è successo
ieri sera” dico, scandendo bene ogni parola. Poi, però, abbandono
il mio cipiglio battagliero, per assumere un tono molto più piagnucoloso:
“Ti prego, cugino adorato, dimmi che non ho fatto nulla di
terribile!”.
“Non
hai fatto nulla di terribile” mi rassicura.
“…Davvero?!”.
“Certo
che no!” risponde, ricominciando a ridere con uno scemo. “Sei stata
esilarante, anche se tutto dipende dal concetto che hai tu di terribile”.
Mi
porto le mani alla faccia, nascondendo gli occhi.
“Dimmi
che ho fatto” lo imploso, con un filo di voce.
“Niente
di che, davvero… A parte aver straparlato per ore, averci provato sia con
me –che, ti ricordo, sono tuo cugino- chiamandomi D’Artagnan, che con Gabriel. Oh, e gli hai pure vomitato addosso dopo
che lui ti ha accompagnata a fare pipì”.
Mi
sento avvampare: questa non può essere la verità. Perché
se ci ho provato con Artie pazienza, intendo, ero
ubriaca, sono perdonata, no? Ma Gabriel!
Brrr, la sola idea mi fa venire i brividi. Oltre
al danno, in questo caso l’umiliazione, si aggiunge anche la beffa:
questa sera devo uscire con lui per colpa di quella psicopatica di mia sorella.
Se ciò fosse avvenuto in un contesto normale, penso che avrei anche
potuto persino cercare di divertirmi, ma dopo gli avvenimenti di ieri notte
voglio semplicemente sotterrarmi.
Detto
fra noi, oggettivamente non è che l’essere inutile e abbietto mi
dispiaccia poi così tanto. Certo, non lo candiderei come prossimo premio
Nobel per la simpatia, ma di non desidero nemmeno vedere il suo cadavere
pendere dalla forca e venir divorato da uno stormo di avvoltoi; Charlie
è decisamente più crudele di me sotto questo punto di vista!
“Artie…” riprendo, cercando di mantenere un minimo
di contegno. “Davvero Gabriel mi ha accompagnata a fare
pipì?”.
“Certo!”
conferma ilare. “Ti ha accompagnata dietro un cespuglio e ti ha sorretto
per evitare che cadessi a terra”.
La
mia vita è ufficialmente rovinata.
Decido
di non aggiungere più una parola, soprattutto per evitare di sfociare
nella volgarità gratuita, ma non riesco a trattenermi: non appena Art
ricomincia a ridere sguaiatamente, afferro il soprammobile che mi è
più vicino e glielo scaglio addosso con forza. Mi concedo
un’uscita trionfale, rintanandomi nella penombra della mia amata
cameretta.
Lo
guardo mi cade su Charlie, ancora beatamente addormentata. Devo assolutamente
parlare con lei.
“Charlie?”
la scuoto piano, sussurrando appena il suo nome.
Mia
sorella continua a russare e, ovviamente, non mi sente nemmeno.
“Charlie!”
provo a dire con un pizzico di decisione in più.
Nulla.
La
tiro per un braccio, cercando di farla cadere dal materasso, ma lei continua a
tenere gli occhi chiusi e a dormire come se nulla fosse.
Come si dice? A mali estremi, estremi rimedi.
La
prendo le spalle e comincio a scuoterla violentemente, urlando con tutto il
fiato che ho in corpo:
“CHARLOTTE!”.
Dopo
questa immane fatica, che mi lascia senza fiato, senza voce e senza energie, la
mia adorata sorellina si limita a grugnire amorevolmente, per poi sbavare sul
cuscino e voltarsi dall’altra parte. Come può dormire in un
momento di crisi come questo? E’ il momento di passare ad una terapia
d’urto.
Con
passi rapidi raggiungo la mensola sopra la scrivania e prendo in mano uno degli
assurdi fumetti che lei tanto ama. Non capisco davvero cosa ci trovi in questi
disegni storpiati, nei personaggi irreali con occhi immensi e il volto
spigoloso, ma dal momento che li considera una specie di Bibbia, credo proprio
che attentare alla vita di queste “cose” possa rivelarsi più
utile di una secchiata d’acqua gelida.
Ed
ora, Charlie Addormentata nel bosco, a noi due.
“Toh!”
esclamo con voce insolitamente alta “Un po’ di fumetti da strappare
uno ad uno e gettare nelle fiamme del caminetto! Ora prendo un rarissimo volume
di… uhm…
vediamo un po’… Berserk e…”.
“Fai
un’altra mossa e ti sciolgo nell’acido!”.
Cosa
vi avevo detto?
Come
per magia Charlie è dietro di me, con gli occhi spalancati come tazzine
da caffè e l’aria più sveglia che mai.
“Per
la cronaca sto cercando di svegliarti da circa mezz’ora e questo era
l’unico metodo per strapparti dalle braccia di Morfeo” le faccio
notare, irritata.
“Morfeo?”
Charlie di guarda attorno con aria smarrita. “E’ un tuo amico per
caso?”.
Non
siamo realmente parenti, lo giuro.
“No,
Charlie, Morfeo è… Senti, lasciamo perdere, ti prego” sbuffo
e mi siedo sul bordo del letto, incrociando le gambe.
Mia
sorella cambia immediatamente espressione, facendosi seria: probabilmente ha
percepito l’aria da confessione supersegreta imminente e, in modo del
tutto inconsapevole, assume la mia stessa posizione.
“Sono
tutt’orecchie!” mi avvisa “Spara”.
Prendo
un grosso respiro e mi preparo psicologicamente.
“Ieri
sera mi sono ubriacata come non mai” rivelo “Non puoi nemmeno
immaginarti i disastri che ho combinato!”.
“Beh,
nemmeno tu, visto che quando bevi dimentichi tutto. Dove sta il problema? Non
ricordi assolutamente nulla e non soffri, è sempre andata
così” replica lei con aria serafica.
“Il
problema è, testa di cipolla, che questa volta ho fatto peggio del
solito. Non sono mai arrivata a tanto e spero di non arrivarci mai
più!” esclamo concitata, cercando di spiegarmi.
Charlie
si limita ad osservarmi con aria scettica.
“L’hai
detto anche quella volta che hai rubato tutti i cioccolatini dalla dispensa e
poi hai passato una settimana chiusa in bagno per via dell’indigestione.
Ma di fatto continui a rubarli e nascondere le carte sotto il letto,
no?”.
Ok,
forse Charlie ha ragione, ma rubare il cioccolato fa parte del mio DNA, come i
capelli castano chiaro o gli occhi verdi, o la propensione alla sfortuna. E poi
in quel caso avevo dodici anni.
“Sono
passati sei anni, penso che ora la situazione sia un po’ cambiata”
le faccio notare.
“E
quella volta che Art finì al pronto soccorso perché l’avevi
colpito con un portacandele e tu giurasti che non gli avresti mai più
lanciato nulla?”.
“A
mia discolpa posso dire che perfino i muri sanno quanto Art possa essere
antipatico, non c’è verso di andare d’accordo con
lui”.
Mia
sorella tace un attimo e poi torna a scrutarmi con un’aria indagatrice
che non mi piace per nulla. La maggiore sono io, non lei, di conseguenza dovrei
essere IO a sgridarla e a rimembrarle i suoi molteplici errori, non il contrario.
“E
quando Leopold inghiottì un bottone e tu giurasti che non avresti mai
più cercato di nutrire un animale con qualcosa che non fosse mangime
specializzato? Una settimana dopo tentasti di dare un ovetto Kinder ad un
procione.”
“Charlie,
basta, ho capito!”.
È
davvero incredibile l’abilità di mia sorella nel farti dimenticare
ciò che volevi dirle!
“Per
non parlare della promessa che hai fatto qualche mese fa, quando ti sei
lasciata con Erik. Per almeno un anno non
uscirò più con un ragazzo! E invece questa sera ti vedi con
l’essere inutile e abbietto”.
“Questa
è tutta colpa tua” le ricordo. “Se non fosse per te e quella
tua stupida fissazione della band… insomma, non
è una scelta mia, anzi!”.
Charlie
si mordicchia le labbra, punta sul vivo.
“Beh,
in realtà non ti fa poi così schifo, no? Ti ho sentita
l’altro giorno: non perdere il mio
numero, Gabriel! E poi lui ti ha mandato un messaggio stanotte!”
Charlie assume un’aria melodrammatica e con voce zuccherosa cita: “Ciao, Chris, come stai? Fammi sapere se ti
sei ripresa, spero che tu stia meglio. A domani”.
“Che
diavolo dici?” domando, spalancando gli occhi. “Io non mi sono mai
scambiata messaggi con l’essere inutile e abbietto, né mai lo
farò”.
“Ma
stanotte mentre dormivi ti è arrivato un messaggio ed ha fatto
così tanto rumore che l’ho letto io per te” mia sorella mi
prende le mani con aria tragica. “Christine, io non voglio che lui ti
piaccia. Che tu esca con lui. Che tu ti sposi con lui. Che tu abbia dei bambini
con lui. Che tu compri un cane con lui. Che tu viva con lui nei secoli dei
secoli”.
Ok,
Charlotte sta farneticando, è ufficialmente fuori di testa.
“Fingendo
che tu non abbia preso il mio cellulare di nascosto e ti sia letta i miei
messaggi senza permesso… smettila! Non sono
interessata a Gabriel, ok? Stanotte l’abbiamo incontrato, solo che io ero
completamente ubriaca e gli ho vomitato addosso…
ho cercato perfino di circuire Art! Adesso calmati, prima che mamma e
papà decidano finalmente di rinchiuderti in un manicomio”.
Poco
importa se ieri sera l’essere inutile e abbietto si è comportato
come un essere umano passabile, non credo proprio che mi interessi nel senso
romantico del termine. Anche se, lo ammetto, sono piuttosto sollevata che non
mi odi dopo quello che gli ho fatto… mi ha
persino scritto un messaggio per chiedermi come stavo!
Ma
secondo voi io mi faccio impressionare da queste cavolate da preadolescenti?
Ovviamente no.
E’
pur sempre una creatura inqualificabilmente infima.
Infatti.
Charlie
non ha nessunissimo motivo di preoccuparsi.
Nessuno.
Giusto?
Quando
ricevo lo squillo di Gabriel mi sento piuttosto nervosa. Afferro il cellulare e
con gesti goffi lo caccio nella borsetta, preparandomi ad uscire e morire per
la vergogna.
Provate
a mettervi nei miei panni: la situazione sarebbe già assurda di suo,
specialmente considerando che mi tocca uscire con lui soltanto per far sì che il gruppo della mia stupidissima
sorella abbia un bassista decente, ma dobbiamo mettere in conto che ieri notte
–mentre ero ubriaca fradicia- gli ho vomitato addosso e ho adottato un
comportamento a dir poco lascivo che non mi si addice per niente.
Dopo
questa esperienza, chi non tenterebbe il suicidio?
Mentre
chiudo la porta alle mie spalle vedo un’auto grigio metallizzato
aspettarmi alla fine del vialetto. Salgo in macchina trattenendo il fiato,
sperando di apparire non disinvolta ma quantomeno normale.
“Ciao,
come va? Ti sei ripresa?” mi domanda, nella sua perfetta imitazione di
una persona cortese.
“Sì,
non c’è male” borbotto. Speravo di evitare l’argomento,
ma così non ci saranno dei vuoti nella conversazione! “La testa
sta per esplodermi ed ho un vuoto temporale di circa quattro ore… a parte questo va tutto alla grande”.
“Ma
davvero?”.
“No!
Giuro che non berrò mai più un alcolico in vita mia” aggiungo,
massaggiandomi le tempie.
“Beh…”
Gabriel mette in moto e comincia a guidare in direzione di chissà dove.
“Tranquilla, nella vita c’è molto peggio di una sbronza
epocale. Se poi non ricordi assolutamente nulla, non dovresti nemmeno sentirti
umiliata per le figure che hai fatto, no?”.
Accidenti,
lo stesso ragionamento di Charlie. Se glielo facessi notare, temo che entrambi
si darebbero fuoco seduta stante!
“In
realtà… Art ha provveduto a raccontarmi
qualcosa, e non è stato assolutamente bello. Che tu sappia, ehm… ho fatto qualcosa di strano?”.
Gabriel
esita un attimo, fingendosi concentrato sulla guida.
“Dipende”
dice infine.
“D-dipende?” balbetto io, indecisa se voler
sprofondare o meno.
“Insomma,
si vedeva che avevi bevuto e che non eri in te: quasi tutti reagiscono
così all’alcool”.
Perfetto.
“In ogni caso mi scuso per ogni
cosa io abbia detto o fatto… e per averti
vomitato addosso”.
“Non
preoccuparti: era carino il tuo vomito, davvero!” io lo guardo con aria
scettica, considerando che non ho nessuna voglia di essere presa per i
fondelli. “Ok, no, ma ho lavato tutti i vestiti, non preoccuparti. Tutti
possono sbagliare, no?”.
Cominciamo
a parlare del più e del meno in modo abbastanza tranquillo e, dopo poco,
raggiungiamo il locale. Sono diffidente quanto basta, so con chi ho a che fare,
anche se lui sembra essere inspiegabilmente simpatico.
Devo
solo capire dove sta il trucco. Forse ha un sosia, oppure è sotto
l’effetto di qualche stupefacente, o magari ha bevuto una pozione in
pieno stile “Dottor Jekyll e Mr Hide”.
No,
devo smetterla prima che diventi paranoica come mia sorella.
Il
locale è decisamente tranquillo, una volta seduti ordiniamo entrambi una
pizza. Improvvisamente l’essere inutile e abbietto mi rivolge una domanda
del tutto inaspettata.
“Non
vorrei risultare invadente, ma potrei sapere il motivo di tanto.. ehm.. odio nei miei confronti?”.
Sbianco.
Ecco, questo è imbarazzante.
“Non
è che io ti odi... intendo… no. Non ti odio. Davvero!” cerco
di rispondere, sperando di suonare convincente.
“No?”
chiede lui, stupito.
“Insomma…” sono nel panico. “Diciamo che
si tratta per lo più di diffidenza, ecco. E non nei tuoi confronti in
particolare, ma in quelli di tutto il genere maschile”.
Gabriel
non sembra persuaso dalla mia spiegazione, infatti mi osserva senza proferire
parola. Di conseguenza io, visibilmente agitata, comincio a parlare a vanvera,
come mio solito.
“Non
pensare male, ti prego, lascia che ti spieghi la situazione! Non sono una
misantropa che preferisce tenere le distanze da tutto e da tutti, anzi, ma
credo di avere i miei buoni motivi per dubitare delle persone. Praticamente,
hai presente Erik Goodman? Frequenta l’ultimo
anno alla Kelmscott High School,
piuttosto alto, capelli castani… cioè,
insomma, lui è stato il mio ragazzo per due anni ed è stato
amorevolmente ribattezzato lo stronzo.
Mi ero presa una sbandata colossale per lui, ma evidentemente non ero affatto
ricambiata: è andata a finire come vanno a finire tutte le storie di
questo genere… ci siamo lasciati dopo che
l’ho trovato per la terza volta consecutiva in discoteca, con la lingua
che esaminava fin troppo attentamente le tonsille di una sconosciuta. Il bello
è che si trattava del giorno immediatamente precedente il nostro
anniversario! Può esistere qualcosa di più patetico?”.
Ecco,
senza rendermene conto gli sto spiattellando ogni più piccolo
particolare della mia passata vita amorosa. Non è quella che definirei
una strategia vincente, ma non riesco a fermarmi.
“Sono
cose che succedono, no? Ma è accaduto solo qualche mese fa, quindi mi
brucia ancora, anche se non vorrei ammetterlo. Questa è la prima volta
che esco con qualcuno da quando ci siamo lasciati e, credimi, al solo pensiero
che tu ti possa comportare come lui –o peggio- il mio unico istinto
è quello di tagliarti i freni dell’auto”.
…e
concludo con l’immancabile minaccia di morte.
Ora
anche lui sembra piuttosto imbarazzato, infatti ha perso l’espressione
cogitabonda di qualche minuto fa.
“Che
dire? E’ stato un vero idiota” sentenzia.
“Oh,
molto di più!” rincaro la dose. “Un mollusco, un acaro, un esserino allupato ed inutile, la cui maledetta progenie non
sarà nemmeno degna di camminare sulla superficie terrestre senza venire
schiacciata ancora, e ancora e ancora!”.
Forse
sto esagerando, perché Gabriel mi lancia uno sguardo piuttosto confuso e
intimorito: sta osservando una parte di me che non credeva potesse esistere.
“Ehm… stavate insieme da tanto tempo, capisco che non
si è trattato di un bell’epilogo”.
“Ti
dirò, mi sono quasi ripresa. Infatti quando lo incontro per strada
riesco perfino a non insultarlo ferocemente”.
“Ok,
il suo soprannome è ampiamente meritato” ammette, alzando le mani
in segno di resa. “Solo che ora non devi pensare che tutti i ragazzi che
capitano sulla tua strada siano così”.
Dove
vorrà mai arrivare, eh?
“Lo
so, ma per i prossimi ventisette anni non voglio provarlo sulla mia pelle.
E’ stato terribile” confesso, facendomi scura in volto.
“Come
biasimarti” commenta lui, cercando di sorridere. “In ogni caso mi
fa piacere scoprire che non sei scontrosa e prevenuta solamente nei miei
confronti, bensì nei confronti di tutto il genere maschile! È un
gran bel passo avanti!”.
Assumo un’espressione strana di
fronte alla sua affermazione, quindi decide di correggersi.
“Diciamo
che sei prevenuta in generale e con me in special
modo, allora? Perché sono… come diresti? Inutile, abbietto e un
po’ snob?”.
Sorrido.
“Anche.
E poi perché tu e Charlie un giorno finirete per uccidervi a vicenda. Ma
soprattutto perché sei un ragazzo, Maschio”
preciso.
“Al
cambiamento di sesso posso provvedere, ma quando all’andare
d’accordo con Charlotte…” si finge
pensoso e si tocca il mento. “Beh, credo che tu stia chiedendo troppo al
cielo, Chris”.
A
questo punto decido di arrendermi e godermi la serata.
“Sai,
Chris…” dice, mentre mi sta
riaccompagnando a casa. “Stavo pensando: abbiamo parlato del tuo ex
ragazzo, dei tuoi progetti per il college, di come passi il tempo libero, della
tua famiglia, dei tuoi hobby, della tua diabolica sorella…
Adesso se mi incontri per strada dovrai salutarmi tassativamente, no? Potrei
quasi dire che siamo amici!”.
Rimango
stupita. Non so come mai, ma di certo non mi aspettavo un’affermazione
simile da lui.
“Sì,
certo!” gli assicuro. “Cercherò perfino di non nascondermi
quando ti vedo”.
“Sono
realmente degno di tale onore?”.
“Oserei
dire di sì”.
Rimaniamo
in silenzio per qualche minuto, senza imbarazzo, semplicemente rimuginando
sulla situazione.
“Grazie
per ieri, di nuovo” esordisco. “Pensavo…
è stato gentile da parte tua non provarci non me mentre ero
ubriaca”.
Lui
mi guarda stupito.
“Soltanto
un idiota se ne sarebbe approfittato” sentenzia. “O un criminale,
ma io non sono nessuno dei due, no?”.
“Allora
spero di incontrare solo te la prossima volta che dovrò vomitare!”
aggiungo, buttandola sul ridere.
“Sono
qui anche per questo, no?” risponde tranquillo.
Continuiamo
a parlare per tutto il resto del tragitto ed io non mi accorgo di quanto il
tempo sia passato velocemente: sono quasi le undici e trenta. Oddio, devo farmi
vedere da un bravo psicologo, anzi, pure da uno psichiatra…
è evidente che sto impazzendo.
“Insomma,
eccoti a casa sana e salva”.
“Sì”
rispondo meccanicamente, riconoscendo il vialetto di casa mia e la finestra del
salotto ancora illuminata. “Grazie di tutto!”
“Grazie
a te” risponde lui. “Mi ha fatto piacere che tu non abbia vissuto
questa sera come… beh, come una tortura”.
“Di
niente”.
Silenzio.
Odio
i silenzi troppo lunghi, soprattutto a fine serata e di fronte a casa.
Meglio
fuggire.
“Insomma,
io vado. Ciao”.
Faccio
per alzarmi, ma sento qualcosa che mi tiene bloccata, il cuore comincia a
battermi furiosamente.
Cazzo.
La cintura di
sicurezza.
“Ehm,
Chris…”.
“Sì,
lo so che è la cintura!” replico rossa in viso e piuttosto
imbarazzata. La slaccio rapidamente ed esco dalla macchia, quando ecco apparire
Charlie di fronte alla porta di casa. Indossa una vecchia maglia dei Rancid come pigiama ed ha un’espressione che non
lascia presagire nulla di buono.
Sembra
quasi la scena di un film in cui la madre esce in vestaglia nel cuore della
notte, con il mattarello in mano e guarda male il ragazzo della figlia
finché quest’ultimo –che lei non sopporta- non leva le
tende.
Peccato
che la mia personale situazione presenti qualche non trascurabile differenza:
prima di tutto Charlie è mia sorella minore,
e in secondo luogo Gabriel non è il mio ragazzo –né lo
sarà in futuro.
L’unica
cosa veritiera di tutta la faccenda è che i due non si sopportano.
“Charlie,
stavo appunto per entrare!” le dico a mo’ di saluto.
Lei
non risponde, ma continua a guardare Gabriel con gli occhi ridotti a due
fessure.
“Le
hai messo le mani addosso?” gli chiede con fare indagatore. “Guarda
che se scopro che le hai fatto qualcosa ti piazzo una bomba sotto il sedile, o peggio. In ogni caso non farti strane
idee: tu non le piaci, per
niente!” conclude con una ben poco matura linguaccia.
In
tutta risposta Gabriel mi saluta con un laconico e freddo “ciao”,
dopodiché alza il finestrino e se ne va rapidamente.
“Grazie
tante!” esclamo rivolta verso Charlie. “Devi essere sempre così… inopportuna?”.
“Ehi,
ero solo preoccupata per te!” protesta.
Rientro
in casa sbuffando, mentre mia sorella mi sommerge di domande idiote che decido
appositamente di ignorare.
Mi
dirigo in camera senza degnarla di ulteriori attenzioni, lasciandola parlare
senza risponderle. Mi cambio, mi caccio sotto le coperte e spengo la mia
abat-jour mentre lei sta ancora farneticando.
Finalmente
Charlie si rende conto che sono arrabbiata.
____________________________________
Era mia intenzione sparire dalla
circolazione per almeno un mese, non scrivere manco una riga, e ricevere
minacce di morte da *certa gente*
che vuole leggere il finale riveduto&corretto.
Ma.
C’è un ma.
Ho terminato la versione cartacea della mia
orribile e noiosissima area progetto sul Microcredito (ora devo solo schiavizzare qualcuno al fine di
creare un falso sito Web per stupire la commissione. Se qualcuno sa farlo e mi
sta leggendo, che mi contatti, ORA, SUBITO, ADESSO. Gli spedirò dei
dolcetti come segno della mia sempiterna gratitudine), mi sono fatta
interrogare in ogni materia possibile ed immaginabile, colmando perfino le mie
lacune economico-matematiche che, detto fra noi, erano profonde quanto la fossa
delle Marianne.
Poi sono arrivata a casa e mi sono detta:
“…e adesso? Come posso dare un senso alla
mia vita?”.
Mi è stato detto di fare sport
(…), di fare il cambio degli armadi, di sistemare la mia stanza, di fare
una cernita dei libri che tengo e di quelli che posso mettere in cantina, di
leggere D.Gray-man, di andare a fare la spesa… ma NO.
Ho deciso che oggi il mio unico contributo
alla società sarà pubblicare il capitolo sei.
(sai che contributo!)
Ma poi, ditemi, le note dell’autore le
legge qualcuno?
In caso contrario ho farneticato per circa
200 parole u_u
Rispondiamo alle amabili recensioni, ora
°u°
Alexya379: Artie sotto sotto è una
buona persona, anche se a volte bisogna aspettare i momenti più
impensati u_ù Comunque mai parlare male
dell’alcool: sono una sua grande fan.
Svare: Trovarti nuovamente tra i miei lettori
è una gioia <3 Anche perché tu SAI cosa ha passato la povera
Chris. E pensare che al tempo eri una giovine di sani principi, moralmente
retta e seria, mentre ora sei un’avvinazzata come tutti noi! Benvenuta
nel gruppo! In ogni caso so che tu amerai FT a prescindere, soprattutto ora che
sono obbligata a scrivere anche il due. Se non muoio prima u_ù
Non si può mai sapere. (Se la Row fosse morta
prima di finire Harry Potter, giuro che sarei scesa all’inferno a
riprenderla XD)
Mikybiky:
il mio motto è “meglio tardi che mai” u_u è preferibile una recensione un anno dopo, che
nessuna recensione XD Soprattutto in questa dannata sezione dimenticata da Dio.
Comunque, preparati a gioire: Sherlock, l’uomo dell’anno, è
nel prossimo capitolo XD Ma mentre lo scrivevo mi chiedevo: ma li ho fatti
davvero interagire in questo modo stupido? Ma quanto è scema Charlie? Ma
queste battute non fanno ridere! Cioè, sono andata un po’ in crisi
XD Pensavo di avere un umorismo più sottile e uno stile che ricordasse
meno la collana “Le Ragazzine”. Panico.
Comunque, chi vivrà, vedrà u_u
Merediana: Aw, i
complimenti mi sciolgono <3 quindi… continua
pure :D Chris che chiama Art “D’Artagnan” è una delle cose
che preferisco nella storia, ma devo ammettere che non è farina del mio
sacco, ma della donna geniale che mi ha ispirato il personaggio di Christine. E
la sbronza. E Gabriel. Insomma, senza di lei non ci sarebbe l’intera
storia u__ù Reddite quae
sunt Caesaris Caesari.
Comunque aspettati ancora un nuovo
personaggio, poi il cast sarà al completo, spero che apprezzerai anche
lui °u°
Roro: Sei perdonata solo perché sono
stata io ad obbligarti a vedere Sky High, uno dei film adolescenziali
più trash e adorabili degli ultimi mille anni XD Non commento il
commento sul vergognarsi a commentare, perché ti conosco e so che la
cosa è perfettamente possibile.
Art e Charlie, in coppia, mi spaventano da
morire. Cioè, perfino se non fossero cugini sarebbero un duetto a dir
poco disastroso. Mh.
MI PIACE XD peccato
che l’incest non sia in programma, anche se non
ho nulla in contrario *.* (va beh, dopo i miei trascorsi da fervente NEJIHINA
FAN, come potrei essere contraria? XD).
In ogni caso, grazie e AWWWWW per tutto il
resto, i commenti e via dicendo <3 sei un bon bon
alla crema, glassato e ricoperto da piccoli lama verdi canditi <3 Che altro?
Spero di annoverarti ancora tra i miei recensori!
Clà, che è alla ricerca del senso della
vita e ha scoperto che Kerouac non le piace per niente.
Buh.
Che delusione.