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Autore: Evilcassy    25/05/2010    2 recensioni
Tanti piccoli momenti legati a 'Two Pairs of Chilling Eyes'. 8- Purple Shades of Victory““Con fare conciliante e con un sorriso da orecchio a orecchio, il ragazzo appoggiò le mani sul pancione di Nina. “Sono sicurissimo che ci sia un’altra cosa che gli va a genio…” “Evidentemente non hai visto la sua espressione quando ha scoperto che è femmina.” “Vammi indovinare: la solita?” “La faccia di Dragunov ha diversi tipi di impassibilità. Quella era la stessa impassibilità che utilizza anche nei post sbronza.” “…Colorito verdognolo?” “Precisamente.” “Oh, beh. Poteva andar peggio, no?” “Certo, poteva assumere l’impassibilità di quando si ritrova davanti Raven.”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anna Williams, Lee Chaolan, Nina Williams, Sergei Dragunov
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chilling Saga'
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Chilling Pills.

Perché scrivere una storia intera e di senso compiuto comporta troppa fatica.

 

2- Christmas with the yours.

 

Quali erano state le parole di Sergei giusto sulla scaletta dell’aereo?

Uhmph. Prevedo una tragedia.”

Profetico. Forse il soprannome Rasputin datogli da Steve calzava più che a pennello.

Eppure non era iniziato tutto così male.

La sua proposta indecente era stata quella di partire per un breve viaggio.

A New York.

Per Natale.

Con la Sacra Famiglia Chaolan e i piccioncini Julia e Steve.

Una proposta fatta un militare russo, nostalgico sovietico, ateo e asociale che aveva (debolmente) annuito.

La riprova che un mitra puntato alla nuca poteva convincere chiunque.

 

Certo, ovviamente poi la situazione era degenerata in breve tempo.

Raccattati dei simil regali di Natale in un grande magazzino, si erano voltati giusto in tempo per ritrovarsi davanti ai tre Chaolan in tenuta natalizia, con tanto di cappello in testa.

E si erano trovati loro volta addobbati con copricapi a tema in men che non si dica.

Un’aureola, per Nina.

Curiose corna da Renna per Sergei.

Nina aveva ringraziato qualsiasi nume presente nell’aldilà (celtico, cattolico, protestante o islamico che fosse) per averle dato l’idea di non portar armi con loro.

Si sarebbe potuta compiere una strage.

E siccome ormai conosceva anche Sergei, aveva fatto bene pure a sequestrargli il cellulare. Per comporre il numero del Colonnello Volkov e richiedere rinforzi aerei ci metteva sempre pochissimi secondi.

 

La cena della vigilia di per sé non era stata neppure così tragica.

Certo, Steve e Julia erano stucchevoli. Però la collana che gli aveva regalato suo figlio era splendida.

E Jamie era veramente fenomenale. Trotterellando sulle gambette paffute, bighellonava attorno al tavolo del ristorante, sorridendo a chiunque gli passasse vicino.

Aveva conquistato tutto lo staff femminile, con sommo orgoglio di Lee, commosso dal vedere il suo erede seguire precocemente le sue orme di playboy. Periodo che Anna ricordò con una smorfia di finta insofferenza, scuotendo la testa sospirando.

Sua sorella aveva cercato persino di scambiare un paio di parole con Sergei. Tutto inutile, visto che suo marito sembrava aver premuto il tasto muto e si era isolato dal mondo. Sospettava che le due capatine in bagno gli fossero serviti per rifornirsi di vodka dalla sua fiaschetta, giusto per sopportare meglio la situazione.

Infine, giusto al dolce, Jamie le si era arrampicato in grembo e si era abbandonato ad un sonno ristoratore. Così profondo e pacifico che Anna si era rifiutata di toglierglielo dalle braccia.

Nina si era sentita avvampare, accorgendosi di essere al centro dell’attenzione: a distanza di un anno e mezzo da quello che si rifiutava di chiamare con un nome diverso da ‘brutta situazione’, Anna aveva colto l’occasione al volo per un altro bieco tentativo di risvegliare in lei un pseudo istinto materno. Sicura che, in fondo, Nina soffrisse per quella mancanza.

Stronza. Aveva sussurrato, quasi ringhiando all’indirizzo della faccia sogghignante della sorella, senza riuscire a smettere di cullare il nipote.

 

Un’ora dopo, nel corridoio deserto dell’Hotel, la serata aveva preso una piega del tutto imprevista. Aveva giusto trovato la chiave della camera nella borsetta, leggermente alterata dal drink che Lee aveva offerto prima nel bar della hall, quando si era ritrovata con le spalle al muro e le labbra di Sergei ad un millimetro dalle sue.

“Ne vuoi uno, uhn?”

“di cosa?”

“Non fare la finta tonta. ”

“…?”

“Non eri male con tuo nipote, prima.”

Nina alzò gli occhi al cielo. Movimento insignificante che le fece girare lievemente la testa.

“Senti, se ne vuoi uno, ti conviene approfittarne di stasera che sono abbastanza ubriaco.”

“Ma da ubriaco non sei granché.”

“…!?”

“… Quella volta in Siberia ti sei addormentato nel mentre.

“Sono meno ubriaco di allora.” Con un movimento fluido, Sergei se l’era caricata in spalla, era riuscito ad aprire la porta e ne aveva varcato la soglia, ignorando i suoi deboli lamenti.

 

Tre minuti dopo Nina si abbandonò contro la testiera del letto sbuffando.

Non si riusciva a combinare nulla.

Per mancanza di concentrazione.

Al suo fianco l’uomo aveva un’espressione più terrea e seccata di lei.

Nel silenzio della loro stanza, il pianto isterico del bambino nella camera di fianco rimbombava come un’eco insopportabile.

“Ma è tuo nipote questo?”

“Già. Confiniamo con la suite dei Chaolan…” sospirò, aggiustandosi le coperte. “C’è da dire che ha un futuro da tenore.”

“Un minuto fa dormiva, dannazione!” ringhiò l’uomo, aggiustandosi il cuscino e sprofondandoci la faccia.

“Prendi la pillola.” Le ricordò con voce afona.

Nina alzò un sopracciglio, uno scatto nervoso: “L’idea più breve che tu abbia mai avuto…” Commentò ironica, una nota acida nella voce. “Per fortuna che ho insistito per i preliminari…

“Per fortuna che sono abbastanza sobrio da riuscire a capire il pericolo imminente, altrimenti saremmo già in guai seri.” Borbottò di rimando lui, allungando la mano verso l’abat-jour e spegnendo le luci.

Al pianto incessante e penetrante di Jamie si aggiunse anche la voce cantilenante del padre, nel tentativo disperato di farlo calmare. Stonato come una campana, peggiorava la situazione. A Nina sfuggì un ringhio, mentre l’emicrania già le lambiva le tempie.

Già, Sergei aveva ragione. Per fortuna che si erano fermati in tempo.

Eppure la cosa le aveva lasciato l’amaro in bocca.

Si coricò, voltando le spalle all’uomo, lasciando che le loro schiene si toccassero. Rimase qualche minuto in silenzio, mentre il bambino nella stanza a fianco si calmava e la sua voce non trapassava più le pareti.

Chiuse gli occhi cercando di scivolare invano nel sonno. Sospirò voltandosi nel letto, cercando un’altra posizione, più e più volte.

Alla fine capì il problema.

Tra lei e Sergei non correvano troppe parole. Si capivano e si completavano abbastanza così, tanto erano simili. Bastava uno sguardo, un gesto, una lieve espressione sul viso per comunicare con l’altro.

Eppure c’erano casi –rari- in cui le parole servivano e valeva la pena spenderne giusto un paio.

Anche tra loro due.

Quello era uno di quei casi. Perché era una situazione mai vissuta, o almeno, vissuta solamente in parte e in una occasione iniziata e finita in una maniera diversa.

“Sei sveglio?”

“… aspettiamo un altro po’, va bene?”

Giusto poche parole. Bastava una frase: la prontezza con cui aveva risposto, il tono in cui l’aveva pronunciata

Nel buio, a Nina scappò un sorriso. “Volevo solo darti la buona notte…” sussurrò morbida, appoggiando le labbra sul collo dell’uomo.

Uhmph. E allora buona notte e smettila di rigirarti come se fossi un’anguilla.”

 

 

 

NOTA dell’Autrice: “Christmas with the yours” è il titolo di una canzone di Natale di Radio Deejay, cantato dal ‘Complesso Misterioso’ ovvero Elio e le Storie Tese e Graziano Romani.  A mio parere, è una canzone a dir poco esilarante, a iniziare dal titolo (traduzione letterale di Natale con i tuoi ) alla bellissima frase “Panettone is on the table, and everybody is drinkin Moscheito”. Mi è sembrata adatta, come frase, alla situazione…

Questa parte è effettivamente molto legata a ‘Chilling Eyes’, anzi, a dire il vero era stata pensata per farne parte. Spero che sia congruente alla storia e attinente al carattere dei personaggi, che ho sempre cercato (con difficoltà e spesso senza grandissimo successo) di non mandare a ramengo. E se pensate che Sergei che vola negli States per Natale è una cosa fuori dal mondo… pensate che, davvero, un mitra alla testa può convincere chiunque. Soprattutto se a puntare il mitra è Nina Williams.

 

Piccolo Angolo dei Ringraziamenti Commossi:

Miss Trent: mia paziente uditrice e lettrice di sproloqui e ca22ate, di mezze idee e boiate pazzesche, spero di essere all’altezza delle tue aspettative… (Che ansia…!)

Krisalia: Ohllellè! Contenta di sopperire alle tue necessità! Uno stralcio di Jamie? Come questo?? non preoccuparti, il piccolo James Patrick Chaolan Williams ricomparirà ancora…

Bloody Road: Oddio, mi fai arrossire! Immagino che perderò molti punti con questo capitolo, però… Per quanto riguarda il libro… beh, è un mio sogno nel cassetto da quando ho iniziato ad imparare a scrivere il mio nome… e temo che rimarrà tale. E’ un sogno così grande che, nel caso non troppo remoto di un fallimento, mi devasterebbe. Anche perché mi manca il tempo, la voglia e l’inventiva per comporlo. Un conto sono storielle qua e là su qualche personaggio inventato da terzi. Un conto è creare e far crescere un personaggio.

E questo è il difficile…

Grazie davvero a tutte quante! Ce la si seeente, donzelle!

EC

 

 

   
 
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