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Autore: Melanyholland    02/09/2005    1 recensioni
Stagione 5: che cosa sarebbe successo se, per fuggire da Glory, Buffy fosse partita solo con Spike e Dawn?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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2. Sulla Strada verso il Nulla.

Era da più di un anno che non si metteva in viaggio per un lungo percorso, esattamente dalla volta in cui aveva fatto una visitina a Angel per farsi ridare indietro la Gemma di Amara. Nonostante il fallimento della missione, doveva ammettere che si era divertito non poco a torturare quella femminuccia del suo Gransire. Sorrise diabolicamente al ricordo, affrettandosi a tornare serio per non attirare domande seccanti e inopportune dalla Cacciatrice seduta al suo fianco. Scoccò una rapida occhiata alla ragazza in questione, assorta completamente nei suoi pensieri che, a giudicare dalla tristezza che traspariva dai suoi occhi verdi, non erano affatto felici. I capelli erano stati legati dietro la nuca e lasciavano scoperto il collo candido e liscio, ad eccezione di una piccola cicatrice al lato di cui poteva facilmente immaginare l’origine; la camicetta era slacciata sopra, lasciando intravedere quel che bastava delle sue curve per far galoppare l’immaginazione. La pelle dorata era madida e bagnata, Spike seguì con gli occhi una goccia di sudore scivolare dalla curva del suo collo al petto, per poi scomparire nell’incavo fra i due seni. Si ritrovò senza volerlo ad immaginare cosa avrebbe provato a seguire lui stesso quel sentiero, la lingua che scorreva sensualmente sul corpo bollente di lei, e dovette riporre bruscamente l’attenzione sulla guida per placare la sua eccitazione ormai in crescita: se lei se ne fosse accorta, l’avrebbe buttato fuori dall’auto a calci in un secondo. Anche guardando la strada, però, non poteva ignorare il forte odore che emanava, un profumo delizioso, femminile, di vaniglia e sudore e calore. Il profumo di Buffy. Lo stesso che avrebbe sentito stando addosso a lei, nell’ora più buia della notte, pelle contro pelle…

La voce della piccoletta lo distrasse fortunatamente –o sfortunatamente, a seconda dei punti di vista- dai suoi pensieri; non doveva dimenticare che quello non era un viaggio di piacere, sebbene avesse tutte le qualità per esserlo, una delle quali seduta accanto a lui. Erano partiti per proteggere Dawn da quella strega maledetta, e non si sarebbe mai permesso di metterla in pericolo. Nonostante tutto, la piccola gli piaceva, lo trattava con rispetto e ammirazione, a differenza di tutti gli altri della banda della Cacciatrice, che si rivolgevano a lui con disprezzo e aria di superiorità. Era una ragazzina a posto, e per molti aspetti gli ricordava Buffy: aveva la sua stessa determinazione, la stessa assoluta e seccante testardaggine.

Intervenne nella conversazione per comunicare alle sue due passeggere la loro posizione, quando si accorse che lo sguardo della Cacciatrice sulla carta era completamente perso nel vuoto, nonostante l’evidente impegno. Per lui che l’aveva vista e affrontata spesso in combattimento, assaggiando i suoi colpi forti e violenti, era difficile formulare un pensiero simile, ma doveva ammettere che con la fronte aggrottata, le ciocche bionde che le incorniciavano il viso e i denti che si mordicchiavano il labbro inferiore, era adorabile.

Spike appoggiò Dawn nella sua richiesta di fermarsi: una volta era esercitato a guidare per lunghe distanze, sempre in giro per il continente con la sua Dru, ma ora doveva riabituarsi ai ritmi. Era contento che alla fine Buffy avesse accettato, ma non poté fare a meno di notare il gesto di lei, il massaggiarsi le tempie con le dita: sembrava…esausta. Era stato un anno duro per lei, e poteva capire quanto fosse tesa e spaventata in quel momento. Di certo l’idea di fermarsi non la allettava per niente, con la minaccia che incombeva sulla sua e la testa della sorellina, doveva costarle un enorme sforzo emotivo. Spike notò preoccupato che era pallida quasi quanto lui, e aveva due profonde occhiaie intorno agli occhi, ora chiusi. Non aveva un aspetto sano: sembrava una ragazza stremata, che aveva visto e sopportato fin troppo tutto in una volta, e che non avrebbe resistito ad un altro duro colpo senza crollare. In quel momento, non somigliava per niente alla guerriera forte e coraggiosa che aveva conosciuto tre anni prima. Certo, quella specie di fatalità, quella stanchezza, c’erano sempre state sul suo volto, ma sembravano sempre sorrette e sconfitte dalla sua determinazione, dalla scintilla nei suoi occhi.

La scintilla che non riusciva più a scorgere in quel verde così intenso.

Le palpebre di lei si serrarono improvvisamente, mentre il labbro rosso fragola tremò leggermente come a voler reprimere le lacrime. “Tutto bene, dolcezza?” chiese senza nemmeno accorgersene.

Buffy spalancò gli occhi all’istante, indossando immediatamente la sua maschera, nascondendogli tutte le tracce di debolezza che aveva scorto in lei. “Sì, perché?” rispose come se nulla fosse.

Non replicò. Sarebbe stato inutile con lei, e comunque non voleva intraprendere un discorso del genere davanti alla piccoletta. 

Aveva avuto modo di osservare il comportamento di Buffy piuttosto spesso, da quando l’anno precedente aveva deciso di umiliarsi come non mai e aveva bussato alla porta dell’Osservatore in cerca di rifugio; gli bruciava ancora, essere stato costretto a quell’atto estremo, ma da una parte, sin da quel giorno, aveva pensato che fosse una buona occasione per studiare la Cacciatrice. A quel tempo aveva creduto che gli sarebbe stato utile per ucciderla, una volta sbarazzatosi di quell’aggeggio che quei bastardi del governo gli avevano infilato nel cervello. Adesso, ammise a se stesso che l’idea di stare a contatto con lei l’aveva intrigato sin dall’inizio: di tutte le donne che aveva incontrato, vive o non-morte, non aveva mai conosciuto una con la sua grinta, la sua forza sia interiore che esteriore. Vederla combattere era un piacere immenso: si muoveva come un animale selvaggio, aggraziata e armoniosa ma allo stesso tempo feroce e fatale. Il modo in cui dimenava il suo corpo, all’apparenza così fragile e grazioso, sferrando pugni e calci con spietata bellezza, era estasiante. Nonostante l’avesse odiata con tutto se stesso in passato, l’aveva sempre ammirata come un valoroso avversario; e non poteva mentire a se stesso, ne era stato attratto quasi all’istante, vedendola ballare al Bronze, la sera in cui le disse che l’avrebbe uccisa. La sua luminosità, la sua energia, il modo in cui si agitava sensualmente a ritmo con la musica…

Ma c’era un’altra cosa che aveva avuto modo di notare a causa dei suoi forzati rapporti con la Cacciatrice: lei non si mostrava mai debole, di fronte a nessuno. Era disposta a caricarsi di tutte le responsabilità da sola, pur di non farle pesare ai suoi amici, non importava quanto sforzo e dolore le costasse. Era consapevole del suo ruolo di capo, di colonna portante del gruppo, e lo affrontava a viso aperto, senza riserve. Tenendosi tutto dentro.

Capiva quanto fosse difficile e stancante.

Avrebbe voluto che con lui si comportasse diversamente. Desiderava che lei si rivolgesse a lui quando aveva un problema, che si sentisse libera di piangere sulla sua spalla. In fondo, era una ragazza, aveva bisogno del sostegno di un uomo, e parlava di qualcuno forte quanto lei, non del soldatino scialbo, che non era mai stato in grado di capirla davvero. Spike sapeva di essere l’unico uomo davvero adatto a lei, e sperava che Buffy lo capisse presto. C’era sempre stato un legame, fra loro, che le piacesse o no: erano entrambi guerrieri valorosi, che potevano contare solo su loro stessi per vincere le loro battaglie. Spike era l’unico adatto a starle accanto, e lei aveva bisogno di lui. La prova era il fatto stesso che si trovasse lì. Non aveva chiesto all’Osservatore, o a Harris, o alla Rossa di accompagnarla. Ma a lui. E il ricordo gli faceva ancora affiorare un lieve sorriso sulle labbra.

Dopo essere irrotta nella sua cripta in tutto il suo splendore, i pantaloni di pelle attillati che le fasciavano le cosce e il sedere, il golf bianco che metteva in evidenza il seno, i capelli in una cascata bionda di riccioli morbidi sulle spalle, e averlo convinto a rubare una macchina –un qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di sentire dalla boccuccia di Buffy- aveva anche voluto accompagnarlo durante il furto. Non che gli dispiacesse sentire la sua presenza al proprio fianco, adorava ogni occasione di stare solo con lei, cosa piuttosto difficile, visto che era sempre attorniata dal suo fanclub di rompipalle. Però, aveva anche dovuto sopportare i suoi lamenti e le sue proteste, non altrettanto piacevoli.

“Non puoi rubare quella!” aveva protestato, guardandolo storto con quell’occhiata velenosa firmata Buffy Summers.

“Per quale diavolo di motivo? È una porsche nuova di zecca! È quello che volevi, pratica, veloce, spaziosa…” aveva replicato, lanciandole la sua occhiata velenosa, quella del Big Bad. Buffy aveva sbuffato, per nulla turbata.

“Secondo te, genio, a chi appartiene?”

“Che vuoi che ne sappia?? A qualche riccone…”

“Appunto.” Aveva sospirato, guardandolo intensamente con le sopracciglia inarcate, come se dovesse logicamente arrivare ad una conclusione. C’era stato qualche minuto di silenzio, in cui lui l’aveva fissata, confuso.

“Appunto che??” aveva sbottato infine, stringendo i denti, sentendo crescere la collera. Lo stava trattando come uno stupido, la ragazzina. Buffy aveva alzato gli occhi al cielo, sospirando.

“Rubiamo quella, e entro mezza giornata ci ritroviamo alle costole mezzo commissariato di polizia. E l’ultima cosa di cui ho bisogno è finire rinchiusa in galera.” Aveva spiegato, col tono paziente di chi cerca di far capire a un bambino cocciuto che non può mettere le mani nella presa della corrente. Spike aveva sentito la rabbia fluire via a poco a poco, rimpiazzata da un altro sentimento che l’aveva fatto sorridere, e aveva guardato la ragazza che gli stava di fronte inclinando la testa di lato. La Cacciatrice era rimasta interdetta per un attimo, sbattendo le lunghe ciglia coperte dal mascara, confusa. “Beh? Che hai da guardarmi così?”

“Lo sai, Cacciatrice, parli come una delinquente abituata a questo genere di azioni.” Aveva detto lentamente, squadrandola divertito da capo a piedi e sorridendo ancora di più quando la vide arrossire. “E ora che ci penso, anche quando ero venuto a cercarti per l’alleanza contro Angelus avevi gli sbirri alle calcagna. Non è che…” aveva insinuato, avvicinandosi al suo viso per sussurrarle all’orecchio, approfittandone per annusare avidamente  il profumo dolce dei suoi capelli, chiudendo gli occhi. “…c’è qualcosa che non mi hai detto, tesoro?”

Buffy l’aveva spinto via, tornando a fissarlo torva, senza riuscire però a nascondere il rossore che adesso spadroneggiava sulle sue guance. “Piantala di fare l’idiota e cerca un’altra macchina.” Aveva ordinato, le mani sui fianchi, riacquistando la compostezza e la decisione. Lui non aveva potuto fare a meno di continuare a ridere anche dopo aver ripreso la ricerca. Adorava prenderla in giro, vedere le sue guance imporporate, gli occhi verdi sgranati…diventava ancora più bella.

Alla fine, avevano trovato la macchina giusta, una Cherokee non troppo nuova, ma pratica e veloce per le lunghe distanze. Certo, aveva avuto qualche difficoltà a metterla in moto, ma in oltre un secolo Spike si era abituato ad arrangiarsi anche nelle situazioni più critiche. Diavolo, aveva sconfitto e ucciso ben due cacciatrici, cos’era al confronto unire un paio di fili per far funzionare quella carretta? Così ci era riuscito, dopo qualche tentativo, nonostante i commenti seccanti e sarcastici della ragazza che lo accompagnava. Poi erano entrati entrambi in macchina, e Spike si era sentito seccato e decisamente abbattuto che la loro ’avventura’ insieme fosse finita così presto. Se Buffy stava per partire, non l’avrebbe rivista chissà per quanto tempo, e la cosa lo colpiva dolorosamente. Comunque, aveva nascosto i suoi sentimenti, pronunciando la frase seguente con la solita noncuranza e freddezza. “Allora? Qual è la prossima fermata? La casa dell’Osservatore? Il Magic Shop? O la cantina di Harris?”

“Per tua informazione, Xander non abita più nella cantina dei suoi genitori…” aveva replicato lei secca, poi era seguito quasi un minuto di silenzio, e Spike l’aveva guardata aggrottando la fronte: aveva le labbra strette, lo sguardo fisso sulle sue mani…insomma, l’aria di chi stava faticosamente convincendo se stessa a fare qualcosa. Infatti poco dopo Buffy aveva chiuso gli occhi e sospirato, riaprendoli per fissarli nei suoi, determinata come al solito.

“Ci serve della vernice nera.” Aveva detto, e Spike aveva inarcato un sopracciglio, cominciando a sospettare qualcosa che gli aveva fatto crescere un barlume di speranza, se non di gioia pura e semplice. Nonostante ciò, aveva replicato ingenuamente, non lasciandosi sfuggire l’occasione per stuzzicarla.

“Dolcezza, se non ti piaceva il colore della macchina, potevi dirlo subito, ne avremmo cercata un’altra.”

“O del catrame, non so cosa usate per annerire i finestrini.” Aveva continuato lei, ignorandolo. Spike si era costretto a reprimere il sorriso che gli stava affiorando alle labbra. “E perché?”

Buffy aveva sbuffato, lanciandogli l’ennesima occhiataccia. “Oh, hai capito benissimo, Spike.”

“Non saprei.” Aveva replicato, stavolta sorridendole diabolicamente e abbassando il tono di voce in un sussurro provocante. “Dimmelo tu.”

La Cacciatrice lo aveva fissato per qualche secondo con rabbia, poi si era calmata con un respiro profondo, rassegnandosi. Probabilmente aveva capito che continuando così sarebbero andati avanti fino all’alba.

“Devi venire con noi, Spike. Con me e Dawnie.” Aveva detto, non col tono autoritario dell’ordine, ma con il suono morbido della richiesta, la voce quasi un sospiro. Mentre parlava aveva abbassato gli occhi, e ora si era rifocalizzata su di lui, gli occhi che brillavano di verde: “Sei l’unico oltre a me in grado di combattere Glory”.

L’aveva guardata, e ogni intenzione di continuare a prenderla in giro era completamente evaporata: Buffy sembrava così sconfitta e stanca, e in un attimo Spike si era reso conto di quanto fossero vecchi i suoi occhi, e del contrasto accecante fra essi e il suo viso di ventenne. Non aveva mai scorto uno sguardo simile negli occhi di una ragazza così giovane: era lo sguardo di qualcuno che era stato costretto a crescere troppo in fretta, e che ne aveva viste tante, troppe, in tutta la sua vita. Stanchezza unita alla consapevolezza che non sarebbe mai finita.

La considerazione gli aveva fatto stringere il petto dolorosamente, e in quel momento tutto ciò che aveva desiderato era stato prenderla fra le braccia e stringerla a sé per tutta la notte, mandando al diavolo tutto il resto, cullandola e rassicurandola, cercando di cancellare quello sguardo dai suoi occhi, prendendosi cura di lei per sempre in modo che potesse smettere di preoccuparsi del mondo e vivesse la vita felice che si meritava.

Avrebbe voluto farlo con tutto se stesso.

Ma non poteva, e non solo perché Buffy non gliel’avrebbe permesso. Soprattutto perché là fuori c’era un’altra persona che si meritava protezione, e che in nessun modo si sarebbe permesso di abbandonare.

Così aveva annuito solamente, reprimendo faticosamente il suo istinto ad abbracciarla, e aveva ingranato la marcia, dirigendosi verso la sua cripta per sistemare la macchina.

Ed ora si trovava lì, insieme alla donna che amava e alla sua sorellina, a viaggiare su quella strada verso il nulla. Sapeva che Buffy contava su di lui, ed era deciso a non deluderla: se la troia maledetta li avesse trovati, si sarebbe battuto con tutta la forza che aveva pur di impedirle di catturare Dawn. E naturalmente, se Buffy avesse avuto bisogno anche di un sostegno morale, non gliel’avrebbe certo negato.

A differenza di ciò che poteva pensare l’idiota di Harris, non era un mostro.

 

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Willow accarezzava teneramente i capelli di Tara, guardandola con tutto l’amore che sentiva nel cuore, mentre lei giocava sorridente con uno dei lacci del pullover, apparentemente felice. Ma lei sapeva quanto la vera Tara stesse soffrendo, rinchiusa in quell’involucro buio incapace di uscirne, e ogni volta che ci pensava, praticamente quasi ogni minuto, il cuore le si stringeva in una morsa dolorosa e ogni momento in più era un pezzo di esso che si lacerava sanguinando. Avrebbe voluto aiutarla. Non poteva fare a meno di pensare che se fosse andata a quella maledetta fiera con lei, invece di lasciarla sola per quella stupida litigata, avrebbe potuto salvarla. Invece, l’aveva abbandonata a se stessa, alla mercé di Glory, e non era stata in grado di formulare l’incantesimo giusto nemmeno quando si era ritrovata a pochi centimetri da loro.

Se solo fosse stata più svelta, più reattiva…

Se solo fosse stata al suo fianco per proteggerla…

Ora Tara sarebbe ancora lì con lei, le sorriderebbe con quel suo sorriso dolce e unico che le regalava calore e speranza, le parlerebbe con quella sua voce così tenera e delicata, rassicurandola, e ognuno di loro avrebbe avuto l’altra a cui sorreggersi.

Invece erano entrambe sole contro il proprio dolore, in quell’oscurità che sembrava non aver mai fine.

“Allora, quand’è che arriviamo?” Proruppe Anya, strappandola ai suoi pensieri. In un certo senso le fu grata, cominciava a sentire le lacrime premere agli angoli degli occhi.

Quando nessuno le rispose, Anya insisté: “Non è quello che chiedono i bambini viziati durante un viaggio?”

Il signor Giles sospirò impercettibilmente, concentrandosi sulla strada e ignorandola, Xander sembrava profondamente intento in qualcosa e, a giudicare dal colore verdastro che cominciava a comparire sulla sua faccia, Willow dedusse che si stesse impegnando per non dare di stomaco. Non se ne stupì, era sempre stato sensibile a viaggiare in auto per lunghe distanze: ricordava molti episodi di quel genere accaduti alle elementari, durante le gite scolastiche.

Anya sbuffò seccata, e allungò la mano per accendere la radio. Giles le lanciò un’occhiata fra l’esasperato e l’arrabbiato, e lei gli restituì lo stesso sguardo. “Che c’è? È risaputo che quando si viaggia si sente la musica!”

“Anya, tesoro, questo non è un viaggio di piacere”. S’intromise Xander, e sembrava che avesse un rospo in gola. Willow gli diede una leggera pacca sulle spalle sorridendogli dolcemente.

“Posso sapere almeno dove stiamo andando?” Continuò Anya imperterrita.

“Il più lontano possibile. Buffy ha detto che dobbiamo far perdere le nostre tracce”. Rispose Giles cupo, aggrottando la fronte. Willow aveva l’impressione che l’idea della sua migliore amica non gli piacesse granché, soprattutto considerando il fatto che aveva deciso di portare Spike con sé, ma che non volesse darlo a vedere. Stessa cosa si poteva dire per Xander. Il loro disprezzo per il vampiro era storia vecchia, ormai.

Per quanto riguardava lei, poteva capire come si sentisse Buffy in quel momento. Non era la prima volta che si trovavano in un pericolo, ma non era mai successo che lei fosse così totalmente priva di speranze da decidere di fuggire. Doveva essere stato frustrante, per Buffy, prendere quella decisione e poi seguirla. L’aveva capito guardandola mentre illustrava loro la sua idea: sotto la scorza decisa e fredda della Cacciatrice, aveva visto l’insicurezza, la sconfitta.

Ma anche la decisione di non arrendersi.

Spike era l’unico di loro abbastanza forte per combattere. Nessuna sorpresa che avesse voluto averlo al suo fianco, approvava la sua scelta. In fondo, il vampiro aveva già dimostrato di tenere davvero a Dawn e Buffy, in più di un’occasione durante quell’ultimo anno. Si augurava che potessero restare lontani dalle grinfie di Glory abbastanza a lungo.

Sospirò. Tara stava cominciando ad agitarsi, schiacciando il viso contro il finestrino e colpendolo con i pugni, sentendosi intrappolata. La prese fra le braccia e la cullò un po’, cercando di calmarla, sussurrandole all’orecchio che andava tutto bene e posandole un tenero bacio sulla tempia.

Si augurava anche che tutti loro riuscissero a sopravvivere, stando lontani a loro volta dalla dea. Ma in un angolo recondito del suo animo, senza che lei potesse ben accettarlo, c’era un altro sentimento.

La speranza.

Di fronteggiare di nuovo Glory, di fargliela pagare per ciò che aveva fatto a Tara, di trovare un rimedio alla sua follia.

Perché stavolta, Glory l’avrebbe trovata preparata.

 

To be continued…

 

 

Note dell’Autrice: ciao! Ecco terminato anche il secondo capitolo; lo so, non è molto ’carico’ dal punto di vista degli avvenimenti, ma non temete: questi primi due mi sono serviti come una specie di prologo alla storia, infatti ho raccontato prevalentemente ciò che è accaduto prima che partissero. Dal terzo in poi, inizierà il vero e proprio racconto! Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto il primo capitolo, in particolare Ila_cloe che ha commentato: grazie mille, sei adorabile! #^^#  Sono felice che la mia idea ti piaccia e spero che la storia continui ad appassionarti. Mi ha fatto piacere leggere la tua recensione, soprattutto considerando il fatto che viene dalla scrittrice di una bella fanfic.

Questo è tutto per oggi; c’è un piccolo riferimento all’inizio sulla puntata di Angel “L’anello di Amarra”, ma non penso si possa definire spoiler. Oh, e per favore, commentate la storia: mi farebbe molto piacere conoscere la vostra opinione, sia positiva che negativa (come al solito, nel limite della civiltà ^^”) per poter migliorare, o, nel peggiore dei casi, per chiudere definitivamente la penna (o meglio, la tastiera) in un posto dove per il bene dell’umanità non potrò più accedervi. Okay, auto-ironia a parte, commentate; ci terrei davvero tanto.

Bye

-Melany  

  
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