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Autore: GiuliaStregatta    25/05/2010    5 recensioni
Ero lì, a osservare ogni suo movimento con il timore che potesse cadere e farsi male.
Timore… o… desiderio?
Chi lo sa… forse ci speravo?
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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creepy

Hysteria



-Voglio andare da sola a giocare in giardino!

Me lo disse con una tale determinazione, che quasi dimenticai che avesse solo cinque anni.
La osservai meglio.
I lunghi capelli biondi le ricadevano in morbidi boccoli sulle spalle, incorniciandole il viso paffutello, che lasciava intravedere una rosea luce sulle guance morbide.
Il vestitino color panna,
fasciato in vita da un nastro smeraldo, le stava un incanto.

Non portava le scarpe.

Amava andare in giro per casa, completamente scalza.
Molte volte l’avevo rimproverata, provando a metterle almeno delle calze leggere. Lei non ne voleva sapere, però, preferendo mille volte sentire il fresco del pavimento stuzzicarle la pianta dei piedi nudi.
Posai lo sguardo sui suoi occhioni color nocciola, ripensando alla prima volta che li vidi.
Così belli, grandi e luminosi. Provai un senso di malinconia nel notare che non fossero azzurri come i miei, come avevo inizialmente sperato, ma scuri come quelli del padre, morto suicida un mese prima del parto.
Scossi la testa.

-Non puoi permetterti di fare troppi sforzi. Ti accompagno io!

Povera la mia bambina tanto malata.
Non doveva esser facile avere tutta quella vitalità, e vivere con una malformazione alla spalla e alla gamba destra, che le davano un aspetto leggermente ingobbito e impacciato.
Nonostante tutto, non rinunciava mai al suo sorriso.
Si allontanò goffamente nel momento stesso in cui provai a prenderla in braccio, storcendo le labbra in un broncio contrariato.

-Sono grande ormai! E poi sono solo pochi gradini!

Sentii che avrei dovuto insistere nell’accompagnarla... ma il suo sguardo desideroso di provare a fare qualcosa da sola mi fece cambiare idea, sebbene fossi ancora un po’ riluttante.
E come una sciocca annuii, lasciandola zompettare gioiosa verso la rampa di scale che conduceva al giardino.
Un senso di orgoglio si impossessò di lei, quando fatto il primo gradino si voltò verso di me con un enorme sorriso, tenendo comunque una manina stretta alla ringhiera.

Non erano molti gradini.

Dieci al massimo.

E nemmeno tanto sicuri, considerato il fatto che la casa era molto vecchia, e le scale -un tempo di un legno rigoglioso- erano praticamente in pericolosa decadenza.

-Fai attenzione, Elisa!

Sono sempre stata una donna apprensiva, e tante volte in modo quasi esagerato.
Forse per il fatto che il mio primo bambino non era mai venuto al mondo, morendo al sesto mese di gravidanza.
Persi il controllo mentale, tanto che dovetti andare in una clinica psichiatrica per un anno.
Tutto però sembrò stabilizzarsi quando scoprii di essere nuovamente incinta, ma a pochi mesi dal parto mio marito si suicidò, senza darmi un perché.
Cercai di lottare per la mia bambina. Per la piccola Elisa.
Quella bimba tanto bella, che in quel momento stava davanti a me, a studiare attentamente il terzo gradino.
Sono sempre stata molto protettiva nei suoi confronti, in particolar modo quando seppi che aveva una disfunzione alla gamba e alla spalla, e che probabilmente non sarebbe mai riuscita a camminare in modo 'normale'.
Ma ciò non mi impedì di amarla lo stesso, anche se cercavo in ogni modo di evitarle sforzi eccessivi.
Ogni volta provavo un moto di fastidio nel vedere gli altri bambini che la fissavano, ridendo per il fatto che zoppicasse.
Tante volte, sanno essere più crudeli degli adulti.
Alzai lo sguardo, incontrando i morbidi boccoli di lei messa di spalle, che alzava il piedino per trovare appoggio nel terzo gradino, leggermente più instabile del secondo.
Ero lì, a osservare ogni suo movimento con il timore che potesse cadere e farsi male.

Timore… o… desiderio?

Chi lo sa… forse ci speravo?
Volevo che cadesse, solo per il gusto di dirle che avevo ragione?
Che era troppo presto per lei camminare da sola senza il mio ausilio, visti anche i prematuri esami?
Non so che mi successe, ma per un secondo che mi sembrò un’eternità, la mia vista si annebbiò.
L’ultima cosa che sentii, fu il mio corpo che si muoveva a braccia tese verso Elisa. Poi più nulla, se non un piccolo grido e qualche tonfo.

Infine, il silenzio.

Fu allora che aprii gli occhi, posandoli alla fine della scalinata, dove giaceva il corpo della mia bambina.
La testa era curvata all’indietro, e mi ci volle poco per capire che, l’osso del collo, si fosse miseramente fratturato contro lo scalino.
Rivoli cremisi fuoriuscivano dalle labbra socchiuse, scendendo verso il collo e macchiando il vestito di un vivido scarlatto.
Scesi le scale con una calma innaturale, piegando la testa di lato una volta accanto a lei, osservando i suoi occhi spalancati senza vita.
Mi inginocchiai, carezzandole una guancia fredda, mentre le mie labbra si piegarono in un sorriso nervoso

-Te l’avevo detto di stare attenta



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Spero vi sia piaciuta!
Baci.

  
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