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Autore: space_oddity    31/05/2010    6 recensioni
"Avevamo dodici anni quando io, Mary Anne Longbottom e Lilian Cooper, le mie migliori amiche, abbiamo scoperto come nascono i bambini.
Ok, ok, ne avevamo quattordici.".
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie come sempre a tutti quelli che leggono e recensinscono questa fiction e grazie anche a tutti quelli che la aggiungono alle preferite e alle seguite:)
E, soprattutto, grazie alla mia beta che adoro e che non si è arrabbiata troppo per il capitolo che ho postato senza la sua supervisione:)


Là dove non batte il sole - Non alzare quella cornetta





Mi sveglia un perforante squillo di telefono.
Completamente intontita cerco di ignorarlo, mentre mi rannicchio di nuovo sotto le coperte. Proprio mentre sto scivolando di nuovo nel sonno quel dannato apparecchio suona di nuovo, più forte di prima.
Lancio uno sguardo all'orologio. Le sette e venticinque di mattina.
Le sette e venticinque di Domenica mattina. Chiunque sia è un suicida. Un pazzo furioso. Un depravato.
Nemmeno Voldemort in persona oserebbe chiamare la mattina presto a casa mia. Non di Domenica, perlomeno.
Non che io legga Harry Potter, è chiaro.
Per me e per i miei genitori, in questo sacro giorno di riposo, l'alba non arriva prima delle due del pomeriggio. E non sto scherzando.
Mia madre è un caso clinico. Ha sofferto d'insonnia per oltre vent'anni e usa giustificare questo suo bradipismo con la celebre frase, "Ma io sono stata malata da piccola!".
Cosa che, peraltro, ribatte in qualunque ambito.
"Mi passi il sale?".
"Io sono stata malata da piccola!".
"Sai per caso dov'è finito il telecomando?".
"Guarda che io sono stata malata da piccola.".
"Cosa c'è per cena?".
"Ma io sono stata malata da piccola!".
E così via.
Mio padre invece non brandisce certificati medici falsificati o lacrimose storie d'infanzia. Lui no.
Adduce la colpa di tutto questo a me, in quanto reazione alle levatacce che ha dovuto fare quando da neonata strillavo a pieni polmoni nel cuore della notte. Fra i miei non ci sono mai state discussioni assonnate sul tono:"Vai tu?"."No, vai tu."."Io ci sono andato la volta prima."."Io l'ho partorita, inizia a prenderti la tua parte di responsabilità.", eccetera, eccetera.
Al primo accenno di piagnucolio mia madre alzava la testa e grugniva un, "..Malata da piccola. Vai tu.". Quindi è toccato sempre a lui l'onore di cambiarmi il pannolino o scaldarmi il biberon alle due di notte, cullarmi e scervellarsi per capire per quale motivo non riuscissi ad adattare i miei orari a quelli dei civili mortali.
Io, lo ammetto, non ho uno straccio di scusa. In realtà ho sempre dormito così tanto che ora potrei vivere di rendita per il resto della vita, ma mi sono adattata di buon grado alla Regola Delle Due.
Comunque.
Sento dei rumori soffocati in camera dei miei e poi un secco tonfo che può indicare una sola cosa: mia madre, dotata di uno straordinario istinto di sopravvivenza, ha staccato la spina del telefono. Finalmente.
Tutto tace.
Ricado all'istante nel dormiveglia, decisa a dormire le rimanenti sette ore di sonno che mi spettano di diritto, quando sento vibrare insistentemente il cuscino.
Dio, no. Il cellulare.
Intontita dal sonno, non mi viene nemmeno l'idea di cercare il tasto per spegnerlo.
Scatto in piedi, afferro il cellulare e lo scaravento contro il muro, sorridendo soddisfatta quando sento il tetro tintinnio dei pezzi che cadono a terra.
Mi ributto a peso morto sul letto.
Sono pronta a ricadere tra le braccia di Morfeo.
Se non che un orrendo sospetto comincia ad insinuarsi nella mia mente.

E se fosse stata una chiamata importante?

E se fosse stata un'emergenza?

E se fosse stato James?

Mi alzo dal letto troppo velocemente e mi ritrovo la coperta arrotolata intorno al collo. Mentre cerco di non strangolarmi mi precipito a raccogliere freneticamente i pezzi del mio cellulare.
Proprio mentre riesco finalmente a ritrovare la tastiera sento un'energica scampanellata dal piano di sotto. Mi libero definitivamente della coperta e scendo saltando tre gradini alla volta.
Senza fiato spalanco la porta e ... Oddio.
Mia nonna.
Sento l'impulso di chiuderle immediatamente la porta in faccia, ma mi costringo a rimanere lì e a sorridere.
Ora, non fraintendetemi.
Io non ho nulla contro le persone anziane e voglio bene a mia nonna.
Il fatto è che lei tende ad essere ... Uhm, invadente, ecco.
Non si fa vedere per sei mesi, poi si presenta a casa nostra con la pretesa di rimanere nostra ospite fino a quando le va. Cambia la disposizione dei mobili in casa. Butta via i vestiti che non ritiene adatti a me. Nasconde i cd per non essere seccata dal frastuono della musica (parole sue). Critica i cibi precotti che abbiamo in frigorifero e ci riempie la casa di gallette integrali, tofu e alghe. Sì, alghe. E, soprattutto, pretende che io torni a casa ogni sera alle sette e mezza. In caso contrario mi aspetta sveglia fino a quando non arrivo a casa e mi tormenta fino a quando, esasperata, non vado a letto.
Diciamo che rende un po' difficile volerle bene, ecco.

"Ciao nonna! Come stai?"- esclamo con un sorriso assolutamente ipocrita.
Lei per tutta risposta mi abbraccia affettuosamente, mi stampa un bacio sulla fronte e replica allegramente:"Oh, piccola mia, mai stata meglio! Dì un po', dov'è quel disgraziato di mio figlio?".
Un momento. Nei miei ricordi i saluti di mia nonna si limitavano ad un'energica stretta di mano seguita da un:"Ciao Chastity. Posso avere del tè?".
Al che, per la prima volta, la guardo bene. Indossa delle infradito, dei pantaloncini larghi e comodi color verde mela e una canottiera bianca. Ha un bel medaglione al collo e ha i capelli ...
Oddio, i capelli.
Sono sciolti.
Lunghi fino alle spalle.
E rosso fuoco.
Li indico inorridita:"Nonna, ma.. Hai.. Tinto i..?".
"Oh, sì, era proprio ora, no? Ero così stufa di quel castano ingrigito."- risponde disinvolta -"Così sto meglio, non trovi?", conclude poi con un gran sorriso.


Ok. Una spiegazione c'è.
Questo è un universo parallelo e ho appena incontrato la nonna paterna della Chastity che vive qui. Mh, sì, è plausibile.
Oppure gli alieni l'hanno rapita e sottoposta a centinaia di test che l'hanno ridotta così.
Perchè una cosa è certa: questa non può essere mia nonna.


"A-ehm, vuoi entrare? Ti va un po' di tè?"- balbetto un po' elettrizzata e un po' innervosita da questa donna che chiaramente NON è mia nonna.
"Oh, non fa per me, cara. Potrei uccidere per un caffè, però."- replica facendomi l'occhiolino -"A buon intenditor..".
Mi scappa un sorriso assolutamente spontaneo:"Ok, te lo faccio subito.".
Mi segue in cucina e si siede elegantemente su uno sgabello senza criticare nemmeno il lavello pieno di piatti.
Oh, grazie mille alieni. Questa nuova versione di Margaret Carter-Prescott è fantastica.
Preparo la caffettiera e la metto sul fuoco, poi apro il frigorifero e mi verso un bicchiere di Coca-Cola ghiacciata. Un po' titubante mi giro verso mia nonna:"..Vuoi?".
Lei scoppia in una breve risata contagiosa e risponde:"Oh, ora sì che si comincia a ragionare! Sì, tesoro, per favore, versane un bicchiere alla tua vecchia nonna. Grazie.".
O mio Dio, ho una nonna che dice "Per favore" e "Grazie". Questa giornata sta diventando sempre di più simile ad un episodio di "Ai confini della realtà".
Mi chiedo quando partirà la canzoncina inquietante di sottofondo.
Sento dei passi pesanti sulle scale. Qualche secondo dopo mio padre compare sulla soglia della cucina.
"Cosa.. Chastity, ma che stai facendo? E' l'alba.."- borbotta assonnato. Poi si blocca, notando d'improvviso un'altra presenza nella stanza.
".. Mamma?"- domanda incredulo.
"Proprio io, vecchia canaglia!"- esclama la nonna ridacchiando.
Lui guarda i capelli rossi senza dire una parola. Sposta lo sguardo sul pavimento. Torna ai capelli. Infine si gira verso di me sconsolato.
Sono quasi sicura che voglia chiedermi di dargli un pizzicotto per capire se è sveglio o se sta ancora sognando, ma è scortese chiederlo davanti alla nonna.
E' ancora immerso nei suoi ragionamenti quando la nonna gli da un'amichevole pacca sulla spalla che risolve tutti i dubbi e gli porta un enorme bicchiere di Coca-Cola:“Bevine un goccio tesoro, ti fa ringiovanire di cent'anni!".
Mio padre sorride entusiasta ed incredulo. Non è un sogno. Questa donna formidabile e incredibilmente gentile è veramente sua madre.
E mentre facciamo colazione tutti e tre insieme, cercando di capire quale miracolo possa aver cambiato così radicalmente quella signora che era così acida e ostile, il suo sorriso diventa sempre più grande e rilassato. Peccato che mia madre se lo perda. Lei rimarrà imperterrita a dormire fino alle due del pomeriggio.

Ma, dopotutto, lei è stata malata da piccola.





_Wrath_= Incredibile, ma vero, oggi ho il tempo di rispondere!
Comunque.. Interessante davvero quel campanileXD In realtà il secondo incontro con la cameriera non l'avevo proprio programmato, ma è venuto mentre scrivevoXD
Sono contenta che ti sia piaciuto, al prossimo!

Ory_ Stardust_95= ODDIO! Ti piace David Bowie? Incredibile!:)
Anch'io quando ho visto il tuo nickname ho drizzato le antennine:)
Domanda di rito: preferisci il personaggio di Ziggy Stardust o quello del Duca Bianco?
Sono contenta che ti piaccia il capitolo, io non riesco quasi mai a essere del tutto seria quando scrivo:)
Al prossimo!
  
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