Arrivarono
fin poco fuori Seattle, finché Tousen non indicò
verso il mare; Alrick era lì
vicino. Piombarono lì, a pochi metri dagli scogli dove
Alrick, apparentemente
tranquillo, guardava l’orizzonte. Tutti quanti fecero ben
attenzione a non far
rumore e a stare a debita distanza, attendendo ordini.
«
Allora, Aizen? » bisbigliò Gi, sorridente come
sempre.
« Sarà
meglio chiedere rinforzi, non si sa mai. » chiuse gli occhi,
concentrandosi per
comunicare telepaticamente coi suoi subordinati. « Halibel,
Stark. Sono a poche
miglia da voi. Raggiungetemi, senza fracciòn; di loro non ce
n’è bisogno. »
In poco
tempo, anche i due espada raggiunsero la combriccola, e a quel punto
Aizen
elaborò un veloce piano d’azione.
«
Halibel e Stark lo circonderanno ai lati. Tousen avanzerà,
cercherà di
distrarlo, poi Gin arriverà all’attacco. Ulquiorra
e Caliel vadano con Stark e
Halibel. Se le cose dovessero mettersi molto male, arriverò
io a dare man forte
a Gin. È tutto. »
Si
sistemarono, come da copione, finché Aizen non diede
l’attacco.
Fu una
cosa molto veloce, da parte di Tousen; Alrick si era accorto
già da un po’
della sua presenza, e come si voltò subì un colpo
di spada da parte dell’ex
shinigami, distruggendo le rocce degli scogli.
Purtroppo
lo svantaggio di Tousen era di essere cieco, e anche se era dotato di
un
notevole intuito, non poteva certo vederlo; Alrick, in poco tempo,
riuscì a
trovare una strategia contro di lui e a metterlo in seria
difficoltà.
Ulquiorra
si era unito a Halibel, mentre Caliel era con Stark, che svogliato
guardava la
scena.
Halibel
invece era concentrata, come Ulquiorra.
« Non
credi che la tua fracciòn sia ancora troppo inesperta per
questo genere di
operazioni? » chiese la terza espada.
Ulquiorra
non la degnò di uno sguardo, e rispose. «
E’ stato Aizen a farla venire. »
« Dunque
non ti importerebbe se morisse? »
Restò in
silenzio per diverso tempo, lanciando veloci sguardi
dall’altra parte, proprio
dove era accampata lei. Rispose con un « Già,
forse hai ragione. »
Lei
rise. « Forse… Uomini; siete così
sciocchi. »
Fu Stark
a iniziare la conversazione. « Oggi sei più
silenziosa del solito; come mai? »
Lei
rispose che non era successo nulla, ma Stark non le credette neanche un
po’. «
Ulquiorra ti ha trattata male? Se è così, non
sorprenderti; tratta male tutti,
a parte Aizen. »
Lei si
rabbuiò, chinando il capo e guardando per terra. «
E’ che ha ragione; io sono
ancora un’umana. Una sciocca e debole ragazzina umana.
È per questo che non
sono forte… Non sono degna di stare accanto a voi.
» fece una piccola pausa e
poi disse. « Tu sei gentile nei confronti di Lilynette. E
Tesla, anche se viene
trattato male, resta sempre devoto a Nnoitra. Io, invece, sono
l’unica che ha
sempre da ridire su di lui… Quando ho accettato di essere
arrancar, sapevo che
dovevo obbedirgli… Fare quello che faceva lui.
Eppure… Non ci riesco. A volte
mi sento soffocare dalla sua forza… Dalla sua malinconia.
È opprimente, e sento
di essere una nullità. A lui non serve affatto una
fracciòn. »
Stark
sbuffò, non sopportando quel genere di discorsi. «
Ulquiorra è fatto così, è
vero. Ma non vuol dire che ti consideri una cosa da niente. Insomma,
detto
sinceramente, la maggior parte delle volte non è per niente
obbligato ad obbedire;
poteva anche rifiutarsi di prenderti come fracciòn.
» Caliel si asciugò
velocemente la lacrima che le era sfuggita. « E poi, che
significa che sei
inutile? Dovresti aver compreso qual è il ruolo di una
fracciòn; proteggere
l’espada che segue. E tu non l’hai forse fatto? Non
hai forse rischiato la vita
per salvarlo? Se sei ancora qui, a parlare con me, se esisti ancora, si
vede
che Aizen, Ulquiorra, nessuno di noi ti vede tanto inutile. »
lanciò uno
sguardo verso Alrick, che stava avendo la meglio su Tousen. «
Ma se tu
uccidessi quel congelado laggiù, ti sentiresti un pochino
più utile? Pensi che
Ulquiorra dia retta a questi dettagli? »
Caliel
restò impassibile, di fronte a quel discorso; a modo suo,
l’aveva consolata. Lo
vedeva, così menefreghista e svogliato, che tirava fuori la
spada e andava ad
aiutare Tousen. Anche Halibel era uscita allo scoperto, e Gin stava
arrivando.
Rivedere
quell’essere all’attacco le incuteva sempre un
certo terrore. Ma, diavolo, era
o no un’arrancar? Aizen contava su di lei. Cercò
di calmare il tremolio alle
mani, prese Sangrienta e andò all’attacco.
Notò che
Gin era incredibilmente veloce, e rideva sempre; Alrick sembrava
snervato dalla
situazione, subiva ripetuti attacchi, ma con altrettanta
velocità riusciva a
ripararsi. Tousen era gravemente ferito, e anche Halibel e Stark non se
la
passavano granché bene. E perché Ulquiorra ancora
non usciva allo scoperto?
Caliel
non sopportava più l’idea di stare lì a
far niente, ma senza saper usare uno
straccio di resurreciòn, come faceva?
L’istinto
le disse di fregarsene, e andò comunque
all’attacco; in velocità era
migliorata, i campi di forza erano più potenti e sicuri, le
scosse erano più
precise. Era migliorata moltissimo, e la sorpresa di Alrick fu una
conferma. Ma
Caliel non si aspettava di certo, come nessun altro, che lui avesse un
asso
nella manica.
« Non
volevo arrivare a tanto. » e inaspettatamente,
colpì Halibel che, da dietro, lo
stava attaccando con le ultime forze rimaste; la colpì
dritto al petto,
slacciandole la giacca e lasciando scoperta la maschera che le
ricopriva bocca
e seno, deturpando di poco il bel viso scuro che aveva.
« Mi
dispiace, signorina. » si avvicinò a lei, la
bloccò col collo e inserì una mano
nel buco che le aveva appena fatto, tirando fuori le sue interiora e
ingoiandole. Caliel distolse lo sguardo; raccapricciante, impensabile
che un
essere normale potesse arrivare a tanto.
Solo
allora Gin, che assisteva senza sorridere alla scena, comprese
un’altra
potenzialità del congelado, che non era stata scoperta
durante le ricerche. Si
voltò verso Caliel e prese Tousen sulle spalle.
« Al
riparo! » gridò. « Se non ci
allontaniamo finiremo per diventare polvere! »
Stark
capì subito, e infatti si allontanò; ma Caliel,
un po’ per la paura e un po’
perché non aveva capito bene la situazione, restò
lì impalata, osservando un
Alrick pieno di vene visibili su tutto il corpo, senza più
iridi agli occhi, e
che sprigionava un’energia tale da solidificarsi e
disperdersi nell’aria, in
tanti frammenti che travolsero tutti i dintorni. Alberi distrutti,
scogli
frantumati, schegge che arrivarono a trapassare una gamba di Stark, ma
per
fortuna lui era fuori pericolo.
Caliel
credeva di essere spacciata; già si vedeva a vagare in
qualche dimensione
sperduta, magari all’inferno. Quelle schegge se le vedeva
davanti al viso, e
pensava che non ci fosse via d’uscita.
Ma
quando si rese conto di poter ancora respirare, era in braccio ad
Ulquiorra, in
stato di resurreciòn, che la guardava con un fare quasi
severo. Perdeva sangue
dalla fronte, dalle braccia e dal torace, essendo stato colpito dalle
schegge,
ma non era grave; le ali avevano contribuito ad attutire i colpi, e poi
poteva
rigenerarsi velocemente.
Lei
restò in silenzio a guardare quella figura così
diversa dall’Ulquiorra che
conosceva, lasciando a lui la parola.
« Se
proprio ci tieni a morire, la prossima volta dillo chiaramente, donna;
così non
mi scomoderò per salvarti. » la fece scendere,
chiedendo poi. « Sei ferita. »
« No… »
« Non
era una domanda. » staccò d’un colpo una
scheggia finita sul fianco della
ragazza, provocandole un piccolo, veloce ma infame dolore. «
Pensi di riuscire
a riandare lì senza farti prendere dal panico? »
Lei
riprese fiato. Certo che aveva paura, ma non poteva tirarsi indietro,
non in
quel momento.
« Sono
pronta. »
« Resta
al mio fianco. » disse Ulquiorra, spiccando il volo.
Stark si
era ripreso, ed era accanto a Gin ad affrontare un Alrick diverso, che
poteva
usare le tecniche di Halibel; a quanto sembrava, acquisiva le tecniche
di chi
divorava. Disgustoso.
« Questo
non c’era nei vecchi rapporti di Aporro. » disse
Gin sghignazzando. « Dirò ad
Aizen di dargli una bella sculacciata. »
« Meno
male, Stark sta bene! » disse Caliel tirando un sospiro di
sollievo. « Ma
perché non usa la resurreciòn? È il
numero uno, potrebbe essere utile se… »
« Stark
non può usare la resurreciòn, se è da
solo. » rispose Ulquiorra. Notando lo
sguardo dubbioso della ragazza, continuò a spiegare.
« E’ stato lui a creare
Lilynette; ha diviso la sua anima in due, per scacciare quello stupido
senso di
solitudine. Per questo ha bisogno di lei; anche Lilynette deve
rilasciare, per
permettere a Stark di usare i suoi poteri in resurreciòn.
»
Poi
accadde tutto molto in fretta; anche Stark venne ferito a morte, con un
colpo
secco vicino al cuore, ma pur sempre letale. Senza Orihime, era
impossibile
curarlo. Anche Aizen uscì allo scoperto, correndo verso
Stark, preoccupato e
imprecando. Alrick allora ne approfittò; ferì
gravemente anche lui, eludendo la
velocità di Gin, impacciato anche dai movimenti a causa di
Tousen che,
moribondo, giaceva accanto a lui. Fu una reazione a catena; Ulquiorra
si gettò
su Alrick per salvare Aizen, e anche lui subì la stessa
sorte. Caliel si
trovava davanti ad una pioggia di sangue.
Anche
lei si gettò sul congelado, ma c’era qualcosa di
diverso; piangeva, urlava di
non uccidere, di non fare del male, di “non azzardare a
toccarli con quelle
sudice mani”. La sua spada si fece rovente. Fu costretta a
prenderla con due
mani, e in preda alla rabbia gridò.
« Maledetto! Ti
ucciderò! Con questa spada!
Affonderò Sangrienta nel tuo sangue! »
Nell’aria
ci furono delle esplosioni, e un bagliore rossastro che
svelò, una volta
sparito, una nuova Caliel; aveva numerosi disegni rossi a contornarle
gli occhi
dorati, la maschera che aveva sulla testa era stata sostituita da
quello che
era simile a un diadema di ossa. I vestiti erano più
ristretti, le braccia
ricoperte da guanti, e vicino alle spalle delle sottospecie di squame.
Ricordava vagamente una sirena, o un pesce esotico. La sua zanpakuto,
Sangrienta, era diventata un lungo tridente, con un nastro legato
all’estremità. Il rebbo che era al centro era
più lungo e affilato degli altri.
Tutti
i presenti restarono pietrificati e, in un certo senso, affascinati
davanti a
quella visione.
Caliel
Lenain Khethel aveva infine raggiunto il suo stadio di
resurreciòn.
Lei
aveva uno sguardo serio, arrabbiato, impassibile. Alrick, non appena
capì che
quella era una resurreciòn, cercò di attaccarla,
ma Ulquiorra lo bloccò da
dietro, rigenerandosi nel frattempo.
Caliel
non perse tempo, prese il tridente e iniziò a caricare
contro il congelado.
Lui, spaventato, cambiò traiettoria, ponendo
l’espada davanti alla ragazza e
bloccandolo. Ulquiorra non riusciva a muoversi, e si voltò,
notando che Caliel non
accennava fermarsi, anzi.
Eppure,
riuscì a capire le sue parole. «
Resta fermo dove sei, Ulquiorra. »
Fece
passare il rebbo centrale per il buco posto sotto il collo di
Ulquiorra; Alrick
non se l’aspettava, e si ritrovò col collo
perforato. Con gran velocità, Caliel
e Ulquiorra ne approfittarono; lui scappò, lasciando campo
libero alla ragazza,
che trafisse al cuore Alrick, lo scaraventò a terra e con un
colpo secco lo
divise a metà, e poi in altri pezzi più piccoli.
Tutto velocemente e con una
ferocia che Ulquiorra non le avrebbe mai attribuito.
Gin,
invece, rideva. « Aizen… Hai visto? »
Aizen
era letteralmente incantato. « E’ splendida,
Gin… Favolosa… Ho creato qualcosa
di assolutamente fantastico. È incredibile…
L’Hougyoku ha saputo rendere un
essere umano un arrancar stupendo. »
« E tu,
Tousen, hai visto? » disse scherzando Gin. Tousen
ignorò quella battutaccia.
Quando
Caliel si calmò, era ormai finita; Alrick non esisteva
più, era diventato
polvere e il vento lo stava portando via. Riacquistò il suo
aspetto, guardando
poi la sua spada; stentava a crederci.
« Non
stai sognando, donna. » disse Ulquiorra. « Alla
fine ce l’hai fatta. » sospirò,
riprendendo anche lui il suo aspetto. « Congratulazioni.
»
Stark si
rialzò, preoccupandosi di altro. « Halibel
è morta. »
Si
voltarono tutti verso i resti dell’espada numero tre, morta
per adempiere ai
suoi doveri di arrancar. Caliel in particolare, si chinò
verso di lei,
cogliendo un po’ del suo sangue.
« Mi
dispiace, Halibel. » disse.
Aizen,
invece, sviò velocemente l’argomento. «
Caliel. »
La
ragazza rispose prontamente. « Sì, signore?
»
« Sei
stata fantastica. »
« La
ringrazio. »
« Qui ci
vuole una riunione straordinaria. Torniamo a Las Noches. »
Gin capì
subito. « Non dovremmo aspettare almeno i funerali della
povera Halibel, Aizen?
»
Lui
ricambiò il sorriso, dicendo che c’erano cose ben
più importanti.
Alla
riunione ci furono un paio di cambi di posto; Caliel era seduta al
posto di
Halibel, uno dei tre posti liberi, mentre Ulquiorra fece a cambio con
Nnoitra,
sedendosi accanto a lei; in quel caso era meglio starle vicino.
Caliel
era emozionata; era la prima volta che partecipava a quel genere di
riunioni,
in cui di solito potevano presenziare solo gli espada. Le venne servita
una
tazza di tè, come tutti i presenti, e poco tempo dopo Aizen
si accomodò al capo
dell’enorme tavolo rettangolare.
« Bene,
signori. La riunione straordinaria può avere inizio.
» disse. « Come avrete
saputo, Halibel ci ha lasciati, ma non è stata una morte
inutile. » indicò
Caliel. « Oggi, Caliel Lenain Khethel ha raggiunto la sua
resurreciòn. Fatele
un bell’applauso. »
Neanche
fossero stati a Hollywood, ci fu un piccolo ma fragoroso applauso, e
Nnoitra,
per scherzare, fischiò anche. Grimmjow fece giusto una
smorfia, applaudendo per
due secondi.
«
Purtroppo solo Ulquiorra e Stark hanno avuto il privilegio di vederla,
ma
potrete farvi raccontare quanto è meravigliosa,
letale… Forte. Anche Gin potrà
confermarlo. » fece una piccola pausa sorseggiando del
tè. « Capirete dunque
che non è ammissibile tenerla ancora come
fracciòn di chicchessia. » guardò
Caliel, facendola alzare. « E’ un nuovo giorno per
te, Caliel… Nuovo espada
numero tre. »
Tutti
rimasero a bocca aperta; Grimmjow soprattutto, non voleva proprio
crederci. Gli
unici a restare impassibili furono Stark e Aizen; persino Ulquiorra
spalancò
leggermente gli occhi. Forse non si aspettava per lei il terzo posto.
Caliel,
emozionata, chiese. « Sta… Sta dicendo che
sono… Un espada? »
« La
numero tre. » ripeté Aizen.
Caliel
avvertì gli sguardi di tutti; la maggioranza forse era
contraria a quella
promozione. Ulquiorra era imperscrutabile; non sapeva dire con
sicurezza se era
favorevole o no. Ma mi sentì in soggezione, e si chiese se
era adatta a quel
compito.
« Le
sono molto grata, signore… » disse con imbarazzo,
giocherellando con le dita. «
Ma un terzo posto… Mi sembra esagerato… Ecco, io
non ho nulla di più forte
rispetto alla gran parte dei presenti. Ecco, il nono e il settimo posto
sono
liberi… »
« Non
dovresti sminuirti, Caliel. »
«
Signore, apprezzo davvero, ma… Io non sono più
forte di Ulquiorra. » a quel
punto il ragazzo sussultò, cercando di evitare gli sguardi
di tutti. « Io sono
la fracciòn di Ulquiorra Schiffer… Non posso
essere sopra di lui… Promuovete
lui a terzo posto, oppure… »
« Piantala,
donna. » lei si zittì subito. « Ti
ricordo che meno di un’ora fa hai ucciso un
congelado. » si alzò in piedi, richiamando
l’attenzione di tutti. « Quello che
dice Aizen è giusto; questa ragazza ha raggiunto risultati
eccellenti, ha
raggiunto la resurreciòn, e ha combattuto
straordinariamente. Ha ucciso un
essere come Alrick in nemmeno dieci minuti. Per come la vedo io ,
merita di
essere la nuova espada numero tre; anche perché la sua
potenza, ora come ora,
ha molto in comune con quella della defunta Halibel. »
Tutti
bisbigliarono tra loro, ancora increduli e restii ad accettare quella
nuova
entrata.
« E se
finisce come Luppi? » chiese Barragan. « Ricordate
quanto sia stato inutile? »
« Luppi
peccava di presunzione. » disse a quel punto Stark. Dato che
era il numero uno
tutti stettero a sentire con grande attenzione. « Posso
assicurarvi, signori,
che quando ho visto la vera forza di questa donna, ho avuto la pelle
d’oca. »
rimasero tutti impressionati di fronte a quelle parole, tranne
Grimmjow, che
sbuffò senza farsi vedere da nessuno.
Dopo un
lungo silenzio, in cui nessuno metteva più in discussione la
parola di nessuno,
Aizen, sorridendo, disse. « Allora siamo d’accordo.
Caliel, d’ora in poi quello
è il tuo posto. Ora vai da Gin… Hai un tatuaggio
da farti fare. Ah, Ulquiorra,
accompagnala a cambiare sistemazione; non ha più senso che
viva sotto il tuo
stesso tetto. »
Lui non
sembrava avercela con lei per essere stata promossa a un grado
più alto del
suo. Aveva sempre la stessa espressione, lo stesso modo di fare, ma lei
non
riusciva ancora a crederci; espada numero tre. Roba da matti,
impensabile, si
diceva.
« Non
starci a pensare troppo su. » disse Ulquiorra,
accompagnandola ad una stanza
più avanti della sua, su cui era appeso il cartello col
numero tre. «
Consideralo un onore. »
« Lo so.
» rispose Caliel.
« Guarda
che non me la sono mica presa. Parlavo sul serio, in riunione.
»
La fece
accomodare nella sua nuova dimora; enormi stanze, arredate secondo un
gusto
tipicamente femminile, con dei mobili candidi, enormi specchi, un
enorme
finestra e un enorme letto, con delle coperte candide a una miriade di
cuscini.
Non credeva che Halibel fosse il tipo da avere quei gusti.
« Da
oggi la tua stanza è questa. Puoi anche prenderti delle
fracciòn, se vuoi. »
Era
vero, ora che ci pensava; poteva scegliere un servitore e dirgli tutto
quello
che voleva. Solo a pensarci, si emozionava; dalle stalle alle stelle,
insomma.
Benvenuta in un nuovo mondo, Caliel.
« Ora
andiamo, donna; dobbiamo farti tatuare il numero, e poi tornare sul
mondo degli
umani. »
Caliel,
quando si trovò davanti a un Gin sghignazzante e davvero
poco rassicurante,
andò nel pallone, senza contare che, quando era umana, le
avevano sempre detto
che i tatuaggi facevano un male cane. Ma poi, gli espada si facevano i
tatuaggi
come i normali esseri umani?, si chiese. Sperò almeno che
non usassero
zanpakuto o tecniche strane. Poi Gin, a quanto sembrava, era un
tuttofare;
Ulquiorra le aveva detto che aveva realizzato lui gli abiti di tutti
quanti,
che aveva organizzato tutta l’architettura del palazzo, e a
quanto sembrava
sapeva anche tatuare.
Ulquiorra
si accorse del disagio della ragazza. «
Hai fatto fuori un congelado
che ha ucciso chissà quante persone, più un
espada, e ti spaventi davanti a un
tatuaggio? »
« E’
diverso, va bene? » sbottò lei. « A te
ha fatto male? »
« No, ho
solo sentito un leggero formicolio sul petto. »
Aveva
scelto di farselo tatuare sulla coscia destra, così da poter
coprire il numero
con la calza alta. E in effetti, non le fece granché male;
Gin era stato
bravissimo, per quanto il suo ghigno era in grado di spaventare
chiunque, ma,
come aveva detto Ulquiorra, sentì solo un leggero formicolio.
Quando
arrivò sulla Terra notò che, anche usando un
gigai, il tatuaggio rimaneva; non
faceva altro che riguardarselo, davanti allo specchio della stanza, un
numero
tre grande quanto la sua mano. Ancora non ci credeva di essere
diventata la
numero tre e di non essere più la fracciòn di
Ulquiorra.
Constatò
che anche Ulquiorra aveva il tatuaggio visibile, visto che
bussò alla sua porta
senza maglietta.
«
Sistema in fretta le tue cose, donna; domani leviamo le tende. Il
nostro
compito è finito, non c’è
più ragione di restare qui. »
«
D’accordo… » un po’ le
dispiaceva lasciare le amicizie che aveva lì, Sharon,
Phil, Mandy. Lei sicuramente non se la sarebbe mai dimenticata. E a
proposito…
«
Ulquiorra, guardiamo un film insieme? »
«
Sbrigati a scendere, allora; ho già messo nel lettore
Sherlock Holmes. »
Il
mattino dopo per Caliel fu un po’ difficile salutare tutti i
suoi amici, e dare
una spiegazione valida; disse che Ulquiorra aveva trovato un lavoro
migliore
all’estero. Questo causò un inevitabile shock a
Mandy, e oltretutto se ne
andava una sua cara amica.
Caliel
si intenerì a vederla così. Corse da Ulquiorra
chiedendogli di andare a
salutarla.
« Perché
dovrei? » chiese, già pronto a partire per Las
Noches.
« Perché
lei è innamorata di te. »
« Ma io
no. » rispose lui con indifferenza.
« Sii
gentile, dai; tanto non la vedrai più! arriverà
tra poco, per darmi un ultimo
saluto, vedi cosa puoi fare. »
Mandy
arrivò a casa Schiffer con un piccolo pensierino; una
scatola di normali
cioccolatini, senza forme di cuori, con un dvd del film Fight Club. Li
diede ad
Ulquiorra con fare timido, mentre lui osservava senza nessuna
espressione
particolare la scena.
« Ecco…
Ho pensato che non ce l’avessi…
Perciò… Te l’ho comprato…
Visto che ti piace il
cinema… »
Caliel
era rassegnata al fatto che Ulquiorra non avrebbe fatto nulla, e invece
la
sorprese; lui sospirò, prendendo il regalo e dicendo.
« E’ un pensiero molto
carino. Grazie. »
La
ragazza arrossì, e fu sorpresa da un gesto del tutto
inaspettato; Ulquiorra si
avvicinò, dandole un bacio sulla guancia. « Addio,
Mandy. » disse.
Lei
trattenne le lacrime, arrossì all’inverosimile,
balbettò un saluto striminzito
e corse dalla sua amica per abbracciarla e lasciarsi finalmente andare
ad un
pianto liberatorio, sia per dispiacere per la loro partenza, sia per
un’immensa
felicità nell’aver ricevuto un bacio, anche se
sulla guancia, da lui.
« Quante
futilità. » disse Ulquiorra, non appena la ragazza
se ne andò. « Però tornare
qui mi ha fatto tornare in mente una cosa che devo assolutamente fare a
Las
Noches. »
Infatti,
non appena tornarono a casa, chiese ad Aporro di costruirgli un
televisore con
lettore dvd annesso; da Seattle si era portato tutti i dvd che aveva
comprato,
più il regalo di Mandy, e sembrava intenzionato a guardare
film anche a Las
Noches.
Caliel
non lo snobbò mai, ma era intenerita da quella passione che
era nata in lui, e
che persisteva.