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Autore: Rowena    27/05/2010    3 recensioni
Remus Lupin ha fallito, è stato scoperto e cacciato dalla comunità di Licantropi, ovviamente dopo aver pagato la sua colpa. Severus Piton si trova suo malgrado a prendersi cura di Lupin, per ordine di Silente. Ninfadora Tonks ha saputo del ritorno di Lupin e si è precipitata a casa sua. Situazione esplosiva? Oh, sì. [Seguito di Tullamore Dew]
Genere: Commedia, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Whiskey irlandese e patatine fritte a parte'
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Note: Questa è dedicata alle polle, a Rani, un po' in ritardo per il suo compleanno, a Lady che si è laureata, a Roby che ha compiuto gli anni... Un po' a tutte le mie pungolatrici preferite! ^^
Ed è dedicata anche a chi ha letto e gradito la prima puntata, spero vi piaccia anche questa.

Ooh, il dolore è così vicino al piacere, si sa
Un giorno ci amiamo, poi ci combattiamo l' un l'altro
e così per tutto il tempo
Quando ero giovane e appena agli inizi
E la gente mi parlava, mi sembrava che lo facesse
con atteggiamento sconsolato
Poi sono cresciuto e ho compreso le mie sensazioni
E tutto ciò che volevo era poter iniziare un nuovo rapporto
Innamorarmi ma l'amore mi dette una cattiva risposta
Cercavo un po' di quel buon vecchio appagamento
Ma il dolore è tutto ciò che ho ottenuto
quando ciò di cui avevo bisogno era un po' d'amore e affetto
Ooh, ooh il dolore è così vicino al piacere, yeah, yeah
[Queen, Pain is so close to pleasure]


L’inverno inglese era sempre gelido e penetrante, come ogni anno, accompagnato da quel tempo strano che prometteva a lungo neve prima di lasciarla cadere davvero e quel freddo che raggiungeva le ossa.
Un uomo in particolare, quella notte, sentiva la stagione con tutti i suoi sensi e malediceva quel clima tanto ingrato.
Come un animale in trappola, l’uomo si muoveva da una stanza all’altra della casa senza alcun motivo, desiderando solo di trovare una via d’uscita. Ogni odore di quel luogo lo mandava in confusione, scatenando in lui una rabbia disperata e cieca, una furia che a malapena riusciva a trattenere. La cosa ironica era che quell’uomo – Remus John Lupin – si trovava nel proprio appartamento per la prima volta da mesi e, tuttavia, quello era l’ultimo posto in cui avrebbe desiderato rimanere: la convivenza con i suoi simili lo aveva trasformato, forse più in profondità di quanto si fosse reso conto, e ora il lupo e il suo istinto ululavano perché l’uomo si arrendesse e decidesse di tornare nelle foreste dove si nascondevano Greyback e i suoi seguaci. Poco importava che solo poche ore prima quegli stessi Mannari avessero cercato di fargli la pelle, e non in senso metaforico; il periodo alla macchia aveva risvegliato sensi che l’essere umano aveva cercato di reprimere per tutta la vita, sensi che ora si rifiutavano di acquietarsi.
Doveva calmarsi, sì, e riprendere le forze: con la mano sinistra si tastò appena il fianco opposto, per poi ringhiare dal dolore. Quei dannati non avevano pietà per i traditori come lui, questo lo sapeva benissimo fin da prima della sua partenza, quando aveva accettato l’incarico, eppure la delusione per non essere riuscito nel suo intento era perfino più forte del dolore. Era riuscito a malapena a fuggire prima di fare una brutta fine, e il solo pensiero di cosa sarebbe potuto capitargli lo fece rabbrividire.
Remus sapeva di avere degli obblighi e dei doveri: Silente si aspettava sicuramente un resoconto dettagliato della sua missione entro l’alba, tanto per dirne una, ma almeno quella notte il mago non aveva intenzione di muoversi dalla sua casetta. Era in condizioni talmente malconce… Qualche ora per se stesso, per riflettere e prepararsi come affrontare gli altri, Albus, Molly e tutti i Weasley, Moody – oh, sarebbe stato divertente! – e, da non dimenticare, Tonks.
Avrebbe potuto considerarsi fortunato se al loro primo incontro lei non gli avesse scagliato una Maledizione prima ancora che cominciasse a parlare, visto come l’aveva trattata.
Non era ancora pronto ad affrontare Ninfadora, forse non lo sarebbe mai stato.
Questi e molti altri pensieri, la maggior parte, forse tutti, sulla strega dai capelli rosa, affollavano la sua mente: si trascinò in cucina, sperando che fosse rimasta qualche provvista anche muffita e magari un po’ di liquore per dimenticare la nottata, ma prima che potesse cominciare a esplorare le ante della credenza qualcuno suonò il campanello.
Chi poteva mai essere? O meglio, chi poteva non essere?
Qualche minuto prima aveva inviato il proprio Patronus a Hogwarts, per informare Silente del fallimento della sua missione, e di certo il vecchio mago aveva preferito inviare qualcuno a controllare le sue condizioni. Poteva trattarsi dello stesso Albus, sebbene il suo messaggio specificasse che non c’era alcun bisogno di preoccuparsi e che voleva essere lasciato solo per un paio di giorni, prima di fare rapporto, ma il capo dell’Ordine disponeva di molti sottoposti che si sarebbero recati volentieri a casa del Licantropo al suo posto. Con che intenti, era meglio non saperlo.
Molly Weasley, ad esempio, non aspettava altro da mesi per tirargli le orecchie e sgridarlo come se fosse uno dei suoi figli. Ma aveva lasciato molte altre faccende in sospeso – non pensare ai suoi capelli! – che presto o tardi, che lo volesse o no, avrebbe dovuto sistemare.
Non capiva perché non poteva essere accontentato neanche in una simile occasione: aveva paura, di se stesso, di cosa ancora poteva fare, del giudizio che avrebbe letto negli occhi del suo visitatore, chiunque esso fosse.
Certo, era ferito, ma non era pronto a confessare che il programma per la sua serata consisteva nell’andare a dormire sperando di non svegliarsi più. Ma ovviamente le cose non potevano andare come desiderava, neanche in quell’occasione: di fatto, di lì a dieci secondi qualcuno suonò il campanello.
Maledetti scocciatori. Quella sera non sarebbe stato il solito bravo e tenero Remus, no, quella sera aveva tutto il diritto per starsene da solo. Recuperò la propria bacchetta dal comodino, dove l’aveva nascosta prima di partire per la sua missione, e zittì lo scocciante trillo che continuava a suonare a ripetizione, segno che chiunque si trovasse dall’altra parte della porta d’ingresso non aveva la minima intenzione di aspettare, salvando in extremis i suoi poveri nervi.
Tuttavia, questo non bastò a far desistere il suo ospite, che si mise a bussare con insistenza: doveva essere Tonks, solo lei riusciva a essere così insistente quando si trattava di lui.
«Ninfadora», esordì ad alta voce prima ancora di aprire la porta, sperando di metterla di cattivo umore e convincerla così ad andarsene, «Ninfadora, non è proprio serata. Vattene via».
Quando la luce dell’appartamento investì la sagoma della ragazza, però, Remus si rese conto in un istante che non si trattava affatto della ragazza in questione. Non era neanche una donna, a voler essere più precisi: aveva di fronte lo scocciatore più inaspettato e ugualmente più insopportabile che ci potesse essere.
«Che cosa ci fai qui?» domandò asciutto, sorpreso come non mai.
   
 
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