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Autore: gemini    26/06/2003    2 recensioni
Tre ragazze decidono di partire per un viaggio, per capire meglio se stesse e cosa vogliono realmente dalla loro vita...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ON THE ROAD

 

CAPITOLO NOVE: SORPRESE

So che avevate quasi perso le speranze di leggerlo....ma eccolo qui!!! scusate se ci ho messo una vita a finirlo, ma la mia ispirazione scarseggiava, e non volevo rischiare di rovinare la fanfic con un capitolo buttato giù affrettatamente....spero che vi piaccia! ^____^

aspetto i vostri commenti! un bacione Gemini82

 

Koriyama, ore 19

 

Le tre ragazze erano nella disperazione più completa. Sanae aveva rovistato l'auto in lungo e in largo, ma della ruota di scorta non c'era nemmeno l'ombra. Né nel cofano, né nel portabagagli, né da nessun'altra parte. La strada era tranquilla e poco trafficata, e in oltre un'ora non era ancora passata nessuna macchina. Stava iniziando a farsi buio e le tre amiche, chiuse nell'auto con la sicura inserita e in preda allo sconforto, cominciavano a sentirsi piuttosto inquiete. Passare la notte in macchina in quella strada buia e deserta non era certo una prospettiva allettante. Ma non era nemmeno possibile mandare una di loro da sola in cerca di aiuto, o partire in due lasciando un'amica sola in macchina.

-Cerchiamo di fare il punto della situazione-, disse Sanae sospirando e passandosi una mano nei capelli scuri.

-C'è poco da fare il punto. Siamo bloccate in una strada praticamente deserta, tra poco sarà notte e siamo senza ruota di scorta. Non abbiamo idea di dove andare a cercare aiuto, e rischiamo di fare la muffa in questo posto prima che passi qualcuno-, replicò Yayoi con voce insolitamente stridula.

-Dobbiamo mantenere la calma, innanzitutto-, intervenne Yoshiko cercando di tranquillizzare l'amica.

-Già. Potrebbe sempre passare qualcuno-, disse Sanae speranzosa, guardando fuori dal finestrino.

Come se la preghiera della ragazza l'avesse richiamata, comparve un'automobile lungo la strada. Sanae la vide e, esultando in cuor suo, suonò furiosamente il clacson per fare in modo che gli occupanti dell'automobile si accorgessero di loro.

La macchina, un'elegante fuoriserie di marca straniera, iniziò a rallentare, accostò e si fermò proprio di fronte al macinino delle tre ragazze. La portiera si aprì, e ne scese un ragazzo alto e biondo,chiaramente straniero, che indossava un paio di jeans chiari, una polo blu a maniche corte e un paio di occhiali con le lenti colorate.

-Sembra una faccia familiare-, pensò Sanae, mentre si apprestava a scendere dall'auto per andare ad esporre al giovane salvatore il suo problema.

-Grazie per essersi fermato...-, esordì la ragazza, ma le parole le morirono in gola quando il ragazzo si tolse gli occhiali da sole e lei riconobbe...Karl Heinz Schneider.

-Schneider!-, esclamò meravigliata.

Anche il ragazzo la osservò con stupore. -Ma tu sei...la manager della nazionale giapponese-, disse, in giapponese un po' stentato ma abbastanza corretto.

-Sì, sono Sanae Nakazawa. E' una sorpresa vederti da queste parti-, proseguì Sanae ancora stupita.

-Sono in vacanza con amici. Desideravamo tanto vedere il vostro paese-, spiegò Karl, lanciando un'occhiata alla macchina della giovane sul ciglio della strada. -Problemi con la macchina?-, chiese.

-Oh sì, quasi me ne dimenticavo! Ecco, vedi...mi si è bucata una ruota e non ho la ruota di scorta-, spiegò velocemente la ragazza, ma si interruppe quando vide l'espressione interrogativa del giovane tedesco. Si rese conto di aver parlato troppo rapidamente, e che probabilmente Karl non aveva capito una sola parola.

-Non ho ben capito, scusa-, disse infatti Schneider, continuando a squadrarla con attenzione. Gli sembrava diversa rispetto alla ragazza che aveva visto ai mondiali, gli sembrava, come dire...cambiata. Con quei pantaloncini corti e quel top rosso fuoco, la treccia e un leggero filo di trucco sul viso era molto carina. Si distolse da quei pensieri dandosi dello stupido, e ascoltò attentamente la spiegazione che Sanae, parlando lentamente e scandendo ogni singola parola, gli stava ripetendo.

-Dove andavate?-, chiese infine il ragazzo.

-Stavamo andando a Sendai-, rispose Sanae, mentre le due amiche seguivano attentamente la scena dall'automobile. Non erano ancora riuscite a distinguere chiaramente il volto del giovane che si era fermato ad aiutarle, avevano solo notato i capelli biondi e l'auto straniera, e pensavano quindi che fosse uno straniero. Poi Karl si spostò in direzione del cofano per controllare di nuovo che la ruota non ci fosse, e Yoshiko si lasciò sfuggire un'esclamazione di stupore quando lo riconobbe.

-Schneider!-, disse, portandosi una mano alla bocca.

-Schneider?-, ripeté Yayoi in tono interrogativo, osservando il ragazzo con più attenzione. -E' davvero lui!-, esclamò infine.

-Ma che ci fa da queste parti?-, proseguì l'amica.

-Non ne ho la più pallida idea. Chissà se è solo-, disse Yayoi.

In quel momento, come se avessero udito la sua domanda, altri due ragazzi scesero dalla elegante fuoriserie di Schneider. Erano entrambi alti, atletici e piuttosto muscolosi, con capelli e occhi chiari. Le due ragazze riconobbero immediatamente Franz Schuster e Stefen Levin. Schuster era il regista del Werder Brema, ed era compagno di squadra di Schneider nella nazionale tedesca, Levin invece era il capitano della nazionale svedese, ed era appena entrato a far parte del Bayern Monaco, la squadra in cui giocava Karl e di cui suo padre era l'allenatore.

Schuster, in tedesco, domandò qualcosa a Schneider, che gli rispose con un sorriso. Dopodiché, il giovane chiuse il cofano dell'auto e si rivolse nuovamente a Sanae.

-Noi possiamo darvi passaggio fino Sendai. Stavamo andando lì-, disse in giapponese stentato.

-Davvero? Sarebbe molto gentile da parte vostra. Ma...come facciamo con la macchina?-, rispose la ragazza.

-Andremo in officina a Sendai-, disse Schneider.

Sanae aprì la portiera, e si affacciò nell'auto. -Ragazze, Schneider e i suoi amici ci offrono un passaggio fino a Sendai, stanno giusto andando lì.  Poi lì cercheremo un'officina e chiameremo qualcuno per recuperare la macchina. Che ne dite?-

Yayoi e Yoshiko si scambiarono una rapida occhiata.

-Per me non c'è problema...-, disse Yayoi un po' esitante, scrutando i tre ragazzi al di là del finestrino.

-Nemmeno per me-, fece Yoshiko.

-Benissimo. Ragazzi, accettiamo la vostra proposta!-, disse Sanae rivolta a Karl e ai suoi amici.

-Ottimo-, disse Schneider.

Presero dal bagagliaio del macinino di Sanae le valigie delle tre ragazze, e le caricarono nello spazioso bagagliaio della macchina di Karl. Dopodiché, salirono tutti quanti a bordo dell'auto tedesca.  Schneider si accomodò al volante, Schuster si sedette al suo fianco mentre le ragazze si sistemarono insieme a Levin nel sedile posteriore.

-Non mi sarei mai immaginata di incontrarvi qui in Giappone, tutti e tre insieme-, disse Sanae dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato, cercando di avviare una conversazione.

-Ero a Monaco ospite da Karl, e abbiamo pensato di fare vacanza. Amiamo molto vostro paese-, spiegò Franz in un giapponese dal fortissimo accento tedesco.

-Anche se Franz gioca a Brema, siamo molto amici e ci vediamo spesso-, aggiunse Schneider.

-Che posti avete già visitato?-, domandò Yoshiko, osservando con attenzione il profilo serio di Levin che era seduto accanto a lei, e che non aveva detto una sola parola dall'inizio del viaggio.

-Siamo arrivati qui oggi. Sendai è prima meta-, rispose Karl. -Voi cosa fate in giro sole?-

Le tre ragazze si scambiarono una rapida occhiata, indecise sulla risposta da dargli. Alla fine decisero che era meglio dire la verità. Erano stanche di dover inventare scuse, stanche di dover mentire. In fondo, non stavano facendo niente di male. Non c'era nulla di cui vergognarsi nel bisogno di allontanarsi per un po' dai propri ragazzi per riflettere sulla propria situazione.

-Un viaggio di riflessione-, spiegò Sanae, guardando fuori dal finestrino.

Schneider inarcò un sopracciglio meravigliato. -Riflessione?-, ripetè.

Yayoi annuì. -Stiamo attraversando un periodo di crisi-, disse a bassa voce.

-Siete in crisi con i ragazzi?-, domandò Schuster voltandosi per osservarle.

Le tre ragazze annuirono, arrossendo lievemente.

-Sì. Avevamo bisogno di trascorrere un po' di tempo lontane da loro, per riflettere-, disse Sanae.

-Capisco...-, mormorò Karl pensieroso.

-E loro lo sanno?-, domandò Levin, parlando per la prima volta dall'inizio del viaggio.

-Sì-, si affrettò a rispondere Yoshiko.

-E non hanno fatto nulla per fermarvi?-, insistette lo svedese, voltandosi a fissare diritto negli occhi la ragazza seduta al suo fianco.

Yoshiko divenne color porpora. -Ecco...veramente...-, farfugliò, a disagio.

-Solo uno sciocco può farsi sfuggire così la donna che ama-, disse ancora il ragazzo, mentre i lineamenti del suo viso si indurivano.

-Lo hanno saputo solo dopo che siamo partite!-, si inalberò la ragazza.

-E con questo? Dovevano seguirvi subito!! Non esiste cosa più terribile di perdere la donna che si ama!E perderla così è da idioti!-, esclamò Levin, e aggiunse alla frase qualcosa in svedese che le ragazze non compresero.

Solo in quel momento Yoshiko si ricordò di quello che Hikaru le aveva raccontato di Levin. Aveva perduto la sua ragazza in un incidente automobilistico. La poverina era stata investita da un camion, ed era morta. Ora capiva il significato delle parole del ragazzo. Sapeva perfettamente quanto fosse terribile il dolore di chi ha perduto la persona amata.

-Su, Stefen....non è il caso-, intervenne Schneider cercando di risolvere la situazione.

Il giovane svedese sbuffò, e poi domando scusa alla ragazza.

Yoshiko gli appoggiò dolcemente una mano sul braccio. -Non preoccuparti. Ho capito cosa volevi dire-, gli disse tranquillamente.

Il viaggio proseguì nel silenzio completo, nessuno dei sei ragazzi sapeva cosa dire. Levin si era rimesso a guardare fuori dal finestrino, mentre Yoshiko invece osservava attentamente lui. Aveva un'espressione così malinconica che era impossibile non sentire tenerezza per lui. Era evidente che quel ragazzo aveva sofferto molto.

Sanae dal canto suo si sentiva piuttosto inquieta. Tutto si sarebbe aspettata, tranne che di ritrovarsi a viaggiare insieme a Schneider e i suoi amici. Li conoscevano a malapena, e la situazione era piuttosto imbarazzante...chissà cosa pensavano della loro situazione, l'unico che aveva espresso il suo parere era stato Levin, e l'aveva stupita non poco la veemenza con cui aveva reagito.

Anche Yayoi, un po' preoccupata, continuava ad osservare con attenzione i tre nuovi compagni di viaggio. Viaggio che stava riservando decisamente molte più sorprese del previsto...doveva essere una tranquilla occasione di riflessione in pace e da sole, invece...i ragazzi le avevano scoperte prima del previsto, e forse erano da qualche parte alla loro ricerca, Hiyuga le aveva rimproverate dimostrando chiaramente di ritenere la loro una decisione irresponsabile e insensata, aveva rischiato di prendersi una solenne sbandata per Masaro, il sosia perfetto del suo ragazzo (al ricordo del bacio che si erano scambiati sul motoscafo si sentiva ancora morire dalla vergogna), ed ora si ritrovavano in viaggio in compagnia di Karl Heinz Schneider, Franz Schuster e Stefen Levin, tre ragazzi che conoscevano a malapena, e solamente nella veste di rivali sportivi dei propri fidanzati...se qualcuno glielo avesse predetto prima della partenza, probabilmente gli avrebbe riso in faccia. Eppure era la realtà...e ogni minuto che passava si sentiva più angosciata...cos'altro le attendeva lungo il cammino?

 

Sendai, ore 20

La squadra di Ryoichi si era riunita per festeggiare nel miglior ristorante di Sendai. Il pareggio con la squadra dei Nakagawa, la più forte, l'imbattibile, per loro valeva quanto una vittoria nel campionato del mondo. Nemmeno nei loro sogni più rosei avevano mai osato sperare che un giorno quel desiderio sarebbe divenuto realtà. I ragazzi erano al colmo della felicità, e non riuscivano a smettere di ridere, di scherzare e di brindare, ormai avevano brindato a tutto e a tutti, e non si contavano più i brindisi che avevano dedicato a Tsubasa, Jun e Hikaru, definendoli più volte come gli angeli custodi che avevano reso possibile il loro grande trionfo. I tre ragazzi erano contentissimi per i nuovi amici, come calciatori sapevano perfettamente quanto grande fosse la loro felicità in quel momento. Sapevano che realizzare un proprio sogno è la cosa più bella che possa capitare nella vita, e quei ragazzini se l'erano veramente meritata, avevano profuso tutto il loro impegno e la loro voglia di vincere in quella partita, apparentemente proibitiva per loro, ed il gol segnato da Ryoichi proprio allo scadere era stata la giusta ricompensa per i loro sforzi, per la loro determinazione nel crederci fino in fondo, senza mai arrendersi.

Grazie a Ryoichi e ai suoi compagni si sentivano anche più rilassati, più sereni...certo, il pensiero di ritrovare le ragazze era sempre conficcato nel loro cuore come una spina, ed il desiderio di riabbracciarle aumentava smisuratamente ogni istante che passava...ma i festeggiamenti per il pareggio con la squadra dei Nakagawa li stavano distogliendo almeno per un po' dalla loro angoscia, e questo era sicuramente un bene. E poi, sapevano perfettamente che l'indomani Ryoichi e gli altri avrebbero mantenuto la promessa, e li avrebbero accompagnati in giro per Sendai alla ricerca di Sanae e delle altre ragazze...e loro speravano con tutto il cuore che le ragazze si trovassero nella cittadina, altrimenti non avrebbero più saputo da che parte cercarle...e non potevano attendere oltre...avevano troppo bisogno di vederle, di parlare con loro, di chiarire quei problemi che avevano covato per lungo tempo sotto un'apparente perfezione e che ora avevano portato a tutta quella sofferenza.

Tsubasa osservò Yukina che versava da bere a Ryoichi, e fu attraversato da un'acutissima fitta di nostalgia. Quante volte Sanae aveva compiuto quello stesso gesto con lui, quel gesto così dolce e familiare...quante volte gli aveva sorriso come Yukina stava sorridendo a Ryoichi...l'immagine del volto sorridente e allegro di Sanae, il pensiero del suo profumo così buono e femminile, ripresero inevitabilmente a torturarlo. Dio, quanto gli mancava...così tanto che sentiva il respiro venirgli meno...così tanto che il suo cuore perdeva un battito quando pensava a lei. Doveva ritrovarla, doveva...non poteva più vivere così, quella non era vita, solo sopravvivenza. Era come un naufrago in balia delle onde senza di lei. Jun vide Tsubasa cambiare improvvisamente espressione, e comprese immediatamente quale fosse il pensiero che aveva ripreso a torturare l'animo del suo amico. Lo comprese perfettamente perchè era lo stesso pensiero che stava distruggendo lentamente lui. Yayoi...se solamente chiudeva gli occhi, poteva rivedere l'immagine di lei nell'ultima notte che avevano trascorso insieme, prima che se ne andasse, poteva risentire il suo profumo, la sua voce dolce che sospirava parole senza senso e gemeva di piacere, poteva risentire la sua pelle morbida sotto le sue dita, le sue labbra calde e sensuali, il calore del suo corpo...quanto tempo era passato? Solo qualche giorno? A lui sembrava che fosse passato almeno qualche secolo. Gli sembravano eventi distanti, accaduti in un altro tempo, forse in un'altra vita...ma a cui si aggrappava, per non perdere la speranza...si aggrappava a quegli ultimi istanti in cui lei gli aveva manifestato il suo amore, per convincersi che la loro storia non era finita, che Yayoi lo amava ancora, e che quando l'avrebbe ritrovata sarebbe stato tutto chiarito, e loro sarebbero tornati ad essere felici come prima, anzi più di prima, perchè non ci sarebbero state più ombre ad offuscare la loro perfetta felicità.

Nemmeno Hikaru era immune dalla malinconia che si stava impossessando lentamente del loro animo...durante il pomeriggio erano stati talmente coinvolti dalla partita da riuscire a non pensare alla vera ragione della loro presenza a Sendai, ma ora...ora il pensiero di Yoshiko era tornato ad affacciarsi prepotentemente nella sua testa, a reclamare il posto che gli spettava di diritto nel suo cuore e nella sua mente. Nuovamente si chiese dove fosse, e cosa stesse facendo in quel momento. La paura di perderla non gli dava tregua, e anche se cercava di convincersi che sarebbe andato tutto bene, che i problemi si sarebbero risolti non appena l'avesse ritrovata, c'era sempre una vocina nel suo cervello che gli insinuava un dubbio maligno, un dubbio che gli rodeva dentro e lo faceva impazzire...se avesse deciso di lasciarlo? se fosse giunta alla conclusione che stava meglio senza di lui? Solo pensarci lo distruggeva completamente. Senza di lei sarebbe stato svuotato, perduto, privo di qualsiasi stimolo a continuare a vivere.

Cercarono di distrarsi da quei foschi pensieri concentrandosi sulla festa, e sull'allegria che regnava intorno a loro, e che aumentò ulteriormente quando, erano circa le nove di sera, fecero il loro ingresso nel ristorante anche Keiichi e Shuji Nakagawa, venuti a congratularsi con i rivali. Ryoichi e i suoi compagni furono felicissimi di accoglierli nel gruppo, e si erano messi a brindare e ridere tutti insieme. Sembravano tutti così spensierati e pieni di vita...e Tsubasa si scoprì ad invidiarli, e a desiderare in cuor suo di tornare indietro nel tempo, a quando era un ragazzino con solo il pallone in testa e nessuna pena d'amore...ma poi riflettè. Anche in quel periodo c'era Sanae accanto a lui, nonostante non se ne fosse mai accorto. Sanae era sempre stata parte integrante della sua vita, così come, e vedendoli insieme quella sera ne aveva l'assoluta certezza, Yukina era parte integrante della vita di Ryoichi. Sperava solo che il ragazzino sarebbe stato più sveglio di lui, e non avesse aspettato troppo tempo per rendersi conto di quanto la sua manager fosse importante per lui. Sperava anche che non fosse troppo tardi, che Sanae non si fosse stancata di aspettare il momento in cui avrebbe pensato anche a lei, e non solamente al calcio.

-Ehi Tsubasa, ti vedo pensieroso-, disse Ryoichi, distogliendolo dalle sue riflessioni.

Tsubasa sobbalzò, colto alla sprovvista. -Oh...sì-, sussurrò.

-Stavi pensando alla tua ragazza vero?-

Il giovane annuì. -Beh, sì-, ammise, con una nota di malinconia dipinta sul volto.

Ryoichi gli sorrise gentilmente. -Tranquillo. Domattina setacceremo tutta Sendai e se sono qui vedrai che le troveremo-, disse.

-Ryoichi, ti ricordi che domani pomeriggio hai promesso di accompagnarmi a fare spese, vero?-, intervenne Yukina, squadrando attentamente il ragazzino.

-Ma certo, Yukina!-, rispose lui rivolgendole un brillante sorriso.

Tsubasa sorrise. -Mi raccomando, Ryoichi, devi trattare meglio che puoi questa bella ragazza. Non farle mai mancare niente-, gli disse in tono paterno.

I due ragazzini ricambiarono il sorriso.

-Non preoccuparti, Tsubasa, mi comporterò meglio che posso!-, assicurò Ryoichi con un sorriso.

-Ci mancherebbe che non ti comportassi bene con mia sorella!-, intervenne Keiichi, un po' geloso.

Tutti quanti scoppiarono a ridere, e anche i ragazzi si unirono all'allegria generale.

 

Sulla strada per Sendai, ore 21.30

Dovremmo essere quasi arrivati ormai. O perlomeno lo spero. Comincio a sentirmi un po' a disagio. Questo silenzio è opprimente, io ho sempre odiato il silenzio. Mi costringe a pensare, e quelli che mi vengono alla mente in questo momento non sono certo momenti piacevoli. Mi riporta a precipitare in quella spirale di dubbi che mi ossessiona da qualche giorno, e da cui sto faticosamente cercando di tenermi lontana. Vorrei spezzarlo, ma non so cosa dire, non mi viene in mente nemmeno una banalità, una di quelle sciocchezze che si dicono tanto per fare conversazione. Schneider sembra molto assorto nella guida, ma mi domando cosa pensi di noi. Probabilmente penserà la stessa cosa che ha detto Hiyuga: in pratica, che stiamo facendo una sciocchezza. Ecco, come volevasi dimostrare, ci sto cascando di nuovo. Gira e rigira, il mio pensiero ritorna sempre lì, e più ci penso e più vengo assalita dal dubbio, dall'angoscia, e sto male. Questo imprevisto proprio non ci voleva. L'ennesimo imprevisto. Questo viaggio ci sta davvero mettendo a dura prova. Sapevamo che sarebbe stata dura, ma non immaginavamo quanto. Sembra che tutto vada storto, come se fosse studiato apposta per farci sprofondare continuamente nell'angoscia più nera. Mi chiedo se i ragazzi ci stiano cercando. Ecco, un altro dei pensieri che non mi danno tregua. Non faccio altro che chiedermi cosa succederebbe se mi ritrovassi davanti Tsubasa, così, di punto in bianco. Mi immagino di scendere dall'auto a Sendai e di ritrovarmelo lì....come si comporterebbe lui? Come mi comporterei io? Cosa gli direi? Cosa mi direbbe? E...cosa penserebbe se mi vedesse scendere dall'auto di Karl Heinz Schneider?

Forse abbiamo commesso uno sbaglio ad accettare questo passaggio, ma del resto cosa dovevamo fare? Passare la notte dentro la macchina in una stradina sperduta di Koriyama? Devo smettere di fare tutti questi problemi, in fondo sono partita proprio per trovare un po' di pace e di tranquillità, a quanto pare miraggio irraggiungibile. Angoscia e patemi d'animo sono all'ordine del giorno. Non vedo l'ora di arrivare a Sendai, di raggiungere un albergo e mettermi a letto. Voglio dormire, e passare qualche ora senza pensare.

 

Non so nemmeno io il perchè, ma sto continuando ad osservare Levin. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Le parole che ha detto mi hanno colpita moltissimo. "Non esiste cosa più terribile di perdere la donna che si ama! E perderla così è da idioti!"

Hanno risvegliato tutti i dubbi e le incertezze che inutilmente sto cercando di tenere assopite dentro di me. Ho ricominciato a chiedermi se Hikaru mi stia cercando, e come mi comporterei trovandomelo di fronte. Avevo deciso di ignorare questo pensiero e continuare il viaggio come mi ero prefissa, ma le parole di Levin mi hanno spinto a riflettere, e a domandarmi per l'ennesima volta cosa sto cercando. iù ci penso, e più mi domando se non sia stata una sciocchezza enorme partire, fuggire, perchè in fondo questo viaggio si è trasformato in una fuga, nel momento stesso in cui i ragazzi hanno scoperto che ce n'eravamo andate e noi abbiamo rifiutato di dire loro dove eravamo. Sicuramente Levin penserà che siamo delle stupide...ma le sue parole sembravano più un rimprovero rivolto a Hikaru e agli altri. E' un ragazzo che ha sofferto moltissimo, e che sicuramente si porta ancora dietro i segni del suo terribile dolore. E' evidente che amava davvero la sua ragazza, e posso immaginare quanta rabbia provi nel vedere coppie che potrebbero essere felici e serene che si tormentano per...per cosa? Dannazione, quando mi sembra di essere sul punto di raggiungere un equilibrio, di capire cosa voglio dalla vita e come risolvere i miei problemi, capita sempre qualcosa che mi fa ripiombare nella confusione più totale. Mi sentivo serena, dopo aver scoperto di avere anch'io un sogno nel cassetto, mi sentivo finalmente viva, utile, con uno scopo da raggiungere...ora mi sento una bambina sciocca che cerca di raggiungere la luna, e perde di vista la terra...ho paura di perdere tutto quello che ho di importante, e di pentirmene quando è troppo tardi. Ho paura che in questo momento Hikaru mi odi. Ho paura di aver ucciso il suo amore con il mio comportamento egoistico. Forse dovevo parlare dei miei problemi con lui, e non intestardirmi a risolvere tutto da sola...

Continuo ad osservare Levin. Chissà a che cosa sta pensando. Avrei voglia di chiedergli un consiglio, ma non ne ho il coraggio. Dopo il suo intervento di oggi, ho pensato che forse potrebbe capirmi...capire cosa mi fa soffrire così tanto...ma come posso pretendere che un'altra persona mi capisca, quando sono io la prima a non capire me stessa?

 

Questo viaggio è un inferno, e più ci penso più mi convinco di essere stata stupida e sconsiderata. Altro che cercarmi, probabilmente Jun in questo momento mi odia, e non potrei dargli torto. Sono scappata da casa sua, dal suo letto, come una ladra, senza nemmeno il coraggio di dirgli che me ne andavo, lasciandogli solo una stupida lettera. Ho rifiutato di dirgli dov'ero quando mi ha telefonato, e mi sono limitata a piangere come se fossi stata una vittima. Mi sono lasciata baciare dal primo ragazzo che ho incontrato e che gli assomigliava come una goccia d'acqua. Probabilmente lui prova disgusto per me, ora, e come posso dargli torto? Sono io la prima ad essere disgustata da me stessa. Ho avuto ciò che mi merito, decisamente. Mi sono ostinata a tenermi tutto dentro, ho lasciato covare sotto un'apparente serenità e perfezione ansie, frustrazioni e patemi d'animo per mesi e mesi, e poi, invece di affrontare la realtà, di guardare Jun in faccia e dirgli cosa mi faceva stare male cercando insieme a lui una soluzione a tutti i nostri problemi, sono fuggita come una vigliacca. Tutto quello che ci è successo in questi giorni è un segnale, un segnale che stiamo sbagliando tutto. Forse la scelta più saggia sarebbe tornarsene a casa, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Volevo capire cosa cerco nella vita, ma anzichè chiarirsi i miei pensieri sono sempre più confusi. Anzichè placarsi, la mia angoscia sale di giorno in giorno. Chi sono? Una stupida, è l'unico modo in cui mi sento di definirmi in questo momento. Cosa sto cercando? Vorrei saperlo anch'io. Cosa voglio dalla vita? Ricominciare tutto da capo, probabilmente. Anzi no. Non c'è una sola cosa che non rifarei, forse, se potessi tornare indietro, deciderei anche di partire di nuovo. Ripeterei anche il bacio con Masaro, non perchè provi qualcosa per lui, almeno su questo punto so perfettamente cosa voglio. L'esperienza con Masaro mi è servita a capire almeno una cosa: che io amo Jun, e desidero stare solamente con lui. E' l'unico uomo con cui voglio addormentarmi la sera e risvegliarmi la mattina, l'unico con cui desidero condividere ogni istante della mia vita, l'unico uomo a cui posso immaginare di donare tutta me stessa. Eppure, anzichè insieme a lui, sono in una macchina con tre ragazzi che conosco a malapena, diretta verso una città in cui non metto piede da anni, e non so nemmeno io cosa ci sto facendo qui...

 

Sendai, 25 giugno, ore11

La ricerca delle ragazze era cominciata. Tsubasa e gli altri due amici avevano dormito pochissimo quella notte, tormentati dal pensiero delle loro amate che non dava loro tregua. Continuavano a chiedersi se, finalmente, avrebbero potuto riabbracciarle e chiarire tutti gli equivoci e i problemi che li avevano tenuti separati per tutti quei giorni. Erano sospesi tra la felicità al pensiero di rivederle, e la paura che non tutto andasse come loro speravano...ma la cosa più importante era  ritrovarle, non potevano più convivere con quell'angoscia nel cuore.

Ryoichi conosceva Sendai alla perfezione, e già alle nove del mattino, appena terminata la colazione, il gruppetto era partito in perlustrazione. Certo, cercare tre ragazze in una città, anche se non grandissima, era come cercare un ago in un pagliaio. Avrebbero potuto essere dovunque, ma Ryoichi era ottimista e i tre ragazzi, anche se non riuscivano a condividere in pieno l'ottimismo del loro giovane amico, si sforzavano comunque in tutti i modi di pensare in positivo.

Dopo due ore di ricerca infruttuosa però, cominciarono ad abbattersi. Avevano perlustrato tutti i luoghi più frequentati dai turisti che c'erano nella cittadina, e dove era più probabile che decidessero di recarsi tre ragazze in vacanza. Erano stati anche sulla spiaggia, ma non c'era traccia di Sanae, Yayoi e Yoshiko. Avevano provato a chiedere informazioni ai gestori di alcuni locali che si affacciavano sul lungomare, mostrando le foto delle tre giovani, ma nessuno aveva saputo aiutarli.

Stanchi e sfiduciati, i tre amici si distesero sulla spiaggia. Ryoichi si sedette accanto a loro, con un'espressione profondamente mortificata.

-Mi dispiace, ragazzi, davvero. Ero convinto che le avremmo trovate-, disse tristemente.

Tsubasa gli rivolse un sorriso incoraggiante. -Non è colpa tua, Ryoichi, sta tranquillo-, lo rassicurò.

-Evidentemente non sono a Sendai-, sospirò Jun, rivolgendo lo sguardo malinconico al mare.

-Potremmo provare a chiedere in qualche albergo...-, disse timidamente Ryoichi.

Hikaru si sollevò a sedere. -E' una buona idea. Vale la pena di provare, direi-, disse.

Tsubasa annuì, e si sollevò a sedere anche lui. -Tu conosci qualcuno che potrebbe aiutarci in qualche albergo, Ryoichi? Non possiamo certo andare a chiedere informazioni così sui clienti-

Il ragazzino fece un gran sorriso. -Ma certo! Conosco benissimo i proprietari di tre hotel che sono tra i migliori di Sendai! Se la fortuna ci assiste, le ragazze potrebbero essersi fermate lì da loro-

-D'accordo, allora, non perdiamo tempo!-, dissero i tre amici, e seguirono il ragazzino fino ad un hotel situato a pochi metri dalla spiaggia. Un albergo decisamente elegante e confortevole, con tanto di piscina e campo da tennis. Il proprietario era un uomo di mezz'età con gli occhialetti tondi e il ventre prominente, che salutò molto amichevolmente Ryoichi non appena lo vide.

-Ciao Ryoichi! Quanto tempo! Cosa ti porta da queste parti?-, domandò.

-Sto aiutando questi tre miei amici. Stanno cercando tre ragazze che dovrebbero essere a Sendai, e volevamo sapere se per caso si erano fermate qui da lei. Ragazzi-, disse poi rivolgendosi ai tre calciatori, - questo è il signor Ueda, proprietario dell'albergo e caro amico di mio padre. Signor Ueda, questi tre ragazzi sono campioni della nazionale giapponese: Jun Misugi, Hikaru Matsuyama e il grande capitano Tsubasa Ozora-

Il signor Ueda fece un gran sorriso, e si precipitò subito a stringere le mani ai tre ragazzi. -E' un grande onore!  Sarò lieto di aiutarvi, cari ragazzi! Ditemi pure di cosa avete bisogno-

-Ecco...-, iniziò timidamente Tsubasa, tirando fuori dal portafoglio una fotografia che lo ritraeva insieme a Sanae, scattata dopo la finale di Parigi. -Questa ragazza si chiama Sanae Nakazawa, ed è...beh, è la mia fidanzata. Dovrebbe trovarsi qui a Sendai, ma non so di preciso dove...volevo sapere se per caso è alloggiata qui da lei, insieme ad altre due ragazze-, spiegò, porgendo infine la fotografia al proprietario dell'albergo.

Il signor Ueda osservò la foto a lungo e con attenzione, pensieroso. Poi scosse la testa, e la restituì al ragazzo con un sospiro. -Mi dispiace, ma non le ho viste. Non è arrivato nessuno qui in albergo negli ultimi tre giorni-, disse.

Tsubasa fece una smorfia di disappunto, e rimise la fotografia nel portafoglio. -Ho capito, la ringrazio comunque-, disse sfiduciato.

I tre ragazzi uscirono dall'albergo, piuttosto amareggiati, e Ryoichi li seguì a testa bassa.

-Mi dispiace, è stato un buco nell'acqua-, fece dispiaciuto il ragazzino.

Jun gli sorrise. -Non fare così, Ryoichi. Proviamo in un altro albergo-.

Il secondo albergo era decisamente più modesto, si trattava di un tradizionale ryokan a conduzione familiare, con tanto di bagno termale all'interno. I proprietari erano una coppia sulla trentina, entrambi molto simpatici e cordiali.

-Ryoichi!-, esclamò la giovane donna quando lo vide, correndogli incontro.

-Shizu-chan!-, disse il ragazzino, e l'abbracciò. Poi le presentò Tsubasa e gli altri, anche se non ce n'era bisogno, poichè l'albergatrice li aveva già riconosciuti non appena li aveva visti.

-Lei invece è Shizu, ed è mia cugina-, disse Ryoichi.

-Non immaginate quanto siamo felici e onorati di conoscervi! Ryoichi vi adora, e ha fatto appassionare anche noi alle vostre imprese calcistiche!-, disse Shizu stringendo calorosamente la mano a tutti e tre.

-Già, siete stati fantastici all'ultimo campionato del mondo!-, aggiunse il marito della ragazza.

I tre giovani arrossirono, un po' imbarazzati da tutti i complimenti ricevuti.

-Shizu, Touya, i ragazzi hanno bisogno del vostro aiuto-, disse Ryoichi facendosi serio.

-Ma certo! Chiedetemi pure tutto quello che volete-, rispose disponibile la giovane donna.

Il ragazzino si fece dare da Tsubasa la fotografia di Sanae, e la porse alla cugina. Poi le chiese se negli ultimi giorni si erano presentate tre ragazze per avere una stanza. Shizu osservò a lungo la foto della ragazza, e la mostrò anche al marito. Poi la restituì al cugino scuotendo la testa.

-Mi dispiace, credetemi, ma non l'ho mai vista. E negli ultimi giorni si è presentato un solo cliente, un signore di Hokkaido sulla settantina-, disse in tono contrito.

-Ho capito. Grazie lo stesso, Shizu-chan-, fece Ryoichi abbattuto, restituendo la foto a Tsubasa.

-Mi dispiace, credetemi-, ripetè Shizu.

-Perchè non vi fermate a pranzo qui da noi? Riprenderete le ricerche nel pomeriggio-, propose Touya, vedendo i musi lunghi dei tre ragazzi e sperando di poter risollevare loro il morale.

-Veramente...non vorremmo disturbare-, tentennò Hikaru, guardando i due amici.

-Nessun disturbo, anzi...per noi sarebbe un piacere!-, insistette la giovane donna.

-Grazie allora, accettiamo volentieri-, disse Tsubasa. Distrarsi un po' non poteva che far loro bene.

 

Sendai, ore 12

Sanae, Yayoi e Yoshiko, in compagnia di Schneider e dei suoi amici, erano arrivate a Sendai la sera prima, intorno a mezzanotte, e avevano preso alloggio in un elegante albergo nella periferia della città, a pochi chilometri dalla zona centrale. Schneider spiegò di aver scelto quella sistemazione perchè preferivano alloggiare in un luogo tranquillo, dove non essere riconosciuti e potersene stare in santa pace, e le ragazze erano state perfettamente d'accordo con loro. Karl Heinz Schneider, il Kaiser, era un personaggio molto noto anche in Giappone, e se qualche giornalista avesse fiutato la sua presenza a Sendai, loro sarebbero certamente finite in prima pagina insieme a lui...ed era proprio l'ultima cosa che ci voleva! Non osavano immaginare quale avrebbe potuto essere la reazione dei ragazzi se una cosa del genere fosse accaduta.

Appena sistematisi in albergo, Sanae aveva parlato con il portiere del problema della sua auto, che era stata costretta ad abbandonare sulla strada tra Koriyama e Sendai, e questi, molto gentilmente, si offrì di occuparsi egli stesso della questione, chiamando un carro attrezzi che andasse a recuperarla.

Erano tutti molto stanchi, e avevano preferito andare direttamente a letto senza cenare. Ma le tre amiche avevano faticato parecchio a prendere sonno, ed avevano discusso a lungo sull'ennesimo imprevisto che era capitato nel loro viaggio e su come avrebbero dovuto comportarsi. Erano giunte alla conclusione che sarebbero rimaste qualche giorno a Sendai, e poi avrebbero deciso il da farsi.

Tutte e tre desideravano tornare a casa, e sapevano perfettamente che le compagne condividevano questo desiderio. Ma nessuna lo espresse ad alta voce. Per quanto lo desiderassero, avevano paura.

Paura di tornare a casa e di affrontare i ragazzi. Non si sentivano ancora psicologicamente pronte per questo, e lo sapevano tutte e tre molto bene.

Quando il mattino seguente scesero a far colazione, trovarono Schneider e i due amici che le aspettavano per andare a mangiare insieme. Durante la colazione chiacchierarono del più e del meno, ed evitarono accuratamente di far cadere il discorso sul viaggio delle ragazze, o su Tsubasa, Jun e Hikaru. Parlarono quasi sempre i tre ragazzi stranieri, e naturalmente l'argomento principale della conversazione fu il calcio. Per quanto non fossero granchè interessate, le tre amiche si sforzarono di ascoltarli con partecipazione, sperando almeno di potersi distrarre un po' e passare del tempo senza pensare.

-Che ne dite di giro in spiaggia?-, propose Schuster quando ebbero finito di mangiare.

-Perchè no?-, fece Karl Heinz, e si rivolse alle tre ragazze. -Venite con noi?-, chiese.

Le tre amiche si guardarono per un istante, e si capirono al volo.

-Perchè no?-, disse Sanae, sorridendo al giovane tedesco e alzandosi da tavola.

-In fondo, siamo in vacanza. Servirà a distrarci-, sussurrò Yayoi rivolta a Yoshiko, cercando di fare in modo che i tre stranieri non sentissero.

Yoshiko annuì, mentre cercava con lo sguardo Levin, che era stato di poche parole anche durante la colazione. Era un ragazzo un po' strano, molto introverso. Ma questo probabilmente dipendeva dal terribile trauma che aveva subito con la perdita della sua ragazza. Yoshiko era incuriosita da lui, le sarebbe piaciuto conoscerlo meglio. Sperava di avere occasione di parlare un po' con lui durante la giornata. Il giovane svedese si accorse dello sguardo della ragazza, e la fissò a sua volta. Si sentiva strano da quando avevano incrociato quelle tre ragazze. Soprattutto lei, lo faceva sentire strano. Non sapeva precisamente in cosa, visto che fisicamente erano diversissime e caratterialmente non la conosceva affatto, ma gli ricordava un po' la sua ragazza. Quanto gli mancava...nonostante fosse passato parecchio tempo, continuava a pensare a lei ogni singolo giorno. E quella ragazza gliela ricordava...era la prima volta da quando lei era morta che provava un briciolo d'interesse per un'altra donna. E questo lo incuriosiva e lo spaventava allo stesso tempo.

Il gruppetto si incamminò in direzione della spiaggia, e Schneider cercò con noncuranza di avvicinarsi a Sanae. Quando fu a fianco della ragazza, cominciò ad osservarla attentamente. Sì, era decisamente cambiata dall'ultima volta che l'aveva vista. Era più bella, più seducente...più donna. Lo attraeva molto, maledizione. Si domandò cosa fosse veramente successo tra lei e Tsubasa. Lei aveva parlato semplicemente di crisi...ma lui conosceva entrambi a malapena, e quindi non poteva capire molto della loro situazione. Tsubasa era stato sempre un suo grande rivale nel calcio, e dal punto di vista sportivo lo ammirava moltissimo. Era un campione, uno dei migliori giocatori in circolazione. Come persona, però, poteva dire di non conoscerlo affatto. E Sanae, la conosceva appena di vista, come manager della nazionale giapponese e devota fidanzata di Tsubasa, e l'impressione che ne aveva avuto quando l'aveva conosciuta per la prima volta era quella di una ragazza carina, ma un po' fanatica per Tsubasa. Ora però gli appariva diversa...c'era qualcosa in lei che lo costringeva a guardarla, senza riuscire a distogliere gli occhi un solo istante. Si diede dell'idiota. Si ricordò del modo in cui la ragazza guardava Tsubasa durante le partite, del suo tifo incessante, era evidente quanto fosse innamorata di lui. E poi, la conosceva appena, come gli veniva in mente di interessarsi a lei? Era decisamente un atteggiamento fuori luogo, si disse, e cercò di allontanarsi dalla ragazza senza farsi notare. Ma, anche se non era più al fianco di lei, ma un po' più indietro, i suoi occhi non ne volevano sapere di staccarsi da Sanae.

 

Sendai, ore 15

Il pranzo preparato da Shizu era ottimo, e i ragazzi mangiarono fino a scoppiare. La ragazza e suo marito erano due persone squisite, assolutamente simpatiche e socievoli, e conversarono allegramente per tutto il pranzo. I tre amici erano ben contenti di potersi distrarre un po', e di non pensare che le loro speranze di ritrovare le amate a Sendai stavano ormai andando in frantumi. Probabilmente le loro supposizioni erano completamente sbagliate, e Yayoi non si era affatto ricordata del luogo in cui era stata durante la sua infanzia. Chissà dov'erano...il Giappone era talmente vasto, e mai come in quel momento, ora che non avevano più il minimo indizio a cui aggrapparsi, ritrovarle sembrava loro un'impresa disperata e persa in partenza.

Erano le quindici quando Ryoichi si alzò in piedi.

-Ragazzi, direi che è meglio andare. Abbiamo ancora un albergo da visitare, e se non le troviamo lì conosco i gestori di qualche ristorante. Non dobbiamo mollare-, disse in tono deciso.

Hikaru gli sorrise con gratitudine. Quel ragazzino era veramente in gamba, nonostante la sua giovane età, ed aveva un animo nobile ed altruista. Se non ci fosse stato lui, non avrebbero davvero saputo combinare nulla lì a Sendai.

Salutarono Shizu e Touya ringraziandoli a lungo per la loro cortesia, e seguirono Ryoichi fino ad un altro modesto ryokan che si trovava a circa quindici minuti di cammino da quello della cugina del ragazzino. La proprietaria, una signora sulla cinquantina, che conosceva Ryoichi praticamente da sempre, li accolse anche lei molto gentilmente, ma purtroppo non aveva visto Sanae nè le altre ragazze. Ormai Tsubasa e gli altri avevano perso le speranze, ed erano convinti al cento per cento che le tre fidanzate non si trovassero nella cittadina. Ma Ryoichi non voleva arrendersi. Continuava a ripetere che aveva promesso di aiutarli a trovarle, e non voleva lasciare nulla di intentato. Iniziarono così una perlustrazione tra i ristoranti della zona, ma non riuscirono ad ottenere nulla.

Erano circa le cinque quando, stanchi e sfiduciati, arrivarono a casa di Ryoichi. Seduta sui gradini davanti alla porta, stava una ragazzina dall'espressione imbronciata, anzi, decisamente arrabbiata.

-Yukina!-, esclamò Ryoichi con sorpresa. Poi ricordò...avevano un appuntamento per andare insieme a fare shopping e lui, talmente preso dalle ricerche di Sanae, Yayoi e Yoshiko, se n'era completamente dimenticato. In quel momento desiderò di sprofondare sotto terra.

-Vedo che ti sei dimenticato di me, Ryoichi. Non è la prima volta del resto-, disse Yukina con voce tagliente, guardandolo con occhi di ghiaccio.

-No...non è così-, balbettò il ragazzino, cercando il modo di risolvere la situazione.

-Non è colpa sua, Yukina...era con noi a cercare le ragazze-, intervenne Tsubasa, cercando di calmare gli animi. Per nulla al mondo voleva che i due ragazzini litigassero a causa sua.

-Non giustificarlo, ti prego. Tanto è sempre così, vero Ryoichi? Una volta c'è la partita, una volta ci sono gli allenamenti, e un'altra volta ancora c'è qualcos' altro. Io vengo sempre all'ultimo posto, nella lista dei tuoi pensieri e delle tue priorità-, proseguì la ragazza imperterrita.

-Questo non è vero, Yukina! Tu lo sai che sei molto importante per me!-, ribattè Ryoichi arrossendo.

Yukina scosse il capo. -La cosa più importante per te è il calcio, e il tuo dannato pallone! Io vengo dopo, sempre dopo! Sei un idiota!-, gridò, mentre il suo volto cominciava a rigarsi di lacrime. Lanciò un'ultima occhiata arrabbiata al ragazzino, e poi corse via piangendo.

-Yukina, aspetta!-, urlò Ryoichi cercando di trattenerla, ma la ragazza scomparve velocemente in una via secondaria.

-Maledizione!-, imprecò il ragazzino, tirando un calcio ad un sasso.

 

Riuscirà Ryoichi a fare pace con Yukina, potendo contare sull'aiuto di Tsubasa & co? E quale sarà il prossimo posto in cui andranno a cercare le ragazze?In questo posto li attendono nuove conoscenze e...tentazioni!! In quanto alle ragazze..cosa accadrà tra Sanae e Schneider e tra Yoshiko e Levin? Per saperlo, non perdetevi il decimo capitolo di "ON THE ROAD"!!!

 

Nota finale dell'autrice: scusatemi ancora per il ritardo con cui ho scritto questo cap, e per la lentezza con cui sto aggiornando ultimamente le mie fic, ma ho molti impegni a causa di un esame all'università che dovrò dare il 10 dicembre....vi prometto che appena l'avro dato aggiornerò tutte le mie fic!!! Un bacione a tutti!!!!! Gemini

 

 

  
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