Anche se
è cresciuto, Peter Pan
riesce ancora a volare.
Forse aveva sbagliato a lasciare casa Son, vista la vita che conduceva
li dove
l’unico dovere che aveva era quello di studentessa. La nonna
le preparava
sempre ottimi pranzetti e la mamma era una perfetta casalinga. Eppure
le era
sembrata un’urgente necessità quella di
trasferirsi insieme a Bra e Marron in
una casa poco distante dal complesso delle varie facoltà, di
proprietà della
famiglia Brief. Forse perché il legame tra le tre si era
stretto ancora di più
da quando avevano cominciato tutte e tre ad andare
all’università, forse perché
sentivano che era la cosa giusta. Forse perché cercavano un
po’ di
indipendenza. Certo che se non fosse stato per la biondina, sarebbero
morte di
fame.
Per gli altri la vita trascorreva normalmente, se non che ogni tanto i
nostri
tre ragazzi andavano a far visita alle coinquiline, tanto per passare
un po’ di
tempo a distrarsi chi dal lavoro e chi dagli studi. Il fatto che i sei
lasciassero il resto del mondo al di fuori del loro gruppo preoccupava
non poco
i genitori di ognuno di loro, ma dopotutto, che gliene importava a
loro?
L’importante non è trovare la propria
felicità?
Una mattina Pan si alzò di buon ora, molto strano per i suoi
ritmi biologici;
così strano che Marron quasi si strozzo con un pezzo di
biscotto quando la vide
entrare in cucina in pigiama mentre si stropicciava gli occhi. Con un
paio di
colpi di tosse riuscì a riprendersi in tempo per notare lo
sguardo semi offeso
della mora, che aveva intuito benissimo il motivo della sua reazione.
Si
sedette nel posto davanti a lei, già apparecchiato
perfettamente: da quant’era
che non beveva il caffè fatto da Marron ancora caldo di
prima mattina? Sorrise
al pensiero, perdonando all’istante l’amica per la
sua reazione: aveva
perfettamente ragione dopotutto.
“Buongiorno! Come mai così mattiniera stamattina,
Pan?” la voce di Marron era
sempre il miglior risveglio, la voce gentile e i modi pacati riuscivano
a
rilassarla.
“Mh… non lo so! Ho fatto un sogno strano. Almeno
credo…” alzò lo sguardo
sorseggiando il caffè, fissando contemporaneamente la
ragazza davanti a lei con
aria indecifrabile, ma decisa a non voler aggiungere altro
“ottimo come sempre
Marry. Che si fa oggi? Io ho la giornata libera!” le sorrise,
sistemandosi
meglio sulla sedia, e lanciando un’occhiata vaga alla posta.
“Mh… io ho un po’ da fare a dir la
verità! Il professore mi ha chiesto di
collaborare ad un suo lavoro, così pensavo di uscire di casa
abbastanza presto.
Bra invece sta ancora dormendo. Ma che succede oggi? Vi siete invertite
i
ruoli?” rise allegramente la bionda, guadagnandosi una
risatina anche
dall’addormentata Pan.
“Starà facendo il mio stesso sogno. Ma magari lei
ha voglia di continuarlo!” un
nuovo sorso di caffè e un morso ai favolosi biscotti di
Marron “vorrà dire che
me ne andrò per conto mio! Magari faccio un salto a trovare
Goten!” il fatto
che Pan non avesse minimamente nominato i genitori o la nonna non
scompose
minimamente Marron, probabilmente per via di quel loro legame che fa
sembrare
chiunque al di fuori di loro un semplice ornamento al confronto.
Ovviamente
senza sminuire l’affetto verso i propri parenti. Pan aveva
smesso di chiamarlo
Zio quando avevano cominciato ad uscire insieme, sentivano il legame di
sangue,
ma la distanza dettata da quella denominazione era troppo alta per
descrivere
ciò che realmente li univa.
“D’accordo! Mi raccomando non tardate! Ricordagli
che siamo tutti a cena qui!”
Marron le sorrise, prima di alzarsi e cominciare a lavare i piatti.
Anche Pan
si rimise in piedi, pronta per andare a cambiarsi. Eppure quella
mattina l’aria
era decisamente diversa; le lanciò un’occhiata
incuriosita: come mai parlava
così poco oggi? Meglio lasciar correre al momento, per non
dover tirare fuori
il discorso sogno.
“A dopo Marron… se esci prima di me passa a
salutarmi!”
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Arrivare fino alla casa di sua nonna fu una vera passeggiata: in volo
non ci
mise più di cinque minuti. Il problema principale in effetti
non era arrivare,
quanto uscirne; sicuramente Chichi l’avrebbe trattenuta per
fare due
chiacchiere del tipo “ma il fidanzatino?” oppure
“per trovarlo dovresti
smettere di uscire con tuo Zio, è troppo geloso. E poi, se
esci con altri
ragazzi, penseranno che sei occupata”. Il fatto che a Pan non
importasse
granché al momento non riusciva proprio ad entrarle in
testa. Senza contare che
dire il termine ‘fidanzatino’ ad una ragazza di
ormai ventidue anni era davvero
ridicolo.
Quando la vide, corse comunque ad abbracciarla, e venne pervasa da una
sensazione di malinconia mista a calore. Le sorrise davvero felice di
vederla,
e pronta a fare un paio di chiacchiere: come si fa a dire di no ad una
come
Chichi? Dopotutto era stata lei ad incastrare il grande Goku, e a farsi
sposare: per quanto Goku possa essere forte, importante, leggendario e
intraprendente, l’unica persona a cui non può dire
di no è proprio quella
piccola donna che non le è mai sembrata più
fragile.
“Oh Pan! Come sono felice di vederti! Era un po’
che non mi venivi a trovare,
eh? E dimmi un po’, ci sono novità?”
eccola che ricominciava. Pan sospirò con
aria quasi rassegnata, pronta ad entrare in casa per un dolce fatto in
casa.
Certo che niente era paragonabile alla vista dello zio che
l’aspettava alla
porta, con un sorriso stampato sul volto ed un bicchiere di succo in
mano.
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Camminare per le strade della città piena di pacchi e buste,
per quanto ne
potesse dire chiunque, per Bra era un vero e proprio sport. Si teneva
in
perfetta forma, e aveva anche una discreta forza, anche se non
minimamente
paragonata a quella degli altri Saiyan. Camminava sicura di
sé, su quel tacco
10, sotto lo sguardo invidioso di tutte le ragazze, e quello ammirato
di
qualsiasi membro del genere maschile. Uno sguardo ad una nuova vetrina
e subito
le veniva in mente “questo è perfetto per
Marry!” oppure “se l’abbinassi al blu
di quella sciarpa, starebbe un incanto su Ub!”. Stava anche
per entrare in un
negozio alla vista di una T-shirt dall’aria sbarazzina che
sarebbe stata un
tocco di classe sulla carnagione scura del ragazzo, se non fosse stato
per
l’incontro improvviso con quest’ultimo. Un sorriso
largo si dipinse sul volto
della turchese che gli sarebbe saltata al collo se solo non avesse
avuto tutti
quei pacchetti.
“Ehilà Bra! Vuoi una mano con tutta quella roba?
Ma si può sapere dove la
metti?” scosse la testa con aria affettuosa, afferrando la
maggior parte dei
pacchetti senza aspettare risposta dal moro.
“Ma non è tutta roba per me! Oggi ho fatto spese
specialmente per Pan! È la sua
stagione, decisamente!” esclamò con aria allegra,
come se fosse assolutamente
logica la sua affermazione; nonostante tutto, Ub la guardò
come se avesse detto
che era martedì e le sorrise. “ti va un gelato?
Avevo voglia di mangiarlo
almeno da quando sono entrata da Yumechi, ma mi era impossibile con
tutti
questi pacchi da sola!” gli sorrise tranquilla,
già indirizzandosi verso il bar
poco distante. Tanto sapeva che il ragazzo non le avrebbe detto mai di
no.
“Pan e Marron dove sono? Non sono venute con te a fare
shopping?” si sedette
senza preoccuparsi del galateo, lui era fatto così del
resto. Bra fece
spallucce con aria orgogliosa.
“Non sempre riescono a tenere il mio passo, in effetti!
Comunque Marron doveva
lavorare ad un compito con un suo professore, e a quanto ho capito oggi
Pan è
uscita presto per andare da Goten. Oggi era decisamente
mattiniera!” lo guardò
con aria ancora sconvolta, sguardo che ricambiò anche Ub:
era decisamente un
fatto insolito. “Credo che presto arriverà la fine
del mondo” la sua risata
allegra e squillante si sparse per tutto il bar, immediatamente seguita
da
quella del ragazzo.
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Seduta al tavolo davanti al pc, scriveva velocemente senza guardare la
tastiera; era talmente concentrata che neanche notava gli sguardi del
giovane
professore al suo fianco, che ogni tanto le si avvicinava per
controllare
l’operato e per correggere in caso di qualche raro errore.
Marron invece, se
lanciava qualche sguardo intorno a sé, li lanciava alla
finestra, vogliosa di
uscire sotto quel sole splendente, a giocare con gli amici e a sognare
l’ormai
vicinissima estate. Al momento però, non poteva concedersi
distrazioni; forse
perché il professore era proprio vicino a lei, al tavolo
della biblioteca
deserta, e sembrava guardarla con aria seria. Si ritrovò a
pensare che, se
davvero faceva così schifo il suo lavoro, poteva almeno
dirglielo prima che
finisse! Cercò di decifrare il suo sguardo lanciandogli un
breve sorriso
tranquillo, celando il nervosismo dovuto alla tensione del silenzio
obbligato e
allo sguardo fisso dell’uomo. Aveva sempre avuto problemi a
stare a stretto
contatto con gli altri, specialmente se non aveva la
possibilità di parlare
liberamente. Un lungo sospiro: era decisamente una giornata strana
quella.
“Pensa che stia venendo bene, Professore? Sto dimenticando
qualcosa?” poggiò le
mani sulle gambe, spostando lo sguardo sull’uomo con aria
incuriosita e
decisamente nervosa. Tutta quella strana situazione le metteva ansia.
“Penso sia perfetto, Marron-san. Non preoccuparti”
l’uomo le rivolse un sorriso
tranquillo, ma la bionda ancora non riusciva a rilassarsi. Quella
giornata era
davvero strana, una strana sensazione di occlusione al petto non
l’abbandonava
sin da quando era ancora sotto le coperte. Si alzò dalla
sedia con aria
tranquilla, dirigendosi verso un corridoio in particolare, alla ricerca
di un
nuovo spunto per il lavoro, ancora sotto lo sguardo dell’uomo.
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Nonostante non fosse la sua passione passare il pomeriggio a fare
Shopping, Ub
si divertì moltissimo in compagnia di Bra, come sempre del
resto. Era una
situazione normale per loro stare in compagnia l’uno
dell’altra e quindi andare
in giro riusciva totalmente naturale. Certo si beccavano diverse facce
invidiose mentre camminavano per la strada, ma anche a quello non
facevano
assolutamente caso. Forse perché la loro amicizia era
totalmente refrattaria a
queste cose, l’unica cosa che gli interessava era stare tutti
insieme. Anche
se, doveva ammetterlo, camminare al fianco di una ragazza come Bra era
davvero
un onore; si ritrovarono davanti ad un’agenzia di viaggi e si
soffermarono
davanti alla vetrina sconti comitiva.
“Non sarebbe fantastico farci una vacanza tutti insieme? Mi
piacerebbe partire
con voi!” sorrise verso il ragazzo pieno di pacchetti prima
di mettersi a
leggere velocemente le varie offerte.
“Io ci sto! L’estate è vicina,
però! Dobbiamo cominciare ad organizzarci!”
lasciò che la turchese aprisse la porta entusiasta, per poi
seguirla
all’interno dell’agenzia per nulla turbato o
stremato dalla pesantezza dei
tanti pacchi.
“Buongiorno!” Bra chiamò a tutta voce la
signora al tavolo poco distante da
loro, che però non sembrava affatto disturbata,
ricambiò anzi il sorriso
cortese.
“Benvenuti! Posso esservi utile?”
“Ma certo che sì, signorina! Vorremmo trovare un
favoloso posto dove passare le
nostre future vacanze!” ancora una volta la voce allegra
della ragazza si
sparse per tutto l’ufficio, mentre la proprietaria si sedeva
davanti alla
donna, seguita da Ub.
“Oh molto bene! Vi siete rivolti alla persona giusta, tutte
le coppie che si
sono rivolte a me hanno affermato di non aver mai passato una vacanza
più
romantica. Dunque… abbiamo diverse offerte per gli
innamorati, come ad
esempio…”
“Si sta sbagliando signorina! Noi non siamo una
coppia” rispose Bra senza
scomporsi minimamente: non era la prima volta che la vedevano
accoppiata a lui,
a Goten o addirittura a Trunks! “Vorremmo fare una vacanza
con altre quattro
persone” le sorrise nuovamente.
“Oh scusatemi tanto! Pensavo, visto che siete solo voi
due… scusate ancora” la
donna fece un piccolo inchino con la testa, con aria imbarazzata.
“Non si preoccupi, è un errore
comprensibile” aggiunse
Ub, con voce rilassante, per rimettere a
proprio agio la donna. Mentre la donna cercava favolosi viaggi sul suo
computer, il moro si ritrovò a fissare Bra con la coda
dell’occhio: decisamente
non era la ragazza per lui. L’adorava, ma non era lei la sua
donna designata,
lo sapeva bene. E poi era convintissimo che ci fosse già
qualcuno nella testa e
nel cuore della ragazzina e ne avrebbe anche avuto la conferma se solo
avesse
potuto leggerle nel pensiero in quello stesso istante.
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Fare due chiacchiere con la nipote era sempre un piacere; la guardava
mentre
tentava di arricciarsi una ciocca di capelli fin troppo liscia per i
suoi
gusti; parlava con Chichi con aria disinvolta, ed era incredibile
pensare a
quanto fosse cambiata in tutti quegli anni: sicuramente non era
più la
ragazzina che lo inseguiva cercando compagnia per i suoi allenamenti
quotidiani. E di certo non stava più a piangere ore ed ore
in attesa del
ritorno del nonno. Sorrideva con affetto verso la nonna che le porgeva
quegli
stravaganti ma gustosi dolcetti, che sicuramente erano tra i preferiti
della
piccola mora, e quando la moglie di Goku si allontanò
qualche istante, non
perse tempo a spostare la sua attenzione sullo zio.
“Ehi
Goten…
come sta la nonna? Dico… veramente!” vide il
sorriso di Pan spegnersi per
qualche istante, mentre tratteneva il respiro in attesa della risposta.
Lui
decisamente non si scompose più di tanto, cercando di
tralasciare il meno
possibile le proprie emozioni.
“Come al solito. In compenso la salute è a
posto!” le sorrise e vide Pan
rilassarsi: Goten sapeva sempre come prenderla. Sapeva rassicurarla con
una
sola parola, sapeva confortarla con un solo sorriso e, la cosa che la
spaventava di più, questo anche lui lo sapeva, era la sua
possibile sofferenza.
Specialmente vivendo al fianco di una Chichi ormai allo stremo delle
forze.
“Oh Goten, ma tu sai che fine ha fatto tuo padre? Anche oggi
è in ritardo per
il pranzo!” la donna era rientrata, facendo calare una nuova
ondata di gelo
nella stanza. Vide Pan abbassare lo sguardo e torturarsi le mani
l’una con l’altra,
cercando di scaricare l’improvvisa ansia che era appena
calata su lei e gli
altri. In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di poter
prendere Pan,
abbracciarla e portarla via da quella casa.
“No Mamma… sarà passato da Balzar a
prendere i Senzu” Chichi fece spallucce e
tornò in cucina, lasciando i due in silenzio, a sguardo
basso.
Era ovvio che prima o poi quella donna sarebbe crollata, una vita
intera d’amore
per un uomo che non faceva altro che abbandonarla. Erano
così presi dalla
tenerezza nei confronti di quella piccola donna, che
sussultò, e poté percepire
la stessa sorpresa negli occhi di Pan.
“Nonna!”
“Mamma!”
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Ormai si era fatta sera, e finalmente avrebbe anche aggiunto! Odiava
stare li,
seduto dietro quella scrivania, a subire occhiatine languide da parte
della
segretaria e delle altre donne dell’ufficio. E sì,
a volte anche quelle degli
uomini. Diede un lungo e profondo sospiro mentre tirava fuori la
capsula con la
sua macchina, pronto a partire verso casa. Sentire l’aria tra
i capelli gli era
sempre piaciuto, forse perché gli ricordava vagamente la
sensazione che prova
quando si trova nel cielo, a volare a mille chilometri orari.
Guidava a velocità moderata, poiché sentiva i
propri pensieri vagare fin troppo
velocemente verso l’immagine di una giovane donna, cosa che
ultimamente gli
capitava fin troppo spesso. Si grattò i la testa, quasi
disperato visto che
avrebbe dovuto dare fin troppe spiegazioni al riguardo. Se non fosse
stato per
quella sensazione, quella presenza debole che era apparsa
all’improvviso,
avrebbe anche potuto cominciare a vagliare l’idea di andare
verso casa Son dove
sapeva che si trovavano sia Pan che Goten, pronto per chissà
quale folle idea
malsana che gli stava balenando. In quel momento pensò che
l’idea di Ub di
insegnare a Marron a controllare il suo Ki, per poter segnalare la sua
presenza
in caso di pericolo, fu la migliore che qualsiasi altra persona avrebbe
mai
potuto avere. Cacciò dalla mente la figura della ragazza di
poco prima,
scendendo dall’auto e riponendola nel porta Capsule per poi
partire in volo,
senza curarsi degli sguardi della gente per strada, che lo guardavano
come se
fosse un alieno.
Fortunatamente il viaggio durò solo pochi secondi,
così non ebbe il tempo di
farsi mille idee sulla situazione della bionda, anche se avrebbe dato
qualsiasi
cosa pur di vedere una qualsiasi altra scena. Marron ancora non si era
accorta
dell’arrivo del ragazzo dai capelli lilla, troppo intenta a
cercare di
dimenarsi, di liberarsi dalle mani di quell’uomo di cui tanto
si fidava, dell’uomo
che fino a poco prima si era mostrato così gentile,
proponendole persino un passaggio
fino a casa. Eppure aveva cambiato totalmente espressione quando Marron
si era
rifiutata di fare un “meglio non sapere cosa”
lì nella sua macchina.
“No professore! Mi lasci la prego!”
“’Sta zitta ragazzina! Mi merito un bel regalino
dopo tutto il lavoro che
abbiamo fatto oggi!”
Sarà stata la vista delle mani dell’uomo su tutto
il corpo della ragazza, sarà
stato il suo sguardo spaventato, ma Trunks non ci pensò due
secondi prima di
partire e spaccare il vetro della macchina dell’uomo, aprire
lo sportello e
strappare Marron dalle grinfie di quel mostro, che prese per il bavero
slacciato della camicia immediatamente dopo.
“Porco! Che cazzo le stai facendo?” lo
guardò con un disprezzo che Marron mai
aveva visto nei suoi occhi, eppure non poté far altro che
pensare che non era
mai stata più felice di vedere il suo amico.
“Trunks! Grazie… grazie! Grazie…
io…” il ragazzo le lanciò
un’occhiata, notando
la camicetta stracciata della ragazza. Tirò fuori
l’uomo dalla macchina,
cominciando a picchiarlo a suon di calci e pugni, senza minimamente
cercare di
dosare la sua forza.
“Basta Trunks! Così lo uccidi!” il lilla
si bloccò improvvisamente: aveva
ragione. Meglio lasciarne un po’ anche per Ub, Goten e Pan,
che volentieri se
lo sarebbero divorato vivo.
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Stare in ospedale non le era mai piaciuto, forse per
ereditarietà da parte del
Nonno Goku, anche se non aveva mai avuto il suo stesso terrore. Se ne
stava lì
seduta, con il cellulare tra le mani indecisa se chiamare Bra e Marron.
Aspettava
con aria ansiosa lo Zio, nella speranza di buone notizie; purtroppo per
quelle
avrebbe ancora dovuto aspettare, in compenso Goten le porse un
bicchiere di
caffè fumante. Si appoggiò stancamente alla
spalla del ragazzo.
“Ma non ti hanno detto proprio niente, Goten?”
chiese prima di bere il primo
sorso, che le fece nascere un tenero sorriso: dolce al punto giusto.
“Solo che stanno cercando di capire la causa del suo
malore” sentì lo zio
sospirare: sapeva bene quanto fosse preoccupato per la madre. Da quando
il
padre era andato via era sempre stato lui a prendersi cura di Chichi,
specialmente dopo che aveva cominciato a parlare dell’uomo
come se ogni volta
dovesse tornare da un momento all’altro.
“Sta tranquillo, vedrai che starà bene”
“Dovrei essere io a consolare te, Pan” vide il
sorriso di Goten, che come
sempre le donava un sorriso rassicurante. Sentì una morsa al
cuore: quando
avrebbe smesso di sorridere per la felicità altrui? Quando
avrebbe ricominciato
a sorridere perché era felice? Le lacrime le appannavano la
vista, ma le
ricacciò immediatamente indietro, per non farsi scoprire
dallo zio.
“Non è vero, Goten. Tu… anche tu stai
male” gli prese la mano “ e come tu stai
vicino a me, io farò altrettanto con te” gli
sorrise sincera, per poi beccarsi
in piena fronte un bacio.
“Grazie nipotina!” le scompigliò
teneramente i capelli “Ah è arrivato Gohan! Magari
a lui diranno qualcosa!” ma Pan non l’ascoltava
più, stava fissando il
cellulare mentre lampeggiava una chiamata, mentre sul display appariva
“Trunks”.
Vedere il suo nome sul cellulare le fece mancare un battito: avrebbe
dovuto
dirgli della nonna? Rispose dopo qualche istante, cercando di mantenere
l’autocontrollo,
nell’orribile timore che alla sua prima parola sarebbe potuta
scoppiare in
lacrime.
“Ciao Trunks! Che succede?” chiese con un piccolo
tremolio nella voce.
“Pan! Tu e Goten dovete venire subito qui!”
sentì la voce dell’uomo, che
emanava un’ansia mai sentita prima d’ora.
“Qui dove? Dove sei? Che è successo?” un
altro attacco d’ansia: possibile che
dovessero succedere tutte queste cose insieme?
“Sono a casa vostra. Goten è con te? Dove ti
trovi?”
“Sì è qui. Noi
siamo…” un lungo sospiro, mentre lo zio le
stringeva la mano,
con aria preoccupata. “siamo in ospedale. Nonna Chichi si
è sentita male, ma le
stanno ancora facendo dei controlli. Trunks, mi spieghi
cos’è successo?”
“Marron è stata aggredita da un maniaco”
La voce di Trunks le era arrivata fino al cuore. Sentì tutto
crollarle addosso,
mentre la rabbia cominciava a farle ribollire il sangue. Non ci
pensò due
volte, prese lo zio e lo trascinò fuori
dall’ospedale. Voleva bene alla Nonna,
ma ora come ora non poteva fare niente. Ora come ora, voleva solo stare
vicina
a Marron. Non riusciva a pensare ad altro che all’idea di
uccidere quell’uomo.
Fine
capitolo.
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Comincio scusandomi per il tremendo ritardo! Ma dovete sapere che mi si
è rotto
il computer e ho rischiato anche di perdere tutto quello che avevo
scritto eheh
Fortunatamente sono tornata indenne da questo disastro computeristico,
e anche
la storia è sana e salva.
Come inizio è un po’ tragico in effetti, diciamo
che gli unici a cui è andata
bene sono Bra e Ub whahahah ma questo è solo
l’inizio ^^
Voglio
ringraziare tutti quelli che hanno letto il primo capitolo, e che
continueranno
(si spera) a farlo =) inoltre grazie a chi ha commentato!
VaMpIrA89:
grazie mille ^^ sono contenta che come inizio ti piaccia, e spero che
continuerai a seguirla! Baci
BULMA0219: grazie anche a te ^^ diciamo che più che il
blocco dello scrittore
ho avuto il “blocco del computer” XD in compenso
ecco il nuovo computer. Non preoccuparti
perché farò il possibile per aggiornare spesso
(per quanto gli esami mi ptranno
permettere XD) e spero anche che continuerai a leggere la fic ^^ bacini
FaNnY
sOnNy: grazie per il commento ^____^ spero che continuerai a commentare
oltre
che a seguirla hihi bacini
oNe_PiEcE4eva: ed eccotelo qui XD anche se siamo davvero agli inizi.
Dovranno capitare
ancora tantissime cose! Hihi bacini!
Neki: grazie mille per il commento ^____^ sono contenta che ti piaccia!
Spero che
continuerà a piacerti anche ora che comincia a delinearsi la
storia. Bacini!
Cercherò
di
aggiornare il prima possibile, anche perché sono curiosa di
sapere come andrà a
finire tutta la storia. Whahahah
Bacini,
*-._Kalie_.-*